Intesa PD-Pdl-Terzo polo: Riforme e riduzione dei parlamentari

Intesa PD-Pdl-Terzo polo. Pronti alle riforme, accordo sulla riduzione dei parlamentari.

Accordo tra Bersani, Alfano e Casini: via 200 parlamentari, stop al bicameralismo perfetto meno spese e più poteri al premier. Sull’imtera materia si cerca il coinvolgimento pieno anche di Lega e Italia dei Valori.

Angelino Alfano-Pierluigi Bersani-Pierferdinando Casini

ROMA – Lo scetticismo è d’obbligo, la prudenza pure. La cronaca, racconta invece, che alla fine di un lungo vertice i leader dei partiti PdL, PD, UDC, che sostengono il governo, Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini, coadiuvati da Gaetano Quagliariello, Luciano Violante, Ferdinando Adornato e Italo Bocchino, annunciano la scadenza in due, tre settimane, per la redazione di un documento finale condiviso sulle riforme costituzionali, necessarie tecnicamente, politicamente e che il Paese si aspetta.

Alfano, Bersani e Casini, hanno dato il via libera alle riforme: riduzione del numero dei parlamentari; introduzione dei meccanismi per la sfiducia costruttiva; potere di nomina e di revoca dei ministri da parte del presidente del Consiglio; superamento del bicameralismo perfetto.

Un testo che prevederà una “tagliata” dei parlamentari con le nuove Camere composte da 500/530 deputati e magari con l’introduzione o meno del diritto di tribuna per le forze minori, e 250 senatori. In tutto saranno 750 eletti rispetto agli attuali 945, insomma, una riduzione non trascurabile di 195 unità.

Tempi ristretti quindi, visto che il processo di riforma costituzionale prevede una doppia lettura sia alla Camera che al Senato a distanza di tre mesi l’una dall’altra. Per questo è stato preparato un calendario che prevede la conclusione della fase istruttoria e la presentazione di un testo che sia il più condiviso possibile che arrivi in Parlamento e vada a conclusione entro due o tre settimane. La legge elettorale e subito dopo la prima lettura, alla seconda, si spera in autunno per completare l’iter entro dicembre-gennaio.

Il documento, è frutto delle intese raggiunte durante i lavori delle scorse settimane, prevedendo semmai anche il superamento del bicameralismo perfetto, introducendo la sfiducia costruttiva e l’impossibilità da parte del Parlamento di votare la sfiducia al Governo in carica, solo se contestualmente, non si conceda la fiducia ad un nuovo esecutivo, e magari concedere il potere di nomina e revoca dei ministri da parte del premier, e per ridurre la fascia di legislazione concorrente fra Stato e Regioni per diminuire il contenzioso davanti la Corte Costituzionale procedere alla riforma dell’art. 117 della Costituzione.

L’intesa tra i maggiori partiti, dovrà applicarsi anche alla riforma dei regolamenti parlamentari che già sono all’attenzione del Senato. Fra le proposte: tempi certi per l’iter parlamentare dei provvedimenti del governo; per garantire la massima trasparenza, divieto di ricorrere a maxiemendamenti; divieto per i parlamentari di cambiare partito (casacca), ovvero, chi lascia il proprio gruppo originario, potrà iscriversi solo al gruppo misto; priorità per gli emendamenti del governo; discussione obbligatoria per le proposte di legge di iniziativa popolare; maggiori poteri alle commissioni. Insomma ileader dei maggiori partiti hanno discusso a tutto tondo di tutto quello che occorre per ridare l’autorità perduta al Parlamento, e per dare al Paese un assetto costituzionale conseguente, dopo tutte le manomissioni apportate nel corso di questi anni, specie per cercare di “proteggere” il Premier in carica.

“Oggi con Bersani e Alfano – spiega il leader dell’Udc, Pierferdinando Casiniabbiamo raggiunto un’intesa per la riforma costituzionale, che a partire dalla riduzione del numero dei parlamentari aprirà una fase di autoriforma dei partiti. Dopo le parole passiamo ai fatti, e oggi questo tema ci consente di raggiungere nuovi traguardi”.

Anche il segretario del Pdl, Angelino Alfano interviene decisamente sull’esito del summit: “Sulle riforme andremo avanti perché servono all’Italia. Pensiamo che l’Italia abbia bisogno di istituzioni più efficaci, con riflessi più pronti per rispondere alle esigenze della crisi. Le decisioni devono diventare subito operative e occorre la riforma delle istituzioni proprio per questo”.

