Busta paga gonfia di tasse e contributi. E’ il cuneo fiscale il grande responsabile. Scambio di accuse Governo/opposizione.
E’ allarme. L’opposizione accusa: «il Governo è immobile». ll portavoce di Silvio Berlusconi Capezzone replica: «Fu Prodi ad aumentare le aliquote». il Presidente del Codacons Carlo Rienzi: «Sugli stipendi italiani pesa il caro vita».
ROMA – Rapporto Ocse: retribuzione di 21.374 dollari, l’Italia è al 23esimo posto sui 30 in graduatoria. I lavoratori guadagnano in media il 17% in meno in rapporto all’Europa, e va meglio anche in Grecia e Spagna. Rispetto alla Gran Bretagna addirittura il 44% in meno. Il cuneo fiscale è il principale responsabile.
Il dato certo, ai voglia di accusarsi a vicenda, è che siamo ventitreesimi su 30, per quanto riguarda il salario netto, invece siamo sesti in graduatoria per il peso delle tasse e dei contributi. Questo è l’impietoso rapporto dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), che analizzando la tassazione degli stipendi, fa emergere un quadro preoccupante del livello dei salari e degli stipendi in Italia.
Con un salario netto di 21.347 dollari, guadagniamo meno oltre che degli Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Francia, anche della Spagna e addirittura della Grecia. Secondo lo studio, a parità di potere di acquisto, e tenendo conto dello stipendio netto annuale di un lavoratore, gli italiani guadagnano il 17% in meno della media Ocse.
In Italia, i salari e gli stipendi subiscono una penalizzazione, raffrontandoli con l’Ue a 15 (27.793 di media) e con l’Ue a 19 (24.552). Facendo i conti, in un anno, un italiano guadagna mediamente il 44% in meno di un inglese, il 32% in meno di un irlandese, il 28% di un tedesco e il 18% di un francese.
Nel nostro Paese salari e stipendi medi non arriva a 16.000 euro l’anno, poco più di 1.300 euro al mese. Sulle nostre buste paga pesa anche il cuneo fiscale, (che è lo strumento che calcola la differenza tra quanto pagato dal datore di lavoro e quanto effettivamente finisce in tasca al lavoratore). Quindi tra una persona dal salario medio, senza carichi famigliari, e un’altra sposata e con due figli il peso di tasse e contributi oscilla dal il 46,5% al 36%: in questa speciale classifica l’Italia balza purtroppo dal ventitreesimo al sesto posto.
I dati Ocse, sono veramente scioccanti, un campanello d’allarme, eppure l’opinione pubblica fa passare sotto tono queste anomalie e rincorre invece le notizie che si occupano della bella Noemi Letizia e del suo “papi” Silvio Berlusconi.
Il Codacons interviene con Carlo Rienzi: «i dati dell’Ocse impongono una detassazione dei salari. Non solo L’Italia non solo è tra gli ultimi paesi per i bassi salari percepiti dai lavoratori ma risulta in pessima posizione anche per quanto riguarda il potere d’acquisto dei cittadini, considerando infatti salari e livello di prezzi e tariffe il nostro paese ne esce davvero male. La riprova arriva dai dati sui consumi da tempo al palo. Per consentire all’Italia di ritornare competitiva rispetto al resto d’Europa serve una reale detassazione degli stipendi e una riduzione generalizzata dei listini al dettaglio».
Se il Ministro dell’Attuazione del Programma Gianfranco Rotondi sostiene che – «i dati Ocse sono da tenere in considerazione, ma non va dimenticato il grosso sforzo che il Governo ha fatto finora sul fronte dell’economia rilanciando il sistema – Paese»; e Daniele Capezzone rincara – «La sinistra che commenta i dati Ocse sui salari è stranamente smemorata. Furono Prodi e Visco, con la loro sbagliatissima prima finanziaria, ad aumentare le tasse a tutti, alzando le aliquote fiscali anche alle fasce più deboli» -; l’ex ministro Cesare Damiano del PD rilancia – «i dati dimostrano quanto sarebbe necessario un intervento del governo, con risorse fresche e aggiuntive per potenziare il potere d’acquisto delle retribuzione e delle pensioni», e ancora «il governo Prodi aveva provveduto a diminuire in modo significativo il cuneo fiscale e che invece bisognava proseguire su questa strada» -; Paolo Ferrero (Prc) parla di «dati scioccanti» e di «politica anti-operaia» dell’esecutivo.
Lo scambio di accuse tra la sinistra e il Governo Berlusconi, rappresenta il solito gioco del rimpiattino ma non possono cancellare un fatto: in tasca agli operai e agli impiegati italiani, vanno meno soldi di tutti gli altri colleghi, siano essi dell’Europa così detta forte (quella dei 15), sia dell’Europa dei 19, per guardare in casa nostra, se poi teniamo conto dei paesi più industrializzati, allora ci dovremmo solo vergognare.