Le stime delle probabilità della insorgenza di malattie gravissime negli adulti, nei bimbi è di 4 volte superiore. Sono inaccettabili le semplificazioni e gli accostamenti utilizzati per la minimizzazione del rischio radioattivo.
La Germania annulla il programma Nucleare e 14 centrali. In Italia i governanti dichiarano la indispensabilità del ritorno all’atomo.
di Erasmo Venosi
Astrofisico
ROMA – Il riversamento di acqua, contenente radioattività, dal reattore nucleare egiziano, è l’ennesimo incidente che mostra l’imprevedibilità di un sistema complesso come il reattore nucleare, nel “rispondere ” a cause apparentemente valutate come marginali, o addirittura assenti nelle analisi incidentali.
La tecnica, denominata Probabilistic Risk Assessment (PRA), è lo strumento utilizzato per individuare la catena degli eventi che possono causare un incidente: analisi dell’albero degli eventi, ovvero la sequenza logica che da un evento incidentale iniziale, che interessa uno o più componenti, fa giungere ad un’avaria del sistema.
Gli “attrezzi”, utilizzati nel processo di analisi dell’albero dei guasti, sono una banca dati che raccoglie guasti e modalità di manifestazione per singolo componente del reattore, la teoria delle probabilità e l’algebra di Boole. A ogni evento viene assegnata una probabilità. L’evento ritenuto di massimo impatto nel settore nucleare è la fusione del nocciolo, e la possibilità di emissione all’esterno di grandi quantità di radioattività con relative conseguenze.
Dove, a nostro giudizio, sono i punti deboli? Il primo è che la complessità dei sistemi e dei componenti di un reattore nucleare sono “affogati” nell’angustia di un modello, che ne rappresenta il funzionamento, e le cui conclusioni diventano la “certezza” intorno alle quali legare problematiche di inusitata gravità, che concernono la salute attuale e futura di persone, oltre che il coinvolgimento di attività economiche.
La seconda attiene alla considerazione, che è acquisizione scientifica generale, che i sistemi complessi sono intrinsecamente instabili.
La terza è che, rapportando costi e benefici, l’impresa nucleare è una scelta economicamente e ambientalmente insostenibile, industrialmente obsoleta e quantitativamente ridicola, in termini di produzione energetica e quindi di incidenza sul bilancio energetico globale.
Computata senza imbrogli il nucleare incide per circa il 2% sul bilancio energetico primario mondiale. Tutto l’impianto probabilistico, sul quale poggia la sicurezza dei reattori, dipende dalla bontà del modello elaborato per rappresentare il funzionamento dei componenti e dei sistemi, che compongono una centrale nucleare, dall’esaustività e correttezza dei dati che riscontrano la probabilità dei guasti, e infine dalla conoscenza della correlazione cause incidenti – effetti prodotti. Da considerare, inoltre, che le grandezze in gioco sono rilevanti: l’energia prodotta dalla fissione è circa 100 milioni di volte quella prodotta dalla combustione di un atomo di carbonio in una centrale termoelettrica.
Inoltre, il controllo dei processi resta l’elemento più problematico: il reattore n 4 di Chernobyl diventò instabile dopo alcuni secondi, e pochi minuti furono sufficienti a mandare in crisi il sistema di raffreddamento di un reattore come quello di Three Mile Island, che aveva 7 anni di vita. E ancora l’incidente di Tokaimura in Giappone , di Asco in Spagna , di Tricastin in Francia e i poco citati incidenti agli impianti del ciclo del combustibile.
Quante attività commerciali, industriali, di servizi, sono state interessate in un raggio di 30 Km dai reattori in avaria in Giappone? I rilasci di radioattività, quante patologie attuali e di lungo periodo (mutazioni genetiche e aumento di rischio di neoplasie) determineranno? Attenzione! Anche nel campo della valutazione del rischio radioattivo, c’è bisogno di fare chiarezza in ambito di organismo internazionale per la radioprotezione (ICRP). E’ ancora idoneo a rappresentare il rischio da radiazioni, il cosiddetto modello lineare?
Tutte le stime, che determinano le leggi di protezione radioattiva, sono fatte assumendo proporzionalità tra dose assorbita e insorgenza di gravissime malattie, dopo molti anni. Le stime delle probabilità di insorgenza di gravi malattie negli adulti, proposte dagli organismi internazionali di radioprotezione, sono di uno a ottomila per l’insorgenza di tumori mortali, e di uno a dodicimila per il danno genetico, per ogni 10 millisievert (il Sievert misura il rischio da radiazione per l’uomo), assunti in tutto il corpo.
