17 marzo del 1997: 15 anni fa l’Arresto di Fernando Zara Sindaco di Battipaglia

L’ex Sindaco di Battipaglia Zara con la serenità di oggi e il ricordo di allora ripercorre quegli anni e prova ad offrirne la lettura.

Zara a 15 anni dall’arresto parla di rottura di equilibri consolidati, fatti di interessi economici, imprenditoriali e di potere, di consensi elettorali. Si era andati contro un sistema che reggeva da anni. Parla della lottizzazione Siis, di Filippo Spiezia, di capi di imputazione, di interrogatori, di Barlotti, Santomauro e ……….

Zara Fernando

di Oreste Vassalluzzo
Caposervizio (Roma cronaca Salerno)

BATTIPAGLIA. «Devo la vita personale, professionale e familiare all’avvocato Giuseppe Tedesco. E’ stato come un padre. Ha compreso sin da subito quello che succedeva. Ricordo un episodio. L’inchiesta era agli inizi. Tra fotocopie e pratiche istruttorie chiesi quanto dovevo pagare per il suo onorario, anche se non ero in condizioni di poterlo fare, ma volevo pagare almeno le spese e la risposta fu “se vuoi parlare ancora di soldi, io rinuncio alla difesa”.

Lui mi ha seguito fino alla Cassazione e poi ha lasciato il procedimento nelle mani del figlio Michele che mi ha seguito ancora di più, se è possibile, del padre con un rapporto filiale. A questi due professionisti devo la vita. Come non poter ricordare le persone che mi sono state vicino fino alla fine». Così l’ex Sindaco di Battipaglia Fernando Zara, attuale Presidente del Consiglio Provinciale, ricorda quello che accadde il 17 marzo del 1997, data del suo arresto. L’arresto, l’Amministrazione in frantumi, le accuse infamanti con cui si è trovato a combattere. Proprio ricordando quei giorni Zara, ripercorre quegli episodi e sebbene siano passati ben 15 anni, tenta, con la serenità di oggi, ma con il ricordo vivido di quegli istanti, di dare una visione politica a quegli anni.

Il 17 marzo la arrestano cosa ha provato in quel momento?

«Incredulità e stupore. In verità ricordo che lo stesso sentimento lo lessi sul volto dei carabinieri quando vennero a casa per notificarmi l’arresto. Ricordo lo stupore rispetto all’evento. Mai avrei immaginato che, seppure qualcosa nell’aria si era sentita, si potesse arrivare ad un gesto del genere. Stupore ancora maggiore perché la motivazione dell’arresto era associazione a delinquere, capo d’imputazione che successivamente non è arrivato neanche al processo. Un capo d’imputazione per provocare il mio arresto e degli altri tre accusati che non resse neanche nella fase preliminare. Un capo d’imputazione che oggi giudico pretestuoso».

Come nasce questo movimento della magistratura secondo lei dopo quello che era stata Tangentopoli nel ’92 e questa seconda “tangentopoli”?

«Nell’analisi di quel periodo ci sono due i momenti. C’è stata la rottura di un sistema che esisteva e reggeva da tempo. Nel 1994, eletto Sindaco non mi resi conto che con il nostro modo di intendere la pubblica amministrazione e la politica avevano rotto una fase che era equilibrata nel tempo fatta di interessi economici, interessi imprenditoriali e di potere, consensi elettorali. Non mi resi conto di aver rotto questo equilibrio perché ritenevo giusto mantenere la pubblica amministrazione in modo equilibrato. È la politica a dover gestire l’economia. Questo per noi era un concetto fondamentale. Tanto è vero che uno dei capi d’imputazione, quello della lottizzazione Siis, per cui sono stato prosciolto con formula piena, prevedeva la lottizzazione perché era in arrivo la nomina del Commissario ad acta della Provincia. Provvedimento al quale mi opposi perché ritenevo che nessuna lottizzazione era passata per il Consiglio comunale e ho sempre pensato che servisse una determinazione forte del Consiglio stesso su un atto legittimo. Era la politica che doveva assumersene le responsabilità. La politica che governa l’economia, e questo ed altri episodi scatenarono il tutto. L’unico atto penalmente rilevabile è stata l’imposizione all’imprenditore di meno metri cubi rispetto al previsto. Imposi 55mila metri cubi invece di 75. Semmai in quel caso avevo mortificato l’imprenditore, non aiutato. Non credevo si scatenasse un clima di telegrammi anonimi, denunce. Il processo era interno, cioè partito dalla città. La ventata nuova che si era creata aveva provocato una reazione violenta e a provocarla sono i soliti noti che diedero il via ad un vero e proprio golpe giudiziario».

