Il male oscuro di Napoli

NORD & SUD il dibattito

Il ministro Brunetta sa benissimo che la sua semplificazione offende qualche milione di cittadini, che preferirebbero ricevere dal Governo risposte concrete sui promessi piani di rilancio del Mezzogiorno.

Che fine ha fatto il piano per il Sud ventilato e più volte annunciato dallo stesso premier?

NAPOLI – Si è scelto l’editoriale del Direttore de IL MATTINO Virman Cusenza, per aggiungere un altro tassello a quel dibattito che POLITICAdeMENTE ha voluto proporre ai suoi lettori, discutendo delle politiche nazionali, del dualismo Nord/Sud, della “questione meridionale” sempre ventilata mai affrontata e risolta, di una condizione che ci fa sentire a tutti noi meridionali in colpa convinti da un secolo e mezzo di accuse, e che vuole i meridionali “gente diversa” poco inclini al lavoro, abituati all’assistenzialismo, incapaci di intraprendere, collusi con le mafie e le camorre.

Questo è il “peccato originale” che ormai colpisce la coscienza di ognuno di noi, ben consapevoli di non essere colpevoli, ma vivere una vita da colpevoli alla ricerca quotidiana di un alibi non è piacevole. Sono 150 anni che si cerca le ragioni per colpevolizzare il meridione, e per questo arretra sempre più su se stesso incapace di risolversi, sia perché non ha i mezzi necessari per potersi risollevare, sia perché sono state messe in atto, specie da questo Governo, politiche che hanno visto le regioni meridionali mendicare investimenti ordinari e puntualmente si è visto concedere promesse di investimenti “straordinari”, salvo a mediare anche sulle promesse.

Le responsabilità del Sud, non sono dissimili a quelle del Nord in tema di corruzione, di disservizi, di evasione fiscale, di furberie varie. Ma le colpe sono solo del meridione. Un Paese ormai nordizzato nel Parlamento, nordizzato nel Governo, nordizzato nelle scelte politiche, economiche, finanziarie, bancarie, infrastutturali, con ministri che apertamente mostrano insofferenza verso il Sud salvo ad usare fondi precipuamente destinati al Sud, per gli Allevatori imbroglioni del Nord, difesi disonestamente dalla Lega, ha generato un forte disequilibrio difficilmente sanabile.

La sortita di Brunetta, non è diversa di quella di Tremonti, Zaia, o Calderoli, o del cittadino di Cologno Monzese frequentatore di cantine, quello che magari vorrebbe impiccare “i Terrun“, perché sono sporchi, brutti e cattivi, e poi magari è uno che sputa per terra, che si ubriaca di grappa, che bestemmia, che non ha nemmeno la terza media e parlerebbe dei massimi sistemi, ed è uno che non paga le tasse.

Come ci si può fidare di questi Ministri?

La Germania ha dato una lezione straordinaria, riuscendo a risolvere e pareggiare il GAP tra le due aree del paese, quella più ricca e quella più povera. Ma nessun tedesco o ministro tedesco ha mai accusato i connazionali dell’Est, già mortificati e oppressi per decenni, di essere sanguisughe o fannulloni.

E’ una questione di stile? No, è una questione di responsabilità e di senso dello Stato, che forse manca ai nostri governanti.

E Cusenza, come si direbbe a scuola, nel suo intervento breve, succinto e compendioso, ha posto senza sbraitare e con stile, questioni politiche e domande politiche sicuramente imbarazzanti, ma che il Ministro Brunetta evidentemente non può rispondere perché non conta nulla, rispetto ad un Governo che ha come Premier uno che fa le leggi a bordo piscina circondato da escort e allietato da una canzone di Apicella, che non rispetta il Parlamento e gli ordinamenti dello Stato, e che ragiona non molto dissimilmente da quel cittadino Cologno Monzese.

