Viaggio nel nosocomio il giorno dopo la sentenza sul rapimento del neonato a giugno scorso.
Si entra e si esce quando si vuole, dall’ospedale di Nocera Inferiore dove sette mesi fa una donna rubò un neonato.
Nocera, l’ospedale resta un colabrodo. Nessuno ti ferma
di Antonio Manzo
NOCERA INFERIORE – Si entra e si esce quando si vuole, dall’ospedale di Nocera Inferiore dove sette mesi fa una donna rubò un neonato. Un’inchiesta verità del nostro giornale testimonia di come si possa entrare ancora oggi liberamente nei reparti, tra analisi di laboratorio e provette, sale operatorie, cartelle cliniche e registri, pazienti grandi e piccoli.
Si può perfino arrivare nei sotterranei dell’ospedale e manomettere l’impianto termico e quello che fornisce l’ossigeno, oltre che gli impianti idrici. Sette mesi fa, quando fu rubato il bambino dal reparto di ostetricia, il sistema di videosorveglianza non funzionava. Fu detto anche ai magistrati che cercavano qualche immagine in grado di indirizzare le indagini. Ancora oggi il servizio è spento.
Alle due e mezzo del pomeriggio, giù nella centrale termica, potremmo staccare tranquillamente tutta l’alimentazione del riscaldamento per l’ospedale dell’Agro nocerino senza chiavi, dove si entra e si esce quando si vuole, si gira e puoi sostare ovunque anche senza camice bianco. E qui che, appena sette mesi fa, una donna, mascherandosi con il camice bianco che pure era il suo abito professionale, entrò fin nel reparto di ostetricia e portò via un bimbo appena nato dalla culla che era sistemata accanto alla mamma.
Torniamo nell’ospedale di Nocera Inferiore il giorno dopo che si è chiuso il processo alla donna che rubò il neonato. Il reparto del blitz del neonato è chiuso al pubblico, ma basta citofonare per entrare ed inoltrarsi fin dove c’è un colorato ufficio accettazione e transito. Oggi funziona, il giorno che arrivò Annarita Buonocore e portò via il bambino nessuno si accorse di nulla.
Il reparto, come quel giorno, è lindo. Puoi comunque salutare mamme con i neonati nelle camere e arrivare fin giù al corridoio, dove troneggia una stella di Natale. Da dove entrare nell’ospedale senza chiavi? Non c’è dubbio, dove c’è una porta che al primo piano ha un segnale di divieto di accesso ed è aperta. Si entra e si va dritti nel centro trasfusionale. Ci arrivi tra scale sporche e piene di cicche. Entriamo nel laboratorio, prendiamo provette delle analisi, recuperiamo materiale per il laboratorio, liquidi. Nessuno ci ferma.
Un passo più avanti. Terapia intensiva neonatale. Cioè dove vengono curati i nati prematuri. «Buongiorno…». Ti rispondono pure, si entra. Poi un’infermiera: «Scusi, cerca qualcuno?». Risposta: «Forse abbiamo sbagliato…». Dietrofront senza troppi patemi d’animo. Tranquilli, c’è una infermiera che ci arriva alle spalle. Ma non per mandarci via e quasi si scusa. «Vi accompagno…debbo uscire a fumare una sigaretta» dice con grazia. Saliamo: secondo, terzo piano. Oculistica è chiusa. Pediatria è aperta, ti accolgono mille colori, quadri policromi, ambienti puliti e ordinati. Anche qui giriamo nel reparto molto accogliente.
Non è orario di visite, ma qui sarebbe come chiedere la puntualità ai treni che non sono Frecciarossa. Poco dopo le due si entra a pneumologia. C’è cambio del personale. Entriamo nella cucina del reparto:c’è un fornetto a micro onde, cinque panini-rosetta, sei porzioni di pasta al sugo, un cartoccio di zeppole appena arrivate da una pasticceria, ma già aperto. Qualcosa bisogna pur mangiarla. Gli infermieri passano. «Volete favorire?». La risposta: «Fate come se fosse casa vostra…» forse pensando ad un dovere di accoglienza ed ospitalità per familiari di pazienti lì ricoverati.
