“Facciamo qualcosa: Prima che sia troppo tardi”. È il grido di allarme di Valerio Longo ex Consigliere comunale e animatore storico della Destra dialogante, preoccupato per la “deriva sociale” battipagliese.
POLITICAdeMENTE
BATTIPAGLIA – «Battipaglia appare ormai come una città morta, decadente, senza più un’anima, cloroformizzata. – Scrive Valerio Longo preoccupato per una deriva secondo lui inesorabile verso la quale si sta incamminando la Città – Tra i tanti, il tema della sicurezza sta assumendo ormai i connotati di principale emergenza sociale. Diversi sono i segnali che creano allarme e preoccupazione. Scippi, rapine, aggressioni e risse, e spesso i protagonisti sono giovani extracomunitari. La maggioranza è costituita ovviamente da persone perbene. Nuclei familiari o singoli che lavorano e vivono pacificamente.
Lo vedo nel mio piccolo microcosmo, all’interno del mio condominio, dove un 30% è costituito da extracomunitari, e a parte il forte odore di cibo speziato (che personalmente non mi dispiace), queste persone non hanno mai dato problemi e sono sempre gentili ed educate. – prosegue Longo descrivendo a tratti il “profilo” sociale che caratterizza la nuova società multietnica che lo circonda ma sottolineando anche quella parte negativa che inevitabilmente la compone è che purtroppo ahinoi è simile a quell’altra parte di società “indigena” che a nessuno piace – Tuttavia, all’interno di questa comunità, a Battipaglia come nelle altre città, vivono anche diversi sbandati, persone bordeline, che stanno ai margini, non cercano un lavoro e sfogano la loro violenza contro il primo che capita a tiro. Il risultato di un buonismo ideologico finalizzato a far entrare in maniera indiscriminata chiunque nel nostro paese, buoni e cattivi, senza alcun controllo, progetto spalleggiato da certa magistratura militante che contrasta puntualmente anche le espulsioni dei soggetti che commettono reati.
La mia preoccupazione è che prima o poi la situazione possa degenerare senza controllo, che prima o poi possa scapparci il morto, facendo scoppiare una sorta di guerra civile, di caccia al colpevole ad ogni costo, dove spesso, la storia ce lo insegna, pagano sempre gli innocenti. – aggiunge preoccupazione a preoccupazione Longo per quello scenario che ha raccontato e che egli indica come allarme sociale e come conseguenza inevitabile di un prossimo scenario da “Fuga da New York” – La nostra comunità locale in questo momento non sembra avere gli anticorpi per reagire in maniera compatta, in maniera adeguata a questa emergenza. Da troppo tempo si sente abbandonata, senza un’anima, praticamente allo sbando.
Prima gli anticorpi c’erano. – prosegue ancora Valerio Longo, azzardando un paragone tra questa e quella società senza questi “sbandati” e “borderline” dimenticando altri scenari che pure toccavano episodi poco urbani e civili nonostante l’assenza di queste persone che egli individua in quella nuova società che potrebbe scatenare uno scenario da “emergenza sociale“, eppure solo pochi giorni fa si è disputata una partita di calcio tra la Battipagliese e l’Ebolitana a porte chiuse. E perché? Forse perché si è voluto prebdere qualche precauzione e arginare quell'”emergenza” sociale tra cittadini italiani che calcisticamente si odiano e si gonfiano di botte e magari si accoltellano e potrebbero anche uccidersi?
Purtroppo, la mamma dei delinquenti come quella degli sbandati e dei borderline è sempre incinta e i suoi figli sono bianchi, scuri, mori, castani o biondi.
