Al momento sembra chiaro che De Luca si ricandiderà per i fatti suoi, proponendo ai salernitani un paio di liste civiche, proprio come quattro anni e mezzo fa.
Lo scenario che si prospetta nel centrosinistra è ancora più confusionario di quello del 2006.
DA LABORATORIO A SCACCHIERA
di Angelo Di Marino
Direttore la Città di Salerno
SALERNO – Tra sei mesi a Salerno si vota. Settimana più, settimana meno. Manco a dirlo, siamo già da tempo in piena campagna elettorale, con le conseguenze, dialettiche e non solo, che ne derivano. Con tutte le cautele del caso, proviamo a disegnare lo stato dell’arte.
Partiamo dallo schieramento che dovrebbe riconoscersi nel logico favorito della competizione, ossia il sindaco uscente. Lo scenario che si prospetta nel centrosinistra è ancora più confusionario di quello del 2006, quando il Pd scelse di contrapporsi con Alfonso Andria al ritorno in sella di De Luca.
Al momento sembra chiaro che il primo cittadino si ricandiderà per i fatti suoi, proponendo ai salernitani un paio di liste civiche, proprio come quattro anni e mezzo fa. Lo ha detto e ridetto, figuriamoci se con questi chiari di luna non lo farà. Del resto, è reduce dalla battaglia (persa) alle Regionali, dove si è sempre presentato, anche alla folla del Plebiscito, con il suo marchio “Campania libera“, mai abbinandosi a partiti e correnti.
Consumata l’ennesima rottura con Di Pietro, che si turò il naso in primavera per evitare l’avanzata di De Magistris nel suo stesso partito, sarà l’Italia dei Valori a proporre un suo candidato alternativo. Forse lo fará alleandosi con la pattuglia di Sinistra, Ecologia e Libertà.
Conoscendo i caratterini che contraddistinguono entrambi i partiti, non è detto si arrivi al candidato unico. Inutile dire che, all’ultimo momento, pretenderanno visibilità anche i comunisti extra parlamentari, ora federati, con un loro uomo. Resterebbe il Pd, solo soletto e senza il briciolo di un alleato.
di Angelo Di Marino
Direttore la Città
quotidiano di Salerno e provincia