Sinistra Italiana e le riflessioni sul DUP del Comune di Eboli

Giovedì 6 marzo si discute nel Consiglio Comunale di Eboli si discute del Documento Unico di Programmazione, occasione per Sinistra Italiana Eboli di offrire al dibattito le sue Riflessioni sul DUP 2025/2027.

Massimiliano Curci

POLITICAdeMENTE

EBOLI – Cogliendo l’occasione della discussione in Consiglio Comunale del Documento Unico di Programmazione (DUP) per il triennio 2025-2027, Sinistra Italiana di Eboli ha elaborato e ci ha affidato che con piacere pubblichiamo, una propria riflessione sullo stato politico, economico e sociale della città di Eboli. È opportuno ricordare che Sinistra  Italiana sebbene non è rappresentata in Consiglio comunale, ha voluto sviluppare una analisi che comunque è nata dal confronto interno al partito ma che sarebbe stata la stessa rappresentata all’assemblea cittadina se fosse stata presente nella massima assise cittadina. Tuttavia è opportuno ricordare che il segretario cittadino di Sinistra Italiana Massimiliano Curcio ha ricoperto per due anni, come delegato al Bilancio, un ruolo di primissimo piano di Assessore Comunale, in seguito “dimissionato” a seguito di giochi di palazzo conseguenti ai riassetti politico-numerici in seno alla maggioranza che ha eletto e sostiene il Sindaco Mario Conte.

La riflessione di Massimiliano Curcio e di Sinistra Italiana è quindi un’analisi critica sullo stato delle cose che attraversano la città di Eboli e vuole essere come scrivono “un contributo costruttivo che offriamo anche alle altre forze della sinistra e dell’area progressista dentro e fuori il Consiglio Comunale, con l’obiettivo di avviare un confronto più ampio nella città“.

DUP 2025/2027 Comune di Eboli: La Riflessione di Sinistra Italiana

Il Documento Unico di Programmazione (DUP) rappresenta lo strumento con cui l’amministrazione comunale pianifica le proprie strategie per il prossimo triennio.
Tuttavia, il DUP 2025-2027 del Comune di Eboli, che verrà discusso in Consiglio Comunale il 6 marzo, mette in luce una realtà drammatica che le amministrazioni passate hanno contribuito a creare. Mentre la maggioranza tenta di dipingere un quadro ottimistico, i dati contenuti nel documento mostrano con chiarezza che Eboli sta affrontando una crisi strutturale sia dal punto di vista demografico che economico.

Eboli si trova di fronte a un declino demografico senza precedenti che è il risultato di anni di scelte politiche miopi e di mancanza di visione per il futuro. Il progressivo invecchiamento della popolazione, l’emigrazione giovanile e il calo della natalità sono il sintomo di un territorio che non offre opportunità di lavoro, servizi adeguati e prospettive di crescita.

Crisi demografica
Guardiamo i principali indicatori demografici riportati nel DUP:
• Indice di vecchiaia: nel 2002 si contavano 78 anziani ogni 100 giovani, oggi il rapporto è di 147 su 100. Il tessuto sociale si sta sgretolando mentre i giovani lasciano la città per cercare un futuro altrove.
Dipendenza strutturale: la popolazione inattiva (quella che non lavora) cresce rispetto a quella attiva. Nel 2002 ogni 100 lavoratori c’erano 45,6 persone a carico, oggi il numero è salito a 50. Questo squilibrio mina la sostenibilità del welfare locale.
Forza lavoro in declino: nel 2002 per ogni 100 giovani lavoratori andavano in pensione 67 persone. Oggi il rapporto si è invertito: per ogni 100 giovani che iniziano a lavorare, 134 persone vanno in pensione. Questo dato è la prova che il mercato del lavoro è in affanno e che le politiche attuate non hanno incentivato l’occupazione.
• Aumento della mortalità: il numero dei decessi è aumentato da 6,6 ogni 1.000 abitanti nel 2002 a 10,9 nel 2024, mentre la natalità è crollata da 11,7 a 7,9 nati ogni 1.000 abitanti.
Questi numeri non sono solo statistiche, ma il riflesso di politiche incapaci di offrire una prospettiva alle nuove generazioni e di garantire una città vivibile per tutte e tutti.

