Infermieri e Lauree Specialistiche. Nuovi modelli organizzativi per il SSN

Nuovo modello organizzativo a seguito della Istituzione delle lauree specialistiche ad indirizzo clinico per gli infermieri figura sempre più centrale per il SSN. L’intervento del Presidente OPI Salerno Cosimo Cicia. 

Cosimo Cicia

POLITICAdeMENTE

SALERNO – «La proposta è di avere professionisti in possesso di maggiori conoscenze e capacità di governo assistenziale poiché inseriti all’interno di organizzazioni sempre più complesse che richiedono competenze distintive, in particolare per l’integrazione fra professionisti in funzione dei bisogni e delle richieste dei diversi stakeholder. Per tale motivo la laurea magistrale rappresenta il percorso formativo appropriato per l’acquisizione della certificazione abilitante all’esercizio delle funzioni di coordinamento e favorire l’azione di conoscenze e competenze utili per sviluppare modelli innovativi dell’assistenza per la gestione della complessità clinica e organizzativa. – Cosimo Cicia Presidente OPI Salerno e Vicepresidente Federazione Nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche – L’avvio di questi percorsi è ritenuto strategico per assicurare una maggiore attrattività della professione, una piena risposta alle mutate esigenze della popolazione e del Servizio Sanitario Nazionale, e la piena attuazione di quanto definito dal Decreto Ministeriale 739/1994 (il profilo professionale dell’infermiere) e da successivi atti normativi. In particolare, Infermieristica in cure primarie di famiglia e comunità, di cui al DM 77/2022 necessario per dare pieno sostegno e sviluppo alle cure territoriali.

Infermieristica in cure neonatali e pediatriche, in risposta alla specificità delle cure in ambito pediatrico prevedendo – come concordato nel tavolo congiunto sopra richiamato – “la graduale soppressione dell’attuale corso di laurea in Infermieristica Pediatrica”, per assicurare una formazione infermieristica generalista, come peraltro previsto a livello Europeo per il tramite della laurea triennale abilitante e quindi uno sviluppo specializzazione nelle cure neonatali e pediatriche da conseguire con la laurea magistrale. – Prosegue il Presidente Cicia – Infermieristica in cure intensive di emergenza, per rispondere al fabbisogno di professionalità dell’area critica e di emergenza urgenza, anche in attuazione al documento “Sviluppo organizzativo e gestionale dell’area critica e percorso diagnostico terapeutico assistenziale nel SSN” a cura del Consiglio Superiore di Sanità. 

Per il riconoscimento dei nuovi corsi di studio e per la messa a disposizione delle relative competenze nel Sistema Sanitario Nazionale risulta indispensabile apportare modifiche – chiaramente espresse nel documento – alla legge n. 43/2006.

Quali sono le azioni utili per avere la valorizzazione degli infermieri con competenze specialistiche?

È necessario sfruttare le competenze per cambiare l’organizzazione: su questo dobbiamo lavorare insieme, professioni infermieristiche e sanitarie in genere. E anche il ministero ha dato la sua massima disponibilità per seguire questo percorso. – aggiunge il Presidente deglibInfermieri – Si deve dare supporto alla ricerca infermieristica soprattutto nella misurazione delle prestazioni per dare risposta all’esigenza di attuare un’integrazione organizzativa che permette di rimettere in connessione l’ospedale e il territorio, quindi tra attività di assistenza per acuti e attività di assistenza primaria da potenziare. E su questo è fondamentale il ruolo delle professioni infermieristiche anche dal punto di vista gestionale.

L’infermiere con competenze specialistiche è in grado di costruire i dati e sensibilizzare le istituzioni rispetto alle esigenze della professione. 

