Una cronaca brigantesca “disegnata” a fumetti. Combattenti sognatori o semplici farabutti? Eroi per caso o assassini?
L’Unità d’Italia raccontata da un altro punto di vista: quello dei briganti ed in un modo inedito.
L’ Unità d’Italia raccontata secondo il punto di vista dei briganti. In un momento storico-sociale come quello attuale, in cui ci si interroga sul vero valore dei Centocinquanta anni dell’Unità di Italia, leggere la cronaca disegnata a fumetti delle gesta di Terenzio Grossi e della sua banda di briganti, che ha realmente operato nelle Marche a metà dell’800, può essere spunto per nuove considerazioni. Malviventi o eroi?
Miseria, brutalità, crimini e efferatezze: i briganti erano temuti e allo stesso tempo rappresentavano una speranza; semplici contadini, diventati eroi per una parte della popolazione e temuti dal neo costituito Regno di Italia.
Combattenti sognatori per un mondo migliore, senza leva obbligatoria, senza tassa per il pane, o semplici farabutti?
Michele Petrucci, dopo un’attenta fase di ricerca delle fonti, romanza a fumetti le avventure della Banda Grossi e ci rende partecipi di una delle piaghe più profonde e complesse dell’Unità di Italia.
Purtroppo la storia la scrivono i vincitori, e i vincitori hanno voluto rappresentare questa protesta semplice e allo stesso tempo forte di uomini, che si sono opposti non tanto all’Unità d’Italia, di cui tra l’altro, le popolazioni del meridione non ne ravvisavano la necessità, ma a quella che fu un’annessione frutto di risultanze di uno scacchiere politico che a tavolino volle attribuire ai Piemontesi il Primato morale dei fautori di uno stato unitario della Penisola Italiana.
Le ragioni di allora e le risultanze sono ancora molto controverse, ma sono più che attuali, in quanto i popoli meridionali hanno subito questa occupazione e tutte le barbarie e le nefandezze che i Sabaudi hanno perpetrato alle popolazioni del Sud, ivi compreso quella di stroncare nel sangue non prima di aver etichettato movimenti spontanei di resistenza come quello di briganti, come comuni delinquenti e assassini.
Questa tesi fu il sapiente lavoro che fece un altro Piemontese, Cesare Lombroso, che Dio la abbia in gloria, che per compiacere le tesi dei piemontesi si inventò tutte le sue stranezze, che non trovano nessuna rispondenza scientifica nel mondo accademico, che volevano essere studi sulla “Antropologia Criminale“, cercando nelle caratteristiche fisiche e nei caratteri somatici, le ragioni per dimostrare che i meridionali erano una razza di persone inferiori, dediti alla delinquenza e per niente vocati al lavoro, giustificando vieppiù il massacro e le mutilazioni dei Briganti, le persecuzioni e le repressioni dei popoli meridionali.
Questa piaga ancora si deve rimarginare, e le politiche attuali ispirate da rigurgiti di superiorità leghista, fatti di sentimenti frammisti di odio e di ignoranza, rendono attuale l’interesse verso i Briganti e aprono uno spiraglio per fare luce su tutte le verità storiche, sull’Unità d’Italia, taciute dai piemontesi.
Il romanzo a fumetti, come si è detto in maniera atipica racconta la storia di Grossi, ma potrebbe essere quella di tanti altri, persone semplici, eroi per caso o spregevoli individui?
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L’autore
Michele Petrucci è nato nel 1973 nelle Marche, dove vive. Ha pubblicato i fumetti Keires(Innocent Victim, 1999), Sali d’argento (Innocent Victim, 2000), Numeri (Magic Press, 2003) e, insieme a Giuseppe Camuncoli su testi di Gianluca Morozzi, Il vangelo del coyote (Guanda, 2007). Nel 2001 ha illustrato il volume I giochi della morte (saldapress) su testi del poeta Mario Corticelli. Di prossima pubblicazione il primo volume della maxiserie FactorY (Fernandel) su testi di Gianluca Morozzi.Vincitore dei premi «Nuove Strade» (2002) e «Attilio Micheluzzi» per la sceneggiatura di Metauro (2009) al Napoli Comicon. I suoi libri sono tradotti anche in Francia e negli Stati Uniti.
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