L’Ospedale Unico è frutto di manovre politico-clientelari di una cricca di potere che spadroneggia in provincia, tra appalti pilotati, controllo dei servizi, di nomine e assunzioni di comodo.
Un Piano Sanitario massonico-affaristico per la Piana del Sele, posto in essere, dal PDL, dai Caldoro e dai Cirielli.
BATTIPAGLIA – Viene da Forza Nuova di Battipaglia un netto “No” all’ipotesi della realizzazione dell’Ospedale Unico della Valle del Sele, che dovrebbe accorpare i Presidi Ospedalieri di Eboli, Battipaglia, Roccadaspide, Oliveto Citra. Ipotesi, in quanto non si capisce con quali soldi dovrebbe essere costruito, e un No perché con la scusa di questa prospettiva si stanno smantellando qua e la i vari Ospedali.
Nel volantino di Forza Nuoca campeggia la scritta: “Battipagliesi, fermiamo questo scempio. Cacciamo via i malfattori che vogliono riappropriarsi della nostra città depredando le nostre risorse. Con la salute del popolo non si gioca!!!!”
Forza Nuova di Battipaglia quale “movimento di popolo” si oppone decisamente al piano sanitario che definisce: “di tipo massonico-affaristico per la Piana del Sele. posto in essere, a vari livelli di responsabilità, dal PDL, dai Stefano Caldoro e Edmondo Cirielli“.
Secondo Forza Nuova esistono buoni motivi per impedirne la sua realizzazione:
- – Gli attuali ospedali di Eboli, Battipaglia, Oliveto Citra e Roccadaspide contano nell’insieme circa 520 posti letto mentre l’ospedale unico che sorgerà ad Eboli – la cui costruzione prevede uno sperpero di 400 milioni di euro (alla faccia del rigore finanziario!) – avrà solo 328 posti letto…vale a dire che per lo stesso bacino di abitanti (circa 200 mila) si avrà un taglio netto di quasi 200 posti….con tutti i disagi che ne deriveranno.
- – Benchè possa prospettarsi anche la possibilità di un ospedale unico, tutto questo doveva in ogni caso prevedere – e senza offesa per gli altri comuni – Battipaglia come sede prescelta, essendo essa la capitale morale e l’avanguardia produttiva della Piana del Sele. Il piano in corso è uno schiaffo all’onore e alla dignità dei tanti operosi battipagliesi che in poco tempo si troveranno senza un ospedale e catapultati ai livelli sanitari di 40 anni fa.
- -Lo snodo viario-autostradale di Battipaglia, tra i più importanti del Sud, e la presenza di una struttura molto “giovane” come il plesso di Santa Maria della Speranza, lasciavano intravedere come logica soluzione un deciso potenziamento in termini di strutture, apparecchiature e posti letto dell’ attuale polo ospedaliero, già di per sè valido: e con un poderoso risparmio di spesa. Ma a lorsignori, evidentemente, interessa ben altro.
- – Cui prodest…. a chi giova tutto ciò? Semplice:
Forza Nuova – continua nella sua spietata e lucida analisi politica, che mette sotto accusa l’apparato che ruota intorno all’On. Cirielli – ritiene che dietro l’idea dell’ospedale ex novo, anche stavolta possano mascherarsi oscure e sordide manovre politico-clientelari ad opera della cricca di potere che sta spadroneggiando nell’intera provincia, alimentando il circolo vizioso degli appalti pilotati, del controllo dei servizi, delle nomine e delle assunzioni di comodo (il caso Pagani al riguardo è paradigmatico)
Senza dimenticare, per giunta, – conclude il documento di Forza Nuova Battipaglia – che le carenze derivanti dall’evidente ridimensionamento della sanità pubblica implicherebbero, di riverbero, l’insorgenza di nuove strutture private sanitarie, in parte realizzate col riciclaggio di denaro illecito (come è accaduto nel Casertano, nel Palermitano e in Calabria) Si rafforza così la tesi – ormai sempre più avvalorata dai fatti – di un triangolo mortifero intercorrente tra malavita organizzata, politica corrotta e massoneria affaristica“.
