Il terremoto Wikileaks svela i segreti della diplomazia americana e Berlusconi affonda

Dalla Stampa internazionale
Berlusconi “fisicamente e politicamente debole”, con “Le feste selvagge”, porta il suo “siparietto” sulla scena internazionale.

E il Cavaliere, per mascherare i suoi insuccessi nazionali e i sui rapporti privati e politici  internazionali, grida al complotto e se la ride. Ed è con la scena internazionale che si avvia al suo tramonto.

Valdimir Putin Silvio Berlusconi

ROMAWikileaks svela tutti i segreti e le l’opinione che la diplomazia americana ha nei confronti dei vari leader europei , dei suoi alleati e per quanto ci riguarda su Silvio Berlusconi. E il  nostro premier  a tutte quelle rivelazioni reagisce, come sa fare solo lui, con una risata.

In ogni caso, non sarà il giudizio dei diplomatici  a stelle e strisce ad incrinare i rapporti tra gli Stati Uniti e l’Italia, ma una cosa è certa, Berlusconi ha fatto una grande figura di m….. Le rivelazioni di Wikileaks si aspettavano e il Governo americano già da qualche giorno è corso ai ripari, affrettandosi a precisare che l’opinione dei suoi diplomatici, non è certo quella che ha la Casa Bianca.

Già da qualche giorno il nostro Premier farneticava e invocava al complotto internazionale, un poco per mascherare tutte le sue difficoltà interne con: la crisi di Governo, che aspetta solo il voto di fiducia/sfiducia del 14 dicembre; Lo strappo definitivo di Fini e l’apertura formale della crisi di Governo; Le festicciole definite “selvagge”; L’immondizia di Napoli; i vari scandali e per ultimo quello della Finmeccanica; Il pericolo di una deriva economica come quelle della Grecia e dell’Irlanda; e un poco per preparare l’opinione pubblica alle rivelazioni annunciate che riguardavano l’Italia e gli riguardavano personalmente.

Da El Pais - I leader mondiali e le rivelazioni di Wikileakes

Le rivelazioni di Wikileaks inviate  a cinque quotidiani di tutto il mondo, hanno scosso l’opinione pubblica e le diplomazie mondiali, ma per quanto ci riguarda non è che sono state delle grandi rivelazioni, rispetto ai fatti che coinvolgono il nostro Presidente del Consiglio, semmai abbiamo conosciuto, non quello che pensavano del nostro Premier  e della sua vita non tanto privata, ma sulle preoccupazioni delle sue relazioni politiche ed economiche personali.

Hillary Clinton

Il “New York Times“, citando i documenti dei diplomatici americani  accreditati a Roma, parla di un rapporto “straordinariamente stretto” tra il Cavaliere e Vladimir Putin, che include uno scambio di “regali generosi e costosissimi” ma anche contratti energetici redditizi. E la cosa che forse per i nostri alleati che è la più condannabile e lo rende poco affidabile è che Berlusconi “sembra essere – sempre secondo le rivelazioni – il portavoce di Putin”.

E’ evidente che gli americani fossero seriamente preoccupati per l’intesa tra Eni e Gazprom su Southstream, il mega-gasdotto che collegherà Russia e Ue.  Alle considerazioni del “New York Times“, il britannico ‘Sunday Telegraph” ha aggiunto altro, mentre il “Guardian” pubblica un documento nel quale si riportata un Berlusconi che viene considerato “inetto, vanitoso e incapace come leader”.

In un altro rapporto che parte da Roma si dice anche che il Premier è “fisicamente e politicamente debole” e  che le sue “frequenti lunghe nottate e l’inclinazione ai party significano che non si riposa a sufficienza”. Queste considerazioni conoscendo il Cavaliere saranno quelle che più lo avranno toccato, atteso che da gaudente quale è preferisce accreditarsi come “mandrillo” e non come “debole fisicamente”.

Mentre il mondo si sconguassa e sicuramente promette di non essere più lo stesso, come al solito, invece di ponderare, non sono mancare le dichiarazione dei suoi uomini più esposti come il Ministro degli esteri Franco Frattini, che ha parlato “dell’11 settembre politico“, e Fabrizio Cicchitto ne giustifica la portata solo perché riguarda rivelazioni che toccano un poco tutti e quindi risultano essere del tutto ininfluenti.

