In Italia si muore di Lavoro: 1000 morti nel 2024. il 3,3% in più del 2023

1000 morti sul lavoro in Italia da Gennaio a novembre 2024 (+3,3% in più del 2023. 4 morti al giorno. Un terzo del Paese in zona Rossa. I lavoratori stranieri sono quelli più a rischio. Il maggior numero di vittime è nel settore costruzioni.

POLITICAdeMENTE

ROMA – Sono dati drammatici quelli che tingono di nero il lavoro in Italia. 1000 morti sul lavoro da gennaio a novembre 2024. 32 decessi in più del 2023 (+3,3%). E a crescere sono gli infortuni mortali in itineri (46 vittime in più). I lavoratori stranieri continuano a subire un rischio di morte più che doppio rispetto agli italiani. Il settore delle Costruzioni rimane quello con maggior numero di vittime.

Le Regioni in cui è più pericoloso lavorare sono Basilicata, Valle d’Aosta, Umbria, Trentino Alto Adige, Campania, Sardegna e Sicilia

Veneto, e Marche le Regioni più sicure, con le incidenze di mortalità più basse di tutta ma Penisola. Oltre 54mila gli infortuni locali. Un vero e proprio bollettino di guerra quello che toca al lavoro e ai lavoratori italiani. Una piaga che stride con le dichiarazioni trionfanti delle agenzie del Governo Nazionale. 

Il lavoro uccide? Assolutamente no! Il lavoro da dignità all’uomo. Sono lil lavoro mal pagato e le assenze di tutele che uccidono. E il Governo si gira dall’altra parte.

“Sono già 1.000 le vittime sul lavoro nel nostro Paese da inizio 2024 a fine novembre. E manca ancora un mese per chiudere il tragico bilancio di fine anno. I numeri parlano di un incremento degli infortuni mortali rispetto al 2023: erano infatti 968 a fine novembre del 2023. Stiamo parlando dunque di 32 vite spezzate in più nel 2024”. – dichiara Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega di Mestre, commentando alcuni dei più significativi passaggi dell’ultima dettagliata analisi dell’emergenza realizzata dal proprio team di esperti.

E i riflettori della sicurezza sul lavoro per Rossato dovrebbero essere puntati sui dati relativi al settore delle costruzioni e ai lavoratori stranieri: Sono soprattutto i cantieri a uccidere (147 le vittime). E ancora, come nel passato, i lavoratori stranieri fanno rilevare un’incidenza infortunistica ben superiore alla media nazionale. Dobbiamo proteggere in modo molto più efficace i lavoratori stranieri, lavorando sulla formazione per superare le frequenti difficoltà legate alla comprensione della nostra lingua e a un background culturale molto diverso dal nostro”. Un monito fondamentale per Mauro Rossato, al fine di contribuire a un’inversione dell’attuale e sempre più tragica rotta dell’emergenza.

A finire in zona rossa a fine novembre 2024 con un’incidenza superiore al +25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 31,0 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono Basilicata, Valle d’Aosta, Umbria, Trentino-Alto Adige, Campania, Sardegna e Sicilia. In zona arancione: Molise, Puglia, Emilia-Romagna e Calabria. In zona gialla: Liguria, Abruzzo, Lazio, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Toscana. In zona bianca: Veneto e Marche.

(In allegato e sul sito www.vegaengineering.com/osservatorio sono disponibili i grafici e i dati).

Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro da gennaio a novembre nel 2024 sono 164 su un totale di 731, con un rischio di morte sul lavoro che continua a essere più che doppio rispetto agli italiani. E, infatti, gli stranieri registrano 69,1 morti ogni milione di occupati, contro i 26,7 degli italiani che perdono la vita durante il lavoro.

Anche nei primi undici mesi dell’anno l’Osservatorio Vega di Mestre elabora l’identikit dei lavoratori più a rischio per fascia d’età. E lo fa sempre attraverso le incidenze di mortalità (per milione di occupati).

