Il Ministeriale è un delizioso medaglione di cioccolato fondente ripieno di crema al liquore, che insieme a Pastiera, Babà, Sfogliata sono il tesoro di Scaturchio.
Scaturchio a Piazza san Domenico Maggiore, non poteva capitare meglio, in pochi metri si racchiude tutto il bello che si può augurare di avere a portata di vista.
da (POLITICAdeMENTE) il blog di Massimo Del Mese
EBOLI – Oggi con la rubriga “Sapori & Saperi” parliamo del “Ministeriale“. Ma cosa è il Ministeriale? Si potrebbe pensare sia quella categoria di uomini “grigi” ed in grigio, avvezzi alla frequentazione dei palazzi che contano, i manovratori di quei bottoni che decidono i destini degli uomini e degli Stati. Invece no. Niente di tutto questo.
Qualche indizio?
Proviamoci: E’ una sublime fusione di sapori, di profumi di cioccolato e di rhum, anche se negli ingredienti della ricetta ufficiale non specificano rhum, ma si parla più genericamente di alcool e aromi non bene identificati.
Un altro indizio ancora?
Vediamo: La leggera presenza del rhum, quando si apre la confezione fa emanare un’eterea fragranza, che unita alla pasta di nocciole, ad un pizzico di vaniglia, in un ripieno reso cremoso dalla presenza di latte e zucchero, forma una divina leccornia che nemmeno il padreterno poteva fare di meglio e che non aspetta altro di essere gustata.
Ci siamo? credo proprio di si. Si tratta di “leccornie napoletane“.
Tutto questo non è altro che il Ministeriale. Un delizioso medaglione di cioccolato fondente ripieno di crema al liquore (ricetta segreta ma violata). Ad inventarlo, nei primi anni dell’unità d’Italia, fu Francesco Scaturchio, una della dinastia di pasticcieri del fondatore Giovanni.
Il medaglione ebbe un successo tale che il suo inventore pensò bene di presentare il ritrovato alla mensa del Re. Fu una pratica lunga e sfiancante e solo dopo innumerevoli prove effettuate nei Ministeri incaricati di verificare la congruità della proposta, il medaglione poté raggiungere la “regale gola”.
Da qui il nome di quello che ancora oggi, è uno dei dolci che ha reso Scaturchio famoso nel mondo. Formato normale o mignon, viene spedito ovunque anche grazie alla formula esclusiva che senza additivi, lo fa conservare per qualche mese.
Svelato il segreto del Ministeriale è il caso di parlare anche di questo “mago” pasticciere che ha coltivato il palato e “preso per la gola” dai regnanti ai cittadini più semplici, intere generazioni, ammaliandole con quei sapori divini ed unici.
Nel 1905 un giovane di origini calabresi, Giovanni Scaturchio, apre la sua pasticceria nel cuore del centro storico di Napoli, lungo Spaccanapoli e più precisamente in piazza San Domenico Maggiore. La pasticceria Scaturchio costituisce, da oltre un secolo, una meta obbligatoria per gli amanti del buon gusto e dell’arte dolciaria e pasticciera partenopea.
Tra le sue produzioni, tutte cose straordinarie, troviamo: la gustosissima Pastiera, un dolce affidato alla tradizione pasquale ma, oramai, prodotto durante tutto l’arco dell’anno, fatta a base di pasta frolla, ricotta fresca, grano cotto, zucchero, frutta candita, vaniglia e fior d’arancio (neroli); lo squisito Babà, preparato a forma di fungo o di vulcano semplice imbevuto di rhum bianco, ripieno con crema pasticciera o con sopra fragole e frutta; la impareggiabile Sfogliatella, dolce della tradizione conventuale, preparata in formato riccia o a frolla, da gustare rigorosamente calda come la tradizione comanda, non dimenticandosi mai di una spolverata di un delicatissimo zucchero a velo, ma solo qualche istante prima di consumarla; gli Struffoli ed i Roccocò, dolci affidati ai periodi natalizi; le torte Paris brest, farcite con crema chantilly, fragoline di bosco, oppure a Moka, con crema al caffè e altre goloserie.
Ma la vera eccellenza, l’unicità creativa della pasticceria Scaturchio è rappresentata inequivocabilmente dal Ministeriale, quel bel medaglione di cioccolato dall’interno cremoso, inventato da Francesco Scaturchio, e da allora oltre che essere apprezzatissimo dalla casa Reale, è apprezzato da tutti ed in tutto il mondo.
E’ stata una scelta o il fato, quella di Piazza San Domenico? La pasticceria più famosa del mondo non poteva scegliere un luogo diverso, per finire nel limbo. Piazza San Domenico Maggiore non è solo bella, è bellissima, e il suo fascino intramontabile è dovuto proprio al fatto, che in pochi metri si racchiude tutto il bello che si può augurare di avere a portata di vista: si può ammirare la Basilica gotica di San Domenico Maggiore risalente al 1283, fatta costruire dagli Angioini e progettata da due architetti francesi, nella quale si possono ammirare gli affreschi di Pietro Cavallini, Tiziano, Michelangelo, Caravaggio e Francesco Solimena; Il bellissimo Palazzo Petrucci, che prende il nome da Antonello Petrucci, che ne era proprietario, segretario di re Ferrante d’Aragona; Palazzo Corigliano maestoso, imperante, costruito nel 1500 dai duchi di Vietri; Palazzo San Severo de Sangro risalente al XVI secolo; Palazzo Casacalenda del XVIII secolo, ultimato e restaurato dal Vanvitelli; ed infine giusto al centro della Piazza impera l’obelisco di San Domenico, di forma piramidale, edificato nel 1556 in segno di ringraziamento per la fine di una micidiale pestilenza che causò la morte di circa due terzi della popolazione napoletana e fece precipitare per un lungo periodo nella povertà Napoli, in quel tempo la città più popolosa e più ricca d’Europa.
Come al solito, anche i sogni più belli quando poi assurgono a realtà hanno un tempo, e così in un luogo incantato di una Napoli Reale, ricca opulenta, umana e spensierata, arriva per incanto un “terrone” del profondo Sud, e si inventa tramandandole ai posteri le delizie più buone del mondo. Quel sogno fatto realtà si infrange con la modernità, con la spietatezza del “Mercato” e delle sue regole rigide, e finisce con Scaturchio all’asta pieno di debiti, ma fortunatamente la storica Pasticceria Scaturchio è stata rilevata da un imprenditore napoletano, al quale non si può che augurare un “in bocca al lupo”, e che conservi le metodologie produttive, gli aromi ed i sapori della gestione storica.
Eboli, 10 aprile 2011
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