Allo stato, né Berlusconi né il Pd, né il cosiddetto “terzo polo” Casini-Fini vogliono tornare alle urne.
Il Federalismo però, se non è solo un’invocazione retorica, potrebbe diventare il pretesto per una rottura densa di incognite.
Tra cene e federalismo il destino della legislatura resta nelle mani della Lega
di Stefano Folli
MILANO – La domanda che tutti si pongono in questo inizio d’anno è ovvia: ci saranno o no le elezioni anticipate in primavera? La risposta è: probabilmente sì, ma attraverso una serie di passaggi non scontati e dall’esito tutt’altro che certo. Allo stato delle cose, né Berlusconi né il Pd, maggiore partito d’opposizione, né il cosiddetto “terzo polo” Casini-Fini vogliono tornare alle urne.
Tuttavia è evidente che questo ampio fronte contrario non fa una maggioranza politica. Viceversa, la spinta della Lega verso le urne può fare la differenza, nel senso che può spostare il fragile equilibrio delle forze in Parlamento e rendere inevitabile lo sbocco elettorale che gli altri (salvo Vendola e Di Pietro) preferirebbero evitare.
Stiamo dunque assistendo, nei giorni inaugurali del 2011, al primo e forse non ultimo passaggio decisivo di una complessa partita in cui è in gioco non solo lo scioglimento delle Camere, ma l’assetto politico dei prossimi anni. Il che equivale anche a prefigurare il dopo-Berlusconi: cioè i modi e i tempi, peraltro non brevi, di un governo del paese che non veda più l’attuale Presidente del Consiglio nelle vesti di principale protagonista politico, ruolo incarnato da Berlusconi per quasi diciassette anni e tuttora interpretato con il piglio ben noto (come si è visto nella battaglia delle mozioni).
Si spiegano così i tatticismi, le bizze, gli scatti d’ira che si succedono nel centrodestra. Persino alcuni bizzarri episodi che non si sa come inquadrare: le misteriose microspie (mai denunciate) negli uffici del leader leghista o i dubbi sui teppisti di Gemonio. In ogni caso è lì, nei ranghi della coalizione governativa, che si decidono i destini politici. Il che non significa che il «dopo» sia già definito e nemmeno abbozzato. Gli stessi sospetti di Berlusconi su Tremonti sono fuori luogo, nel senso che nessuno oggi è in grado di proporre e tantomeno concludere un accordo sul nome del ministro dell‘Economia. Si può solo citarlo in chiave strumentale, come fanno i finiani, e il primo a voler evitare l’imbarazzo della situazione è senza dubbio il diretto interessato.
Bossi continua a essere il personaggio chiave della vicenda pubblica. Si è capito che, fosse per lui, saremmo già andati alle urne. Tuttavia l’uomo sa essere realista: è alleato di Berlusconi e intende continuare a esserlo per amicizia, ma soprattutto per convenienza e scelta strategica. Dal momento che il premier vorrebbe evitare il voto, il compromesso fra i due è l’unico possibile: la legislatura andrà avanti solo se i decreti attuativi del federalismo fiscale saranno approvati senza sbavature.
Come s’intuisce, il sentiero è stretto. I numeri sono scarsi e già nelle commissioni l’asse Pdl-Lega appare al limite della sufficienza. Del resto la mancanza di risorse economiche, accentuando la distanza fra territori ricchi e aree più povere, rischia di rendere il percorso legislativo molto complicato. Proprio quell’aggettivo «solidale» che ci si ostina ad affiancare al termine federalismo, se non è solo un’invocazione retorica, potrebbe diventare il pretesto per una rottura densa di incognite.
È evidente infatti che elezioni anticipate indotte da una frattura sul progetto federalista finirebbero per approfondire il solco fra Nord e Sud. Un esito che nemmeno la Lega si augura, consapevole che sarebbe poi arduo riannodare i fili. Ma tant’è. Per Bossi e i suoi il logoramento è un’ipotesi anche peggiore e non proponibile. Fra meno di un mese il quadro sarà più chiaro.
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6 gennaio 2011
dal IlSole24ORE
Ho il non remoto sospetto e il fondato timore che nella mani della Lega ci sia non solo il destino della legislatura ma dell’Italia tutta, e non è un pensiero rassicurante.
Se fosse successo a un altro ministro quello che è successo a La Russa “cioè la diffusione di notizie sbagliate e confuse ,e dopo giorni conoscere la verita e che l’Italia è in guerra con l’Afghanistan ” Quel ministro si sarebbe dimesso. Questa è la verità.
La Russa è un uomo di potere,usa il potere e basta è il potere “chi usa il potere per essere tale non è con il popolo.
150 anni fa L’Italia si unificava.
Hanno diffuso sempre notizie di eroi come Garibaldi ,Cavour,Vittorio Emanuele secondo,Mazzini ed altri hanno dato tutto e riuschiato la vita per questo scopo del tricolore come replica il Presidente Napolitano molto moderato e cauto per non dar mano ad altre speculazioniu politiche . Ma costoro del governo giusto o sbagliato che sia l’unificazione italiana ,loro vogliono distruggerla partendo dal
federalismo . Siamo noi che gli permettiamo questo.
Voglio credere che non mi hanno fatto fesso nel farmi studiare il risorgimento ai tempi della scuola. Voglio credere e sognare una vera Italia unita senza Nord e Sud ,un ?Italia che sia unita partendo dai bisogni dei suoi connazionali indipendentemente dalle loro residenze geografiche.
Quindi costor devono andare via non sono veri italiani nel rinnegare la propria storia sia buona che cattiva.
Vorrei mandare in afghanistan La russa.Gasparri ,tremonti,bossie berlusconi . Sono sicuro che risolverebbero ben presto il problema delle gueriglie.
Nessun altro commento? Che diamine, se non sono fatti locali le chiacchiere stanno a zero!
Ormai il Sud è spacciato. Berlusconi è il becchino del Sud. Non c’è speranza a questo progetto. Il sud deve muovere i suoi passi verso una secessione. E’ l’unica strada per lasciare questi barbari al loro destino. Barbari che non hanno regole, che vivono nell’evasione fiscale, negli imbrogli e nell’illegalità assoluta.
alcune persone per comparendo dopo tempo hanno sempre lo stesso difetto.
“L’arroganza e la presunzione”.
siamo in mano alla lega e al malaffare. la prima sicuramente è meno pericolosa ma questo non significa che entrambe siano un danno per l’Italia e per il mezzogiorno.
Invito a leggere il fondo di Eugenio Scalfari su la REPUBBLICA:
http://ilgiornalieri.blogspot.com/2011/01/e-la-bandiera-dei-tre-colori-e-sempre.html
al termine sarà chiaro quanto sia pericolosa la Lega Nord.
Io sono convinto che il così detto federalismo, solidale o meno, alla fine nemmeno la Lega lo voglia. Ammesso che venga approvato e mettiamoci pure attuato, poi la Lega che ha da chiedere? Nulla.!!! Fine della Lega. Stanno così bene al Potere, nascondendo la verità a tutti o quasi. Avete fatto caso che piu’ della metà dei grandi evasori è concentrata in Lombardia e il restante in Veneto.? Ma a questi “signori” la Lega fà molto comodo, perchè grida ROMA LADRONA. E ci fosse stato almeno uno pseudo-politico del Sud che avesse fatto notare ciò. Purtroppo per noi ( del Sud ) al Nord c’è la Lega e al Sud il NULLA.