Il Movimento: “Non siamo contrari al fatto che la mediazione possa essere svolta anche da categorie diverse da quella forense”.
Un commercialista, un ingegnere o altri professionisti, potrebbero svolgere egregiamente la mediazione nel campo delle loro competenze e non altro.
ROMA – Riceviamo e volentieri pubblichiamo la nota del Movimento “La Mediazione civile agli avvocati”, i quali dopo la riforma della mediazione civile e commerciale di cui al d.lgs. 28/2010, d.m. 180/2010, ha avvertito la necessità di chiarire la propria posizione rispetto al nuovo istituto. Il movimento pur essendo potenzialmente favorevole alla introduzione della mediazione obbligatoria, ritene che non solo il provvedimento, così come si presenti è imperfetto, ma che non può essere avulso dalla categoria degli avvocati.
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Movimento “La mediazione civile agli avvocati“
“Giuristi Italiani” è un neo-costituito sodalizio formato da avvocati e futuri avvocati di diversa provenienza, sorto sulla rete web ma ormai approdato anche nel mondo reale. In linea di principio, malgrado la recente pronuncia – tutt’altro che definitiva – del Tar del Lazio ed essendo potenzialmente favorevoli allo strumento in questione, ci poniamo in posizione mediana, tra chi vorrebbe la mediazione civile del tutto espunta dal nostro ordinamento e chi invece la ritiene, nell’attuale configurazione, un istituto già perfetto. Tuttavia, le nostre iniziative si caratterizzano per la preferenza accordata più al messaggio che ai messaggeri. Non è nostro obiettivo infatti rivendicare la paternità di concetti e idee ma, ritenendoli comunque validi, fare in modo che possano essere conosciuti da tutti.
Il motivo di tale scelta è da individuarsi nella constatazione che, in questo periodo, parlare di mediazione civile con gli altri avvocati è come parlare di politica con una persona appena conosciuta: non si sa mai se ciò che si dice sia in linea con l’orientamento dell’interlocutore ed è altissimo il rischio di venire subito etichettati – e spesso bollati – per sempre al minimo azzardo di “sbilanciamento”.
Ad ogni buon conto, il messaggio che intendiamo diffondere si concretizza nel movimento “La mediazione civile agli avvocati”, vero e proprio mezzo, proposta e fine del nostro presente impegno. Lo scopo che intendiamo perseguire è quello di fare in modo che la mediazione civile e commerciale sia svolta dalle sole categorie professionali in possesso delle effettive competenze per poterlo fare. In subordine, di far comprendere alla gente che, se intende sfruttare al meglio la possibilità di utilizzare strumenti stragiudiziali di composizione delle controversie, dovrebbe affidarsi soltanto a professionisti in grado di farlo sul serio.
Non siamo contrari al fatto che la mediazione possa essere svolta anche da categorie diverse da quella forense.
Un commercialista potrebbe essere un ottimo mediatore in una controversia che ha per oggetto un contratto bancario, come pure un ingegnere su una lite di carattere immobiliare-successorio. Però, non riteniamo sia possibile che gli stessi professionisti citati possano gestire, con altrettanta facilità ed efficacia, delle questioni riguardanti materie che non conoscono affatto. Senza contare, poi, tutti gli altri generici e assolutamente inadeguati requisiti attualmente richiesti dalla legge per ricoprire la figura del mediatore civile.
Per tali ragioni, abbiamo ideato il movimento in parola facendo realizzare alcuni messaggi pubblicitari che hanno per destinatari principali le Istituzioni e i cittadini. Naturalmente, è evidente la necessità che l’iniziativa, per raggiungere i risultati auspicati, possa crescere e svilupparsi nel minor tempo possibile. A tal proposito, gli strumenti di promozione che utilizziamo sono stati già inviati a moltissimi Organi e Associazioni Forensi e presto si provvederà alla raccolta delle adesioni e al coinvolgimento dei professionisti interessati attraverso i social network più importanti.
Unendoci alla numerosa schiera di coloro che ritengono la mediazione civile perfettibile, non possiamo non immaginare delle modifiche della disciplina che pongano l’avvocato al centro dell’istituto. In particolare, abbiamo letto diverse opinioni in merito alla possibilità di rendere questo strumento perfettamente compatibile con la professione forense. Ancor più nello specifico, riteniamo che la funzione di mediatore civile debba essere svolta dagli avvocati e che possa costituire anche il principio, se è il caso, di un successivo rapporto di assistenza.
