Intervista all’Amministratore del Parco Scientifico e Tecnologico di Salerno Remo Russo: “E’ l’ora delle reti d’impresa”.
Un’avventura lunga 20 anni a favore del mondo della Ricerca scientifica e a sostegno dell’Impresa. Una Public Company che rende le imprese capaci di far valere il loro peso nel panorama economico.
di Ernesto Pappalardo
SALERNO – Il Parco Scientifico e Tecnologico di Salerno e delle Aree Interne della Campania sta per compiere vent’anni di vita. Per la precisione il compleanno sarà il 21 luglio, perché l’avventura iniziò lo stesso giorno del 1992. Erano gli anni nei quali ci si poneva il problema di creare soggetti capaci di essere “cinghia di trasmissione” tra il mondo della ricerca e dell’innovazione ed il circuito produttivo delle imprese.
Un problema, per la verità, rimasto in larga parte irrisolto anche oggi, dove le “innovazioni di prodotto e di processo” restano un punto critico per lo sviluppo delle aziende soprattutto nel Mezzogiorno ed in Campania. Remo Russo, che guida il Parco dal gennaio del 1994, prova a fare un bilancio delle attività e non nasconde, ricordando le mille problematiche affrontate, una punta di soddisfazione per le prospettive che si stanno costruendo. “Devo dire – racconta a salernoeconomy.it – che oggi il Parco è pronto ad assumere le dimensione di una vera e propria “public company” dove le imprese possono fare valere il loro peso e, quindi, rispetto a al passato fare diventare le loro esigenze ed i loro bisogni sempre più centrali nell’elaborazione delle strategie operative.
Oggi il Parco, quindi, è una grande opportunità di crescita socio-economica per i territori di riferimento. Ed il mio rammarico è quello che probabilmente questa dimensione non venga colta ancora appieno dalla parte pubblica ed anche da quei larghi strati della componente privata che ad essa fanno riferimento. E’ un problema di approccio culturale senza dubbio, ma, intanto, accumuliamo ritardi che poi ricadono sulla qualità del nostro tessuto produttivo”.
Dottor Russo, che cosa ricorda degli inizi della sua esperienza al Parco?
“Guardi, la ricordo come una fase “pioneristica”. Tra i primi problemi dovemmo affrontare quello di procurarci uno spazio da qualche parte per cominciare ad operare. E, alla fine, misi a disposizione una stanza del mio studio di commercialista . . .”.
Poi, però, di strada ne è stata fatta . . .
“Certamente sì, anche perché capimmo da subito che dovevamo darci da fare per la “sopravvivenza”. Non potevano bastare i quattro progetti iniziali sui quali si basavano le prime iniziative operative. Ricordo che mi attivai prima di tutto per richiamare il capitale sociale non versato e, quindi, per acquisire le risorse che servivano alla gestione quotidiana. Fu così aperta la strada all’aumento del capitale sociale ed all’ingresso di nuovi soci”.
Ma quale ritiene sia stata l’intuizione che poi nel tempo ha “pagato”?
“L’avere insistito nella creazione di un capitale umano capace di dare corpo alle aspettative delle imprese. Questo obiettivo è diventato piano piano predominante sotto l’aspetto delle progettualità, ed è stata la scelta che oggi fa del Parco un valore aggiunto per il nostro territorio. Affrontare in maniera propositiva ed innovativa il problema dell’interazione tra ricerca e mondo delle produzioni è, senza dubbio, l’asset centrale di quello che il Parco rappresenta per le nostre comunità non solo produttive”.
Le nuove sfide su che cosa si incentrano?
“Siamo convinti che la partita si gioca sui processi qualitativamente validi di aggregazione tra le imprese. Oggi si parla tanto di reti d’impresa anche alla luce dei nuovi strumenti giuridici disponibili. Il Parco sta lavorando alla costruzione di veri e propri “cluster” di aziende omogenee, allo scopo di valorizzare le affinità produttive a partire proprio dai processi di innovazione tecnologica: ci sono settori di eccellenza sui nostri territori da questo punto di vista. Penso all’Ict, all’agro-alimentare o al chimico, gomma e plastico.
E’ su questo terreno che siamo pronti a metterci in campo, anche alla luce della nostra esperienza ormai, appunto, ventennale”.
Salerno, 17 febbraio 2012