Situazione economica
Dal punto di vista economico la situazione non è migliore. Eboli soffre una condizione di crescente precarietà e disuguaglianza. Il reddito medio rimane al di sotto della media provinciale, regionale e nazionale, evidenziando un impoverimento diffuso che le amministrazioni precedenti non hanno contrastato con misure efficaci.

Reddito medio insufficiente: nel 2022 il reddito medio a Eboli è stato di 17.227 euro, ben 6.423 euro in meno rispetto alla media nazionale. In oltre dieci anni il divario con il resto del Paese è aumentato, anziché ridursi.

Distribuzione del reddito iniqua
• Il 54,21% dei cittadini dichiara meno di 15.000 euro annui, segnale di una larga diffusione della povertà e del lavoro sottopagato.
• Il 75,33% dei contribuenti non supera i 20.000 euro annui.
• Solo il 2,38% dei cittadini dichiara oltre 70.000 euro, mentre appena tre persone superano i 300.000 euro annui.

Questa situazione economica è frutto di anni di gestione politica che ha favorito la precarietà lavorativa, l’assenza di investimenti produttivi e la mancanza di politiche redistributive.

La crescita della povertà e la stagnazione del reddito medio dimostrano che le misure adottate fino ad oggi non hanno avuto alcun impatto positivo sul benessere della cittadinanza.
A fronte di questo quadro allarmante le azioni messe in campo dall’amministrazione Conte non hanno prodotto risultati efficaci.

Considerazioni e riflessioni
• Urbanistica e sviluppo fermo: preoccupa il mancato avanzamento del Piano Urbanistico Comunale (PUC), nonostante l’amministrazione avesse annunciato che sarebbe stato portato in Consiglio a marzo 2024 e la legge regionale individui in giugno 2025 il limite temporale entro cui giungere alla conclusione dell’iter di approvazione. Ad oggi si registra una completa assenza del coinvolgimento della cittadinanza e, in maniera pubblica e trasparente, dei portatori di interesse nella formazione del piano, in contrasto con il principio dell’urbanistica partecipata, previsto dalla norma regionale. Il PUC è uno strumento essenziale per disegnare la città del futuro, ma l’inerzia amministrativa ne sta ritardando l’approvazione, privando Eboli di strumenti necessaria a favorire sviluppo, investimenti e diritti dei cittadini, nella trasparenza di un quadro normativo chiaro a tutti gli attori del processo edilizio. Preoccupa la concezione neoliberista che è alla base del redigendo PUC così come riportata nel DUP quando si parla di norma urbanistica flessibile che deve consentire di edificare con celerità e mutare le destinazioni urbanistiche degli immobili sulla base delle richieste del mercato. Si afferma un modello nel quale prevale:
. la logica dell’urbanistica contrattata, senza una indicazione chiara che metta tutti al corrente delle potenzialità di un proprio bene immobile.
. la logica di rendere mutuabili a piacimento le destinazioni d’uso per attrarre investimenti che potrebbe portare a uno sviluppo urbano caotico, ai danni della collettività, senza una vera pianificazione a lungo termine che riesca a garantire i servizi ed i beni collettivi.
. la logica della città che si sviluppa in base alle sole esigenze del mercato, per la quale si rischia di perdere il controllo sulla qualità della vita urbana, con conseguenze negative su servizi, viabilità e spazi pubblici.

Senza un piano che redistribuisca equamente servizi e infrastrutture, si potrebbe favorire la concentrazione di attività redditizie in alcune aree, lasciandone altre prive di investimenti e servizi essenziali.

