Ricostruzione fuori sito a Eboli di 56 alloggi. Al via lavori e proteste

Avviato il cantiere ACER nel rione Pescara di Eboli, per la realizzazione di 56 nuovi alloggi pubblici, parco giochi, spazi condominiali e campi per calcetto, tennis e pallavolo nella protesta vibrata e rumorosa degli abitanti del complesso Borgo e tanti dubbi e tante domande. 

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POLITICAdeMENTE

EBOLI – Nella mattina di ieri, con la posa della prima pietra, è stato avviato ufficialmente il cantiere edile laddove saranno realizzati 56 alloggi ACER (ex IACP) in via Padre Gabriele D’Anisi, nel rione Pescara. I nuovi alloggi saranno realizzati in tre diversi fabbricati, con servizi e tecnologie di ultima generazione, spazi adeguati, parco giochi, campi di calcetto, tennis e pallavolo.

Nelle nuove strutture saranno ospitate altrettante famiglie, come fanno sapere da Palazzo di Città, tranne verificarne poi i relativi requisiti, alloggiate negli complesso ACER di Piazza Borgo, che una volta ultimati e assegnati i nuovi alloggi, saranno abbattuti per restituire quell’area alla Città opportunamente attrezzata attualmente particolarmente intasata e degradata. L’intervento, come si spiega da Palazzo di Città, “…consentirebbe a decine di famiglie di lasciare alloggi che presentano problemi strutturali ed usufruire delle nuove case in costruzione”.

Una dichiarazione grave, gravissima che metterebbe sotto accusa l’ACER, che non è un succo di frutta ma l’Ente preposto alla gestione, alla progettazione e alla costruzione, ivi compreso la manutenzione di tutto il patrimonio urbanistico di alloggi di edilizia residenziale pubblica, società che è seguita allo IACP, e prima ancora alla Gescal, e ancora all’INA CASA e Unra Casa, e lo stesso Comune di Eboli che per anni ha consentito che una struttura pubblica venisse così abbandonata, vieppiú abitata, sebbene i lavori non sono stati mai ultimati.

  • Perché quei lavori non sono mai stati ultimati?
  • È stata mai fatta una consegna parziale di quel complesso, atteso che l’interrato è completamente abbandonato a se stesso?
  • Sono stati mai assegnati quegli alloggi?
  • Se si, come è stato possibile, vigendo condizioni di pericolo, così come si dichiara, non essendo ultimati i lavori e non perché la struttura è pericolante ma perché non ultimati?
  • È vero che l’allora IACP si oppose all’abbattimento presentando una perizia che sanciva la non pericolosità della struttura e di seguito presentò progetto e conferí l’appalto?
  • È stato mai detto ai cittadini che lo abitano, che la legge esclude dalle graduatorie coloro i quali sono occupatori abusivi?
  • Che cosa è successo in tutti questi anni?
  • Perché si sono taciute tutte queste cose?
  • Chi sono i “distratti”, chi i responsabili, e chi i colpevoli?
  • Chi vorrebbe mettere una lenzuolata su queste vicende speculando sui bisogni, e sulle aspettative della povera gente, sempre che ne abbiano titolo, anziché assistere in maniera adeguata e senza illusioni chi al momento non li ha ma versa nel bisogno?
  • Saranno forse gli appetiti che suscitano i circa 10 milioni di euro a valere sui fondi del PNRR?

Al momento dell’inaugurazione del cantiere, – spiegano dal Comune – i rappresentanti di alcuni nuclei familiari hanno contestato la decisione di realizzare nuove case, preferendo rimanere nei vecchi alloggi. «Posso comprendere che protesti qualcuno preoccupato di cambiare l’area di residenza – spiega il sindaco, Mario Conte -. Però voglio dire chiaro e tondo che si tratta di una preoccupazione ingiustificata e di una protesta sbagliata, anche se solo di pochissimi nuclei familiari. Sugli alloggi di Piazza Borgo, la stessa ACER ritiene non sia né giustificabile, né praticabile un’azione di recupero. Non solo, ma oggi immettiamo nel quartiere Pescara un ingente finanziamento di quasi 10 milioni di euro di fondi PNRR, che possono essere utilizzati per la delocalizzazione di alloggi dell’Ente che gestisce gli alloggi pubblici. In più, con questa nuova opera pubblica, riqualifichiamo definitivamente una parte di questo quartiere, garantendo spazi, un parco giochi, tre campi per calcio, tennis e pallavolo e assicuriamo ben 56 nuovi alloggi moderni ed energicamente efficientati. La stessa preoccupazione per la mobilità è già superata, visto che ad Eboli funziona il servizio pubblico. E’ una grande occasione per tante famiglie, che finalmente avranno alloggi efficienti e tecnologicamente avanzati, oltre ad attrezzature sportive e per il tempo libero sia per i ragazzi, che per gli anziani».

Va aggiunto inoltre che il progetto di ricostruzione del Rione Borgo di 56 nuovi alloggi, sicuramente è un importante intervento di rigenerazione urbanistica fuori sito, e sicuramente nella sua veste consente di disporre di più verde e più spazi per la comunità, tuttavia è un progetto, il 4° che ha interessato il Rione Borgo:

  1. il primo dedicando un intero stabile nell’ambito di un programma di Edilizia Residenziale Pubblica di ben 250 alloggi (IACP legge 167) prima occupati abusivamente e poi consegnati dopo un lungo braccio di ferro e uno sgombro forzato ai legittimi assegnatari;
  2. Il secondo con l’assegnazione di ulteriori 56 alloggi ad altrettante famiglie che nel frattempo avevano rioccupato le Palazzine del Rione Borgo, nei 250 alloggi popolari di proprietà del Comune di cui al programma realizzato con i fondi della Legge 219/80, interferendo con l’assegnazione ad altrettante famiglie sistemate a seguito degli eventi sismici dell’80 in 250 alloggi prefabbricati che a loro volta in seguito furono abbattuti non prima di essere nuovamente occupati;
  3. il terzo con un ulteriore intervento da parte della stessa IACP, di ristrutturazione e di adeguamento funzionale del complesso Borgo dopo un lungo braccio di ferro che opponeva la Proprietà, lo IACP e il Comune, quest’ultimo, che al contrario avrebbe voluto abbattere per realizzare un complesso edilizio più organico recuperando gli spazi chiusi restituendoli con armonia all’esterno, che avrebbe dovuto ospitare giovani famiglie. Progetto realizzato ma mai ultimato perché ancora una volta occupato da “abusivi” “assistiti” guidati dai populismi di allora e in parte da alcuni legittimi assegnatari costretti per non perdere l’agognato appartamento, condizione che per via della sua incompletezza e relativo abbandono fece guadagnare al complesso edilizio del Rione Borgo, rievocando altri scenari più famosi ma allo stesso tempo altrettanto tragici, l’appellativo di “Forte Apache“;
  4. il quarto progetto, quello di oggi, che con una grande lenzuolata copre, prepotenze, abusi, illegalità, incapacità e connivenze, finalmente riesce a “smontare” un monumento al degrado urbano e farlo rivivere, si spera questa volta nella legalità, in un altro sito, consegnandolo a futura memoria come l’ultimo atto, si spera ancora, di una storia infinita durata oltre un 50ntennio.

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Eboli, 29 aprile 2025

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