Linee elettriche, ponti radio, ripetitori, trasmittenti, generano onde elettromagnetiche producendo danni all’ambiente e alle persone esposte.
Angelo Levis ne parla con la Gabanelli alla trasmissione televisiva Report. Temporali e fulmini sono accompagnati dall’emissione di campi elettromagnetici. Un continuo “bombardato” da onde elettromagnetiche provenienti dal cosmo.
di Erasmo Venosi
MILANO – Settori delle telecomunicazioni, del trasporto e distribuzione di energia sono in rapida espansione, e costituiscono componenti strategici dell’economia con rilevanti ricadute in campo sociale. Il rovescio della medaglia è costituito dall’inquinamento che producono sull’ambiente e sulla salute delle persone esposte. Il conflitto, allora, si esplica tra gli interessi corposi delle società di gestione delle tecnologie di telecomunicazione e dell’energia, che non sembrano disposte a fare i conti con i costi necessari alla tutela della salute, le comunità dei cittadini e il regolatore pubblico.
Questa sera, su Report, con Milena Gabanelli, una delle massime Autorità del settore, il Prof. Angelo Levis, con il quale ho avuto l’onore di collaborare, tratterà il tema dell’allarme determinato da molti studi epidemiologici, che mostrano l’esistenza di un probabile rischio per la salute derivante dalla smodata esposizione delle persone e dei lavoratori all’emissione di onde elettromagnetiche, generate da linee elettriche, ponti radio terrestri, radar civili e militari, antenne trasmittenti, ripetitori per la telefonia mobile, elettrodomestici.
Fino a qualche anno fa erano riconosciuti solo i danni biologici conseguenti agli effetti di riscaldamento delle onde elettromagnetiche, note anche come radiazioni non ionizzanti e derivanti dal riscaldamento dei tessuti con i quali le onde interagiscono. Banalmente, e per rendere comprensibile al lettore di cosa stiamo parlando, diciamo che un’onda elettromagnetica è un modo particolare di propagare l’energia elettromagnetica nello spazio e nel tempo. Questa forma particolare di energia viene emessa da ogni corpo: Uomo, Terra, Stelle.
Basti pensare che tutta la vita sul pianeta dipende da quest’energia trasportata dalla radiazione luminosa, che proviene dal Sole. Quest’onda elettromagnetica è composta da due campi: uno elettrico e uno magnetico (per campo si intende la zona dello spazio in cui si avvertono gli effetti dell’onda elettromagnetica). Un’onda possiamo immaginarla come una lettera S capovolta e appoggiata su un piano orizzontale, in modo che i “due pezzi“ della lettera S ci appaiano come un’ansa e una gobba: si definisce intensità di quest’onda il valore che il campo elettrico assume in ogni istante, mentre la frequenza è il numero delle volte che in un secondo la “ S” si ripete uguale a se stessa. La distanza tra il punto più alto della “gobba” e il più basso dell’”ansa” si chiama lunghezza dell’onda, si misura in metri mentre la frequenza si misura in Hertz: più grande è la lunghezza d’onda e più piccola è la frequenza e viceversa. Per un telefonino UMTS, che ha una frequenza superiore ai 2000 megahertz, in un secondo l’onda si ripete per 2 miliardi di volte pari a se stessa. Lo stesso dicasi per un elettrodotto la cui frequenza è paria 50 Hz.
E’ di estrema importanza proprio la frequenza, nell’interazione tra tessuti biologici e onda elettromagnetica. Nella comune accezione, quando si parla di inquinamento elettromagnetico e impropriamente di elettrosmog, ci riferiamo alle frequenze comprese tra zero e 300 miliardi di Hertz. Le sorgenti di onde elettromagnetiche possono essere naturali e artificiali. Gli esseri viventi sono da sempre “bombardati” da onde elettromagnetiche provenienti dal cosmo e dalla Terra. Durante i temporali i fulmini sono accompagnati dall’emissione di campi elettromagnetici. Il nostro Pianeta genera campi elettrici e magnetici sotto forma di campi statici. Il campo elettrico viene misurato in un’unità di misura denominata elettronvolt per metro, mentre il campo magnetico si misura in milionesimi di Tesla. Il valore vicino al suolo, del campo elettrico naturale, è stimato intorno ai 200 elettronvolt, mentre quello magnetico vale 40 milionesimi di Tesla.