Crisi del commercio: nonostante la crisi del commercio, con il mercato degli immobili commerciali sostanzialmente bloccato, il Distretto Diffuso del Commercio “Expo Sele” è rimasto lettera morta. A due anni dalla sua costituzione, l’amministrazione non ha ancora avviato la procedura di avviso per l’individuazione del coordinatore, dimostrando una grave mancanza di attenzione verso un settore in forte difficoltà. Sconvolge ancora oggi l’idea di disseminare il territorio di attività produttive e commerciali lungo le strade extraurbane, contro il principio di agglomerazione che naturalmente favorirebbe reciprocamente le attività sé
concentrate in più punti di agglomerazione e non secondo uno sviluppo lineare, generatore di problemi gravi alla viabilità ed al territorio.

Agricoltura: dalle tabelle contenute nel DUP emerge chiaramente che l’agricoltura rappresenta la seconda attività economica del territorio per fatturato, tuttavia nel testo l’argomento viene trattato in modo marginale. L’agricoltura non dovrebbe essere considerata solo in termini di fatturati prodotti, ma anche in relazione ad aspetti fondamentali come il consumo del territorio, la qualità della vita e il rispetto dell’ambiente. In particolare, sarebbe opportuno approfondire l’impatto dell’eccessiva proliferazione degli impianti serricoli, che rischia di compromettere il paesaggio, la biodiversità e la sostenibilità delle risorse locali.
Opere pubbliche in ritardo: la grande mole di opere pubbliche previste nei piani triennali approvati negli ultimi anni procede a rilento. Basta confrontare i rendiconti degli anni precedenti con le previsioni di spesa per notare la discrepanza tra le somme stanziate e quelle effettivamente impegnate e pagate. L’inerzia amministrativa sta rallentando lo sviluppo infrastrutturale della città. Allarma anche il fatto che molte di queste opere pubbliche sono finanziate prevalentemente con misure straordinarie legate ai fondi del PNRR da rendicontare entro il 2026, fondi che si corre il rischio di dover restituire nel caso in cui non si portassero a compimento. Ancora non è chiara la progettualità dell’amministrazione sulla destinazione dei fondi P.R.I.U.S. pari a circa 14 milioni di euro destinati a migliorare la qualità urbana e sui quali ancora non è stata individuata un’area strategica che sia nella reale disponibilità dell’ente per poter essere oggetto dell’investimento. Un investimento pubblico di dimensioni mai viste in città e che rischia di dover essere restituito in favore delle altre città polo della Campania che saranno già pronte con idee e progetti concreti.
Ritardi nei servizi essenziali: l’azienda speciale ASSI, che dovrebbe garantire servizi essenziali a soggetti svantaggiati, continua a scontare ritardi nell’erogazione di prestazioni fondamentali, creando disagi e situazioni di criticità per molte famiglie. Appare evidente l’assenza di prospettive di interazione sussidiaria e collaborativa con il sistema sanitario e con il mondo del terzo settore, una incapacità di rafforzare e implementare concretamente le politiche e gli interventi di rete; assenza di servizi di supporto alle famiglie e alla genitorialità;
di contrasto alle devianze e al disagio socio-economico; di prevenzione e sostegno al bisogno socio-assistenziale. In sintesi questo DUP mette in evidenza il silenzio dell’indirizzo politico rispetto al dovere di programmare le politiche di welfare territoriale in coerenza con le programmazioni triennali di Ambito e nel rispetto del Piano sociale regionale
Politiche scolastiche: poche righe vengono dedicate al fenomeno molto diffuso della dispersione scolastica, tema che meriterebbe ben altra attenzione, analisi e sforzo di programmazione. Qui l’amministrazione propone laboratori e corsi formativi, nonché il “ripristino” del servizio di trasporto, ma non fa riferimento, ad esempio, al coinvolgimento delle famiglie, aspetto che invece è centrale, come rilevato da numerosi studi ed esperienze politiche in altri territori anche più difficili del nostro. È noto che la dispersione scolastica è legata alla realtà familiare ed al contesto socio economico in cui il ragazzo vive, indipendentemente dalla qualità dell’offerta formativa e del servizio di trasporto.
l’Amministrazione palesa una insensibilità culturale poiché incapace di proporre misure di contrasto adeguate rivolte alla prevenzione, all’intervento e alla compensazione. La scuola rappresenta un presidio culturale e sociale sul quale un’amministrazione pubblica deve investire risorse, sostenerne la piena funzionalità anche dal punto di vista infrastrutturale e ordinario (impiantistica, dotazioni, arredi, sicurezza, mensa). Torna preponderante la necessità di far decollare definitivamente lo strumento dell’azienda ASSI.
Sanità: il progressivo depotenziamento dell’Ospedale di Eboli nei settori strategici comunità.
Un Dea di primo livello, per essere efficiente e garantire un’assistenza adeguata, deve disporre di reparti ben strutturati e attrezzati, con personale qualificato e risorse adeguate.