Ore tremende quelle che hanno preceduto la diffusione dei files ma poi le agenzie hanno battuto tutto. E come gli altri quotidiani più importanti del mondo anche l’edizione online  di “El Pais“, citando Wikileaks, ha riportato delle famose “feste selvagge di Berlusconi”, mettendo in grande evidenza  la “sfiducia profonda che suscita a Washington”. Invece, il settimanale tedesco “Der Spiegel“, riporta che il segretario di Stato americano Hillary Clinton, all’inizio dell’anno, ha chiesto alle ambasciate americane a Roma e Mosca informazioni su eventuali “investimenti personali” di Berlusconi e Putin che possano condizionare le politiche estere o economiche dei rispettivi paesi.

Insomma, per quanto riguarda il nostro Paese, Berlusconi è riuscito finalmente a portare il “siparietto” sulla scena internazionale, e questo coincide proprio mentre l’Italia riusciva ad opporre una certa resistenza ai mercati internazionali, per evitare di piombare nel vortice ed accomunarsi al Portogallo, alla Spagna, alla Grecia, all’Irlanda, e coincide proprio con la fine della corsa, con il suo tramonto, ma lui che fa: se la ride.

13 commenti su “Il terremoto Wikileaks svela i segreti della diplomazia americana e Berlusconi affonda”

  1. Non capisco dove siano le novità. Molto più interessante è questo:

    Wikileaks e la fuga di notizie

    In queste ore il governo italiano teme la fuga di notizie presenti in rapporti segreti dell’amministrazione americana che saranno divulgate da Wikileaks. Gli Stati Uniti, che devono per forza conoscere i contenuti, hanno avvertito l’Italia dei danni che deriveranno all’immagine internazionale del nostro Paese. Le rivelazioni devono essere molto gravi per sputtanare l’Italia più di adesso. Attendiamo fiduciosi che dagli archivi si sappia che Fini è un uomo degli americani e De Benedetti pure, che Berlusconi ha stretto accordi anche personali con Putin e Gheddafi, che il Nigergate, con la bufala delle armi di distruzioni di massa in Iraq, fu un parto dei governi italiano e americano, che il coraggio della D’Addario, sola contro l’uomo più potente d’Italia, le venga da un protettore più potente di un semplice magnaccia, che il sostegno ai gasdotti russo South Stream e libico Greenstream costerà il posto a Berlusconi, che gli americani sanno in tempo reale, tramite i loro servizi, quello che avviene in Consiglio dei ministri, che la guerra in Iraq servì solo agli interessi petroliferi americani e dell’ENI, che la Seconda Repubblica è ormai finita e le potenze internazionali, con gli Stati Uniti in prima fila, stanno muovendo le loro pedine sullo scacchiere della penisola come fecero nel 1992, che le mafie saranno ripagate per l’eventuale lavoro sporco, che la massoneria sta scegliendo i sempreverdi uomini nuovi. Insomma, le solite cose di pessimo gusto che vanno in onda in questo disgraziato Paese da quando ha perso la sovranità nazionale con la sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale.
    Qualcosa però è cambiato dal 1945. La verità si può diffondere contro la volontà dei governi. Chi è in possesso dei documenti riservati relativi all’attentato a Falcone all’Addaura, alla strage di Capaci, alla strage di via D’Amelio, alla strage di piazza Fontana, alla strage dei Georgofili, alla strage di Bologna, all’assassinio di Aldo Moro, di Enrico Mattei, alla strage di Ustica, all’esplosione della nave Moby Prince, all’omicidio del generale Dalla Chiesa, di Pier Paolo Pasolini, alla strage di piazza della Loggia, alla strage dell’Italicus e alle altre mille stragi e omicidi di Stato del dopoguerra (o forse è meglio dire di Stati perché è impossibile che parte dello Stato italiano (quello chiamato deviato…) abbia potuto fare tutto da solo con l’aiuto esterno del terrorismo e delle mafie), ecco chi ha questi documenti li invii a Wikileaks, l’organizzazione internazionale che pubblica in Rete documenti coperti da segreto. Non è necessario aspettare D’Alema (hai voglia), presidente del Copasir, o l’apertura post mortem della gobba di Andreotti, “la scatola nera”, per sapere la verità sulla scia di sangue che ha tenuto in piedi la nostra Repubblica, una guerra civile non dichiarata con migliaia di morti, quasi tutti da una parte sola, quella dei perdenti e della giustizia. Wikileaks ha i propri server in Belgio e Svezia (due Paesi che proteggono l’anonimità degli informatori e con leggi che impediscono la chiusura del sito) e verifica l’attendibilità dei documenti prima di metterli in Rete. Contatterò Julian Assange di Wikileaks per avvertirlo di questo post.
    Istruzioni per inviare i documenti a Wikileaks.