Nella riforma sanitaria territoriale italiana, l’infermiere è destinato a svolgere un ruolo centrale nella continuità ospedale-territorio, in particolare per facilitare un’assistenza integrata e personalizzata, con l’obiettivo di ridurre i ricoveri ospedalieri e migliorare la gestione delle cronicità. Ecco i principali sviluppi previsti:

  1. Infermiere di Famiglia e Comunità (IFeC): Questa figura, promossa dalla riforma, è pensata per lavorare in stretta connessione con le famiglie e i pazienti cronici nel loro contesto abitativo. L’IFeC sarà un punto di riferimento per la prevenzione, la gestione della salute e l’educazione sanitaria, oltre a svolgere attività di screening, monitoraggio, e follow-up.
  2. Assistenza Domiciliare Integrata (ADI): Gli infermieri avranno un ruolo cruciale nell’ADI, occupandosi delle cure a domicilio per pazienti che richiedono interventi specifici e costanti, come anziani, disabili o persone con malattie croniche. L’obiettivo è mantenere il paziente nel proprio ambiente e garantire una qualità di vita migliore, evitando ricoveri ospedalieri inutili.
  3. Case della Salute e Ospedali di Comunità: In queste strutture intermedie tra ospedale e territorio, gli infermieri collaboreranno con medici di medicina generale e specialisti per gestire pazienti con necessità complesse. Saranno coinvolti nella diagnosi, trattamento e supporto, operando come facilitatori della transizione tra ospedale e domicilio.
  4. Telemedicina e Assistenza a Distanza: Con l’avanzamento della telemedicina, l’infermiere avrà sempre più un ruolo di collegamento tra il paziente a casa e il sistema sanitario, utilizzando strumenti digitali per monitorare i parametri vitali, effettuare valutazioni a distanza e intervenire rapidamente in caso di necessità.
  5. Coordinamento della Continuità Assistenziale: Nella continuità ospedale-territorio, gli infermieri saranno spesso chiamati a collaborare nella pianificazione delle dimissioni ospedaliere e nella preparazione di piani di assistenza personalizzati. Questo permetterà un passaggio più fluido delle informazioni tra ospedale e servizi territoriali.

In generale, la riforma punta a potenziare il ruolo dell’infermiere nella sanità territoriale, riconoscendo la sua capacità di intervenire a livello preventivo e gestionale nella comunità.

All’interno della riforma sanitaria territoriale quale futuro per l’infermiere specialista nella continuità ospedale territorio? 

Nella riforma sanitaria territoriale italiana, l’infermiere è destinato a svolgere un ruolo centrale nella continuità ospedale-territorio, in particolare per facilitare un’assistenza integrata e personalizzata, con l’obiettivo di ridurre i ricoveri ospedalieri e migliorare la gestione delle cronicità. Ecco i principali sviluppi previsti:

  1. Infermiere di Famiglia e Comunità (IFeC): Questa figura, promossa dalla riforma, è pensata per lavorare in stretta connessione con le famiglie e i pazienti cronici nel loro contesto abitativo. L’IFeC sarà un punto di riferimento per la prevenzione, la gestione della salute e l’educazione sanitaria, oltre a svolgere attività di screening, monitoraggio, e follow-up.
  2. Assistenza Domiciliare Integrata (ADI): Gli infermieri avranno un ruolo cruciale nell’ADI, occupandosi delle cure a domicilio per pazienti che richiedono interventi specifici e costanti, come anziani, disabili o persone con malattie croniche. L’obiettivo è mantenere il paziente nel proprio ambiente e garantire una qualità di vita migliore, evitando ricoveri ospedalieri inutili
  3. Case della Salute e Ospedali di Comunità: In queste strutture intermedie tra ospedale e territorio, gli infermieri collaboreranno con medici di medicina generale e specialisti per gestire pazienti con necessità complesse. Saranno coinvolti nella diagnosi, trattamento e supporto, operando come facilitatori della transizione tra ospedale e domicilio.
  4. Telemedicina e Assistenza a Distanza: Con l’avanzamento della telemedicina, l’infermiere avrà sempre più un ruolo di collegamento tra il paziente a casa e il sistema sanitario, utilizzando strumenti digitali per monitorare i parametri vitali, effettuare valutazioni a distanza e intervenire rapidamente in caso di necessità.
  5. Coordinamento della Continuità Assistenziale: Nella continuità ospedale-territorio, gli infermieri saranno spesso chiamati a collaborare nella pianificazione delle dimissioni ospedaliere e nella preparazione di piani di assistenza personalizzati. Questo permetterà un passaggio più fluido delle informazioni tra ospedale e servizi territoriali.