Battipaglia, 6 ottobre 2011
Intorno alla necessità di avere un’assistenza ospedaliera al passo coi tempi, si va sviluppando un dibattito assurdo.
La dr.sa Caropreso, avallata da Zara, Cirielli e Cariello, ha commesso un grave errore di strategia politico-sanitaria nle momento che dopo un anno di assoluto silenzio improvvisamente dichiara che la collocazione dell’Ospedale Unico della Valle del Sele, che dovrà necessariamente nascere, nel rispetto della normativa regionale approvata con il parere favorevole del Governo Berlusconi, avrà la collocazione nel comune di Eboli ( zona Acquarita).
Vorri sommessamente ricordare che la individuazione del sito in cui deve essere costruito un Ospedale che raggrupperà i 4 Ospedali della Valle e del Sele e probabilmente anche Agropoli, non può prescindere dalla tipologia e dalle caratteristiche tecniche e di organizzazione sanitaria del nuovo Ospedale ( TUTTE ANCORA DA DEFINIRE) che devono essere individuate prima. La individuazione del posto dove deve sorgere il nuovo ospedale, quindi doveva scaturire da un lavoro di un gruppo operativo tecnico-sanitario, che con il coinvolgimento delle realtà locali, realizzava un piano di fattibilità da sottoporre poi al Cipe per il necessario finanziamento.
Ma da dove scatirisce la individuazione dei 400 milioni di euro ? Quali sono le indicazioni tecniche operative che giustificano questa richiesta ?
Oggi i circa 300 mila cittadini della Valle del Sele ( e non gli Ebolitani, i Battipagliesi, gli Olivetani, etc,,) vanno nei nostri Ospedali QUANDO CI VENGONO PORTATI, quando invece devono decidere di farsi curare allora SCAPPANO, vanno al Nord, quindi cari amici smettiamola di fare operazioni di difesa una inesistente e pretestuosa capitale morale o di una avanguardia produttiva della Piana del Sele che con l’assistenza ospedaliera di qualità non c’entra nulla.
Abbiamo bisgno di un GRANDE OSPEDALE e non di OSPEDALE GRANDE.
Tutti gli attuali Ospedali ( quello di Battipaglia per primo) non sono più idonei alle moderne esigenze assistenziali e chi si impegna in arzigogolate operazioni di difesa del proprio Ospedale mette in atto un’operazione che porta solo a ritardi colpevoli ed al mantenimento dello stato attuale che non è certo un modello di buona sanità. Il “guro” italiano sulle corrette indicazioni per la costruzione di un “ospedale a cinque stelle” e certamente Renzo Piano
È ad oggi il più prolifico architetto italiano vivente, nonché quello che ha realizzato opere nel maggior numero di paesi. Nel 1998 riceve l’ambito e prestigioso Premio Pritzker, consegnatogli durante la tradizionale cerimonia alla Casa Bianca dal Presidente Bill Clinton.
Nel 2006 diventa il primo italiano inserito dal TIME nell’elenco delle 100 personalità più influenti del mondo.
Su incarico del Ministero della Salute ha guidato una commissione tecnica che ha prodotto un buon lavoro e nello scusarmi per la lunghezza di questo intervento, ne riporto i passi più importanti, sperando di convincere i lettori a non lasciarsi coinvolgere su battaglie di campanile che già nel passato hanno prodotto danni irreversibili per il territorio della Valle del Sele.
La relazione porta il tipolo:OSPEDALI A MISURA DEI BISOGNI DI SALUTE DEL TERRITORIO ( e mi sono fatto guidare dal commento del dr.Maurizio Mauri esperto in edilizia sanitaria)
Dobbiamo tenere conto del contesto nel quale l’Ospedale Unico della Valle del Sele è stato proposto, come accorpamento dei Presidi preesistenti e
bisogna certo tener conto delle rivoluzioni in atto in medicina:
• tecnologie (es: diagnostica per immagini)
• genetica e biologia molecolare
• trapianti
• etica
ma principalmente bisogna tenere in considerazione delle conseguenze sull’ambito delle organizzazione dei servizi che ha questa rivoluzione, legata al progresso dalla medicina.