    Continua a leggere:
    http://www.beppegrillo.it/2010/11/wikileaks_e_la_fuga_di_notizie/index.html

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    • Per Giuseppe –
      Sicuramente è più interessante il post che tu hai segnalato rispetto al mio. Mi devo accontentare delle mie risorse, tuttavia cerco di fare il mio meglio, convinto di dare un contributo piccolo, piccolo.

  2. 🙂
    Grazie comunque. Di ospitarci sul tuo blog. Di darci molti contributi interessanti. Di contentire una vetrina di discussione altrimenti inesistente nella nostra regione.
    Peccato che manchino molti contributi interessanti da Battipaglia, dove solo una voce monotematica esprime la sua posizione. Meglio di niente, per chi sa … e vuole leggere.

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  3. LA NOVITA’ CONSISTE SOLTANTO NELLA PUBBLICAZIONE DI COSE CHE GIA’ SI MORMORAVANO DA ANNI, COME LO SCARSO PESO INTERNAZIONALE DI BERLUSCONI,IL SUO POCO APPEAL VERSO LE AMM.NI USA, ANCHE SE IL SUO STAFF MEDIATICO HA DA SEMPRE RESO IL CAV COME UN GRANDE STATISTA GLOBALE.ORA E’ IL FEDELE VASSALLO DI UN EX COLONNELLO DEL KGB, FIGURARSI SE LO FOSSE STATO MINIMAMENTE UN PRODI,DAGLI ADDOSSO AL FILOCOMUNISTA FIANCHEGGIATORE DI UN DESPOTA. MI CHIEDO UNA COSA’ MA COME FA QUESTO J.ASSANGE,AD APPROPRIARSI DI FILES SE NON TOP SECRET, QUANTO MENO CONFIDENTIAL? DI CHI SI SERVE,E CHISSA’ QUANTI FUNZIONARI INFEDELI CI SONO NELLE DIPLOMAZIE ED INTELLIGENCE MONDIALI! SULLA SCIA DI GIUSEPPE MI PERMETTO DI SEGNALARE UN SITO AGLI AMICI FATTO DI CONTROINFORMAZIONE SERIA ED APPREZZATA
    http://www.effedieffe.com/

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  4. Per rispondere a M.N. allego l’articolo dal Fatto Quotidiano di ieri su Julian Assange:

    IL PERSONAGGIO Julian Assange
    I segreti di un nobile bugiardo
    di Stefano Citati

