Cartoline dal degrado in pieno centro, è di ieri la notizia di un ennesimo crollo! Passano i decenni, i sindaci e gli assessori, ma tutto rimane cristallizzato; intanto crescono i rischi per la pubblica incolumità.

di Massimo Del Mese e Marco Naponiello per POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
EBOLI – Il Mulino e Pastificio Pezzullo ha rappresentato per intere generazioni un luogo di dignità e di lavoro, un opificio posto al centro della città che era l’orgoglio di tutti portando il nome di Eboli nel mondo intero e facendo in modo di far crescere nel dopoguerra l’economia cittadina permettendo cosi a tanti giovani di allora di potersi realizzare e crearsi una famiglia. Nel periodo del suo massimo splendore intorno agli anni ’50, ’60 e ’70, dava lavoro tra operai e impiegati a oltre 450 persone. Un posto di lavoro alla Pezzullo era più ambito di un posto di lavoro statale, all’epoca il sogno di ogni italiano. Per generazioni ha rappresentato la sicurezza economica per centinaia di famiglie e un porto sicuro da ambire, e sebbene quelli fossero anni difficili e di grandi battaglie rivendicative, che toccavano la crescita e la dignità dei lavoratori e in generale del lavoro, era un esempio di gestione imprenditoriale di tipo familiare, tanto che nonostante le turbolenze rivendicative legate alle lotte sindacali che investirono l’Italia, il Pastificio Pezzullo si distingueva facendo registrare “0” ore di sciopero. Sicuramente merito di una gestione illuminata di Don Luigi Pezzullo che rilevó lo Stabilimento dalla Famiglia ebolitana Polito e successivamente di suo figlio il Commendatore Don Sossio.
ALTRI TEMPI. Tempi che attribuivano alla Città di Eboli un ruolo primario nella Provincia di Salerno, seconda solo al capoluogo e punto di riferimento delle aree interne e della Lucania.
La globalizzazione purtroppo, insieme a passaggi generazionali ed altro ancora, non hanno consentito più quell’imprenditoria di stile paternalistico in senso positivo, e cosi s’è dovuto cedere il passo alle nuove regole del Mercato e agli imprenditori illuminati seguirono i “Prenditori” spregiudicati che hanno saccheggiato tutto quello che potevano.
Difatti sono oltre 30 anni che di quel glorioso pastificio Pezzullo è rimasto soltanto uno scheletro, il simulacro di quello che era in passato, un catafalco di cemento, dove tra insetti, ratti sporcizia (e si teme ancora la persistenza dell’amianto), da motivo di orgoglio è divenuto specchio del degrado e vergogna collettiva. Inoltre si sono certamente susseguite negli anni delle proposte di recupero, in primis il ridondante Project financing che non si è mai realizzato, ivi si sarebbero dovute edificare delle strutture edili che avrebbero costituito un centro polifunzionale, riferito a professioni ed operatori economici, altri proposero un parco verde urbano votato alla ricreazione, vieppiù altri ancora un’area residenziale concepita di villette per cittadini abbienti, addirittura la strutturazione in loco dell’Ente Fiera, altra iniziativa tombata nella indifferenza dei cittadini e nella incapacità di una classe politica inadeguata, ma come troppe volte accade nel meridione d’Italia, il tutto è rimasto sotto forma di rendering o del classico plastico, in definitiva soltanto il sogno da propinare al “popolo bue” da utilizzare come da prassi consolidata per imbonitrici campagne elettorali, ma nient’altro!
L’unica cosa concreta che persiste invece è quel degrado che fa il paio stridente con l’edificazione di un parco residenziale prospiciente, di nuovo conio, una scelta coraggiosa di imprenditori che certamente meriterebbero un proscenio migliore alla loro opera. E’ di ieri come dicevamo nel sottotitolo, l’allarme di nuovi crolli sul marciapiede che costeggia l’enorme struttura ed il rischio di incidentare autoveicoli ma specialmente persone, a causa della grande affluenza sulla SS19, una responsabilità civile che ricadrebbe sul Comune dunque sul contribuente eburino visto che la struttura è stata ripresa dall’ente pubblico oltre un quarto di secolo addietro, ma ahinoi, senza destinazione concreta fino ad oggi “Anno Domini” 2025.