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Virman Cusenza

Il male oscuro di Napoli

di Virman Cusenza*
L’editoriale del Direttore de IL MATTINO

NAPOLI – Il sito del Mattino nell’ultimo fine settimana ha conosciuto un’impennata di contatti ed è stato inondato da una valanga di commenti, misti a insulti, dopo la sortita del ministro Brunetta sul «conglomerato Napoli-Caserta» etichettato come un «cancro».

Il ministro, che rispettiamo anche perché erede della famiglia riformista che nel nostro Paese avrebbe meritato miglior sorte e fortuna, ci ha abituato in questi anni ad invettive provocatorie che però nascondevano il sale della verità su diverse questioni.

Stavolta ha compiuto una semplificazione di troppo: un pezzo del Sud che ha al suo interno anche il cancro dell’illegalità e della criminalità organizzata è diventato tutto un cancro. Il ministro Brunetta sa benissimo che la sua semplificazione offende qualche milione di cittadini, i quali sono perfettamente consapevoli di dover convivere con le metastasi crescenti della camorra e della mafia, ma che non possono essere liquidati come complici. Cittadini che invece di essere ghettizzati quasi come non italiani (altri e al Nord sarebbero degni di appartenere alla serie A) preferirebbero ricevere dal governo risposte concrete sui promessi piani di rilancio del Mezzogiorno.

  • Per esempio, che fine ha fatto il piano per il Sud ventilato e più volte annunciato dallo stesso premier?
  • E che fine hanno fatto i mille burocrati da spedire in queste lande desolate per migliorare la nostra pubblica amministrazione, annunciati da Brunetta?
  • Renato Brunetta

    Per carità il ministro nella sua diagnosi è in buona compagnia, dal momento che un esponente di rango del Pd non tacciabile di razzismo, come Enrico Letta, ha detto qualche mese fa cose non diverse e cioè che senza Campania e Sicilia il Pil del Paese supererebbe quello della Francia e si avvicinerebbe alla Germania. Eppure anche dal partito democratico finora non sono arrivate proposte convincenti che mettessero al centro del progetto-Paese il Mezzogiorno.

    Per esempio, il Sindaco di Napoli si limita ad una risposta liquidatoria alle critiche di Brunetta, preferendo difendere con vecchi cliché la bandiera ormai logora della città-vittima anziché render conto del suo tracollo sociale e amministrativo e dunque sgranare l’interminabile rosario delle occasioni mancate.

    Lo strabismo territoriale della classe politica è ormai diffuso a 180 gradi, da destra a sinistra. Ma una sana autocritica da parte dei meridionali, adesso che rintoccano i 150 anni dell’Unità d’Italia, non guasterebbe. Anche perché solo da una fattiva e severa riflessione sulle nostre omissioni passa la residua chance di un riscatto. Quando si affoga non basta gridare aiuto, occorre almeno saper restare a galla in attesa dei soccorsi.

    * Virman Cusenza
    Direttore de IL MATTINO

    6 commenti su “Il male oscuro di Napoli”

    1. BRUNETTA OBLIA VOLONTARIAMENTE CHE MOLTI DEI VOTI CHE GLI CONSENTONO DI PRESIEDERE AD UN DICASTERO VENGONO DA QUELLA CONURBAZIONE NAPOLI-CASERTA DA LUI COSI PESANTEMENTE OSTEGGIATA. PER LA PRECISIONE,CHIEDERE A ca va sans dire QUEL On. COSENTINO,(SPROLOQUIARE DI ETICA IN UN QUADRO SIMILE LO REPUTO IPOCRITA), PROTAGONISTA DI POCO EDIFICANTI TITOLI SUI GIORNALI NEI MESI TRASCORSI DUNQUE LA SUA “SPARATA” E’ NEL SEGNO TIPICO DEL “CHIAGNE E FOTTE” POLITICHESE! DI SEGUITO MI PREME RILEVARE ANCHE CHE IL DANNO DI IMMAGINE SI RIVERBERA SU TUTTA LA CAMPANIA E SU ZONE DOVE LO STATUS SOCIALE E’ X FORTUNA MOLTO DIVERSO DAL MARASMA CASERTANO E NAPOLETANO,URGE UNA RIVISITAZIONE DEGLI ASSETTI AMM.VI DELLA REGIONE, IN POCHE PAROLE :VIA DA NAPOLI!!!

