Fukushima, la gravissima vicenda nucleare, scomparsa dalle notizie e taciuta dalla maggioranza dei media, sancisce la nascita dei giornalisti che non “dicono”.
E la tragedia si continua a consumare. La situazione a Fukushima è estremamente grave. La contaminazione aumenta, è il doppio di Chernobyl.
ROMA – La scomparsa della gravissima vicenda del nucleare, dalla maggioranza dei media, sancisce ufficialmente la nascita dei giornalisti “embedded”. Il “non scrivere“ e il “non dire“ come attività giornalistica, appare, quindi, il tratto caratteristico della vicenda giapponese in salsa italica. Le maggiori testate italiane appartengono a grandi gruppi industriali. Il “Sole 24 ore“ di Confindustria, “La Stampa“ di Fiat. Il “Corriere della Sera“ attraverso RCS è di proprietà di gruppi industriali e finanziari. Negli SU il “New York Times” e il “Washington Post“ sono di proprietà di editori puri. E così la tedesca “Frankfurt Allegmeine Zeitung”, e la svizzera “Neue Zurcher Zeitung”.
Insomma, l’ibrido connubio tra una considerevole parte dei media e i gruppi finanziari e industriali svolge un ruolo fondamentale nella grande operazione di svuotamento e minimizzazione del disastro nucleare giapponese. La vicenda è tragicamente grave, considerato che la prassi consolidata nel settore nucleare è la censura e la falsificazione dei dati. Il silenzio della maggioranza dei media è anche funzionale al processo di normalizzazione, iniziato nell’ultimo incontro avvenuto a Vienna, e organizzato dall’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica. L’AIEA ha annunciato dal 20 al 24 giugno prossimo una Conferenza Internazionale sulla sicurezza dei reattori nucleari. Utile chiarire che AIEA ha come fine lo sviluppo dell’energia nucleare per usi civili. La situazione a Fukushima è estremamente grave. Dati contraddittori, e finti errori, da parte degli organismi di controllo, rendono la situazione inquietante. L’incidente non è ancora risolto, e, dai dati ufficiali, non è possibile ancora oggi sapere quanta radioattività è stata emessa dai reattori. Da come si utilizzano i dati è possibile affermare che le emissioni radioattive variano tra il 10% e il 102% di Chernobyl. Sul New York Times si legge che vi sono due valori ufficiali, molto diversi, della radioattività uscita finora da Fukushima.
La Commissione per la Sicurezza Nucleare quantifica in 630.000 terabecquerel (Tb=1000 miliardi di radiazioni al secondo), mentre per l’Agenzia per l’energia nucleare la quantità è di 370.000 terabecquerel. L’Agenzia ha assunto come riferimento il doppio delle emissioni di Chernobyl (considerando che le autorità sovietiche sottostimarono enormemente la radioattività emessa nell’incidente ), e i 370.000 Tb che rappresentano il 17% e non il 10% delle emissioni ufficiali di Chernobyl. Facendo riferimento ai dati della Commissione, invece, perveniamo al 34% delle emissioni di Chernobyl. Importante però aggiungere che la stessa Commissione stima un margine di errore (rispetto ai 630.000 Tb) pari a 2 o 3 volte, quindi l’oscillazione della stima varia tra il 17% e il 102% di Chernobyl.
Si dimentica, infine, nella Comparazione con Chernobyl, che allora le emissioni riguardarono l’atmosfera e il suolo mentre oggi il Pacifico è interessato dai radioisotopi. A 30 chilometri da Fukushima il mare è due volte più radioattivo rispetto al massimo ammesso dalla legge giapponese per le acque di scarico delle centrali nucleari, e la contaminazione continua ad aumentare. Gli oceanografi di Asr, con un PC, hanno calcolato la dispersione, non della radioattività vera e propria, ma dei piccoli e piccolissimi animali (larve di pesce, plancton, invertebrati) che si muovono nel mare, trascinati dalle correnti e dalle onde. Dalle parti di Fukushima vengono contaminati dalla radioattività, e poi continuano a viaggiare trasferendo la radioattività acquisita ai pesci “predatori”.
Impossibile quantificare l’obsolescenza delle centrali di Fukushima. L’11 aprile le autorità giapponesi dissero al mondo che la radioattività era enormemente diminuita, e quantificata in 24 Tb al giorno. Alcuni giorni fa l’edizione inglese del Yomiuri Shimbun, il più diffuso giornale giapponese, riporta la notizia della Commissione per la Sicurezza Nucleare Giapponese che ammette l’errore nel calcolo della radioattività. La Convenzione Internazionale di AIEA prevede che tutte le emissioni radioattive siano espresse nell’equivalente quantità di iodio 131, e poi sommate. Utilizzando tale corretto metodo, le emissioni complessive della centrale ammontano a 154 Tb! L’errore (?) commesso dalla Commissione è stato quello di sommare le emissioni di iodio e cesio, senza convertire il cesio in iodio equivalente, pervenendo alla “rassicurante “ cifra di 24 Tb al giorno. La società che gestisce i reattori, la TEPCO, ha reso noto il programma di intervento sui reattori per ricondurli alla “stabilità”. Il tempo occorrente viene quantificato dalla TEPCO in sei-nove mesi e, solo dopo i primi 90 giorni di intervento, la radioattività cesserà di essere immessa nell’ambiente.
A questo si aggiunga un’altra considerazione che suscita ulteriori interrogativi. Nella prefettura di Fukushima vi sono tre siti di centrali nucleari: Fukushima Daiichi, Fukushima Daini, Onagawa. La centrale interessata è quella di Fukushima Daiichi. L’11 aprile una nuova scossa di 7.3 Richter ha interessato la centrale di Onagawa, con riversamento di acqua radioattiva dalla centrale. La società TEPCO si affretta a tranquillizzare, ma le Autorità cinesi manifestano la propria preoccupazione con una nota del ministro degli esteri in cui si legge: ”Come Paese vicino al Giappone, esprimiamo la nostra preoccupazione. Speriamo che il Giappone agisca in conformità alla legge internazionale e adotti misure efficaci” e ancora “Chiediamo che il Giappone riferisca le informazioni più rilevanti alla controparte cinese in modo rapido, chiaro e preciso”. La emissione di una quantità pari a 100 Tb condusse a classificare di livello 5 della scala Ines gli incidenti di Windscale e Three Mile Island.
Con 154 Tb al giorno, e se va bene per 90 giorni, vuol dire che a Fukushima avremo 90 Windscale! Infine chi boicotta i referendum e dice “tiram innanzi” deve sapere che il sisma di “intensità inconsueta“ ha lasciato intatti i terminali dei rigassificatori di Higashi Ohgishima, Futtsu Sodegaura e Minami Yokoyama.
Roma, 30 aprile 2011
Bisogna mobilitare l’opinione pubblica mondiale attraverso la rete internet per non far calare l’attenzione su un disastro che, se sottovalutato, in pochissimi anni, porterà l’umanità fuori dalla civiltà come oggi la conosciamo.