Dieci anni di udienze per lo scandalo Parmalat con il risultato scandaloso dell’assoluzione di tutte le banche.
La prescrizione “assolve” le Banche e lascia i risparmiatori a bocca asciutta. Prima della sentenza definitiva, resta solo la strada della mediazione civile.
MILANO – Dieci anni di udienze per lo Scandalo Parmalat, e il risultato? Tutte le banche assolte. Cosa c’è sotto? Come si sa il fallimento della Parmalat è costato l’azzeramento del patrimonio azionario ai piccoli azionisti, mentre i risparmiatori che avevano investito in “bond” secondo la sentenza difficilmente potranno recuperare quanto perso.
Questo è il messaggio che sta passando. Ma così non è, ad affermarlo è Pecoraro, presidente dell’Organismo Internazionale di Conciliazione & Arbitrato dell’ANPAR. “C’è una positiva speranza di recuperare buona parte di quanto perso”.
E come può essere possibile? Con la mediazione civile, visto che la materia bancaria è una di quelle il cui esperimento del tentativo di conciliazione è obbligatorio. E’ vero, dice Pecoraro, che questa è una sentenza che tende all’aggravamento dei conflitti sociali, fosse stata già in vigore l’obbligatorietà alla mediazione civile tutto questo, forse non sarebbe successo.
La mediazione che si pone al di sopra delle parti avrebbe incarnato sicuramente la concordia dei risparmiatori e delle banche, con un accordo reciprocamente soddisfacente. “L’aspro scontro tra i rappresentanti dei risparmiatori e le banche – secondo Pecoraro – ha portato a questa soluzione”.
Alla base del grave provvedimento c’è un fatto molto importante la lungaggine del processo che ha estinto per prescrizione la responsabilità civile delle banche. Sappiamo tutti che ci sono grovigli di interessi in questa vicenda. Bisogna solo trovare la strada per uscirne.
Pecoraro lancia una proposta, l’avvio di procedure conciliativa attraverso organismi di conciliazione presenti con uffici di conciliazione e delegazioni sull’intero territorio nazionale, dal Trentino alla Sicilia, che hanno al proprio interno mediatori altamente professionali e competenti nella materia da mediare.
“Da che cosa nasce questa certezza di recuperare ciò che una sentenza di primo grado ha già deciso? semplice – afferma il presidente Pecoraro – forse non tutti sanno, che una sentenza non definitiva, consente l’applicazione della mediazione civile e commerciale e che il giudice, anche in sede di giudizio di appello, valutata la natura della causa, lo stato dell’istruzione e il comportamento delle parti, può invitare le stesse a procedere alla mediazione. L’invito deve essere rivolto alle parti prima dell’udienza di precisazione delle conclusioni ovvero, quando tale udienza non è prevista, prima della discussione della causa. Dunque, da quanto detto, continua Pecoraro, la procedura può avviarsi anche prima dell’appello e/o durante la causa di appello. Il consiglio è quello di avviare le procedure da subito.
Ricordo ai delusi della sentenza che tentare la mediazione non costa nulla“.
Milano, 21 aprile 2011