La medicina oggi poi:
• cura sempre di più
• guarisce sempre di meno (es: dializzati, trapiantati, cardiopatici, diabetici, oncologici )
• Occorre un rinnovato sistema integrato per fornire diagnosi, terapia, riabilitazione, assistenza anche ai “sopravvissuti” non guariti dalla malattia ( non solo cure agli acuti ma anche ai cronici)
Bisogna rivedere quindi le vecchie strutture sul territorio: concentrare gli Ospedali per gli acuti, ( eliminando reparti e piccoli ospedali doppioni ) , per la terapia e per le alte tecnologie, potenziare le altre
strutture per la diagnosi, la prevenzione, i controlli e la cronicità.
Ma l’Ospedale da solo non risolve i problemi assistenziali, bisogna fare in modo che l’ospedale come modello ipotizzato dalla commissione Piano sia un componente di un sistema di assistenza a rete, nodo primario di una rete sanitaria più ampia, senza la quale è destinato ad essere subissato di richieste improprie e soffocato dall’erogazione di prestazioni a bassa
complessità erogabili meglio ( e a minor costo ) in altre strutture del sistema, in stretto collegamento sinergico
1. Il medico di famiglia
2. i centri diagnostici
3. l’assistenza Socio sanitaria ( Distretti)
Ospedale quindi come nodo importante al centro di una rete ( network ).
Un GRANDE OSPEDALE è un presidio complesso, multifattoriale, multiforme, polispecialistico, polidisciplinare. Non lo è l’Ospedale di Eboli, non lo è quello di Battipaglia tantomeno Oliveto, Rocca o Agropoli.
E’ assurdo pensare che la struttura battipagliese non idonea per la sua attuale destinazione d’uso, possa diventare un GRANDE OSPEDALE o l’Ospedale Unico della Valle del Sele.
Quali sono i 10 comandamenti della Commissione Piano?
I UMANIZZAZIONE Centralità della persona
II URBANITA’ Integrazione con il territorio al di fuori dei centri urbani
III SOCIALITA’ Appartenenza e solidarietà
IV ORGANIZZAZIONE Efficacia, efficienza e benessere percepito
V INTERATTIVITA’ Completezza e continuità assistenziale
VI APPROPRIATEZZA Correttezza delle cure e dell’uso delle risorse
VII AFFIDABILITA’ Sicurezza e tranquillità
VIII INNOVAZIONE Rinnovamento diagnostico, terapeutico, tecnologico, informatico
IX RICERCA Impulso all’approfondimento intellettuale e clinico-scientifico
X FORMAZIONE Aggiornamento professionale e culturale
I UMANIZZAZIONE= Centralità della persona
• Tutto deve ruotare intorno alla persona e alle sue necessità
• Il malato è la “stella polare” che da la direzione , la rotta e il senso da seguire
(questo, a pensarci bene, è un capovolgimento completo, una novità considerevole nell’approccio: finora gli ospedali sono
stati progettati e hanno funzionato in base alle esigenze degli operatori: Medici in primo luogo, ma anche infermieri, tecnici,
gestori, burocrati, economisti, spesso con modesto senso del servizio e del dovere e alto senso del proprio ruolo e dei propri
diritti)
• Grande attenzione e massima considerazione per gli operatori e il forte stress cui sono sottoposti
(anche gli operatori sono persone, da tenere in grande conto, ma distinguendo il fine dai mezzi e non confondendo quindi gli
obiettivi e le priorità).
II URBANITA’= Integrazione con il territorio e fuori dai centri urbani
• L’ospedale deve avere una valenza positiva per tutto un ampio territorio
e non deve essere considerato “proprietà” di un campanile contro gli altri
• deve perdere il carattere di recinto chiuso, impermeabile e oscuro, storicamente nato per “proteggere” i sani dai malati.
