Piano Commerciale al palo: La maggioranza è divisa, i commercianti sono contro, le opposizioni anche, ma a chi conviene?
Via Mazzini e tutte le sue traverse è “IL MIGLIO D’ORO, il più grande Centro Commerciale Naturale della Provincia di Salerno, andrebbe supportato e incoraggiato anziché “combattuto”.
BATTIPAGLIA – “Anche se la proroga era prevista, non significa che non ci sono problemi. La maggioranza è in difficoltà. In ogni caso per come il SIAD era stato proposto, eravamo contrari a prescindere dagli emendamenti presentati in Consiglio Comunale“. E’ così che esordisce il capo gruppo del PdL Giuseppe Provenza a commento della seduta consiliare che avrebbe dovuto approvare lo Strumento di intervento per l’apparato distributivo di Battipaglia.
“Il Piano Commerciale – continua Provenza – deve affrontare i problemi reali della Città, e certo non si affrontano rinviando continuamente un confronto serio e produttivo. Il Sindaco Giovanni Santomauro aveva preso impegno di portare tutto il pacchetto del Commercio in C. C. già da agosto scorso, e così non è stato, conseguenza che ha fatto aggravare ancora di più la crisi. E anche se le organizzazioni del settore sono state consultate senza successo, l’opposizione non è stata mai coinvolta, e per contro, si è voluto rinviare sempre il problema fino a che non è arrivata la diffida dalla Regione Campania e sotto la minaccia del commissariamento, si è convocato il Consiglio.
Per questo non possiamo che esprimere la nostra più ferma condanna politica”.
In effetti anche questa ultima seduta consiliare come le altre due precedenti è stata infruttuosa. Le motivazioni del rinvio sono da attribuire in parte a impedimenti reali di alcuni consiglieri comunali di maggioranza, in parte alla motivazione legate all’obbligo di sentire le organizzazioni dei commercianti e le associazioni dei consumatori maggiormente rappresentative, le quali hanno manifestato tutto il loro dissenso, ritenendo che le previsioni contenute nello strumento progettuale sono sovradimensionate rispetto alle reali necessità della Città e quindi ritenedolo una minaccia per l’intero settore già profondamente in crisi.
Ma a prescindere da questo passaggio tecnico obbligatorio, le motivazioni di fondo sono da ritrovarsi nel mancato accordo in seno alla maggioranza. Mancato accordo che è venuto allo scoperto dal momento in cui sono stati presentati quei famosi tre emendamenti.
E’ singolare che una maggioranza arrivi in Consiglio e alcuni suoi membri autorevoli, avvertono la necessità di correggerne la proposta. La presentazione degli emendamenti può dare spazio a diverse interpretazioni: la prima, è che la maggioranza non era pronta ad affrontare il problema e magari non avendo una proposta, e sull’onda della pressione della diffida regionale, ha improvvisato e poi ha voluto operare qualche correzione; la seconda, invece, la più probabile, mette in evidenza alcuni contrasti interni, che si sono materializzate con le proposte di cui agli emendamenti che sia il Gruppo del PD con Piero Lascaleia ed Egidio Mirra, sia quello di IdV con Michele Di Benedetto, oltre che Angelo Cappelli e Antonio Guerra, hanno presentato.
Gli emendamenti prevedono: Il primo, chiede di stralciare dal Piano la tavola di cui alla fascia costiera, nella quale sono state previste 8 medie strutture di vendita da 250 a 1500 mq.; Il secondo riguarda la macrozona “C” che include anche una parte della zona industriale, laddove, tra l’altro, si è previsto un ampio sviluppo che prevede 4 strutture alimentari da 250 a 1500 mq e 20 da 1500 a 2500 mq.; Il terzo invece, vorrebbe si comprendesse nella macrozona “C” anche via Brodolini, via Bosco I, una parte di viale delle Industrie fino al cavalcavia della ferrovia, oltre che via Inghilterra e via Danimarca.
Alcune di queste proposte potrebbero trovare la loro attuazione, solo attraverso la redazione di un nuovo Strumento Urbanistico o adoperando una Variante a quello esistente. Questa ipotesi sarebbe un verminaio e quindi si capisce, che chi ha voluto stralciare dalla proposta dell’Amministrazione la zona costiera lo ha fatto a ragion veduta.