Un dato, quest’ultimo, che continua a essere preoccupante tra i lavoratori più anziani. Infatti, l’incidenza più elevata si registra proprio nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (con incidenza di 131,5), seguita dalla fascia di lavoratori con età compresa tra i 55 e i 64 anni (con incidenza pari a 49,7).

La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è quella tra i 55 e i 64 anni (254 su un totale di 731).

Anche nei primi undici mesi dell’anno l’Osservatorio Vega di Mestre elabora l’identikit dei lavoratori più a rischio per fascia d’età. E lo fa sempre attraverso le incidenze di mortalità (per milione di occupati).

Un dato, quest’ultimo, che continua a essere preoccupante tra i lavoratori più anziani. Infatti, l’incidenza più elevata si registra proprio nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (con incidenza di 131,5), seguita dalla fascia di lavoratori con età compresa tra i 55 e i 64 anni (con incidenza pari a 49,7).

La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è quella tra i 55 e i 64 anni (254 su un totale di 731).

Sono 1.000 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 731 in occasione di lavoro (14 in meno rispetto a novembre 2023) e 269 in itinere (46 in più rispetto a novembre 2023). Ancora in Lombardia il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (121). Seguono: Campania (73), Emilia-Romagna (68), Lazio (67), Sicilia (57), Veneto (49), Piemonte (48), Puglia (44), Toscana (39), Sardegna (24), Trentino-Alto Adige (23), Liguria (19), Calabria (18) Umbria (17), Abruzzo e Basilicata (15), Friuli-Venezia Giulia (14), Marche (12), Valle d’Aosta e Molise (4).

(Nel report allegato il numero delle morti in occasione di lavoro provincia per provincia).

Alla fine di novembre del 2024 è ancora il settore delle Costruzioni a far rilevare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 147. Seguito da Trasporti e Magazzinaggio (99), dalle Attività Manifatturiere (94) e dal Commercio (51).

Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro tra gennaio e la fine di novembre 2024 sono 50, mentre 30 hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro.

Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 164, mentre sono 45 quelli deceduti a causa di un infortunio in itinere.

Il martedì risulta essere anche a fine novembre il giorno più luttuoso della settimana, ovvero quello in cui si sono verificati più infortuni mortali nei primi undici mesi dell’anno (20,2%).

Le denunce di infortunio totali crescono circa dello 0,09% rispetto a novembre 2023; erano 542.568 a fine novembre 2023, nel 2024 sono passate a 543.039

Anche a fine novembre del 2024 il più elevato numero di denunce totali arriva dalle Attività Manifatturiere (65.777). Seguono: Costruzioni (34.414), Sanità (33.660), Trasporto e Magazzinaggio (31.958) e Commercio (30.385).

Le denunce di infortunio totali delle lavoratrici da gennaio a novembre 2024 sono state 193.606, quelle dei colleghi uomini 349.433.

Le denunce di infortunio in occasione di lavoro (esclusi dunque gli infortuni in itinere) sono 452.413 a fine novembre 2024: 150.316 le donne e 302.097 gli uomini.

Le denunce di infortunio in occasione di lavoro degli italiani sono 358.200, mentre degli stranieri sono 94.213.

La fascia di età più colpita in occasione di lavoro e in itinere è quella che va dai 45 ai 54 anni con 120.258 denunce (il 22,1% del totale).

L’incidenza degli infortuni mortali indica il numero di lavoratori deceduti durante l’attività lavorativa in una data area (regione o provincia) ogni milione di occupati presenti nella stessa. Questo indice consente di confrontare il fenomeno infortunistico tra le diverse regioni, pur caratterizzate da una popolazione lavorativa differente.

La zonizzazione utilizzata dall’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega Engineering dipinge il rischio infortunistico nelle regioni italiane secondo la seguente scala di colori:

Bianco: regioni con un’incidenza infortunistica inferiore al 75% dell’incidenza media nazionale

Giallo: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il 75% dell’incidenza media nazionale e il valore medio nazionale

Arancione: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il valore medio nazionale e il 125% dell’incidenza media nazionale

Rosso: regioni con un’incidenza infortunistica superiore al 125% dell’incidenza media nazionale.

Roma, 14 gennaio 2025

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