• è una struttura aperta al territorio, capace di fare da catalizzatore e di fecondare le periferie urbane come elemento primario trainante di una nuova armatura di attrezzature collettive chiamata a ridisegnare un territorio e gli agglomerati urbai di riferimento geografico.
Questo significa nella nostra situazione che la localizzazione deve puntare a rendere massima la fruibilità sia in condizioni ordinarie sia in caso di emergenza o catastrofe: accessibilità – mezzi di trasporto, viabilità-sicurezza dei percorsi, percorsi alternativi, punti critici, cioè un sito accessibile dalle varie città, ma al di fuori di esse, in una posizione il più centrale possibile ai Presidi preesistenti.
Ricordo che necessitano ampi spazi (circa 30 ettari per un ospedale con più di 300 PP.L:) spazi assolutamente irreperibili nei centri storici o nelle periferie urbane, facilemnte accessibili dagli assi viari, ma non vicino alle autostrade o agli svincoli ( è assurdo nello svincolo di battipaglia, ma è assurdo anche Acquarita di Eboli)
Mi fermo qui nella disamina del decalogo, ma chi volesse approfondire l’argomento può contare sulla mia disponibilità.
Ricordo che questi principi del decalogo sono entrati a far parte del piano sanitario nazionale 2001-2003.
Ricapitoliamo:
Il nuovo ospedale deve sorgere su una vasta area lontana dai centri urbani ma ben servita da: SS e SP, Autostrada, Stazioni Ferroviarie, deve avere ampi parcheggi, differenziati,Altro elemento fondamentale è la sicurezza del sito in quanto l’ospedale è opera strategica ai fini della protezione civile e
deve garantire i servizi essenziali anche in condizioni di emergenza, compreso un area per eliporto,
Bisognja tener conto che questo ospedale deve servire un bacino di utenza non inferiore a 250 000 persone e non superiore a 300 000.
Deve essere un Ospedale APERTO e Permeabile: ovvero non più un “recinto” per proteggere i “sani” dai malati, bensì un pezzo “vita urbana” con grande parco, negozi, ristoranti, casa albergo per i familiari dei pazienti etc…
Il Parco in particolare,Il Parco deve rappresentare una buona parte del complesso in cui si accolgono anche funzioni pubbliche aperte alla città..
Insomma un “villaggio della salute”; un complesso molto compatto, a prevalente sviluppo orizzontale ( e non verticale) non più di tre/quattro piani organizzato intorno a grandi spazi verdi anche pensili.
Le soluzioni architettoniche proposte si differenziano a secondo del tipo di assistenaza La soluzione architettonica adottata per la degenza ordinaria ad alta intensità di cura è quella del corpo quintuplo ovvero:
camera-corridoio-servizi di supporto-corridoio-camera.
Diversa è la soluzione architettonica adottata per la degenza alberghiera a bassa intensità di cura (low care): viene indicato il corpo
triplo ovvero: camera-corridoio-camera con presidio infermieristico in linea.
E veniamo a quella che viene chiamato Main street – “l’arteria principale” E’ la spina dorsale del complesso: una vera e propria strada urbana pedonale che attraversa l’ospedale da parte a parte per
una lunghezza complessiva di circa 200 metri: con slarghi, piazze, un ponte su patii verdi.
La piazza principale al centro della Main street è l’atrio.come primo punto di contatto ospedale-paziente ha la funzione di rassicurare, orientare, accogliere e indirizzare,acquista i connotati di una hall di un grande albergo con scale mobili e ascensori.Su di essa affacciano anche alcuni servizi accessori quali: la chiesa, i soggiorni, gli ambienti per le associazioni di volontariato,
il bar/caffetteria/ristorante, farmacia e parafarmacia , ottico, articoli sanitari e riabilitativi, piccoli esercizi commerciali.
Lungo la Main street un’altra piazza – più esterna e pubblica – coperta ma non climatizzata accoglie le funzioni aperte ai cittadini: asilo nido, sportelli bancari, un ufficio postale, l’albergo.E’ anche il luogo della formazione con le strutture didattiche dell’ospedale – l’auditorium/teatro, le aule – diventano
patrimonio di tutto il vasto territorio oltre che veicolo di educazione sanitaria fruibile anche dai i cittadini.