Centro antico: l’assenza di una politica seria per il centro antico di Eboli continua a lasciare irrisolti problemi ormai cronici, aggravando una situazione di degrado che danneggia l’immagine della città. L’abbandono incontrollato dei rifiuti non solo compromette il decoro urbano, ma incide negativamente sulla qualità della vita dei residenti e sull’attrattività turistica del centro storico. A questo si aggiunge la totale mancanza di parcheggi, che rende difficoltoso l’accesso all’area, penalizzando sia i cittadini che le attività commerciali. Nonostante le promesse e i progetti annunciati, la Zona a Traffico Limitato (ZTL) non è ancora entrata in funzione, lasciando il centro storico privo di una strategia chiara per la mobilità sostenibile e il rilancio economico.
Sicurezza: nonostante i ripetuti annunci sull’implementazione della videosorveglianza, la sicurezza a Eboli continua a essere un problema concreto e sentito dalla cittadinanza. Gli episodi di micro e macro criminalità registrati negli ultimi mesi dimostrano che le misure adottate finora non sono sufficienti a garantire un controllo efficace del territorio. Nel DUP è condivisibile l’idea dello sviluppo di un sistema di integrazione di sicurezza urbana per la promozione della lotta alla criminalità, anche attraverso la partecipazione attiva della società civile e della scuola a costruire una cultura della legalità, di contro però non si ha alcuna evidenza di azioni concrete programmate per il triennio né tantomeno le risorse che si intendono destinare.
Eboli Accessibile, uno slogan senza concreto sostegno: un tema ricorrente è stato quello della “Eboli accessibile”, un concetto che, purtroppo, si è rivelato un mero slogan senza un seguito nelle politiche reali. L’accessibilità non riguarda solo l’eliminazione delle barriere fisiche, ma anche l’accesso ai servizi essenziali, alle risorse naturali e alla qualità della vita. È necessario che il concetto di “Eboli accessibile” si trasformi in un impegno concreto verso una città più inclusiva, che garantisca a tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro condizioni sociali, economiche o fisiche, l’accesso equo a opportunità di lavoro, servizi pubblici, infrastrutture e una qualità dell’ambiente che non lasci nessuno indietro. Il 6 giugno 2024 è stata inaugurata la spiaggia accessibile “Summer on a solidarity beach” presso la Marina di Eboli. Non si può parlare di accessibilità senza affrontare seriamente la qualità delle acque e l’accesso a risorse naturali vitali, come quelle del Consorzio di Bonifica e dei fiumi, la cui gestione lascia molto a desiderare, soprattutto riguardo agli sversamenti. Questi temi vanno affrontati con urgenza e senza reticenze, poiché sono alla base della vivibilità di un territorio.
Solo un intervento serio e mirato può restituire alla cittadinanza quella “Eboli accessibile” che finora è stata solo un concetto vuoto e privo di significato concreto.
Turismo: il turismo, che potrebbe rappresentare una risorsa fondamentale per l’economia di Eboli, è trattato nel DUP come una voce residuale, senza una vera e propria programmazione o proposta strategica. Non vi è alcun riferimento alle spiagge, al loro recupero e valorizzazione, né tantomeno alle necessarie gare a evidenza pubblica per la loro gestione, che dovrebbero essere un aspetto fondamentale di una politica turistica seria. La mancata considerazione di questi temi dimostra ancora una volta la scarsità di visione e di attenzione verso un settore che potrebbe contribuire significativamente al rilancio economico della città.