    L’ escalation del fenomeno Wikileaks mostra la parabola della verità on line ed è indissolubilmente legata alla vita e al destino di colui che è divenuto, per banalità mediatica, il deus ex machina del sito che promette di cambiare il mondo: Julian Assange.
    Di illazioni, come quelle che in queste ore si moltiplicano tra il pubblico (e i giornalisti) in attesa, è piena la vita dell’australiano di nascita, ma apolide di fatto. A iniziare dal cognome, che sarebbe il risultato della traslitterazione di Ah Sang (signor Sang, o Chang?), uno dei primi
    immigrati cinesi sulle rive del nuovo dominio britannico, nell’800. Il padre del futuro terrore dei governi mondiali dirigeva una compagnia teatrale itinerante, la madre figlia di immigrati irlandesi e scozzesi, quasi
    di certo convitti portati sulle rive fatali del continente australe per
    scontare la pena nella prigione a cielo aperto di nome Australia.
    La coppia si separa, la vita errante continua, tra nuove relazioni della madre e instabilità esistenziale dei figli.
    Cambiando casa a ritmo continuo – dopo la natia Townsville,
    nella regione del Queensland – la formazione ribelle e culturale
    del giovane avviene attraverso la rete di biblioteche pubbliche ed
    avviene qui l’incontro con Orazio, dal quale Julian – secondo l’iconografia ormai classica dell’hacker in erba – mutua il suo nickname (soprannome) :
    Mendax, ovvero, bugiardo. Ma bugiardo nel senso di splendide mendax,ovvero il nobile bugiardo che attraverso le bugie degli altri porta a galla le verità.
    L’altro incontro che completa il personaggio e lo dota dello strumento “fine di mondo” è quello con il computer, avvenuto in un retrobottega di un negozio di elettrodomestici. Siamo nel 1987, Assange ha 16 anni, e un
    Commodore 64 (sta per bites di potenza) gli permette di entrare nelle prime reti informatiche che legavano il mondo universitario e amministrativo, diventando membro del collettivo “International subversives”.
    Da allora i nomi di battaglia di Assange si sono moltiplicati e modificati di continuo, programma craccato (ovvero, forzato, aperto) dopo programma craccato, sito dopo sito penetrato e rivelato, “in nome di ciò che ritengo sia di pubblico interesse – ha dichiarato al settimanale New Yorker – perché la rivelazione di documenti di intelligence è molto spesso un atto di coscienza nell’interesse della gente”. Poi la carriera da programmatore (con software open source, ovvero aggiornabili e migliorabili dagli utenti), mettendo sempre il suo sigillo di innovatore libero e di mente capace di anticipare i tempi. “Apriamo i governi”, è lo slogan dell’ultima campagna globale nella quale si è imbarcata la banda di Wikileaks, formata da
    un piccolo gruppo di fissi (che si contano sulle dita di una mano) e molti collaboratori part-time e che promulgano la loro morale su come il mondo della guerra, della diplomazia e della politica internazionale dovrebbero mostrare il loro operato. Contro la forzatura delle verità nascoste degli Stati Uniti (perché praticamente tutti i documenti resi pubblici dal sito provengono dagli Usa) le amministrazioni occidentali e non solo hanno
    reagito accusando Anssange&Co. di voler minare la sicurezza e la crediblità dei governi e, secondo Assange, hanno messo in atto misure per screditarlo ed eliminarne l’influenza. Il 18 novembre il tribunale di Stoccolma ha diramato un mandato di arresto internazionale contro il 39enne (e padre, di Daniel, nato nel 1989) a seguito delle accuse di
    stupro che due donne gli hanno lanciato contro – nell’agosto di quest’anno per violenze avvenute in Svezia – e perché l’ex hacker ora a capo di Wikileaks non si è presentato in tribunale, ma rimane (molto probabilmente) in Gran Bretagna, uno dei tanti paesi dove Assange ha
    vissuto negli ultimi anni, cambiando spesso città e continente, continuando a errare e ad apparire e scomparire di continuo.
    Secondo l’uomo più chiaccherato del momento è una montatura per rovinarlo e metterlo in silenzio, e la sua risposta per ora non è contro le accuse e affermare la propria verità, ma accusare con milioni di documenti i potenti del mondo che non raccontano la verità.

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  5. BUsillo dichiara attraverso i giornali che come presidente del consorzio di bonifica destra sele vuole chiedere lo stato di caslamita naturale per le coltivazioni distrutte dagli allagamenti. Dovrebbe vergognarsi,lui è uno dei responsabili se non il maggiore proprio per quello che rappresenta un ente autonomo che non funziona e che fa acqua da tutte le parti peggio del maltempo.
    Li cacciasse lui i soldi per aiutare le piccole medie imprese agricole e non come al solito solo le imprese grosse pi grosse dell’impresa di proprieta di <Busillo.

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  6. Che Berlusconi se la ride è normale, che i suoi tirapiedi ancora lo difendono, ma credo, solo per difendere se stessi, lo è un pò meno.
    A noi toccherà piangere, perchè sono convinto, che il peggio deve ancora arrivare. A furia di abbindolare tanti creduloni con la storia di essere contro i Comunisti, era l’epiteto piu’ usato dal Cavaliere ( e dai suoi l……o ) quando ritenevano di offendere qualcuno, ha trascinato l’Italia verso la bancarotta.
    Mi piacerebbe che il 14 dicembre molti dei suoi deputati, ministri e quant’altro avessero uno scatto di orgoglio e alzassero la testa.
    A proposito, io non sono Comunista, ma credo che essere Comunista non sia nè un offesa nè un vanto. E’ UN MODO DI ESSERE.

