Il giovane Cardiochirurgo Mario Torre dell’AOU Ruggi di Salerno è stato insignito a Lisbona del prestigioso Premio della Società Europea di Cardiochirurgia (EACTS).
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LISBONA/SALERNO – Il dottore Mario Torre, giovane Cardiochirurgo presso l’AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno, è stato recentemente insignito a Lisbona del prestigioso Premio della Società Europea di Cardiochirurgia (EACTS) per aver presentato un lavoro multicentrico su una nuova tecnica cardiochirurgica ideata dal Professore Enrico Coscioni mutuando l’esperienza del Professor Guido Oppido nell’ambito della Cardiochirurgia Pediatrica.
Tale procedura innovativa consente di curare la rottura di cuore che a volte può complicare l’infarto miocardico.
Attualmente per trattare questa complicanza esistevano già tecniche efficaci, ma queste risultavano complesse e ad elevata mortalità, mentre la nuova tecnica semplifica l’intervento. Il primo caso trattato presso il Ruggi è stato quello di un ingegnere inglese in vacanza a Sorrento che oggi gode buona salute ed è tutt’ora in contatto con i medici del reparto consapevole dell’esito pienamente favorevole dell’intervento.
In pratica prendendo in prestito l’esperienza dei colleghi pediatri è stata implementata la cosiddetta ‘parashuting technique’ che risulta estremamente efficace: attraverso due incisioni vengono “paracadutati” due dischetti di materiale semi rigido assemblati al momento che, legati tra loro a cavallo della rottura del setto interventricolare, chiudono il buco sfruttando la pressione endoventricolare che li schiaccia uno verso l’altro, impedendo così il passaggio anomalo di sangue.
Una soluzione brillante che risolve problemi gravissimi soprattutto se si considera che durante un infarto miocardico transmurale, come accaduto e accade ancora oggi, se non si interviene prontamente si può verificare, appunto, la cosiddetta rottura di cuore; in questo caso la rottura del setto che di norma separa i ventricoli mettendoli così in comunicazione e sovraccaricando ulteriormente l’organo già debole: il decorso è terribile e se non si interviene chirurgicamente la mortalità è del 94%, senza considerare che le tecniche fino ad ora disponibili risultano estremamente complesse ed hanno comunque elevata mortalità.
La nuova tecnica, pubblicata anche su riviste americane, ha ricevuto il plauso da parte di cardiochirurghi sia italiani che stranieri che esercitano in Inghilterra, Germania, Messico, Serbia e Spagna.
Il dr. Mario Torre ha presentato la tecnica e la relativa casistica al Congresso annuale della Società Europea di Cardiochirurgia tenutosi a Lisbona, e, sabato scorso, la gioia enorme di essere insigniti del Premio ‘Young Investigator Award’, che rappresenta un prestigioso riconoscimento per una pregevole intuizione, nata nella Cardiochirurgia di Salerno e diffusasi in diversi centri internazionali.
Salerno, 15 ottobre 2024