“Don Alfonso 1890 Sant’Agata sui due Golfi, Macao, Marrakech: dal Mediterraneo al mondo”, l’impresa di Livia e Alfonso Iaccarino: Storia d’amore e di fornelli.
Il Libro edito da Grimaudo curato da Licia Granello è stato presentato dal Rettore del Suor Orsola Lucio D’Alessandro alla Libreria Feltrinelli a Chiaia. La narrazione, la storia, le motivazioni.
da (POLITICAdeMENTE) il blog di Massimo Del Mese
NAPOLI – Alla Libreria Feltrinelli di via Santa Caterina a Chiaia con “Incontri con il gusto”, si è parlato sopratutto di una bella storia. L’occasione è stata quella della presentazione del Libro edito da Grimaudo curato e “narrato” da Licia Granello: “Don Alfonso 1890 Sant’Agata sui due Golfi, Macao, Marrakech: dal Mediterraneo al mondo“, che parla della straordinaria impresa di Alfonso Iaccarino, vera e propria icona della cucina mediterranea e italiana nel Mondo. Con sua moglie Livia ha fatto del suo ristorante a Sant’Agata sui Due Golfi un punto di riferimento per i Gourmet provenienti da tutto il Mondo.
La sua filosofia è basata su due elementi fondamentali: L’altissima qualità delle materie prime e l’equilibrio certosino tra tradizione e innovazione, e di questo si è parlato, senza nascondere come fa in tutte le occasioni di manifestare la sua guerra dichiarata alla grande distribuziuone e alla globalizzazione che non ha risparmiato nemmeno il cibo.
La stessa curatrice nella sua straordinaria narrazione, ha provato a raccontare della famiglia Iaccarino: Livia, Alfonso e i due figli Mario ed Ermesto, una famiglia “con una grande progettualità“. Prima di lei anche il Rettore Lucio D’alessandro del Suor Orsola Benincasa aveva sottolineato “l’impresa”, ma anche il coraggio di questa famiglia che vende tutto per “scommettere, tra S. Agata e punta Campanella, nella loro azienda dedicando tutta l’attenzione a quegli elementi, ma non quelli qualsiasi, denotando un amore per il creato, associandola con gli elementi più sani al cibo e alla natura“.
Indubbiamente una bella storia d’amore quella di Livia e Alfonso alla quale si sono aggiunti anche i figli Ernesto e Mario che stanno portando avanti e continuano nella tradizione della cultura del rispetto della natura che ci riporta al nonno Alfonso. Sottolinea D’Alessandro: “quattro persone otto mani, un solo cuore ma ache due cani e il Toro Sabatino vero e proprio padrone della tenuta, l’assaggiatore ufficiale dei cibi anche se preferisce gli spaghetti e il pomodoro”.
Ma chi meglio di Livia e Alfonso potevano essere tra i migliori ambasciatori della nostra terra nel mondo? E proproio loro con la loro impresa con la loro filosofia, il loro credo la loro passione e la loro bravura sono diventati uno caso di scuola straordinario prendendo in pieno quella che è la dieta mediterranea e quello che attraverso l’incontro con Keys si è messo in risalto riguardo ai prodotti più semplici, di base per una cucina sana e un’alimentazione sna che scommette sulla genuinità e sulla semplicità di quei prodotti che hanno fatto guadagnare alla Dieta Mediterranea il prestigioso riconoscimento da parte dell’UNESCO di “Patrimonio dell’Umanità“.
Livia e Alfonso fanno scuola senza essere gelosi delle loro esperienze tanto che le offrono come nel caso del Libro “Don Alfonso 1890 Sant’Agata sui due Golfi, Macao, Marrakech: dal Mediterraneo al mondo“, scritto a più mani e narrato dalla bravissima Licia Granello, che non nasconde il suo straordinario incontro attraverso il cibo e il viaggio nel fascino della cucina fatto di sapori, odori, senzazioni mai prima conosciute, di una famiglia di una impresa familiare, modello del sud. La Granello infatti sostiene che il “cibo è vita, nutrizione” ritenendo sia “femmina“, e non ha torto se si tiene conto delle sensazioni che suscita, se ti avvolge, ti prende, ti affascina, ti protegge, sapendo essere mamma, moglie, amante, sorella, figlia con tutte le gradazioni e le diversità di amore che si può dedicare loro.
“Una famiglia con una grande progettualità – dice la Granello – e Don Alfonso e la sua Livia hanno reso un Ristorante non come luogo di commercio ma di nutrizione”. Trovando sia uno dei pochi cuochi che ha saputo esportare la cucina italiana i suoi sapori, i suoi prodotti, il suo valore nutrizionale nel Mondo, e oggi – aggiunge la Granello – “i suoi due ristoranti nel mondo, quello di Marrakech in Africa e quello di Macao in Asia siano le migliori testimonianze di un modello di imprendotoria campana di successo“.