Da pneumologia si va ad urologia. Anche qui porte aperte. Come ad ortopedia, dove nell’ufficio del reparto c’è il registro dei ricoverati, una agenda voluminosa che puoi consultare con molta tranquillità. Non c’è reparto che non presenti, affisso sulla porta, una intimazione da tribunale di guerra. Tu credi che riguardino gli orari e gli accessi dei visitatori. È, invece, il problema delle soste selvagge intorno all’ospedale, chi parcheggia fuori degli spazi consentiti e che intralcia il traffico intorno all’ospedale. Non c’è appello: l’auto in sosta vietata viene rimossa, senza alcun preavviso, dal carro attrezzi. Ed è giusto che sia così. Anche perchè c’è un buon parcheggio vicino all’ospedale, dove paghi un euro e cinquanta per entrare ma ti avvertono, con un cartello subito dopo che hai pagato, che il parcheggio è senza custodia e che se ti spaccano il finestrino dell’auto nessuno risponde di niente.
Sali e scendi, entri ed esci come vuoi. Fu un gioco anche per Annarita Buonocore, quel giorno di giugno scorso. C’erano le telecamere della videosorveglianza ma non funzionavano. Come forse ancora oggi. Perchè avranno pur ripreso qualcosa le telecamere numero 31, 33 e 30 che sono solo occhi spenti mentre puoi tranquillamente manomettere la centrale termica. Dove arrivi senza fatica e incontri gli infermieri che escono dagli spogliatoi dopo il cambio turno nell’ospedale senza chiavi.
Gli scatoloni dei rifiuti speciali ammassati in un angolo
Chiunque può entrare, è un dato di fatto. Ma che al’improvviso in un angolo del sotterraneo ti ritrovi pile di scatoloni con i rifiuti speciali dei reparti è una sorpresa che non pensavi davvero di trovare. Saranno pure quelli che recano la data di ieri o di oggi ma sono in una zona aperta a tutti, esposta a qualunque incursione. Accanto agli scatoloni i rifiuti che arrivano da pediatria: sacchi di plastica con pannoloni, bottigliette per l’allattamento ed altra roba. Più avanti tre secchi pieni di bottiglie di vetro, almeno la differenziata c’è. Ma dappertutto, nelle scale dell’ospedale particolarmente o nel cortile inutilizzato è un tappeto di cicche di sigarette. Se i reparti conservano una sostanziale pulizia (nei bagni mancano carta igienica e carta per le mani, non ci sono neppure acsiugatori automatici; in un bagno per handicappati lo scarico dell’acqua è affidato ad un filo di ferro), sono i corridoi e le scale che offrono immagini deprimenti. Nel corso della giornata appaiono anche inservienti con ramazza ed acqua. Vanno ovunque, tranne che a rimuovere un occasionale portaceneri davanti alla porta della neonatologia prenatale. Centinaia di cicche ricoperte d’acqua, un recipiente giallo che emana un odore nauseabondo.
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Il guardiano
«Una mazza di ferro per difesa»
«Vedete, questa è una mazza di ferro che tengo nel mio sgabuzzino…Qui la sera vengono a rifugiarsi anche i tossicodipendenti per bucarsi…E io mi debbo difendere perchè sto solo…». È l’uomo che guarda l’inceneritore dell’ospedale che non funziona più da decenni. È qui che fino a dieci anni fa si bruciavano i rifiuti speciali. È qui che ora vengono sistemati i cartoni con i rifiuti speciali provenienti dai diversi reparti e che poi saranno prelevati da un’azienda privata. «A me non interessa niente di quei pacchi…io debbo stare tranquillo…tengo una mazza di ferro».
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Il laboratorio
A microbiologia tra freezer e computer accesi
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L’INVIATO Nocera Inferiore. Bussi, educatamente, pensando che ci sia qualcuno, ma nessuno ti risponde. Non c’è dubbio. Bisogna entrare. Al laboratorio di mircobiologia. Qui è medicina di laboratorio non ci sono pazienti, ma le provette con il sangue dei pazienti. È ubicato nei sotterranei dell’ospedale.
Staranno pur tranquilli i ricercatori, ma sembrano i locali meno idonei. Entriamo. Sulla nostra sinistra i computer accesi, sulla nostra destra i frigoriferi per le indagini di laboratorio. Non c’è tempo, Bisogna aprire e chiudere.
Dappertutto provette, alcune piene di sangue. Potremmo anche qui tranquillamente scambiarle, rubarle, sostituirle. Un gioco. In fondo sembra ci sia una donna al telefonino. Vede gli ospiti occasionali, crede si tratti di colleghi che continuano a vagare tra registri, provette, reagenti. C’è di tutto per un laboratorio di analisi. Queste bottiglie con i reagenti sono sistemate quasi all’ingresso. Ne prendi una, ma a beneficio del fotografo. È meglio lasciarla qui, potrebbe essere pericolosa.