E per questo nessuno grida all’emergenza sociale, e nessuno si scandalizza, anzi per questo ci si organizza e magari per evitare gli scontri, anziché pensare di formare il cittadino alla socialità poi magari si mette gli schermi giganti così quei violenti, sbandati e borderline del calcio si guardano la partita, non vengono in contatto tra loro e non possono riempirsi di botte. – Le parrocchie, la scuola, le famiglie, la politica, le sedi dei partiti, contribuivano a creare una comunità coesa. – aggiunge Longo indicando insieme alle famiglie una serie di altre “agenzie” che oggi non ci sarebbero più e che sarebbero la causa di questo declino. Purtroppo anche oggi ci sono le famiglie, le Parrocchie, i partiti, peccato che le famiglie non educano più le scuole sono imbavagliate dalle famiglie che proteggono male i propri figli a scapito della loro formazione e le Parrocchie fanno il loro meglio. I Partiti anche ci sono, peccato che sono Partiti personali e non consentono alle voci contrarie di esprimere il proprio dissenso e Longo ne sa qualcosa atteso che, pur mantenendo il suo credo politico, per dare il suo contributo ha dovuto costituire un’Associazione – Ciascuno si sentiva parte responsabile e attiva dell’intero paese. Adesso è tutto relativo. Ci si chiude in casa e non si partecipa attivamente alla vita cittadina. Chi governa ha ovviamente contribuito per la sua parte a questa regressione. E’ chiusa nel suo fortino a galleggiare, senza un progetto, senza un orizzonte.
In questa situazione tuttavia noi cittadini non possiamo aspettare che gli eventi ci schiaccino sotto il loro peso e si arrivi ad un punto di non ritorno. – aggiunge ancora Longo indicando una strada e cercando di scuotere proprio quella società “dormiente” e “strabica” – Occorre reagire, studiare soluzioni, confrontarsi, lavorare per riuscire ad attutire il colpo quando la violenza generalizzata e non più episodica potrebbe prendere il sopravvento. Istituzioni, scuola, partiti e civicità, associazioni, categorie produttive e sindacali, enti, parrocchie, devono coordinarsi per trovare una soluzione e interagire con la parte sana degli immigrati.
Le famiglie e i singoli provenienti da altri continenti esistono, non sono fantasmi, anzi a volte sembrano monopolizzare la piazza, sono presenti e non possiamo fare finta di niente. – prosegue Valerio Longo cercando di scuotere un pó tutti a prendere atto di questa realtà ma senza sentirla estranea e una minaccia ricordando come stiano iniziando i processi di integrazione – I loro figli frequentano le stesse scuole dei nostri figli e nipoti, passeggiano per le stesse strade e piazze dove passeggiamo noi. Molti di loro rimarranno qui per sempre e i loro figli cresceranno nel nostro paese, diventando italiani a tutti gli effetti. Una collaborazione necessaria per isolare i violenti, le mele marce, per rendere la città un poco più sicura, consapevole e partecipe.
Naturalmente, insieme a questo confronto permanente, c’è bisogno di una maggiore presenza delle forze dell’ordine, ad iniziare dalla polizia locale, avamposto della legalità e della sicurezza. – prosegue Valerio Longo elencando alcune proposte affinché si possa affrontare e risolvere ogni problema legato a violenze, scippi, risse e qualsivoglia azione criminosa, e noi aggiungiamo indipendentemente l’etnia, ma ricordando che non si può demandare la sicurezza e il controllo del territorio alla vieosorveglianza ma ad un controllo fisico del territorio, e qui entra in gioco un ulteriore problema sino ad ora nemleno sfiorato, quello che tocca alle Forze dell’Ordine anch’esse responsabili dello sfacio della società, insieme a famiglie, scuole e società – Occorre aumentare l’organico e spalmare i turni fino a coprire l’intera giornata con un pattugliamento continuo della città. La pubblica illuminazione (quella nuova appena consegnata sembra incredibilmente già avere problemi) e una videosorveglianza che copra molte più aree. Pensare, ad esempio, di creare un’associazione di volontariato (tipo City Angels), adeguatamente formata da rappresentanti delle forze dell’ordine, della protezione civile e della sanità, per contribuire alla solidarietà e sicurezza, composta sia da italiani che da extracomunitari. – conclude Longo con un accorato appello invitando tutti a fare la propria parte e dare il proprio contributo – Queste sono soltanto alcune idee per affrontare adeguatamente il problema della sicurezza cittadina. Altri avranno certamente idee migliori da mettere in campo. L’importante è non stare fermi, ma attivarsi e fare concretamente qualcosa prima che sia troppo tardi.»
Purtroppo in questo o in qualsiasi altra cosa, badterebbe solo che ognuno facesse il proprio ruolo e il proprio dovere.
Battipaglia, 9 ottobre 2024