Amministrative a Milano: Quelli lì? Sono tutti invotabili

Rossi: “Questi qui sono peggio anche del leader austriaco dell’estrema destra, che ha appena sfondati nei sondaggi elettorali”.

Milano è l’ultima frontiera, oltre la quale o c’è il tramonto della Lega e di Berlusconi o si passerà a tempi che purtroppo già abbiamo conosciuto.

Umberto Bossi Letizia Moratti dal palco

MILANO – Val la pena pubblicare questo breve ma significativo articolo di Filippo Rossi, ex direttore di Ffwebmagazine, e ora direttore de “Il Futurista“, un nuovo contenitore on line vicino a Futuro e Libertà per L’Italia. Il Futurista che ha aperto i battenti da solo due mesi,  mette in evidenza con questo articolo del suo direttore, come è diventato pericoloso il clima politico che si è instaurato in Italia, che concentra tutta la sua barbarie ed irresponsabilità di esponenti di primissimo piano come Silvio Berlusconi e Umberto Bossi su Milano, ritenuta la trincea finale di una frontiera politica, che disperatamente resiste in maniera scomposta al suo declino e che non vuole accettare una sconfitta ormai annunciata.

Quelli lì“, come dice Rossi ormai non rappresentano quella “destra” che invece pensano di rappresentare, bensì un miscuglio di uomini sfacciati, senza regole, pronti a tutto pur di restare nelle famose stanze dei bottoni, disposti a tutto per difendere quelle posizioni che ormai occupano abusivamente. Bossi e Berlusconi ormai rappresentano quella destra che va oltre quella di Le Pen. A piccoli passi hanno trasformato in maniera irreversibile la morale pubblica, e con le loro continue sortite non sono altri che avanzamenti di una strategia, che progressivamente mina le istituzioni per poi renderle superflue, inutili, e sostituirle alle barbarie improvvisate e per niente disinteressate, il cui esito, per certi aspetti, già conosciamo.

Quelli lì, non vanno votati, se prendono un voto in più diventano veramente pericolosi, più di quanto non lo siano. Il risultato di Milano rappresenterà una risoluzione definitiva che: o sancirà definitivamente il tramonto della Lega e di Berlusconi; o altrimenti sarà il lasciapassare per il quale potranno fare di tutto,  non escluso passare a violenze che questo paese già ha conosciuto e che vorrebbe non subire più.

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di Filippo Rossi

Filippo Rossi

MILANOBasta annunci, basta insulti, o improperi: basta tutto ciò che viene da quella parte politica. Perché volgare, indegna di rappresentare anche solo un minuscolo pezzetto di un paese che si dice civile e democratico. Loro, in fondo, sanno solo dire: la sinistra è come l’Islam, Pisapia beve il caffè assieme a quelli dei centri sociali, Al – Qaeda si è schierata per i ballottaggi. L’insieme di questa tragica propaganda messa in scena dal Pdl e dai suoi alleati leghisti altro non è che la dimostrazione finale di un fatto, ineluttabile e indiscutibile: Letizia Moratti e i partiti che la sostengono sono invotabili. Non meritano quella crocetta sulla scheda elettorale perché incarnano il peggio.

L’Italia, come ha ribadito nella prolusione all’assemblea dei vescovi il presidente della Cei Angelo Bagnasco, è stanca delle risse. Ormai il dibattito è ridotto a un perenne litigio, con i cittadini che nei fatti si sono disamorati: di tutto. Parole che seguono, di poche ore, il richiamo (l’ennesimo) di Giorgio Napolitano sull’esasperata partigianeria. Questi qui sono peggio anche del leader austriaco dell’estrema destra, che ha appena sfondati nei sondaggi elettorali.

E senza contare le pernacchie di un ministro della Repubblica ad un governatore. Siamo alla frutta, alle comiche finali, al peggio del peggio. Ma è tutto coerente con il livello dei compagni di partito. Questo centrodestra al governo è un caravanserraglio che si sposta da una città all’altra per proporre il solito misero cabaret: nani, ballerine, animali di tutte le specie. Ma nemmeno l’ombra di uno straccio di quella cosa per la quale stanno lì: la politica.

Milano, 24 maggio 2011

2 commenti su “Amministrative a Milano: Quelli lì? Sono tutti invotabili”

  1. La cosa allucinante che questi identificano i centri sociali come se fossero le brigate rosse. Senza saper nè leggere nè scrivere, un centro sociale è un luogo dove la gente si incontra per parlare di politica, per pianificare ed organizzare attività politiche, e sono gli unici posti rimasti in vita visto che le sedi dei partiti non esistono più e, dove esistono, non fanno più nè formazione nè cultura politica, ma solo ed unicamente strumentalizzazione pro domo sua. Io come persona che conosce l’italiano, non ci trovo nulla di male nell’esistenza di un “centro sociale”. Anzi! Se trasmette vita e cultura, ben venga. Se poi sono dei luoghi dove si organizzano o commettono reati, allora sono un’altra cosa, non certo “centri sociali”, ma la polizia che ci sta a fare? E il Ministro dell’Interno non è un loro compare? Se i nostri governanti imparassero prima di tutto l’italiano, forse già questo paese scalerebbe qualche posto nella classifica degli ultimi paesi del mondo come arretratezza culturale.

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