Un utente affezionato di una radio locale ha spedito ieri alla redazione delle foto e rapidamente lo staff ha provveduto ad editare un post su di un noto social media, il quale oltre ad ottenere migliaia di visualizzazioni, ha destato cosa più importante, lo sdegno dei cittadini e dei residenti della zona (centralissima!) che si sentono da lustri presi in giro e con un rischio ambientale persistente sugli stessi residenti; le foto accluse sono eloquenti ma ce ne sarebbero miriadi, e nonostante il focus di vari organi di stampa, tra cui ce ne fregiamo anche noi, dopo anni ed anni, ad horas nulla sembra smuovere chi di dovere.
Del resto non deve “scapparci” per forza un incidente grave come troppe volte accade in Italia per addivenire ad una risoluzione, sarebbe un vergognoso reiterarsi di un paradosso; ad ogni buon conto nella nostra città insistono diverse opere fatiscenti, cimiteri post industriali allo spreco, ed ancor maggiormente all‘immobilismo pubblico, ricordiamo ad esempio il parco Fusco che pur essendo un’opera privata e dunque soggetta ad una procedura concorsuale (fallimento) dopo decenni riteniamo che sarebbe “cosa buona & giusta” che se ne riappropriasse il Comune, difatti i creditori chirografari e non, dopo tanti anni su che cosa o come potrebbero mai soddisfarsi? Aspettando naturalmente il tanto reclamizzato PUA filiazione del PUC, novello Godot di Samuel Beckett! Non sarebbe meglio allora l’attivarsi di chi adesso amministra la città per far ritornare nella disponibilità della “res publica” un’area così importante, nel popoloso quartiere Paterno, anche essa soggetta ad un costante rischio ambientale, specialmente di estate, con incendi (spontanei e non) complici l’erbacce, rendendo il luogo l’habitat naturale di insetti e ratti, che certamente non “felicitano” gli abitanti della zona?
Continuando sulla falsariga in oggetto, un paio di anni fa si era parlato dell’acquisizione dell‘ex Foro Boario da parte di alcuni privati, in via Serracapilli zona adiacente ai complessi sportivi, ma al momento non si vedono sostanziali cambiamenti.
E’ di ieri, e la ripetiamo per la terza volta tale locuzione, l’abbattimento dell’ex scuola elementare alla biforcazione tra i rioni delle Fontanelle e l’inizio di Grataglie per far posto ad un asilo nido, invero struttura di servizio sociale molto richiesta in città; benissimo 800 mila euro al servizio collettivo sono una notizia assai felice, infelice però rimane, nonostante li intitolazione “Villa Romana” della nuova struttura per bambini, appunto quella villa romana adiacente che da oltre 50 anni vegeta, è il caso di dirlo nelle erbacce ove appena si intravedono le trabeazioni, opera tardo Costantiniana che nessuna burocrazia al mondo potrebbe giustificare l’impossibilità di disvelamento con annessa logica pubblica fruizione, essa infatti insieme alle fornaci romane, all’acquedotto, alle mura medioevali ed alle altre bellezze storiche nostrane, senza obliare i complessi monumentali e i due musei, potrebbero costituire un circuito di nicchia sotto il profilo del turismo culturale.
Nella città di San Vito pertanto le lancette del tempo si sono fermate se non proprio rotte, un dato lapalissiano: la Cina mezzo secolo fa era una nazione prettamente agricola quanto primitiva, ad oggi invece si è trasformata in una super potenza scientifica e commerciale, di contro nella nostra cittadina non riusciamo neanche a togliere la terra da un bellezza archeologica, riqualificare delle strutture post – industriali, condannando (Viva Dio!) intere generazioni a nascere e a morire nella visione perpetua di tali sconci amministrativi, orbene, concittadini jevulesi, ci meritiamo davvero inconfutabilmente questo?
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Eboli, 8 aprile 2025