Nel ’94 si vota per la prima volta con un sistema che avrebbe dato ai sindaci poteri diversi, più forti, poteva l’economia vedere tutto questo come un attacco?

«No il problema è che arrivava a governare una persona fuori dal sistema di gestione. Allora furono eletti tre sindaci di destra che venivano dal vecchio Msi. Eravamo io, Giovanni Romano a San Severino e Gerardo Basile a Sarno. Incarnavamo una visione della politica e dell’amministrazione che non si era vista da 70 anni. Al servizio del cittadino chiunque fosse. I soliti noti volevano continuare a fare quello che facevano in precedenza. Il tutto non fu digerito provocando una reazione violentissima. Poi c’è stato un golpe giudiziario provocato da un magistrato, un certo Filippo Spiezia che non è più sul territorio che per avere notorietà, per apparire un magistrato rampante, colpì me, colpì anche l’ex rettore dell’università di Salerno Racinaro, assolto con formula piena dopo tanti anni. Ha esercitato un abuso di potere che fa rizzare i capelli insieme a due tre altre persone che gli facevano da contorno. Parlo di golpe giudiziario su soggetti singoli. A lui interessava la condanna di Zara ma l’ignominia che doveva gettare sulle persone. Oggi il resto non interessa più a nessuno. Non interessa che 90% delle accuse sono finite con dei proscioglimenti e il 10% in prescrizioni».

E’ stato, secondo lei, bloccato un periodo che poteva essere una rinascita per il territorio?

«Nei gradi successivi di giudizio e nelle forme successive di processo io devo dire che ho sempre incontrato magistrati che pur condannando o prosciogliendo e via dicendo, hanno sempre mantenuto una dignità e una comprensione. Ho incontrato la maggioranza di questi magistrati che hanno tentato sempre di dare un giudizio oggettivo e sereno. Quello del 1997 è stato per questo un golpe giudiziario di Spiezia e di chi lo circondava. Ricordo che dissi loro “voi non siete nazisti, voi utilizzate le tecniche d’inquisizione sovietiche, siete in piene regime comunista. Siete sovietici, non mi fate paura”. Non c’era paura, era una battaglia ideale io ne portavo avanti una e loro quella di distruggere una comunità. Devo dire, dopo 15 anni, che hanno interrotto un processo di trasformazione importante della pubblica amministrazione. L’elezione del fine ’97, perché fummo arrestati ad inizio anno e rieletti a fine anno, fu la dimostrazione che la comunità aveva compreso il cambiamento. Tutto quello fatto nei quattro anni successivi al 1997 non è stato al centro di inchieste. Non si è mosso su tutto questo alcun capo d’imputazione. In quel periodo noi diamo la svolta alla città di Battipaglia con l’esternalizzazione dei servizi, la nascita della società di trasformazione urbana, l’idea di creare un centro direzionale logistico, un grande centro commerciale a Battipaglia, la nascita di Alba Nuova, il consorzio delle farmacie, il consorzio del fiume Tusciano, nel campo culturale e sociale la Magna Graecia, il piano regolatore e la variante al piano regolatore turistico che era finito all’attenzione della Provincia. La testa deve essere il comune ma il braccio armato non può essere il comune, ma le esternalizzazioni che apportano beneficio all’amministrazione. Tutto questo nuovo sistema è stato distrutto nel tempo. Da Alfredo Liguori in poi avviene la burocratizzazione dell’ente. Sono gli interessi economici a comandare la politica e non viceversa. La politica diventa non più autonoma, non più capace di confrontarsi. Liguori annulla la variante al piano regolatore. Mantiene ancora alcune strutture che gli interessavano solo come posti per i consigli di amministrazione fino ad arrivare Gennaro Barlotti e Giovanni Santomauro, quest’ultimo ha accentrato tutto nelle mani dell’amministrazione ed esternalizzando i servizi alle piccole imprese. Le conseguenze sono quelle che abbiamo davanti. Finisce l’esperienza positiva mentre la burocratizzazione dell’ente è ora completata».