Il rischio per i bimbi, per 10 mSiev, è di 4 volte maggiore. Appaiono inaccettabili le semplificazioni e gli accostamenti utilizzati per la minimizzazione del rischio radioattivo, usando le dosi annue di radiazioni proveniente dalla crosta terrestre e dai raggi cosmici. Tale radiazione naturale è quantificata in 2,5 millisievert/anno. La radiazione di origine antropica, conseguente ai test di ordigni nucleari di 40 anni fa (USA, URSS, Cina, Francia e Gran Bretagna fecero esplodere in atmosfera più di 500 ordigni nucleari), agli incidenti nucleari, all’industria nucleare, ammontano a complessive 5 millisievert all’anno, a cui vanno aggiunti circa 1 millisievert all’anno per esami sanitari.
Un confronto, realmente terzo e scientifico, andrebbe fatto, soprattutto dopo Fukushima, sugli organismi come AIEA, che hanno come fine la promozione dell’energia nucleare nel mondo, e su ICRP, considerata la marea di studi pubblicati su autorevoli riviste scientifiche, che confutano il modello fondato sull’interazione tra organismi viventi e radiazioni, interpretato in termini di “deposito” di energia da radiazioni e danno al DNA.
Inquietante infine il quadro normativo predisposto dal legislatore italiano, per il ritorno al nucleare. L’aggiramento del procedimento di valutazione d’impatto ambientale si verifica attraverso una valutazione ambientale strategica, fatta sul programma nucleare ma non sul piano energetico italiano, né sul vecchio del 1988 e né sul nuovo piano di azione nazionale per adempiere agli obiettivi comunitari (direttiva n 28 del 2009). L’organismo più delicato dell’intera architettura di controllo, l’Agenzia per la Sicurezza Nucleare, viene nominato dal Governo, realizzando un unicum nel panorama normativo italiano. Infine, in difformità alle esperienze internazionali, l’Agenzia per la Sicurezza: 1) può avere come componenti manager dell’industria nucleare, politici e funzionari di Stato 2) ha 30 giorni per l’istruttoria ai siti, e un anno per la valutazione del progetto (negli USA con un’esperienza maturata attraverso l’installazione di 108 reattori, e con una morfologia e struttura geologica, certamente meno problematica della nostra, impiegano per l’analisi del progetto un anno!) 3) le decisioni tecniche assunte dall’Agenzia per la Sicurezza Nucleare possono essere impugnate dal proponente del progetto, ponendo le basi, quindi per un forte condizionamento dei componenti l’Agenzia.
L’Italia ha una potenza installata che è più del doppio di quella richiesta, il quadro normativo predisposto per il nucleare determinerà costi enormi che saranno pagati dal cittadino, l’incidenza sul bilancio energetico italiano sarà pari al 2,25% (con 4 reattori EPR), la struttura geologica e antropica italiana rendono problematicissimo identificare siti idonei, e, l’unico strumento che resta al cittadino, per battere interessi industriali e miopia politica, è votare massicciamente si al referendum della prossima settimana. Incredibile infine la concezione verso ambiente e problemi energetici che , si rilevano nella lettura del Piano Nazionale di Riforma nell’ambito della Dichiarazione di Finanza Pubblica e del decreto “sviluppo” per rilanciare la crescita economica , approvato recentemente.
Nessuna riforma e azione nel campo ambientale ed energetico tranne gli obbligati adempimenti che derivano dagli obblighi comunitari per gli obiettivi al 2020. Ambiente ed energia non sono una priorità per il Governo come emerge dal documento per le riforme. Annuncio di un piano per la efficienza energetica per le amministrazioni pubbliche ma nessun riscontro è rinvenibile nelle tabelle allegate. La Germania annuncia l’uscita dal nucleare e un piano da 500 milioni di euro per la ricerca sui sistemi di accumulo elettrico e le “reti intelligenti” (smart grids). Mentre il New York Times e il Wall Street Journal riportano in prima pagina l’annullamento di 14 centrali nucleari programmate e la notizia è relegata da Corriere della Sera e Sole 24 Ore nelle ultime pagine , si assiste ancora sgomenti alle dichiarazioni di responsabili di Governo sulla indispensabilità del ritorno all’atomo.
Roma, 11 giugno 2011