Convegno IDV a Napoli: “Donne Salute e Ambiente”, organizzato da dipartimento donne dell’Italia dei Valori.
Al centro degli interessi di IDV le donne. Ne parlano con le donne: Aniello Formisano, Antonio Palagiano, Alessandra Tibaldi; moderati da Caterina Pace; interventi di Sica,Vasillo, Nigro, Piedepalumbo,Marticelli, Iantolo, Campone, Alterio, Marfella, Tomasielli; conclusione del Consiegliere regionale Anita Sala.
NAPOLI – La Salute delle Donne e l’Ambiente al centro degli interessi di Italia dei Valori nel Convegno organizzato a Napoli organizzato da dipartimento donne dell’Italia dei Valori a Napoli. Le Città vivono una situazione di drammaticità per le condizioni di inquinamento, alla pari le nostre terre, i nostri mari e i nostri fiumi, e per questo il nostro benessere, psicologico e fisico è fortemente compromesso.
Molte sono Le nuove patologie che si stanno diffondendo nel mondo e che sono strettamente legate all’ambiente nel quale si vive e si lavora sono molte e si sono aggiunte paurosamente a quelle che normalmente si deve combattere dal punto di vista sociale, farmacologico, chirurgico e assistenziali.
Bambini, donne e persone anziane sono i soggetti più colpiti da questo tipo di malattie, proprio per le diverse caratteristiche fisiche e la diversa sensibilità all’ambiente che hanno rispetto al genere maschile, riguardo ai primi due e assimilabili per delicatezza ai terzi. La necessità di capire quali effetti ha un ambiente malsano sulla donna e cosa si può fare per evitarli o prevenirli, sono state le motivazioni che hann0 spinto a far nascere l’idea del convegno Donna, Salute e Ambiente, organizzato da dipartimento donne dell’Italia dei Valori a Napoli.
Si è immaginato un momento che fosse non solo un grido di allarme sui danni alla salute derivanti dai nostri errori nei confronti dell’ambiente, ma anche una finestra di ottimismo sulle capacità di correggerli. Per questo è necessaria una inversione di tendenza e imparare a cambiare, a programmare un futuro sostenibile, a seguire esempi virtuosi, che non mancano nel nostro Pianeta, per combattere con tutte le nostre forze il business dei rifiuti illegali che, purtroppo, rende la nostra terra, il regno dell’ecomafia.
Agli albori di queste problematiche è necessaria una rivoluzione culturale che porti ad un nuovo rapporto con la natura e con l’ambiente, è necessario il registro dei tumori, è necessario educare la società e specie i bambini al rispetto della terra, magari introducendo gli orti comunitari nelle scuole.
Infine è fondamentale la consapevolezza che il vero motore del cambiamento non può che essere la donna. Perchè sono le donne che hanno cominciato le lotte sui territori e le continuano, perchè sono le donne che si ammalano, perchè sono le donne che poi curano gli ammalati, perchè sono le donne che comprano i prodotti ed indirizzano i consumi, sono loro che fanno la raccolta differenziata, perchè sono le donne che insegnano e quindi trasmettono cultura e sono ancora le donne che prima creano la vita e poi educano i propri figli ad un ambiente diverso… ad una terra felice.
