Con sfondo il dramma degli sgombri degli occupanti, la disperazione di chi è in regola e da anni attende una casa, nuove assegnazioni e altre occupazioni: La storia è infinita.
“Allocare i nuovi stabili anche nelle periferie per evitare la ghettizzazione”: Propongono alcuni. E ancora: “No alla guerra ai poveri: la giustizia sociale sia la priorità dell’amministrazione in carica”. Si dia corso al progetto di housing sociale laddove è stato previsto e non attuato nei vari PUA. Si avvi un tavolo di discussione e programmazione seria e rapida che coinvolga anche l’ASSI per dare risposte concrete ai vari bisogni, colmando in uno la penuria di alloggi e l’inserimento nel tessuto cittadino evitando ghettizzazioni.
Massimo Del Mese e Marco Naponiello per POLITICAdeMENTE
EBOLI – La città di Eboli gode una lunga storia di solidarietà sociale e con essa di tantissimi insediamenti di edilizia residenziale pubblica, edificate grazie a diversi programmi e finanziamenti nazionali, e dal dopo guerra ad oggi, programmi, esclusi quelli dell’immediato dopo guerra, gestiti dagli alleati (Palazzine Americane) affidati a diversi Istituti, UNRA CASAS, GESCAL, INA CASA, IACP, poi “l’imbroglio” con IACP-FUTURA, e di seguito con vari programmi con diverse altre diciture, ERP, ERS, (ovvero housing sociale), quest’ultimo che dovrebbe vedere l’assegnazione nei vari PUA di una percentuale di abitazioni da dedicare ad affitti agevolati con l’opzione dell’acquisto, immaginando di realizzare quel programla sociale, mai riuscito di edilizia sociale diffusa, o a macchia di leopardo, itile ad evitare ghetti e utile a facilitare l’integrazione.
Con circa 1500 alloggi di proprietà della Regione e del Comune, parte riscattati, parte in locazione, parte riassegnati a familiari o altro, parte occupati, comunque si è dato dignità e un tetto dal dopoguerra in poi, passando per il terremoto a migliaia di famiglie che per motivi economici non potevano accedere, né ad un contratto di locazione verso il mercato libero né tantomeno ad un acquisto privato. Tuttavia nel corso degli anni si è spesso “tollerato” ed in alcuni casi “favorito” le occupazioni, come nel caso del famigerato Rione Borgo, per intenderci “Forte Apache“, nel momento in cui agli abitanti di quel complesso fu assegnato un intero palazzo, approfittando di un programma di 250 alloggi realizzato nella così detta “167“, riferendosi alla legge che ne aveva consentito la realizzazione. Non furono nemmeno lasciate e vennero nuovamente rioccupate, circostanza che all’epoca fu tollerata, atteso anche l’emergenza che ne derivo’ dagli effetti del sisma dell”80. Fatto sta che si ovvió con un nuovo programma che finanziava ulteriore 250 alloggi, quanti alloggi prefabbricati leggeri erano stati nel mentre realizzati per ovviare alle emergenze, e anche in quel caso le occupazioni indiscriminate la fecero da padrone, rallentando il programma di assegnazione e generando un circuito vizioso di illegalità che unitamente alle difficoltà procedurali ricadenti alla natura dell’appalto (e qui stendiamo un velo pietoso) fino poi alla normale e legittima assegnazione sia degli alloggi Iacp e sia di quelli del Terremoto, passando però attraverso sgomberi forzate, cause e tante sltre difficoltà.
Da più parti negli ultimi tempi si è alzata un’istanza avanzata sia da articoli di stampa, da siti web e da trasmissioni radiofoniche locali, allo scopo di creare un senso d’appartenenza ed amalgamare il territorio ebolitano dal Monte d’Oro alla litoranea, includedovi anche le popolose frazioni come Santa Cecilia, Cioffi e Corno d’Oro, le quali, nonostante il numero cospicuo di abitanti mancano di un “sentiment” che le leghi al resto della Città non sentendosi “inclusi”. Per quelle aree, inoltre, non è stato mai previsto di realizzare un programma abitativo che comprendesse complessi di Edilizia Residenziale Pubblica, ora più che mai, con l’elevatissimo numero di cittadini comunitari ed extracomunitari, che lavorano nella ricca Piana del Sele e partecipano alla sua ricchezza. Difatti queste comunità di nuovi concittadini, si sentono spesso discriminati, vieppiú vivendo in alloggi precari, malandati e ai limiti della convivenza, e magari anche mal pagati, chiudono quel cerchio che purtroppo non piace a nessuno, ma tutti preferiscono sia occulto.