Allo stesso modo il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, ha confermato l’intesa raggiunta: “Sì, c’è un’intesa sulla riduzione del numero dei parlamentari e anche sulla riforma del bicameralismo perfetto”. Ora il Parlamento deve «prendere subito il ritmo», e lo confermano anche i presidenti delle due Camere Gianfranco Fini e Renato Schifani. E se il presidente della Camera Gianfranco Fini dice: “Spero di non peccare di ottimismo affermando che, sul versante delle riforme, ci sono segnali positivi: il confronto tra le forze politiche si è avviato dopo una fase di assoluta incomunicabilità e si è registrato importanti convergenze, sia sulla riduzione del numero dei parlamentari, sia riguardo assetto del nostro sistema bicamerale. Necessariamente – ha aggiunto – si dovrà dare corso anche a una riforma della legge elettorale. Manca un anno e qualche settimana al termine della legislatura, i tempi ci sono”. Il Presidente del Senato, Renato Schifani, ha precisato che l’incontro fra i tre segretari: “è senza dubbio una forte accelerazione, che occorre trasferire in Parlamento. Con un po’ di buona volontà ce la possiamo fare”.

Ci sono quindi poco più di dodici mesi per attuare un programma ambizioso ma allo stesso tempo possibile, tenuto conto dell’intesa più che genericamente raggiunta di sostanza sui singoli punti. Tempi che necessitano le procedure di revisione costituzionale prevista dall’art. 68 della Carta Costituzionale. Se sull’impianto generale vi è un sostanziale via libera, per il momento, invece, non si registrano passi in avanti riguardo alla legge elettorale. Su questo, così come sul complesso dell’intera materia, si cercherà di coinvolgere Lega e Idv in modo da creare le migliori condizioni per cambiare assolutamente le attuali.

Per il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri: “per le riforme si segue un percorso logico come aveva auspicato il Pdl trovando condivisioni sul percorso. Si parte dalla Costituzione, per un cambiamento reale che preceda l’esame della legge elettorale. La governabilità delle istituzioni è un obiettivo primario ed è il primo modo per dare un senso reale al voto del cittadino”.

Arturo Parisi (Pd) aggiunge: “Se Alfano e Casini ci assicurano che si è deciso addirittura di partire subito col taglio dei parlamentari verrebbe da dire che l’accordo sulle riforme è arrivato alla ciccia, anzi diciamo all’osso. Bene il taglio. Non vorrei che, partiti questa estate con la richiesta ineludibile di ridurli alla metà, tagliando 1 parlamentare su 2, dopo aver già arrotondato in pochi giorni il taglio ad 1 su 5, si finisse a tarallucci e vino tagliandone come si sente, 1 su 10. Non vorrei che, partiti per placare l’antipolitica, si finisse all’opposto per alimentarla. È meglio misurare le promesse“.

Marco Follini (Pd) è scettico: “Raggiunto l’accordo A+B+C su riforme e legge elettorale? Un forte auspicio è d’obbligo. Un po’ di scetticismo pure”.

Gennaro Migliore di SEL: “Troviamo molto singolare che il percorso delle riforme parta ufficialmente dai tre partiti che sostengono anche la maggioranza di governo. Per noi di Sel il percorso dovrebbe essere più inclusivo. Del resto noi siamo stati tra i promotori del referendum elettorale perché credevamo e crediamo nella funzione rigeneratrice della partecipazione che gli accordi tra stati maggiori non favoriscono di certo”.

Per Pino Pisicchio, capogruppo Api alla Camera: “Il clima che si è creato tra i partiti per accelerare sul necessario processo di riforme è il miglior effetto collaterale dell’avvento del governo Monti. Dobbiamo utilizzarlo con intelligenza e spirito collaborativo, sapendo che è l’ultima spiaggia per la credibilità della politica”.

Nunzia Di Girolamo (Pdl) invece sostiene: “Condivido le preoccupazioni della Saltamartini, della Ravetto e delle tante altre colleghe sul rischio che in questo dibattito il grande assente sia il tema della rappresentanza femminile in politica. Propongo, dunque, alle responsabili delle pari opportunità di tutti i partiti di avviare le stesse consultazioni, di cui il Popolo della libertà si è fatto carico in questi giorni, per arrivare ad una proposta condivisa sulla presenza della sottorappresentata componente femminile all’interno dei sistemi elettorali”.

Roma, 18 febbraio 2012

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