Regionali in Campania, il risiko dei candidati per il voto d’autunno. Aspettando insieme a De Luca la decisione della Consulta.
Dall’attuale governatore De Luca o al suo vice Buonavitacola a Fico e al Sindaco di Napoli Manfredi, da Piantedosi a Martusciello e Cirielli. Chi scende in campo, chi vorrebbe e chi non ne vuole sapere o fa finta.
Una data certa per le elezioni regionali in Campania ancora non c’è. Si sa però che il voto sarà in autunno, quindi dal 21 settembre in poi, giorno in cui peraltro terminano i cinque anni esatti dall’elezione di De Luca. Che a sua volta attende che la Consulta si esprima sul ricorso presentato dal governo contro il terzo mandato per sapere se sarà candidato oppure no.
Prima dell’estate la Corte dovrebbe esprimersi. È probabile che i giudici daranno il loro parere in tempo utile per il voto. Poi comincerà la corsa per preparare le liste. Con l’estate di mezzo.
Insomma, il tempo è già pochissimo. Ecco perché, aspettando la decisione che riguarderà il presidente uscente, è già bagarre di indiscrezioni, boatos, totonomi; un turbillon di «si dice» e di cosiddetti «candidati in pole». Tanto nel centrodestra, quanto nel centrosinistra.
In casa Pd, però, il problema è duplice. Perché se i dem non trovano un’intesa con il governatore — sempre più difficile con il passare dei giorni — il Partito democratico dovrà vedersela alle elezioni sia con quel pezzo di centrosinistra che sosterrà il governatore uscente — o il suo vice, Fulvio Bonavitacola —, che col centrodestra. Da qui la girandola di candidati, più o meno possibili, che impazza quotidianamente.
Fosse per Schlein e Conte, il candidato ideale per le Regionali sarebbe Gaetano Manfredi, il sindaco di Napoli e presidente dell’Anci, che con Conte era ministro dell’Università e che a Palazzo Santa Lucia potrebbe esportare quel modello di «campo largo» con cui governa Palazzo San Giacomo. Ma Manfredi — e lo ribadisce in ogni contesto — non ne vuol sapere. Ma non solo. Perché il sindaco napoletano non intende intestarsi alcuna candidatura contro De Luca. Però, è senza dubbio ben disposto a sostenere Roberto Fico, ex presidente della Camera, che dal suo partito, il M5S, sta per avere il via libera al terzo mandato — questione di giorni — prima di «annunciarsi».
Fico, si racconta, si sente «in credito» con Pd e M5S. Era infatti lui il candidato in «pectore» dell’allora «campo largo» per il Comune di Napoli prima che la scelta ricadesse su Manfredi. Ma per candidarsi, avrebbe dovuto dimettersi 6 mesi prima daMontecitorio. Era la primavera del 2021, ma all’epoca — governo Draghi — gli equilibri istituzionali erano complessi e Fico non potè lasciare la terza carica dello Stato. Passato il treno per Napoli, quindi, sarebbe rimasto 5 anni fermo ai box. Ecco perché le possibilità di spuntare la candidatura, sostenuto anche dal campo largo napoletano di Manfredi — che oggi pomeriggio vedrà proprio Fico al Comune di Napoli al convegno su «Turismo e diritto all’abitare» organizzato dal M5S — ci sono tutte. Anche se va detto che nel suo partito c’è anche l’ex ministro Sergio Costa, napoletano pure lui, a disposizione per essere in campo. Nel centrosinistra — uscente in Campania, ma con De Luca — la decisione sarà figlia di intese nazionali tra Schlein e Conte. Ma a tutt’oggi, lo scenario che va prefigurandosi è questo.
Nel centrodestra, invece, Fulvio Martusciello, capo delegazione di Forza Italia al Parlamento europeo, è praticamente in campagna elettorale dal mattino successivo all’elezione a Bruxelles del 9 giugno scorso. Ma il suo, non è il solo nome in campo. In Fratelli d’Italia c’è infatti il sottosegretario agli Esteri, Edmondo Cirielli, che pure ragiona sulla candidatura. Nato a Nocera, la maggiore forza elettorale Cirielli la esprime proprio nel salernitano, stesso territorio di De Luca. E questo non è un dettaglio. Altro nome per fare «sintesi» è quello di Matteo Piantedosi, il ministro dell’Interno, pure lui napoletano di nascita. Un tecnico a tutto tondo, dirigente del Viminale di lungo corso. Ma la premier, Giorgia Meloni, almeno per ora non pare voglia rinunciare al suo ministro per non (ri)aprire una partita di non semplice definizione con Matteo Salvini, che proprio al dicastero degli Interni vorrebbe tornare.
Nel centrodestra, però, il candidato «ideale», colui che metterebbe tutti d’accordo, sarebbe Antonio D’Amato, ex presidente di Confindustria e della Federazione nazionale dei Cavalieri del Lavoro: fosse in campo il patron del gruppo Seda, tutti sembrerebbero pronti ad un passo indietro. Ma D’Amato ha sempre smentito ogni interesse alla discesa in politica. Al pari di Costanzo Jannotti Pecci, attuale presidente di Confindustria Napoli. Anche se, come si dice in politica, mai dire mai.
di Paolo Cuozzo da (Corriere del Mezzogiorno)
Napoli, 25 gennaio 2025