Così la ricerca e la formazione che questo prototipo di ospedale prevede e favorisce costituiscono la base propedeutica
indispensabile per il raggiungimento e il mantenimento dell’obiettivo primario del modello: l’alta qualità dell’assistenza.
Per raggiungere questo obiettivo è necessario che si sviluppi una cultura organizzativa che utilizzi tutti gli strumenti che le
moderne tecnologie, anche informatiche, rendono oggi disponibili
Il modello proposto, concludendo, si caratterizza quindi principalmente per:
• Alta capacità e complessità di prestazioni a fronte di contenuta capienza dell’area di degenza
• Alta qualità e articolazione in diversi gradi di intensità di assistenza delle degenze
• Contenimento del tempo medio di ricovero
• Continuità dell’assistenza
• Sviluppo delle prestazioni in ambulatorio e diurne ( Day-Hospital e Day-Surgery)
• Alta utilizzazione delle attrezzature specialistiche
• Alta flessibilità strutturale e di utilizzo
• Dimensione contenuta e compattezza con ottimizzazione dei percorsi
• Organizzazione per processi di cura con contiguità dei servizi utilizzati e ottimizzazione dei flussi
• Integrazione con la città ed il contesto socio-culturale
• Sicurezza e contenimento del rischio.
Questo è il Grande Ospedale che si meritano i cittadine della VALLE DEL SELE .
Queste scelte tecniche , operative, organizzative, devono ( andavano!!!) essere fatte prima di individuare la sua localizzazione, non è interesse dei battipagliesi o degli ebolitani, o dei campagnesi o altavillesi,etc…, entrare un una diatriba a difesa di questo o quel campanile. Nella nostra zona non ci sono e non ci servono Città Capitali o Capofila ( capitali o capofila di che !!), a noi interessa partecipare e possibilmenta orientare il dibattito e le scelte affinchè chi ha la responsabilità delle decisioni NON CONTINUI A SBAGLIARE !
Dott. Lioi, lei sa meglio di noi che non abitiamo nella “Città del Sole” di campanelliana memoria, e che, nell’attuale proscenio politico, dietro ogni manovra va serbandosi quasi sempre la tara inguaribile dell’interesse, del clientelismo – e talvolta – del malaffare. Non è campanilismo dire che va rispettata una realtà come Battipaglia e non configurarsi – come è sempre accaduto da quarant’anni a questa parte – coe l’agnello sacrificale per l’ennesimo scempio messo in opera da una classe politico-mministrativa famelica e arrogante. Ma aldilà, di tanti tecnicismi, registriamo solo che il “Grande Ospedale” od “Ospedale Grande”, congegnata secondo la connaturata astuzia da “compassi e liberi muratori”, determinerà complessivamente , per l’identico bacino di popolazione (Eboli, Battipaglia e comuni limitrofi) la rimozione di ben 200 posti letto….e anche di più se consideriamo anche lo sbrandellamento del plesso agropolese. Non creda che sia cosa da poco.
Al di la della competenza assoluta sul tema del Dott. Lioi che da anni si occupa del tema e non solo, dispiace avvertire palesemente da parte di Forza Nuova il campanilismo, l’essere legati alla autocelebrazione della propria città. Oggi siamo in Europa e ancora si ragiona guardando al giardino sotto casa. Piuttosto si dovrebbe guardare al di la del proprio naso e lottare affinchè questo grande ospedale sorga nel minor tempo possibile e per il bene della collettività della Piana del Sele e non di battipaglia anche essendo secondo Forza Nuova la capitale morale e l’avanguardia produttiva della Piana del Sele… si è sentita la pernacchia???