Evidentemente negli anni si è preferito più dare corso all’urbanizzazione di interi complessi residenziali, di accaparrarsi Banche e uffici pubblici piuttosto che realizzare un programma sociale.
Ma questo è ancora possibile se si immagina di riprogrammare il programmabile ancora non programmato per coprire quelle esigenze “distrattamente” occultate. E così magari, pur ripensando giustamente alla “ricostruzione del Rione Borgo” (3° intervento) ultimo colpevolmente mai ultimato, o al terzo intervento dell’ex Tubercolosario e successivamente “Casa Cantoniera“, al 2 intervento della scuola Molinello, all’abbattimento incomprensibile ed immotivato, dopo numerosi interventi di manutenzione, della Scuola Salita Ripa, o la seconda ricostruzione della palazzina in Piazza Regione Campania, in attesa di futura destinazione, così come altri edifici di proprietà comunale sparsi in città, vuoti, abbandonati o magari tenuti da Associazioni o cittadini a vario titolo, tutti mai manitenti e magari per questa mancanza, in attesa di essere demoliti per poi essere ricostruiti e adattati ad altre destinazioni. E così mentre si fa questo il Castello Colonna prima o poi rovinerà al suolo sberleffato con la spesa di circa 6milioni di euro per una sedicente “casa del Pellegrino”.
Insomma: Accett’ ro cumpar’ taglia u fierr’
Viene spontanea una domanda agli indefessi, fantasiosi amministratori, quanto vulcanici programmatori:
“È così che farebbero i nostri vari amministratori per le proprie abitazioni, quando magari compare una fessura in un tramezzo o magari l’impianto elettrico si deve mettere a norma? Abbatterebbero la loro abitazione e l’intero stabile?
E così ritornando ai tanti programmi di edificazione di palazzine popolari dal dopoguerra ad oggi, allocate, originariamente nelle periferie, per far comodo a qualche grande proprietario dell’epoca, poi inglobate dalla Città in espansione, è il caso di reimmaginare un nuovo modo di programmare l’Edilizia Residenziale Pubblica evitando quello che si è verificato in passato, con: il Borgo, Pezza Paciana, rioni Pescara, Paterno e Molinello, passando per il viale Amendola, via Buozzi (ex Campo sportivo ribattezzato dal Cavaliere mascelluto “Me ne frego”); Le ghettizzazioni e i quartieri dormitori e osservando più attenzione a chi pur avendo usufruito di benefici urbanistici, non da corso al famoso progetto di Housing Sociale, attuando di fatto quella “integrazione” tanto invocata ma tanto temuta dai cittadini che pare stiano facendo pressione affinché si cambi l’assegnazione alle abitazioni di Piazza Regione Campania, per evitare che lo “sporco, brutto e cattivo” di turno possa beneficiare di quegli alloggi. Una “ghettizzazione” all’incontrario, ma anche tanta rabbia per chi ha la puzza sotto il naso, oltre che ritardi che potrebbero favorire una ulteriore ondata di occupazioni abusive e il resto, magari, lo lasciamo a quello straordinario modus operandi che risponde alla spinta “clientelar-elettorale” che aggiusta tutto a suon di lenzuolate.
Senza dilungarci troppo, il discorso comunque è assai complesso e merita un tavolo di discussione più approfondito ma rapido nelle decisioni e preciso nelle programmazioni, tavolo che veda coinvolti, tecnici e amministratori, categorie sociali e magari anche l’Azienda ASSI, sperando le si conferisca finalmente le intere somme “custodite” nelle casse della ragioneria comunale, per modo possa dare seguito alle sue prerogative e aiutare chi ne ha bisogno e che non ha una casa e magari ha nel nucleo familiare persone disabili o bisognose di assistenza. Di pari passo sarebbe utile anche si faccia un programma, non di abbattimento, ma volto alla manutenzione pedissequa di tutto il patrimonio mobiliare del Comune, evitando rovini al suolo e scongiurando fantasiose, dannose e costose demolizioni e ricostruzioni.
È possibile?
Eboli, 1 giugno 2024