Di questo ne hanno parlato:
Aniello Formisano
coordinatore IDV Campania
Antonio Palagiano
Responsabile dipartimento Sanità e Salute di IDV
Alessandra Tibaldi
Responsabile dipartimento Politiche Economiche di genere e pari opportunità di IDV
Modera
Caterina Pace
coordinatrice regionale donne Idv
Interventi
Pina Marcitelli per Napoli Bagnoli-Coroglio
Lucia Vasillo per Napoli
Pina Piedepalumbo per provincia di Napoli
Pasqualina Sica per provincia di Caserta
Assunta Nigro per provincia di Salerno
Antonella Iandolo per provincia di Avellino
Mirna Campone per provincia di Benevento
assessore alla trasparenza e legalità, formazione e
lavoro, pari opportunità comune di Benevento
Natalia Alterio dell’ associazione Mamme Vulcaniche
Antonio Marfella, Direttivo Regionale ISDE Medici per l’ambiente
Pina Tommasielli, Assessora Pari Opportunità Comune di Napoli Idv
Conclusione
On. Anita Sala
Consigliere Regionale Idv
Napoli, San Nicola La Strada
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DONNE SALUTE AMBIENTE
Relazione di Assunta Nigro
Ho accolto con particolare favore l’iniziativa lodevole e di grande merito presa dal coordinamento delle donne IdV regionale della Campania, con la nostra coordinatrice Caterina Pace e Anita Sala consigliere regionale, in quanto pone a confronto le diverse realtà del territorio campano e pertanto mi consente,vista la mia origine e attuale residenza, di parlare della mia provincia -SALERNO- ovvero di una provincia che massimamente racchiude e ben rappresenta i temi del presente incontro: donne, salute, ambiente.
Come noto la provincia di Salerno è fra le più estese d’Italia con conformazioni territoriali estremamente diverse. Infatti poche province possono vantare una tale varietà di territorio che possiede, è il caso di dire un mix, forse unico e affascinante di mare, pianure e montagne, ovvero si estrinseca con una lunghissima costa marina dominata dalla bellezza inimitabile della costiera amalfitana che prosegue poi con la costa cilentana, giù sino ai confini con la Basilicata; una fertile pianura denominata agro nocerino-sarnese, terre rese fertili dalla presenza del vicino Vesuvio, con ovvia vocazione agricola; per poi, il territorio, mutare radicalmente allorché si spinge nell’entroterra verso la zona montuosa dell’alto Cilento e degli Alburni, così raggiungendo quella che è forse la terra meno conosciuta, perché poco pubblicizzata, ma di certo affascinante valle del fiume Sele. Un fiume che, con le sue acque, ha donato, per millenni, vita alla valle e nel famoso ventennio, impoverendo a livello di risorse idriche la nostra Provincia, ha assicurato sopravvivenza alle assolate e brulle terre pugliesi.
E nel nome proprio dell’acqua,che inizio questo brevissimo excursus, la valle del Sele. Infatti è in questa valle che maggiormente si esplica la presenza benefica e salvifica dell’acqua, un territorio che, in virtù di tale ricchezza nonché per l’abbondante presenza anche di acque minerali, riconosciute dai più accreditati termalismi fra le migliori se non la migliore d’Italia, potrebbe essere, e purtroppo non lo è a causa degli interventi dell’uomo, il più fertile, salubre e ricco territorio dell’intera Provincia.
Vi parlerò solo alcuni esempi di come una politica distruttiva rovina il territorio: proseguendo nel percorso del fiume Sele, troviamo la zona di Persano-Serre ove, proprio per le sue caratteristiche di “chiare e fresche acque” di petrarchesca memoria, è stata situata un’ oasi del WWF dove nidificano uccelli rari e dove, lungo quel tratto di fiume, è possibile ancora trovare qualche esemplare di animali rari, quale la lontra, segnale appunto di acque pulite. Pertanto, per l’intelligenza di tutti, l’oasi era uno dei pochi luoghi che maggiormente avrebbe dovuto essere salvaguardato … appunto per l’intelligenza di tutti tranne che per quella del Commissario per l’emergenza dei rifiuti. Costui, infatti, con scelta sconsiderata, ha deciso, alcuni anni fa, di realizzare siti di stoccaggio di rifiuti solidi in aree prossime al Sele, ossia prossime, come sopra descritto, ad uno dei corsi d’acqua più puliti d’Italia (almeno per il tratto medio alto). Una scelta che, come ovvio, sta uccidendo il fiume e la sua oasi poiché il percolato, fuoriuscendo dalla discarica non messa in sicurezza, è andato a scolare nel fiume Sele. E al posto degli aironi rosati oggi, nell’oasi, possiamo ammirare il passaggio di famelici gabbiani che, lasciato il mare, hanno trovato il loro “giusto ambiente, nella discarica di Macchia Soprana.