Inoltre, non viene presa in considerazione l’adozione della tassa di soggiorno, uno strumento che potrebbe rappresentare una fonte di finanziamento per attività culturali, arredo urbano e eventi che favoriscano l’attrattività turistica. Molte città hanno dimostrato come questa tassa, se ben gestita, possa essere una risorsa fondamentale per il miglioramento della qualità dei servizi e la promozione di una città viva, dinamica e attraente per i visitatori. Non si comprende come una città come Eboli, con il suo patrimonio storico, culturale e naturale, possa non considerare questi strumenti essenziali per la sua crescita.

Conclusioni
Serve una svolta.
Piano straordinario per il lavoro giovanile: creare opportunità occupazionali con investimenti pubblici e incentivi alle imprese che garantiscano contratti stabili e salari dignitosi.

Non si può continuare a vedere le politiche giovani con un mero bancomat, fingendo processi partecipativi che vedono i giovani in platea ad ascoltare cosa l’amministrazione immagina per loro. È il momento di creare degli strumenti di democrazia partecipativa dove i cittadini più giovani siano realmente in grado di decidere come orientare le politiche giovanili. È il momento di lasciar calcare il palco proprio ai cittadini più giovani e non rubare loro la scena.

Politiche per la natalità e il welfare: potenziare servizi per l’infanzia, sostegni economici per le famiglie, politiche per gli anziani. Gli investimenti strutturali senza le coperture gestionali sono un non senso. Si rileva anche l’assenza di politiche o misure volte a promuovere un
sistema territoriale integrato di azioni che favoriscano la partecipazione femminile al mercato del lavoro, attraverso la promozione e realizzazione di servizi di informazione ed orientamento e servizi di cura per le fasce di età compresa tra 0–36 mesi e 3–12 anni con l’erogazione di ogni forma di servizio integrativo occorrente a facilitare le donne lavoratrici e/o in cerca di occupazione (misure di conciliazione dei tempi famiglia-lavoro).
Sviluppo sostenibile e innovazione: investire in settori strategici come il turismo sostenibile, l’agricoltura di qualità e la transizione ecologica per creare lavoro e rilanciare l’economia.

L’assenza di una reale strategia sul risparmio energetico degli edifici pubblici, la produzione di energia da fonti rinnovabili e creazione di strumenti per la creazione di forme di autoconsumo collettivo come le comunità energetiche rinnovabili, si evincono dall’ammontare pari a zero delle risorse su questo capitolo.

Sconvolge come si possa riproporre l’idea di trasformare radicalmente il litorale sabbioso attraverso la realizzazione di barriere e pennelli a mare, previste nel cosiddetto Grande Progetto di rinascimento del Golfo di Salerno, che hanno dimostrato essere fallimentari in termini di peggioramento della qualità delle acque e per le conseguenze di erosione costiera che si andranno a determinare nelle zone limitrofe, come dimostrato in altre esperienze europee dove queste opere antropiche sono state dismesse dopo anni di disastri ambientali.

Lotta alla disuguaglianza: politiche fiscali più eque e un maggiore intervento pubblico per garantire una distribuzione più giusta della ricchezza. Non basta approvare un documento programmatico: servono azioni concrete e coraggiose per costruire una città più giusta, inclusiva e sostenibile. Chi ci ha governato negli ultimi anni ha sempre fallito. È tempo di un nuovo modello di sviluppo che metta al centro le persone e non gli interessi di pochi.

Sinistra Italiana – Circolo territoriale di Eboli

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