Un’esperienza, quella giudiziaria, che ha a volte assunto dei connotati particolari.

«Ci sono state migliaia di maldicenze che venivano propinate ai magistrati durante gli interrogatori. Rispetto a questo non c’è migliore prova della propria vita e quello che tu sei e che dimostri di essere. Si arrivò addirittura a pensare che avessi una villa ad Assisi ed una in Maremma. Indagini per un anno. In Maremma fu fermato anche Farabella (noto vivaista cittadino ndr) mentre andava a Pescia con alcune piante sui camion perché secondo Spiezia, Farabella, portava le piante nella mia villa. Una villa in cui, sempre secondo questo magistrato, io avrei portato e fatto montare il vecchio portone del Comune da me trafugato. Quando sono arrivato al Comune il portone già non c’era. Questo famoso portone in legno io l’ho visto da bambino. Quando mi sono insediato c’erano le lamiera, la prova principe per Spiezia per identificare che quelle proprietà erano mie, era il portone del Comune. Questo fatto però non è stato un mio capo d’imputazione. Era Spiezia che lo chiedeva durante gli interrogatori».

Ripensando a questo dopo 15 anni pensate che si poteva evitare uno scontro diretto con gli imprenditori della nostra città e che forse questo le ha creato problemi?

«Ritengo di non aver sbagliato, non sono stato capito. Se l’economia deve governare la politica non sono d’accordo. Noi con gli Iacp Futura abbiamo costruito 320 alloggi per le famiglie battipagliesi costringendo il mercato ad abbassare i prezzi. La politica governa i processi. Per questo c’è stata una reazione veemente dopo la sconfitta del 2007. Si arrivava a quell’appuntamento con la maturazione dei processi amministrativi messi in campo anni addietro. Dal 1997, sulla base di quello che ho fatto, vi erano possibilità di crescita elevatissime che ora sono state distrutte».

Nell’inchiesta del 1997 le è stato contestato il reato di concussione e corruzione.

«Non c’è nessuna accusa e nessuna prova che io abbia chiesto danaro e avuto denaro. Le corruzioni e le concussioni che mi sono state contestate sono di beneficio ad altri. Non ultimo l’accusa relativa ai posti di lavoro per la vicenda Ipercoop. Spieza non ha trovato una sola di queste cose, solo chiacchiere e questo per me è solo motivo di orgoglio».

Ma lei ritiene di non essere stato compreso o di non essere stato seguito?

«No, non sono stato capito. Non hanno compreso che io non ero sceso in campo per mortificare gli imprenditori. Per me erano tutti sullo stesso livello. Chi rientrava nell’ambito dello sviluppo economico della città era ben accetto. Ora, probabilmente, si mangiano le mani. Oggi succede di ottenere il favore con l’amico dell’amico. Oggi e da Liguori stesso, Barlotti troppo breve per poterlo giudicare, è tornato il solito sistema degli anni Ottanta. Ci consegnano un paese difficile da riequilibrare».

Mi può fare l’identikit del candidato a sindaco del centrodestra?

«Chi ha questa visione delle cose»

Lei non sarà candidato?

«Io in pectore sono candidato ciò non esclude che altri non possano essere candidati. Il problema è concettuale ed ideologico. Bisogna individuare qualcuno capace, magari più giovane, e che vuole sperimentarsi su questo campo. Se c’è si faccia avanti».

Battipaglia, 18 marzo 2012

5 commenti su “17 marzo del 1997: 15 anni fa l’Arresto di Fernando Zara Sindaco di Battipaglia”

  1. Uno spaccato particolare e una ricostruzione particolare. Troppo “particolare”. Quando le vicende politiche si intrecciano con quelle giudiziarie, vi è sempre una distrorsione, quando queste poi passano attraverso assoluzioni o condanne e magari con arresti allora la vicenda è più complicata.
    Ma quei protagonisti e quelli di oggi, non si sono mai chiesti il livello di arroganza che hanno raggiunto? Si sono mai chiesti il livello di sopportazione che si è raggiunti a seguito delle loro prepotenze? Hanno mai pensato i danni che hanno fatto a spese della collettività?

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  2. Il tempo è passato ed è passata anche l’influenza di Zara, ora si vuole girare pagina. Io almeno l’ho girata.

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