Da qui il Popolo delle Libertà e Provenza, nel ribadire la loro contrarietà alla proposta indipendentemente dagli emendamenti presentati, sottolineano come lo sviluppo del SIAD sia orientato sulla Fascia costiera: “Il Piano commerciale, ‘stranamente’, – sottolinea il Capo gruppo PdL – con l’approvazione degli emendamenti, indirizza lo sviluppo sulla fascia costiera, con tutte le complicanze che ne deriverebbero”.
Di qui Provenza mettendo in evidenza il senso di responsabilità per dotare la Città di uno strumento indispensabile per lo sviluppo delle attività commerciali conclude: “Il Piano Commerciale deve portare sviluppo. Si presenta una possibilità e bisogna coglierla, bisogna dare una chance sia ai commercianti che alla Città, poi sarà il mercato a decidere. Ma sicuramente la concorrenza creerà fermento ma ache abbassamento dei prezzi e quindi un vantaggio per i consumatori”.
Indipendentemente dalle posizioni politiche della maggioranza, eventualmente si ricompone, delle opposizioni che nemmeno riescono a intravedere i pericoli di un piano eccessivamente permissivo, sia se si sviluppa verso il mare che si concentri nel cuore della Città, è da ascoltare l’allarme degli operatori del settore, i quali vedono nello Strumento di intervento per l’apparato distributivo di Battipaglia, il preludio di un disastro annunciato, facendo rilevare come il numero delle strutture che si prevedono siano equivalenti a quelli della Città di Salerno.
Ma chi ci guadagna nelle grandi strutture commerciali, atteso che si pagano royalty altissime e fitti da capogiro? solo chi li costruisce e chi vende i terreni.
Purtroppo anche Battipaglia come Pontecagnano e Eboli, per non andare oltre, si sta facendo prendere dalla “Sirena” delle grandi strutture commerciali e dai Centri Commerciali, i quali sono i concorrenti più pericolosi delle Piazze, e i veri responsabili della scomparsa dei negozi di vicinato e del lento desertificare dei centri abitati così detti compatti, come lo è Battipaglia.
Ma se alcuni fenomeni economici, politici e sociali non possono arrestarsi e se alcuni vivono queste “evoluzioni” progressiste come una ossessione, nel senso che non avere un Centro Commerciale equivale all’essere arretrati, è altrettanto vero che si perdono di vista i contesti in cui si sono sviluppati che non hanno le stesse caratteristiche che invece ha Battipaglia.
Questa Città ha il più grande Centro Commerciale di vicinato della Provincia di Salerno che tutti i giorni attrae migliaia di persone provenienti dai paese vicini e che fa di Via Mazzini e di tutte le sue traverse il “miglio d’oro”, un Centro Commerciale Naturale, che andrebbe supportato e andrebbe incoraggiato anziché “combattuto”.
Gli errori di oggi si pagheranno domani.
Sono d’accordo. E’ quello che differenzia una Amministrazione comunale che ha una visione politica del futuro della città da una amministrazione di condominio che ha come scopo prevalente la conservazione ed il buon uso della cosa comune e solo in second’ordine un eventuale piano di innovazioni legato ad eventuali spese straordinarie. Via Mazzini potrebbe essere un centro commerciale naturale, a patto che si integrasse un progetto futuro con una nuova viabilità cittadina. Ricordiamo cosa era Corso Vittorio Emanuele a Salerno prima dell’isola pedonale di De Luca. Se si vuole pensare al futuro della città occorre una visione, una prospettiva, un insieme di desiderata verso cui si vuol tendere, e verso il quale vanno pilotati gli investimenti per l’innovazione all’interno della città. Evitando possibilmente nuove fontane di cui sinceramente non se ne sente il bisogno.
Ma cosa ci possiamo aspettare da questi. Battipaglia se è andata in tutti questi anni è solo per merito suo e dei battipagliesi, i politici hanno solo fatto guoi e si sono intrufolati peggiorando le cose.