REGIONALISMO DIFFERENZIATO NEL MEZZOGIORNO UN BOOMERANG PER IL GOVERNO. IL PROVVEDIMENTO È PASSATO CON 16O SI E 129 NO. È MALESSERE TRA I PARLAMENTARI DI MAGGIORANZA ELETTI AL SUD.
POLITICAdeMENTE*
ROMA – A Montecitorio la tumultuosa discussione sul disegno di legge promosso dal leghista Roberto Calderoli per l’attuazione dell’Autonomia differenziata è stata interrotta. Le opposizioni, ricompattate, sono scese e scenderanno ancora in piazza contro un provvedimento che definiscono «spacca Italia». Fatto sta che, per il momento, è arrivato il (solo) voto favorevole al primo degli undici articoli che compongono il testo targato Calderoli.
Un risultato, 160 sì a fronte di 129 no, che peraltro, secondo rumors provenienti dalla stessa maggioranza, nasconde qualche defezione mascherata da assenza.
Il dibattito riprenderà la prossima settimana, martedì, allorché PD, M5S e Avs (su tutti) proveranno a prolungare ancora i tempi di percorrenza parlamentare dell’«ultimo miglio» evocato dalla Lega per l’approvazione definitiva del regionalismo salviniano. Provvedimento che, numeri alla mano, alla fine otterrà disco verde.
Ma a quale prezzo politico, si cominciano a domandare, ovviamente non in pubblico e a pena di smentita, diversi esponenti meridionali dei partiti della coalizione di governo?
«Credo che ci sia stata proprio un’insofferenza da parte dei cittadini del Mezzogiorno rispetto a questa ipotesi (l’Autonomia differenzia, ndr): a nostro avviso il voto che ha favorito in particolare il PD e, sebbene con una significativa caduta, anche il M5S, è un segnale molto chiaro di incomprensione di quali siano le vere ragioni per cui si immagina di portare avanti un progetto del quale non si sente alcuna necessità». A parlare, lo ha fatto ieri, il presidente di Confindustria Napoli, Costanzo Jannotti Pecci, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se il voto alle Europee nella circoscrizione Sud, in controtendenza rispetto al trend nazionale, sia legato al Ddl che il Governo sta portando avanti.
«Se non è un messaggio voluto — ha aggiunto l’inquilino di Palazzo Partanna — è un segnale sicuramente di insofferenza del Mezzogiorno rispetto a questo tema. La posizione dell’Unione industriali di Napoli è chiara da un anno e mezzo, siamo stati i primi in assoluto a sostenere che immaginare un percorso come quello previsto dal disegno di legge Calderoli sia un errore». Per Jannotti Pecci «il voto delle Europee, che al Sud per le forze di maggioranza non ha portato risultati analoghi rispetto a quanto accaduto in altre parti del Paese, è figlio (anche) di questo disegno di legge davvero incomprensibile». Come dire: il rischio boomerang per il Governo si fa sempre più concreto.
Napoli, 15 giugno 2024
*L’analisi di Paolo Grassi sul Corriere del Mezzogiorno di Napoli.