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    2. Dico solo che Napoli fino al 1980 era una delle città turistiche più visitate d’Italia. Gli amministratori di quella città si facciano un esame di coscienza.

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    3. NAPOLI NON MERITA IL CATTIVO CONSENSO, MA SICURAMENTE è DIVENUTA UN PROBLEMA,INSIEME ALLA PROPAGGINE CASERTANA X LA CAMPANIA INTERA. GLI SCANDALI, LA CORRUZIONE LA CAMORRA SONO GLI SPONSORS MIGLIORI PER IL SEPARATISMO DELLA LEGA, PECCATO CHE BRUNETTA SI DIMENTICA DI VOTI PRESI IN QUELLE TERRE,DI QUESTO NO SI SCANDALIZZA.E LA LEGA CHE SI ALLEA CONUN PARTITO CHE HA LA FETTA CONSISTENTE DEL SUO ELETTORATO NELLE TERRE DELLE” MAFIE” NON SI PONE IL PROBLEMA DELL PROVENIENZA DI TUTTI QUEI VOTI, MA DI CERTO NELL’INTIMO LORO LO SANNO, MA DI CONTRO,IL CINISMO POLITICO VALE BENE UN TACITAR DI COSCIENZA! QUESTA E’ LA 2° REPUBBLICA? MEGLIO QUANDO STAVAMO PEGGIO!

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    4. Brunetta è solo l’ultimo politico ad offendere in maniera indegna noialtri meridionali.
      Eppure ci dobbiamo chiedere: è diverso il mezzogiorno? E’ un altro mondo?
      Ed il Mezzogiorno d’Italia è il capoluogo di tutti Mezzogiorni del mondo?
      Intanto possiamo senz’altro affermare che l’unitarietà del Mezzogiorno permane,perchè esso è unito dalla storia,e più ancora dalla rappresentazione.
      Però è auspicabile che i meridionali comincino a percepirsi(ed a essere percepiti) nè più nè meno che come tutti gli altri: un pò uguali e un pò diversi. Con una importante conseguenza: che riconducendo il Sud dentro la normalità potrà essere tolto definitivamente ogni alibi alle forme distorte di governo e della rappresentanza meridionale, costruendo così le giuste e necessarie politiche pubbliche.
      Ma,a ben vedere , sono proprio le classi dirigenti del Sud l’elemento che costituisce ancora un problema irrisolto. Forse IL PROBLEMA : il residuo più persistente e tenace del vecchio Mezzogiorno dei meridionalisti !

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    5. Questa è gente che dell’Italia, indipendentemente da come è nata e da chi come il mezzogiorno ne ha fatto le spese, non se ne frega niente. E solo gente brutale che stà brutalizzando le istituzioni e sta proteggendo una parte del paese che non è maculata rispetto alle sue responsabilità.
      La Lega Nord difende solo i nuovi barbari e Berliuscono pur di comandare le concede tutto.Siamo messi proprio male specie se in parlamento il PdL difende i libici che hanno sparato sul peschereccio italiano.

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    6. Chi pensa di risolvere la Questione meridionale con Berlusconi e la Lega si sbaglia. Con quei trogloditi della Lega, abituati alle prepotenze e i benefici sarà difficile ragionare a farli tornare indietro. C’è solo una strada: La separazione.
      così loro diventano il sud della svizzera e della Germania e noi ci abituiamo a gestire le risorse che vengono da noi stessi e quelle europee non si fermeranno più al Nord.

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