Nei sotterrani l’igiene è davvero un optional. In un angolo ci sono i rifiuti di lavori in corso, muri demoliti, accanto alla stanza dove sono stati sistemati, senza alcuna accortezza o chiusura, i cartoni con i rifiuti speciali. Sulle mura si inseguono, minacciosi, messaggi erotici con nomi e cognomi tranne poi dover leggere anche un graffito piuttosto recente e molto «politico». Tra tanti graffiti di amori e passioni, numeri di telefono per prestazioni particolari ne trovi uno molto sindacalizzato: «Asl unica figlia di Troia». L’ascensore che dai sotterranei conduce ai piani superiori presenta, accanto al pulsante di chiamata, fili scoperti e mal sistemati.
Ovunque, immondizia. Ma ovunque, porte aperte. Con una cesoia per l’acciaio qui sotto potrebbe arrivare un serial killer: spezzare la catena tutt’intorno alla centrale termica e staccare l’alimentazione dell’ossigeno, staccare l’energia elettrica, mandare in tilt l’ospedale, fare di tutto e di più. Eppure si entra e si esce senza che nessuno ti fermi. Nei sotterranei ci sono lunghi corridoi, serrande di ferro a fisarmonica aperte, naturalmente. Anche gli spogliatoi degli infermieri sono aperti, ma ognuno gode di un armadietto rigorosamente chiuso con lucchetto. «Bisogna chiudere bene la porta»recita un avviso a pennarello nei sotterranei. A chi fosseindirizzato l’invito, nell’ospedale senza chiavi, non è ben chiaro.
1 commento su “Nocera, l’ospedale resta un colabrodo. Nessuno ti ferma”
UN OSPEDALE DA SCHIFO….. PRONTO SOCCORSO CHE SEMBRA UN BAR ,OGNUNO FA I CAZZI SUOI….. CON MOLTO COMODO OVVIAMENTE… PASSANDO AI PIANI SUPERIORI, CIOE’ LA CARDIOLOGIA, ALCUNI MEDICI, TRA CUI IL FANTOMATICO DOTT. SE COSI’ LO SI VUOL CHIMARE … TAGLIAMONTE…. IO GLI TAGLIEREI LE PALLE…… ALL’UTIC… ANCORA PEGGIO ……. PASTI CHE NON VENGONO DATI AI PAZIENTI… IL DIRETTORE CHE SI VEDE OGNI MORTE DI PAPA, CIOE CAPUANO.., POI PASSANDO AL PIANO INFERIORE , ONCOLOGIA, LI’ NON CI SON PAROLE…. DI MALE IN PEGGIO…. GENTE CHE FA DA SCARICABARILE, STRAFOTTENZA, INCOMPETENZA, E CHI PIU NE HA PIU’ NE METTA… IN PARTICOLARE IL SOGGETTO DA EVITARE E’ UN CERTO GRIMALDI CHE IN CAMBIO DI PRESTAZIONI RICHIEDE IN MODO PER VIE INTRAMEZZE, SOLDIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII ……………………. E’ UN MATTATOIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
NON ANDATE MAI IN QUESTO OSPEDALE VI AMMAZZANO………………….
UN OSPEDALE DA SCHIFO….. PRONTO SOCCORSO CHE SEMBRA UN BAR ,OGNUNO FA I CAZZI SUOI….. CON MOLTO COMODO OVVIAMENTE… PASSANDO AI PIANI SUPERIORI, CIOE’ LA CARDIOLOGIA, ALCUNI MEDICI, TRA CUI IL FANTOMATICO DOTT. SE COSI’ LO SI VUOL CHIMARE … TAGLIAMONTE…. IO GLI TAGLIEREI LE PALLE…… ALL’UTIC… ANCORA PEGGIO ……. PASTI CHE NON VENGONO DATI AI PAZIENTI… IL DIRETTORE CHE SI VEDE OGNI MORTE DI PAPA, CIOE CAPUANO.., POI PASSANDO AL PIANO INFERIORE , ONCOLOGIA, LI’ NON CI SON PAROLE…. DI MALE IN PEGGIO…. GENTE CHE FA DA SCARICABARILE, STRAFOTTENZA, INCOMPETENZA, E CHI PIU NE HA PIU’ NE METTA… IN PARTICOLARE IL SOGGETTO DA EVITARE E’ UN CERTO GRIMALDI CHE IN CAMBIO DI PRESTAZIONI RICHIEDE IN MODO PER VIE INTRAMEZZE, SOLDIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII ……………………. E’ UN MATTATOIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
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