cosa dire se non vergogna’
Lasciando, ora, almeno in parte la valle del Sele, raggiungiamo la fertile piana di Eboli che, nata con vocazione preminentemente agricola, è stata negli anni 50/60 agevolata, in questa sua vocazione, da una soddisfacente riforma agraria. Purtroppo oggi, anche questa piana non esce, per una mancata programmazione assistita per l’agricoltura, indenne dal disfacimento ambientale,.Infatti alla foce del Sele cosa ha pensato di insidiare quella politica che dimostra poca sensibilità,se non totale indifferenza,per la tutela dell’ambiente?Una bella piattaforma per ospitare le ecoballe proprio nel tratto di fiume che sistematicamente ogni anno straripa,ed è uno spettacolo vedere le ecoballe passeggiare per i campi,ah ma sono intervenuti come? Sistemando le ecoballe nella vasca di depurazione, risultato? Lo si può immaginare.
Vergogna, sempre vergogna!
Ma come dicevano gli antichi “se Sparta piange Atene non ride”, infatti poco ha da ridere anche l’area sarnese-nocerina che, come già detto, nata per lo sviluppo agricolo, oggi, complice un’alta densità demografica e uno sviluppo industriale attuato senza rispetto delle regole, ha prodotto il sistematico avvelenamento delle acque del fiume Sarno, ovvero ha prodotto un autentico scempio ai danni della popolazione e delle colture del territorio.
Anche in questo caso non esistono espressioni più efficaci della parola: vergogna!
Ebbene amiche e presenti questo in materia ambientale è quello che sono state le scelte fatte adesso voglio solo accennare alcune scelte in via di realizzazione.Il danneggiamento del nostro territorio, già polmone verde della regione campana, sta mettendo a dura prova la nostra sopravvivenza, la nostra dignità e il futuro dei nostri figli. Per questo ho colto l’occasione di questo convegno dall’appropriato titolo “donne, salute e ambiente” per denunciare con forza, come attraverso la distruzione dei corsi di acqua del salernitano sta transitando proprio la distruzione dell’ambiente. E se è vero che alla donna viene demandato il compito di dare e difendere la vita, è partendo da questo assunto che io, oggi, con poche ma, se consentite coraggiose parole, intendo denunciare e difendere quella che ormai sta compromettendo, non già la vita ma la sopravvivenza della mia Provincia. Ed è per questa difesa ambientale che chiedo l’impegno del partito affinché con forza chieda al Governo l’inizio, per la nostra Provincia, di una politica diversa trasparente e condivisa dal popolo.
Solo attraverso il richiamo, a livello nazionale, di una diversa attenzione per i problemi salernitani possiamo, prima che sia troppo tardi, ottenere la salvezza delle nostre acque e del nostro termalismo, e spostando il problema anche al resto della Penisola ottenere un fermo a tante perverse iniziative, come quelle che si estrinsecano, ad esempio, nella folle “canalizzazione” dei fiumi. Un’idea che, nata con la convinzione di poter contenere le acque in alvei sempre più stretti e regolati, finisce coll’impedire un rapido deflusso delle acque verso valle nei periodi di piena. Infatti la natura, se imbrigliata, prima o poi si vendica, vedi i disastri di Genova, Sarno e tanti altri luoghi.
