Siamo qui a combattere perché i nemici di Salerno vogliono conquistarci.
Il Sindaco: Lottate per una Città di primati. Regione e Provincia stanno distruggendo il trasporto pubblico e sanità. Saremo meta turistica europea alla pari con Barcellona e Berlino.
SALERNO «Il nostro non è il sogno di Salerno, è l’unica fiamma di libertà e speranza per il futuro della crescita dell’Italia». In una piazza Portanova stracolma («siamo 15mila» secondo gli organizzatori), Vincenzo De Luca riesce nel miracolo di galvanizzare ancora una volta una comunità. «Siamo donne e uomini liberi – il suo urlo – che vivono di valori non negoziabili come la dignità, la libertà, il sacrificio per il futuro dei nostri figli». Da Portanova a via Roma e alla Feltrinelli, un mare di persone per il comizio finale di De Luca che dopo aver lavorato anni per dare identità ai salernitani ora li spinge a riprendersi la storia, propria e collettiva.
Poche bandiere al comizio di De Luca, concentrate nei supporter organizzati di Salerno Solidale, ma una presenza trasversale per fasce d’età e ceti sociali, presi piacevolmente in contropiede prima dalla testimonianza dell’attore Massimo Ghini («Ho chiesto di essere qui, perché da meridionale sfegatato devo sempre difendere il Sud che poteva essere, ma che a Salerno c’è») e poi trascinati dalle canzoni dei Neri per Caso. Il sindaco, sereno e esuberante nella sua oratoria, spinge a recuperare il senso del passato, con il ricordo di quanto realizzato, a guardare al presente e immaginare il futuro, sottolineando l’assedio alla città: «Siamo qui a combattere – dice – perché è in atto un tentativo di far prendere in mano la città a forze esterne, nemiche di Salerno. Facciamo paura per quello che rappresentiamo, per quello che stiamo realizzando, perché difendiamo la dignità del Sud, della Campania, di Napoli.
Tutto in una comunità di uomini e donne liberi». A riprova cita il «pellegrinaggio» verso Salerno: «Sono arrivati Schifani, Verdini, Matteoli – e qui la piazza è un solo urlo di rabbia – che è venuto ad annunciarci il pedaggio sulla Salerno-Reggio e sulla Salerno-Avellino, spiegando che non c’è un euro per la A3. E poi voleva i nostri voti. A fine serata sono venute delle persone con i camici bianchi e se lo sono portato». A La Russa manda a dire: «Quando vado a Milano i leghisti si alzano in piedi in segno di rispetto, quando va lui si alzano e se ne vanno». L’affondo è su tutti: Gasparri, Brunetta, Caldoro, Cosentino. «Non so poi – continua – se Alemanno è venuto con i 1500 assunti in modo clientelare nelle società di Roma.
È venuto Cetto Laqualunque con “più tutto per tutti” ora mancano Lele Mora e Platinette». Il comizio è però tutto per i salernitani. De Luca viaggia sulle ali del ricordo dei drogati alla Rotonda, le prostitute la sera in via Mercanti, il Verdi chiuso, le chiancarelle e il Cementificio. «Non c’è un angolo di Salerno che non è stato rifatto – rilancia con orgoglio – si completano i grandi progetti, è finita la metropolitana che solo quella sottospecie di presidente della Campania può dire che non è strategica, ora tocca al Vestuti e al Palasport.
Abbiamo fatto parchi e alberghi, la città turistica è nata con due milioni e mezzo di visitatori per le luci d’artista, 100mila crocieristi sbarcati nel 2010. Per questo ci vogliono strangolare: 700 milioni a Napoli per la metropolitana, 40 milioni al San Carlo e a Salerno nulla. Ma andiamo avanti: possono venire con i carri armati, non ci fermeranno».
La denuncia tocca il Cstp («in un anno Regione e Provincia stanno distruggendo il trasporto pubblico») e la sanità. L’invito è però a immaginare il futuro con l’umanizzazione della città, il primato negli asili nido, il fronte del mare dalla stazione marittima di Zaha Hadid al porto Marina d’Arechi di Calatrava, la Salerno della cultura e della musica e la difesa del valore della sicurezza.
«In due anni – conclude De Luca – vogliamo diventare una meta turistica europea per le opere di architettura alla pari con Barcellona e Berlino, riprendere il primato della scuola medica, prima università d’Europa con la ricerca , fare del centro storico una Positano moltiplicata per cento con artigiani e piccole botteghe. Non è un programma per Salerno, è un pezzo della rinascita del Sud e dell’Italia: un enorme distretto turistico da Roma a Salerno significa riuscire a dare lavoro a 100mila persone».
Fulvio Scarlata dal Mattino
Salerno, 9 maggio 2011