Cosa sono, le foibe? Quale episodio della storia evocano?
Il valore della memoria per gli uomini democratici, è un punto fondamentale di impegno morale e civile e per fare in modo che non si ripetano mai più le tragedie del passato.
Prendendo spunto dalla nota di Mario Pucciarelli, che si pubblica integralmente, il quale a nome di Forza Nuova di Battipaglia ci affida una riflessione per il giorno del ricordo delle Foibe, l’eccidio di migliaia di cittadini giuliano-dalmati, corre l’obbligo di esprimere alcune considerazioni.
Cosa sono, le foibe? Quale episodio della storia evocano?
Le foibe sono (caverne e aperture carsiche del terreno) il luogo in cui, alla fine dell’ultima guerra mondiale, furono uccisi e gettati, spesso dopo tantissime umiliazioni e le più atroci torture, migliaia di italiani. Gli eccidi ebbero due momenti: il primo, all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943, quando si scatenarono vendette e rancori mai sopiti dopo 20 anni di italianizzazione forzata; il secondo, molto più grave per numero delle vittime, nella primavera del ’45, quando le truppe titine occuparono la Venezia Giulia, la Dalmazia, Trieste e parte del Friuli.
Pucciarelli, anche senza condividerne le sue riflessioni, che in verità tracciano una visione molto di parte e ancora lontana da quella che dovrebbe essere invece una volontà riconciliativa, offre l’occasione per parlare di questa triste pagina di storia che fortunatamente ha trovato spazio, sia pure in ritardo, nella storia degli orrori di cui l’umanità in generale deve ricordare per superare la vergogna e cercare di dare spazio nella vita quotidiana alla libertà di espressione, a quella individuale e al rispetto verso tutte le altre libertà, ivi comprese quelle politiche e religiose.
Il valore della memoria per gli uomini democratici, per la democrazia, per le libertà, è un punto fondamentale di impegno morale e civile e per le istituzioni poi è indispensabile. Per questi motivi è d’obbligo dare alle nuove generazioni i mezzi per conoscere le pagine più buie della nostra storia e fare in modo che non si ripetano mai più le tragedie del passato, bisogna impegnarsi perché il futuro sia fatto di certezze democratiche e che faccia proliferare idee di libertà, voglia di confronto civile, creando le basi per un terreno fertile per la crescita civile ed il benessere di tutti.
Tratteggiare i caratteri generali di quanto accaduto, è veramente difficile, così come resta da spiegare perché le foibe, sebbene radicate nella coscienza delle popolazioni giuliane, hanno determinato una memoria contrastata e divisa, e non sono invece entrate a far parte del patrimonio collettivo della nazione, e perché nonostante vi fossero contributi storiografici anche di spessore scientifico non sono stati capaci di uscire da quel ristretto circuito accademico che magari hanno portato, non a nascondere ma a deviare, la barbarie dei seguaci di Tito, che la storia ha condannato e che lo stesso mondo comunista poi, sia pure in ritardo, ne ha preso le distanze. Barbarie commesse nei confronti di migliaia e migliaia di cittadini, che si sono trovate nel momento sbagliato, con persone sbagliate, aberrate dall’odio, armate di una vendetta sanguinaria, cieca e ingiustificata, di cui ancora oggi risulta incomprensibile, e ancora oggi non si riesce a stabilire il numero di quelle persone, torturate, seviziate e barbaramente scaraventate o occultate nelle viscere di quella terra, diventata ormai un luogo triste e lugubre.
Può mai la rabbia, un’ideologia, un credo, una passione, consentire l’obnubilazione delle facoltà mentali che porta intere popolazioni a sopprimerne altre, e porta un’intera società a giustificarne le azioni, consentendo la impunità, senza formulare un giudizio di condanna quantomeno dal punto di vista storico, atteso che non è possibile istituire tribunali speciali per condannare e punire i responsabili di allora.
Purtroppo la storia, quella ufficiale, la scrive chi la vince e la scrittura quando viene “imposta” lascia strascichi polemici, odi generazionali e ferite difficili a rimarginarsi, ma fortunatamente la storiografia per la moltitudine degli studiosi che se ne occupa è difficile che possa far passare inosservate anche le pagine più buie e tristi, l’importante però è che una volta conosciute e fatta chiarezza vi sia la volontà di guardare al futuro e celebrare con a solennità con cui meritano quei fatti con l’esercizio della memoria, con il ricordo.