Ma prima di concludere vorrei tornare alla denuncia di progetti che, in un futuro prossimo, qualora attuati, minaccerebbero e tornerebbero devastanti per le popolazioni che abitano la Piana del Sele: la realizzazione della seconda galleria, denominata Pavoncelli bis, per nuove captazioni sorgive promosso e da realizzarsi a cura della Società Acquedotto Pugliese S.p.A. su autorizzazione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, della Regione Campania e Regione Puglia. Il progetto mira ancora una volta a consentire alla Società Acquedotto Pugliese S.p.A. di prelevare acqua dalle sorgenti di Caposele e Cassano Irpino (Av) per una portata massima di 9000 litri al secondo. Ebbene se è vero che l’acqua è qualcosa che non si nega a nessuno è pur vero che quest’acqua, già poca, prima di essere tolta, deve attentamente essere oggetto di studio per determinare il reale fabbisogno delle nostre popolazioni e l’impatto con le nostre colture. Anche il Vangelo invita ad amare il prossimo … ossia il più vicino. Pertanto nessuno può, con un minimo di logica dissetare la Puglia e assetare il “prossimo” salernitano. Inoltre prima di procedere va anche valutato come questo progetto, se realizzato, potrebbe deturpare il territorio e minacciare i bacini idrografici del fiume Sele e del Calore Irpino. Ed in tal senso che il WWF ha chiesto la Valutazione di Impatto Ambientale poiché il previsto trasferimento nella Regione Puglia di un’altra consistente aliquota idrica da derivare dall’invaso di Conza della Campania (Av) potrebbe essere deleteria per l’omonima OASI del WWF.
Non a caso il segretario generale WWF Italia ha già affermato che questi metodi danneggiano gli ambienti naturali e compromettono la stessa disponibilità di acqua, oltre a tradursi in un uso insostenibile della risorsa che, paradossalmente potrebbe andare a moltiplicare il problema siccità che si voleva, invece, risolvere.Per non parlare poi dello spreco di denaro pubblico.I lavori, al momento, sono stati fermati non già dal buon senso o da appropriati interventi normativi, bensì da un contenzioso sorto fra la Società Acquedotto pugliese e la Società italiana Condotte acque che vantava i diritti di realizzazione essendosi assicurata detti diritti per via di un precedente bando. Il Tar del Lazio ha respinto la richiesta di sospensione del bando di gara d’appalto bandito con i poteri commissariali, determinando così un conflitto culminato con un lodo arbitrale che, depositato nell’aprile 2011, ha riconosciuto alle società Condotte, DEC e Faver 38,3 milioni di euro; sono stati inoltre liquidati 3 milioni di euro tra spese legali e consulenze.
E come diceva il grande Totò: ed io pago! Vogliamo dire ancora vergogna?
Di problematiche ne avremmo ancora tante da elencare ma dovendo, giustamente, porre termine a questa mia relazione, vorrei citare quella che rappresenta la “perla” di tutte le demenziali e scellerate iniziative: la costruzione di un porto commerciale alla foce del fiume Sele, un’ opera che, se mi consentite, costituirebbe la totale rovina per la bella costa salernitana. E ciò nell’ottica di un futuro davvero “inimitabile” per i nostri poveri figli.
Ebbene, giunti a questo punto finanche la parola “vergogna” è insufficiente! E pertanto, se non vogliamo condannare davvero le generazioni future dobbiamo oggi, e non domani, con coraggio, denunciare lo scandalo che ha interessato e sta interessando la nostra Provincia. Ricordando che anche il solo tacere è segno di vigliacca compartecipazione … e di certo questo difetto non mi appartiene e non appartiene nemmeno a voi donne presenti.
Per questo mi piace terminare il mio intervento sottolineando che le donne, come l’acqua, rappresentano la vita e sono la continuità della specie e quindi debbono, visti gli attuali disastri, rivendicare il diritto di interamente e fattivamente partecipare alla soluzione dei problemi denunciati. Infine le donne debbono riappropriarsi di quel compito tutto femminile che, affidatoci dalla natura, si esplica difendendo con ferocia, ma anche con infinita tenerezza, quel dono inestimabile rappresentato dalla salvaguardia della salute e dall’ambiente.
Siamo vita e, dunque, dobbiamo pretendere la vita!
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Napoli, 14 maggio 2012