Berlusconi imbattibile. Berlusconi tutto.
Il terremoto in Abruzzo è il suo “teatro”. Si sente a suo agio come uomo del fare e riesce a trascinare tutti, ivi compreso le opposizioni, in una sorta di gara a fare meglio e di più.
Si è calato nel suo vero personaggio, e sicuramente non si accontenta del 75% di indice di gradimento, vuole il 100% ,perché sente di meritarselo. Il Presidente Giorgio Napolitano, ha detto che sarà una dura prova quella che attende gli abruzzesi; Gianfranco Fini, vuole che si individuano subito i responsabili; Dario Franceschini, fa finta di collaborare non potendo fare altro; Antonio Di Pietro, trova il pelo nell’uovo per essere contrario e basta; la Sinistra estrema, tace; Berlusconi instancabilmente lavora.
Di Angelo Mellone da Epolis
Da quando è scoppiata l’emergenza terremoto in Abruzzo, Silvio Berlusconi si è di nuovo messo in testa il casco da cantiere, ma per svolgere un’altra mansione rispetto al passato.
Presidente operaio” che campeggiava sui manifesti della campagna elettorale del 2001 è diventato il Presidente architetto. Gira per le tendopoli, scruta cartine, consulta esperti, coordina i lavori di messa in sicurezza degli immobili, comunica le cifre di agibilità degli edifici, detta ai media le strategie di ricostruzione rapida dell’Abruzzo, profetizza le new town. Come spesso accade, la tuta di lavoro berlusconiana pesca nell’immaginario del passato, quando Berlusconi non era ancora patron della Fininvest e presidente del Milan, negli anni Settanta dell’edilizia ruggente e di “Milano 2”, il progetto di città-giardino che trent’anni fa fece l’avanguardia del design neo urbano.
Berlusconi è un nuovista, dentro e fuori la politica, nel suo giudizio di uomo d’impresa un paese operosamente al lavoro per creare, progettare, produrre, edificare, inventare, è un paese sano. C’è la crisi economica, c’è il terremoto, ma rimboccandosi le maniche si può uscire da questo triste tunnel di cattivi eventi incatenati: questo era il messaggio prima del sisma, questo messaggio ancora più amplificato è la linea di comunicazione che Berlusconi segue e direttamente impersonifica.
Quando indossa i panni essenziali e pragmatici dell’uomo del fare, Berlusconi è imbattibile. Non lo controllano sodali e alleati (si scriverà in futuro del piccolo colpo di genio berlusconiano sul referendum elettorale, ma questa è pasta per un altro articolo), lo osserva stupito e ammirato l’opinione pubblica, lo subisce l’opposizione, che riesce solo a balbettare che qualcosa nei soccorsi non funziona o, come Di Pietro, spara a vuoto salve di insulti.
Avevamo la sensazione che Berlusconi avesse raggiunto il picco massimo di popolarità, di consenso che è anche sostegno, e i sondaggi lo confermano. Il Presidente del Consiglio, oggi, il presidente architetto, ha in mano l’Italia. Come la cartina dettagliata di un progetto di nuova città. Chi con entusiasmo chi a denti stretti, la stragrande maggioranza degli italiani lo interpreta come l’unica figura in grado di dettare i tempi di uscita dall’impasse economico-sociale.
Senza avversari, Berlusconi rischia la vertigine della solitudine d’altura
Berlusconi sta facendo bene. Bene a fare il Consiglio dei ministri a l’Aquila e bene a portare, sempre a l’Aquila, il G8.