Non si tratta di ricorrere ad improbabili opere di “ingegneria legislativa”. Potrebbe essere sufficiente prevedere la possibilità, per un avvocato, di svolgere prima la funzione di mediatore civile e poi, nell’eventuale giudizio, quella di difensore di una delle parti. Magari, come sostenuto da alcuni, di quella parte che, in sede di mediazione, si era dimostrata intenzionata ad aderire alla proposta formulata dal mediatore. Per ottenere questo risultato, riteniamo sia possibile il ricorso a meccanismi che assicurino l'(iniziale) imparzialità del professionista e prevedano anche la (successiva) convenienza, per i clienti, di continuare ad avvalersi della sua opera.
Negli ultimi anni, tutte le categorie professionali hanno cercato, in tema di mediazione civile, di “tirare acqua al proprio mulino”. La cosa è naturale: questo istituto permette loro di allargare moltissimo il proprio ambito di operatività. Paradossalmente, gli unici che sinora non si sono mossi (o meglio, si sono mossi spinti da una logica esclusivamente distruttiva) sono stati soltanto gli avvocati, ossia coloro che più di tutti hanno da perdere dal fatto che la mediazione possa essere svolta da altri professionisti e, diciamolo, da una riduzione del contenzioso. Tra l’altro, da quanto detto dal Presidente dell’Ordine dei Commercialisti nel corso dell’ultimo Convegno Nazionale sulla Mediazione Civile di Torino, si è appreso che già nel 2008 il Ministro Alfano chiese, alle categorie professionali interessate, un’opinione in merito e ancora non riusciamo a comprendere il motivo per il quale la categoria forense non si mosse per tempo accampando diritti e pretese sull’istituto.
Siamo comunque fiduciosi nel fatto che, attraverso il nostro movimento e la diffusione di iniziative simili alla nostra, ogni categoria professionale arrivi perlomeno a fare un accurato auto-esame delle reali competenze possedute su ciascuna materia interessata dalla riforma e che, in fin dei conti, la gente sia in grado di individuare i professionisti che posseggono effettivamente tali cognizioni.
Roma, 22 aprile 2011
AGGIORNAMENTO GIURISPRUDENZIALE IN MATERIA DI CONCILIAZIONE/MEDIAZIONE
A.M.C.I. Associazione Mediatori e Conciliatori Italiani
A commento del comunicato stampa del giorno 24.10.2012 diramato dalla Corte Costituzionale in cui viene preannunciata la dichiarazione di illegittimità del decreto legislativo 28/2010 per “eccesso di delega legislativa” “nella parte in cui ha previsto il carattere obbligatorio della mediazione”, ed in attesa del deposito della sentenza e delle motivazioni in essa contenute, si conta inizialmente come non ci sia ad oggi alcun riferimento alle questioni sollevate circa l’illegittimità costituzionale rispetto agli articoli 3 e 24 della Costituzione. Si tratterebbe dunque, allo stato, di un di rilievo di natura formale.
Pur riconoscendo alla “mediazione volontaria” una importantissima funzione, si ritiene che il “carattere obbligatorio della mediazione” sia un tratto distintivo, accolto positivamente anche al di fuori del Paese Italia come buona pratica, che possa servire inoltre per creare una nuova cultura della risoluzione alternativa al conflitto e si ritiene dunque che tale vizio formale posto all’attenzione della Consulta (che, non sembra un mero caso, abbia diramato ad oggi solo un comunicato stampa) possa essere letto proprio come una sorta di avviso al Governo ed al Parlamento al fine di poter porre un rimedio immediato, ed in ipotesi, rafforzare ancora di più questo strumento dalle interessantissime potenzialità, anche con ulteriori vantaggi fiscali (ad esempio con aumento del credito di imposta, anche relativamente alle spese sostenute dalle parti per la rappresentanza con propri consulenti, come per gli avvocati intervenuti). Tale decisione permetterebbe infine di apprezzare la scelta di molti soggetti, imprenditori e professionisti, che, credendo in una innovazione dello Stato, hanno investito entusiasmo, interesse, tempo e capitali per attivare Organismi di Mediazione o per seguire corsi di abilitazione e perfezionamento in questa materia.