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  7. Grazie Giuseppe:
    Julian Assange si sposta come un uomo braccato. In un rumoroso ristorante etiope del modesto quartiere londinese di Paddington, abbassa la voce in modo che si oda appena un sussurro quando parla, e lo fa per eludere le agenzie d´intelligence occidentali di cui ha paura.

    Esige che il suo seguito di fedelissimi utilizzi costosi telefoni cellulari criptati, e cambia il suo con la stessa frequenza con la quale chiunque altro cambia camicia. Si registra negli alberghi con false generalità, si tinge spesso i capelli, dorme su divani ma anche per terra, utilizza solo contanti e nessuna carta di credito.

    «Proseguendo con determinazione lungo questo cammino, senza fare compromessi, mi sono ritrovato in una situazione alquanto insolita» ci ha raccontato Assange incontrandoci. Un appuntamento al quale si presenta con il suo entourage di giovani tra i quali un regista incaricato di documentare eventuali spiacevoli sorprese.

    Dopo aver pubblicato documenti segreti riguardanti la guerra in Iraq, il fondatore di WikiLeaks considera le prossime settimane tra le più pericolose. Molte cose sono cambiate dal 2006, quando l´australiano mise a frutto la sua esperienza di hacker informatico per creare il sito. Ormai non sono soltanto i governi a denunciarlo: alcuni dei suoi stessi colleghi lo stanno abbandonando perché sembra avere poca consapevolezza che i segreti digitali che rivela possono costare molto cari in termini di vite umane.

    Numerosi membri di WikiLeaks affermano che la pubblicazione dei documenti afgani è stata presa dal solo Assange, senza che si procedesse neppure a cancellare i nomi delle fonti dell´intelligence afgana delle truppe della Nato. Durante l´intervista Assange dice che «quando si arriva al punto di aver voglia ogni tanto di ritrovarsi in cella per potersi leggere in santa pace un libro dalla mattina alla sera, si palesa l´idea che forse la situazione è diventata più stressante che piacevole».

    Dietro alle ansie di Assange vi è una profonda incertezza su quello che gli Usa e i loro alleati potrebbero fare. Fonti del Pentagono e del Dipartimento della Giustizia hanno detto che stanno prendendo in considerazione l´idea di valutare il suo operato in virtù delle leggi sullo spionaggio del 1917. Alla fine di settembre, Assange si è trasferito da Stoccolma a Berlino.

    Una delle valigie che aveva consegnato al check-in è scomparsa. Conteneva tre laptop cifrati. Assange sospetta che siano stati intercettati. Dalla Germania si è poi trasferito a Londra. Per Assange ha perso fascino persino l´Islanda, un paese con un´ampia libertà di espressione, ma facilmente influenzabile da Washington.

    Assange è sotto tiro anche dall´interno di WikiLeaks, ma lui si ritiene assolutamente indispensabile: «Io sono il cuore e l´anima di questa organizzazione. Ne sono il fondatore, il filosofo, il portavoce, colui che le ha dato la sua impronta originale, l´organizzatore, il finanziatore e tutto il resto». I detrattori lo accusano anche di volersi vendicare degli Stati Uniti. Lui dice che l´America ha una società sempre più militarizzata, che costituisce una minaccia alla democrazia. Oltretutto, afferma, «noi siamo stati attaccati dagli Stati Uniti, quindi siamo costretti ad assumere una posizione nella quale dobbiamo difenderci».

    Anche chi mette in discussione la sua leadership riconosce che l´intricata rete finanziaria ed elettronica usata da WikiLeaks per proteggersi dipende in tutto e per tutto dal suo fondatore. Se Assange è sorretto da questo suo senso di una missione da compiere, tra i suoi seguaci fedeli si sta insinuando il dubbio. Il futuro di Assange pare a rischio. Il suo visto per la Gran Bretagna scadrà l´anno prossimo.

    Quando al crepuscolo ha lasciato il ristorante londinese per allontanarsi, ha rifiutato di dire dove si stesse recando. L´uomo che ha messo alcune delle istituzioni più potenti al mondo sotto i riflettori internazionali e sotto il suo diretto controllo, era ancora una volta in fuga.