In generale, la riforma punta a potenziare il ruolo dell’infermiere nella sanità territoriale, riconoscendo la sua capacità di intervenire a livello preventivo e gestionale nella comunità.

La nuova figura dell’assistente infermiere.

Assistente infermiere: non è chiaramente una figura pensata con logica sostitutiva, basta leggere l’accordo Stato Regioni che deve essere trasformato in dpcm, ma che implementa e permette di rendere più appropriata la presenza infermieristica qualificata e che arriva non a caso in concomitanza delle lauree magistrali a indirizzo clinico abilitanti che saranno presto emanate.

La Federazione vede questa figura come una delle risposte concrete introdotte dalle istituzioni per affrontare le nuove criticità, i nuovi setting e i nuovi bisogni di salute.

Una figura presente anche in altre nazioni, soprattutto dove la carenza di infermieri è forte ed è necessario lasciare gli infermieri alla loro professionalità ad alti livelli. Nel Regno Unito, ad esempio, dove gli infermieri per mille abitanti sono poco più che in Italia, è presente la figura dell’”assistant” che supporta l’infermiere per lasciargli esplodere appieno la sua vera professionalità.

Non rappresenta quindi “un ibrido”, ma l’evoluzione naturale delle precedenti figure di supporto, con una maggiore gamma di attività in quadri di bassa complessità clinica che restano sempre e solo attribuibili dall’infermiere, giustificate da una sua maggiore formazione. 

È un percorso che, del resto, la FNOPI ha avviato con i propri Ordini fin dal 2021, anche se i primi germogli di questa idea appartengono fin da prima, coinvolgendo le società scientifiche e numerosi stakeholder qualificati, come si può anche riscontrare nei documenti finali della Consensus Conference e negli Stati Generali dell’Infermieristica svolti tra il 2022 e il 2023. 

Ora è necessario un cambio di paradigma perché a modelli invarianti non si riuscirà più a dare una risposta assistenziale adeguata.

Una risposta che non può essere legata alla riqualificazione di figure già esistenti, ma alla realizzazione, appunto, di un nuovo operatore intermedio in grado di sgranare la professione, di stratificarla, che possa occuparsi di una serie di interventi tecnici ad alta riproducibilità ma mantenendo inalterato il sapere disciplinare infermieristico in mano solo agli infermieri. – aggiunge ancora – Con l’assistente infermiere si elimineranno tutte le aree ‘grigie’ che attualmente generano confusione: la sua non sarà più una formazione regionale, ma sarà armonizzata sul territorio in modo omogeneo a livello nazionale ed entrerà nella famiglia professionale infermieristica; risponderà in maniera diretta e unica all’infermiere che sarà anche il responsabile della sua formazione.

In questo modo l’infermiere potrà realizzare una vera pianificazione assistenziale e un processo decisionale e applicare in pieno il sapere infermieristico trasferendo competenze tecniche e mantenendo inalterato il suo sapere disciplinare. – Conclude Cosimo Cicia Presidente OPI Salerno e Vicepresidente Federazione Nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche – La soluzione ai problemi dell’assistenza non può legarsi a una valutazione quantitativa della forza lavoro, limitata dall’inverno demografico che ci aspetta con il conseguente calo di giovani, ma deve essere risolta con un cambio di paradigma che consenta di sgranare le competenze. E ci auguriamo che tutto questo, anche con l’azione dei sindacati, porti a una riqualificazione economica di tutti gli infermieri, con differenziazioni stipendiali legate ai modelli organizzativi che distinguano e premino saperi e competenze degli infermieri laureati, di chi conseguirà la magistrale con funzioni specifiche e, di conseguenza, di tutti quanti concorreranno a quella che è la nuova filiera assistenziale».

Salerno, 5 dicembre 2024

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