La differenza fondamentale tra campi magnetici statici, che formano il fondo naturale, e campi elettrici e magnetici, prodotti da fonti artificiali, è che quelli naturali non inducono correnti negli organismi viventi, mentre quelli alternati si. Il campo elettrico esiste sempre in presenza di una carica elettrica: per esempio una lampada spenta ma collegata alla rete di alimentazione presenta un campo elettrico che dipende dalla tensione di alimentazione ( 220 Volts, 380 etc). Allontanandoci dal campo elettrico si riduce l’intensità del campo. Il campo elettrico può esser schermato per esempio dalle mura di una casa, da alberi, quindi frapponendo un ostacolo. Il campo magnetico è presente quando scorre una corrente elettrica, per esempio quando accendiamo la lampada. Maggiore è la corrente e maggiore è il campo magnetico che si riduce quando più ci allontaniamo dalla sorgente. Il campo magnetico non è schermato dai comuni materiali. Nel 2001 l’Istituto Nazionale per le Scienze Ambientali e Sanitarie degli S.U., l’Agenzia Internazionale per le Ricerche sul Cancro (IARC) di Lione e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, hanno ribadito, sulla base di un’accurata revisione della letteratura scientifica, la classificazione dei campi elettromagnetici a “bassa frequenza“ come “possibili” agenti cancerogeni per l’uomo. La classificazione si basa sul riscontro di un’ associazione statisticamente significativa tra l’esposizione e un aumento del rischio di leucemia infantile.
La definizione di “possibile” cancerogeno per l’uomo, dello IARC, rappresenta la terza categoria di rischio dopo i “sicuri” ed i “probabili”. Negli ultimi tempi la comunità scientifica ha rivolto sempre maggiore attenzione agli effetti non termici della radiazione elettromagnetica, vale a dire quegli effetti che, pur non traducendosi in un incremento di temperatura significativo, potrebbero sortire dannose conseguenze.
Il problema dei possibili effetti a lungo termine dell’esposizione a campi elettromagnetici è, dal punto di vista scientifico, un problema aperto. È importante, al fine di evitare allarmismi, fornire al pubblico una corretta e completa informazione. Angelo Levis è uno scienziato rigoroso e ascoltarlo domani sera su Report servirà ad acquisire ulteriori evidenze scientifiche e risultati di numerosi studi epidemiologici. Pur restando in un ambito di incertezza scientifica, in merito agli effetti biologici sarebbe opportuno applicare il principio di Precauzione, in base al quale, nel campo della salute pubblica e dell’ambiente, bisogna intervenire prima che la scienza dimostri con certezza gli effetti nocivi derivanti dall’interazione umana con fenomeni inquinanti sospetti. Un criterio protezionistico dovrebbe indurre all’eliminazione o, quanto meno, alla riduzione delle esposizioni. Una politica di identificazione dei siti e una riduzione delle potenze di emissione potrebbero produrre una minimizzazione dell’impatto globale bilanciando esigenze sanitarie, ambientali e socioeconomiche.
Il prestigioso Karolinska Institute di Stoccolma che ogni anno sceglie il Nobel per la medicina, nell’ottobre 2004, ha confermato che l’esposizione di almeno 10 anni alle radiazioni emesse dai cellulari quadruplica il rischio di neuroma acustico, tumore benigno del nervo uditivo .Questo tipo di tumore è aumentato in Gran Bretagna del 45 per cento negli ultimi 30 anni ed ogni anno si registrano 400 nuovi casi mentre sono già 100.000 le persone al mondo che hanno il neuroma acustico. Lo scorso dicembre sono stati resi noti i risultati del Progetto Reflex, una ricerca scientifica finanziata dalla Commissione Europea e che ha coinvolto per quattro anni studiosi di 12prestigiosi Istituti scientifici ed Università europee.
Esponendo ai campi elettromagnetici cellule umane coltivate in vitro si sono registrati tra l’altro aberrazioni cromosomiche e aumenti delle rotture delle catene del DNA. Ancora una volta però si registra il colpevole silenzio degli organismi istituzionali che hanno legiferato attraverso la legge quadro 36/2001 . Uno dei decreti attuativi prescriveva di valutare la congruità dei limiti di protezione sulla base delle nuove evidenze epidemiologiche. Come sempre né Governi di destra , né di sinistra , né alcun parlamentare “ rosso”, “giallo”, “verde”, “arancione” ha mai presentato una interpellanza al Ministro competente affinchè fosse quantomeno attuata la norma che lo stesso Parlamento aveva votato nel 2001.
Milano, 27 novembre 2011
vi invito a vedere questo video:http://www.youtube.com/watch?v=BvefsTTUJ0k