“Potrei andare ovunque – dice Alfonso Iaccarino – ma in mezzo a tutti quei grattacieli, mi mancano i vicoli, la mia terra, la mia tenuta, e girando nel mondo cerco di veicolare con i miei cibi quei rumori, quei sapori a cui non so fare a meno”.
Non meno interessante il racconto di come alcuni lo cercano per proporgli dei prodotti tipici che lui preferisce utilizzare prima in famiglia, quasi a sottolineare quella intimità che si deve avere per le cose semplici e che al tempo stesso, diventano i “totem” della sua cultura culinaria, l‘Olio d’Oliva, il Pomodoro, la cipolla, il basilico e nel caso del racconto di un signore di Rubino in provincia di Caserta, che gli volle fare dono di un pezzo di carne del “suo” maiale. Ed è nel racconto che viene fuori il Don Alfonso “poeta” e ambasciatore della cucina italiana nel mondo, nell’esporre quella che fu la preparazione di un piatto semplice ma popolare in campania: “La Genovese“.
E così decise di fare una “bella” Genovese con quel “bel” pezzo di carne, dal sapore “eccezionale“, ricordando che con Livia oltre ad aver mangiato mezzo chilo di pasta, hanno dato fondo anche il pentolone pieno di cipolle e a un chilo di carne di maiale. In quel racconto, in quel “bello“, in quell’ “eccezionale” che c’è la poesia e la bravura dell’artista, facendoci capire che effettivamente si mangia con la bocca, con gli occhi, con le orecchie, con le mani, con il naso, guardando, assaporando, toccando, odorando, in uno con il massimo piacere.
Ed è di questo che tratta il libro narrato con bravura dalla curatrice Licia Granello. Un libro che parla di emozioni, e attraverso la cucina e il cibo, parla di una famiglia, ma soprattutto di Livia e Alfonso Iaccarino, che per passione e per amore condividono la stessa unica, straordinaria avventura, insomma: una storia d’amore e di fornelli.
Eppure Alfonso doveva fare l’Albergatore e Livia vendere abiti.
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Foto gallery
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Don Alfonso 1890
Nel 1869 nasce Alfonso Costanzo Iaccarino. Appena adolescente decide di seguire gli zii oltre oceano. In America fa di tutto, perfino l’assistente di pugili professionisti. Impara a conoscere il mondo. A ventuno anni decide di ritornare in Italia dove incontra Herr Brandmeier, uno dei tanti tedeschi che intraprendono il “Grand Tour” senza mai completarlo, stregati dalla bellezza della nostra terra. Con lui Alfonso dà vita ad un albergo-ristorante. È l’inizio della storia…
Alcuni decenni dopo, il nipote Alfonso, che respira l’aria nell’albergo di famiglia fin dalla più tenera infanzia, incontra Livia e alla fine degli anni Sessanta la sposa; nel 1980, i due decidono di abbandonare la gestione dell’albergo per dedicarsi completamente al Ristorante Don Alfonso 1890, intitolato al nonno e che avevano fondato insieme nel 1973. È in questi anni che inizia la sfida: fare grande ristorazione nell’Italia del sud impiegando le materie prime del luogo e l’olio extravergine di oliva. Il legame con il loro territorio si rafforza con l’acquisto, nel 1990, dell’Azienda Agricola “Le Peracciole”, un modo per disporre sempre di materie prime autentiche e genuine.
Nel 1999 i due figli di Alfonso e Livia si uniscono all’azienda di famiglia. Ernesto, dopo una laurea in Economia ed una esperienza manageriale in una multinazionale a Milano, si dedicherà d’ora in poi soprattutto alla cucina. Mario, dopo aver frequentato la scuola alberghiera a Ginevra e varie esperienze in ristoranti ed alberghi compresi tra Francia e Germania, decide di occuparsi dell’accoglienza degli ospiti.
Nel corso dello stesso anno nasce la Don Alfonso Consulting & Distribution, società di consulenza nel settore della ristorazione con una sezione dedicata alla distribuzione di prodotti alimentari locali di alta qualità
Nel 2006 termina l’ultima ristrutturazione totale del Don Alfonso 1890 che diventa un borgo con al suo interno anche un boutique hotel ed una magnifica scuola di cucina.
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Licia Granello
Licia Granello, torinese trapiantata a Milano, si è occupata a lungo di calcio sulle pagine di “la Repubblica”, quotidiano per il quale lavora come inviato da trent’anni. Dopo aver raccontato le Olimpiadi di Sidney del 2000, ha lasciato lo sport per occuparsi a tempo pieno di alimentazione. Per “la Repubblica”, cura il paginone domenicale “I Sapori” e racconta i grandi eventi del cibo sulle pagine della cronaca nazionale. Dal 2007 insegna Comunicazione Enogastronomica all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Nel 2007 ha pubblicato Mai fragole a dicembre per Mondadori.
Napoli, 17 febbraio 2012
Straordinario. Non ci sono parole per complimentarsi con don Alfonso e per la narrazione che evidenzia professionalita’,passione e soprattutto cultura.
Ketty Volpado
New York