    John f. Burns e Ravi Somaiya per il “New York Times”

    Sono benvenuti i film che portano critiche secondarie o superficiali a tale società, perché una critica che sfiora l’obiettivo poi lo protegge: se di un tizio si dice solo che alla cerimonia aveva una cravatta di cattivo gusto non si va a pensare che per il resto poteva anche essere in mutande, come magari era essendo allora quella l’osservazione da fare. Ancora più benvenuti i film che trattano apertamente certe topiche negative della società americana, però travisandole artatamente, facendo cioè in modo di suggerire spiegazioni che all’ultimo le assolvono.
    […]
    Ed ecco il consolidato stereotipo hollywoodiano del soldato, del sottufficiale o dell’ufficiale americano violento, fanatico delle armi e quasi sempre con più o meno aperte simpatie naziste, che è tollerato di fatto dai buoni e democratici superiori fra le disapprovazioni a parole o ammiccate perché i nemici là fuori (i comunisti, i terroristi, i trafficanti di droga, eccetera) sono spietati ed elementi del genere fanno comodo (magari salvano vite di soldati americani buoni).

    Un film molto “americano”: American Beauty
    di John Kleeves

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  8. a campolongo lamentano che sono soli non si sentono ebolitani .
    i campi sono allagati l’agricoltura è in ginocchio, i coltivatori lamentano che dopo i lavori di condotta forzata del consorzio bonifica destra sele le vecchie canalette di scolo sono state interrate e mai ripristinate.
    Tempo fa su politicademente si parlò delle lotte contadine nella piana del sele nel dopoguerra ,la riforma fondiaria etc. ma quanti di quei terrenio sono ancora in gestione dei contadini?
    Lungomare campolongo foce sele 15km di costa ,motivo di grande conflitto politico prima co rosania che ha bloccato tutto con un piano regolatore frenante ,paralizzante poi Melchionda con la sua inerzia ha usato l’argomento solo per comizi elettorali .Ancor prima Conte il grande sperava nella realizzazione del porto canale , facendo partew di una azienda agricola colossale poi fallita che gestiva ed in parte ha acquistato i terreni dell’iSTITUTO oRIENTALE ENTE A DIR POCO PUBBLICO ,MORALE E CULTURALE,SVENDUTO E SCEMPIATO.
    oGGI LA PIANA DEL SELE CAMPOLONGO-CIOFFI -FOCE SELE è UNA PALUDE DI EXTRA COMUNITARI IRREGOLARI CHE SPERANO IL SOGNO AMERICANO ,E LATIFONDISTI DEL NORD E NAPOLETANI AGGUERRITI E PRESTANOMI DI … CAMORRA O ALTRO, ASPETTANO SPECULANDO IL TEMPO CHE SCORRE. e ALLORA LA PIANA DEL SELE è SVENDUTA A PEZZI ,PEGGIO DI UN PUZZLE DOVE MOLTI PEZZI SI SONO PERSI.qUALE CONQUISTE ,DI QUALE MORALE O IDEALE O STORIA SI VUOL PARLARE,QUI VIGE IL NULLA TERRA DI FRONTIERA DOVE I PIU FORTI FANNO AFFARI , I PIU FORTI SI SANNO CHI SONO O BISOGNA CITARLI PER FORZA ,COME I SOLITI cONTE ,bUSILLO,aLFANO ED ALTRI.cOLORO CHE IN NOME DEL POTERE STABILISCONO L’EQUILIBRIO POLITICO CLIENTELISTICO DEL TIRO ALLA CORDA.
    mI DISPIACE MA CHE DOBBIAMO PARLARE DI eBOLI,SEMPRE PIU TERRA DI NESSUNO SI RINNEGA LA STORIA PER NASCONDERE IL PRESENTE SPORCO E BURRASCOSO PULITO SOLO CON LA GIUSTIZIA CHE NON ARRIVA MAI.Si io sono di Eboli amo ed odio il mio paese,ecco perche narro tutto questo lo faccio in anonimato perche non ho garanzie di giustizia ,ma poi non dico nulla di nuovo chi sta nella mischia potrebbe scrivere romanzi della storia ebolitana che non ha nulla da invidiare alla storia della prima e seconda repubblica italiana ,ma ad eboli sono anni che governa la sinistra come mai, semplice non è la vera sinistra ne porta solo il nome ma si comporta peggio di Berlusconi ,Busillo per affogare nell’incapacita di Melchiona et company.
    Quando vedo le foto dei politici ebolitani sui giornali mi vergogno di essere Ebolitano.la costa di eboli la piana di eboli abbandonate a se stesso,palude di affarismi di potere.

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