A priori….siamo contrari all’ipotesi dell’ospedale unico. Siamo per un rafforzamento degli attuali plessi. Il fatto che poi lo stesso ospedale unico non si realizzi a Battipaglia, è un ulteriore vituperio consumato verso la città. Ciò senza nulla togliere a Eboli e agli ebolitani, per i quali una tale ipotesi (ospedale unico)è altresì penalizzante per loro stessi poichè dovranno condividere quei miseri e insufficienti 328 posti letto con il resto dei 200mila abitanti del comprensorio. E che dire della popolazione dell’entroterra che si vedranno privare di ospedali nuovi (con apparecchiature nuove e all’avanguardia) di Roccadaspide e Oliveto Citra. Ma le sante e cristiane ragioni della gente, come si sa, cozzano con il lerciume dell’attuale concerto politico provinciale, sia esso di destra, sia esso di sinistro, dove a prevalere è sempre la “collegiale” logica affaristica e spartitoria.
E’ inaudito, in definitiva, che dallo spettrale silenzio si leva il solo unico grido forzanovista a constatare skahespearianamente che “c’è del marcio in Danimarca” .
Cari “amici” forzanovisti di Battipaglia, prendo atto della vostra posizione contraria all’ipotesi dell’ospedale unico. Vorrei però ricordarvi che non si tratta di una ipotesi, ma di una decisione approvata dalla Regione Campania con l’avallo dei Ministri Tremonti, Fazio e dal Governo .
Io parto sempre dal principio che una “norma legislativa” va discussa prima dell’approvazione ( per questo sono sempre contrario al voto di fiducia che strozza ed annulla il dibattito e la possibilità di migliorare – eventualmente- un provvedimento). Una volta però approvato il provvedimenmto e pubblicato sulla GU o sul BURC, siamo tenuti TUTTI a rispettarlo. PIACE O NO !.
Quindi, fino a quando non viene cambiata la decisione sulla realizzabilità del nuovo ospedale, dobbiamo discutere di che tipo di ospedale abbiamo bisogno.
Metterci gli uni ( battipagliesi) contro gli altri ( ebolitani e cittadini dei Comuni della Valle del Sele) in una battaglia di difesa dell’ INADEGUATO plesso di Battipaglia o in una perdita di tempo a dover dimostrare questa inadeguatezza, si genera una specia di tifoseria da stadio che non fa parte della storia democratica delle civilissime popolazioni che da secoli ( e non da poche decine di anni) sono radicate nel territorio bagnato dalle acque dei fiumi Sele e Calore, e circondato dai monti Picentini e Alburni. Pertanto coraggio “voliamo un poco più alto” e pensiamo ad un futuro migliore. Con simpatia, antonio lioi
Ancora una volta emergono mere questioni di campanile. Questa la mia opinione. Tra poco tra Eboli e Battipaglia andre a contare i “palmi di territorio” di distanza dai rispettivi confini, se non dei millimetri. Poiché, a quanto ho capito, l’ospedale unico si dovrà fare, ai battipagliesi di FN o di altri partiti e/o addirittura apolitici, non va bene che sorga nel comune di Eboli, ad una distanza dal confine del comune di Battipaglia di qualche centinaio di metri.
Quando capiranno a Battipaglia e a Eboli che forse è giunto il momento di unirsi, di pensare se non ad una vera e propria fusione (con una ricaduta notevole su finanziamenti e risparmio in generale) quantomeno ad una forma di consorzio…???
Mah!?!
Arridaglie con sta storia del campanilismo. Volete capire che il piano di accorpamento della Caropreso & soci…penalizzerà tutti? battipagliesi, ebolitani, rocchesi, campagnesi, albanellesi etc…
Ora apprendiamo dall’eccellente filippica del dott. Del Mese, amministratore di questo blog, che ad Eboli chiudono o saranno ridimensionati importanti reparti, mentre , nello stesso tempo, si favorisce l’apertura di strutture private che tenderanno ad occuparsi dell’identica cosa.
Quindi, prima di accusarci gratuitamente, cari signori, riflettete delle conseguenze per l’intero comprensorio di quella che sta per divenire in un’autentica operazione di killeraggio del servizio pubblico sanitario ordita dal canagliume politicante che, ahinoi, intende rappresentarci “democraticamente”.
Ho mandato un sms ad un mio amico dopo aver letto.. Deve saperlo anche lui!