Le Foibe, rappresentano quella famosa pagina triste che ha lasciato una macchia, che fortunatamente uomini di coraggio a partire da Einaudi a Gronchi per finire ai nostri giorni con Scalfaro e Giorgio Napolitano, hanno in qualche modo riscattato. Con questo giorno è necessario ricordare che l’umanità deve usare gli occhi per guardare, le orecchie per ascoltare e la bocca per non tacere, anche se si tratta delle verità più scomode, per non alimentare quel “associazionismo” politico amorale che tende a giustificare ogni cosa purché venga dalla nostra parte.
……………………… … …………………….
Forza Nuova Battipaglia anche quest’anno si appresta a ricordare i 20.000 connazionali sterminati nelle foibe dalla barbarie comunista.
BATTIPAGLIA – Tutto ciò, malgrado le velleità culturali dei consueti “cattivi maestri”, che dalle cattedre universitarie e storico-letterarie italiane, mirano “sinistramente” ad adombrare i crismi sacri della verità storica già per troppi decenni buttata alle ortiche, ma il loro, diventa solo un goffo tentativo di:
NEGARE ciò che è fin troppo evidente cercando spudoratamente di capovolgere le responsabilità degli accadimenti;
NEGARE le immani sofferenze delle genti di quell’ angustio lembo di Patria che fu l’Istria. Genti costrette a lasciare con la forza la loro terra e i loro averi e fuggire nei quattro angoli del mondo;
NEGARE le mani assassine immonde e lorde di sangue dei loro compagni titini partigiani;
NEGARE l’italianità di quelle terre che trasudano perennemente di cultura italica, romana e veneziana sin dalle viscere.
La nostra riprovazione per i comunisti negazionisti è tale da chiederci se sia possibile che in Italia possano ancora circolare liberamente sigle con simboli di morte e distruzione quali la “falce e il martello” (una legge Scelba anche per loro?).
Ma se la ferita ideologica rimane ancora aperta e profonda, questo non impedisce di indignarci a sua volta per la volgare strumentalizzazione di quegli eventi messa in atto dalla cricca di mercanti, da quell’insanabile comitato d’affari, da quell’ipocrita letamaio di corruzione e clientelismo locale chiamato PDL. Cosa hanno a che spartire costoro con il martirio delle foibe, con la difesa della dignità nazionale? Loro che la Patria stanno concorrendo a devastarla moralmente e fisicamente con la loro metastatica gestione del potere?
Ecco perché noi forzanovisti celebriamo in maniera distinta e austera senza la smania di doversi mettere in mostra, perché solo e solamente noi, coi veri patrioti, possiamo con sovrano sdegno permetterci di custodire la Memoria del nostro popolo, affinché questa non venga ceduta agli Scribi e ai Farisei.
Mario Pucciarelli
Forza Nuova Battipaglia
Sono andato a scuola negli anni 80 e negli anni 90, non ho mai sentito in classe, nè ho mai letto su nessun libro di storia la parola “foibe”. Credo che la pesantissima coltre di silenzio che per così tanti anni ha coperto questo drammatico episodio di storia italica sia uno delle tante vergogne della nostra Italia.
Questo silenzio ha un nome ben preciso, si chiama omertà.
Chi ha coperto e giustificato quegli assassinii a sangue freddo è ben individuabile nell’agone politico, e sinceramente tutta questa presa di distanza da quei fatti da parte del mondo comunista non la vedo. Anzi è proprio quello che manca oggi, per raggiungere una piena riconciliazione. Certo, interventi come quello di Forza Nuova
pubblicati qua sopra nemmeno aiutano.
L’uguaglianza sarà forse un diritto, ma nessuna potenza umana saprà convertirlo in un fatto.
Honoré de Balzac
La foto ritrae un plotone militare dell’esercito italiano, mentre sta fucilando cinque ostaggi sloveni nel villaggio di Dane vicino Cerknica, il 31 luglio 1942, durante l’occupazione italiana della città di Lubiana e della Slovenia meridionale (1941-1943). Erano le settimane della grande offensiva contro il movimento di liberazione sloveno. Nelle frazioni vicine negli stessi giorni ci furono molte altre fucilazioni e numerosi villaggi furono incendiati.
Fonti:
Tone Ferenc,“Si ammazza troppo poco”: condannati a morte, ostaggi, passati per le armi nella provincia di Lubiana : 1941-1943 : documenti, Ljubljana, 1999
D. Mattiussi, L. Patat, M.Puppini, Una lunga notte 1942-1945 La collezione Erminio Delfabro, Gradisca, Gorizia, 2001
Sito: criminidiguerra. it
Cercare dialogo col mondo e negare ogni “negazionismo” ricordando tutti gli olocausti successi.