Conte Risponde a Calabrese e rilancia l’assurdità della realizzazione del Campo Fotovoltaico dei Monti di Eboli e dei 31 pareri espressi.
SALERNO – Riceviamo e volentieri pubblichiamo il Comunicato Stampa che segue dell’On. Carmelo Conte, riguardo alla vicenda ormai al centro di una vera e propria bufera di Cui al Parco Fotovoltaico che si dovrebbe costruire sui Monti di Eboli, ma in un terreno di Proprietà del Comune di Salerno.
Si ricorderà che a seguito di alcune riflessioni riguardo a quell’Impianto, offerte alla stampa di Conte, puntavano il dito sull’intera operazione, mostrando tutta la sua contrarietà, sia rispetto alla vastità del progetto fonte di un forte impatto ambientale, sia rispetto ad alcuni dubbi riguardo all’approvazione del progetto e ai pareri, segnalando senza veli altri tipi di interessi, che lo stesso Conte conferma anche nel seguente Comunicato.
Conte in ogni caso con il presente comunicato risponde all’Assessore all’Ambiente del Comune di Salerno Gerardo Calabrese, che aveva a sua volta attaccato l’ex Ministro, fornendo una serie di delucidazioni che in vero non chiariscono semmai esacerbano ancora di più gli animi e fanno vedere l’intera operazione ancora più nebulosa di quanto non appaia.
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Comunicato stampa di Carmelo Conte
Le ragioni addotte dall’avv. Calabrese, assessore del Comune di Salerno, per giustificare un impianto fotovoltaico sulle colline di Eboli, destano meraviglia e sconcerto per i seguenti motivi.
- Che il comune di Salerno mettesse a frutto, anche ai fini del suo malconcio bilancio, i 180 ettari di terreno di cui è proprietario sulle colline di Eboli, era suo dovere da tempo. Ma l’avrebbe dovuto fare, ricordando che quella azienda le è pervenuta con legge regionale(35/81), che contiene un vincolo che ne garantisce la destinazione sociale e a fattoria-scuola. La perizia di consegna recita: “TUTTO L’IMMOBILE E’ DESTINATO AD ATTIVITA’ SOCIALI DELL’ISTITUTO STESSO MEGLIO INDIVIDUATE COME “FATTORIA SCUOLA”.
- Che un assessore all’ambiente difendesse un progetto che travolge il territorio e le previsioni degli strumenti urbanistici comunali, provinciali e regionali non era prevedibile, perché non è mai avvenuto in alcun comune. Che lo facesse, da un punto di vista imprenditoriale e della convenienza materiale, dando notizie tecniche fuorvianti, è inquietante.
- Non è in discussione l’opportunità di produrre energia alternativa, che tutti condividono, ma un progetto che stravolge una realtà collinare che si affaccia sulla Piana e sul mare. Un oltraggio, come lo sarebbe se il comune di Salerno decidesse di realizzare un simile impianto sulle colline dell’Arechi.
- Non può definirsi ineccepibile una procedura di gara, alla quale ha partecipato una sola ditta e che è stata svolta prima che la regione approvasse il decreto lascia fare, firmato da un funzionario regionale di Salerno, privo di ogni valore amministrativo perché infarcito di tante e tali condizioni che negano la sua stessa esistenza giuridica.
- Nessuno dei 31 enti chiamati ad esprimersi sulla proposta ha dato un parere favorevole motivato in positivo, ma tutti hanno confezionato pareri con prescrizioni e condizioni che, di fatto, lo negano: è noto che l’atto non esiste se condizionato nella sua struttura.
In tal modo, funzionari compiacenti si sono cautelati, quanto a responsabilità personali, per consentire l’emanazione di un decreto a sua volta negato da 24 prescrizioni.
Basti considerare, a fini esemplificativi, il parere espresso dall’ufficio urbanistica del comune di Eboli, che tra le sette prescrizioni ne ha incluse tre che parlano da sole:
a) bisogna accertare se gli immobili, che la ditta appaltatrice vuole ristrutturare e cambiarli di destinazione, sono baracche e se sono abusivi, perché in questo caso non sarebbero ne ristrutturabili né assoggettabili a cambio di destinazione. Ebbene, agli atti del comune risulta che alcuni immobili sono baracche e altri sono senza titolo edilizio, quindi avrebbe dovuto conseguirne pare negativo. b) per costruire le nuove cubature richieste bisogna assoggettare altre superfici, oltre i 40 ettari. Quindi avrebbe dovuto seguire parer negativo. c) Per consentire al Comune una valutazione di merito la ditta deve far pervenire al comune il piano industriale. Quindi avrebbe dovuto seguire parere negativo in attesa.
- A ben vedere, Regione e enti interessati si sono pronunziati per fare approvare ciò che non esiste: non esiste il progetto esecutivo, manca il parere dell’assessorato all’ambiente della Regione e del Consiglio superiore dei beni culturali. Nulla di nulla, solo atti condizionati, un espediente per consentire di appaltare la redazione (!) e la realizzazione del progetto a Toto Spa, che ne disporrà a piacimento.
- Quanto alla legge che regola la produzione di energia alternativa, giova ricordare che non consente di realizzare, in zona agricola e a bosco, oltre l’impianto solare, anche mense, centri didattici e uffici, di ristrutturare fabbricati esistenti, mutarne la destinazione e costruirne di nuovi. Peraltro una direttiva europea, recepita nella legislazione nazionale, limita la realizzazione di tali impianti sul nudo terreno, con rigore assoluto e certamente preclusivo per il caso in esame.
- Bisogna domandarsi perché un imprenditore sia disposto a pagare, per l’utilizzo di circa cinquanta ettari di terreno, 3,5 mln l’anno al Comune di Salerno ovvero un canone annuo superiore al prezzo di acquisto del terreno. Per non dire dell’impegno a realizzare 10 chilometri di condotta elettrica e quanto altro. Non avrebbe senso. A meno che non ci sia un proposito non rivelato, annegato nella inconsueta selva di prescrizioni. Forse l’affare va bene al di là dei 41 ettari destinati al fotovoltaico e contempli interessi di natura diversa che coinvolgono tutti i 180 ettari di terreno di proprietà del Comune di Salerno !
- cui prodest: Toto Spa, da buon imprenditore, fa un grande affare, il Comune di Salerno incassa 3,5 mln l’anno per 19 anni e il Comune di Eboli, che ne subirà le gravose conseguenze? Ha convenuto forse uno speciale ristoro ?
Lo scempio proposto da Salerno, con la fantasiosa promessa di 180 posti di lavoro, per allettare politici di seconda fila, getta fumo negli occhi ma fa pugni, con l’idea di un progetto di valorizzazione ambientale e di tempo libero dei Monti di Eboli, per fattorie sociali, per la creazione di un luogo di ritrovo per anziani e non autosufficienti, che sarebbe unico in Italia meridionale: programmi che potrebbero essere finanziati con fondi Comunitari e Regionali in una con privati.
Strano che secondo l’assessore discutere di questo sarebbe non politico, mentre lo sarebbe un bel si alla Toto Spa e allo scempio ambientale.
Caro Carmelo, come già sottolineato in altra nota, condivido in pieno la tua opposizione alle devastazione delle colline di Eboli: unico e irripettibile patrimonio ambientale e paesaggistico del nostro territorio.
Al di là della lotta politica, in questo affare emerge evidente l’intenzione di cementificare quel polmone di verde, alla faccia delle giovani e future generazioni della nostra cittaddina. Al ricatto dei 180 posti di lavoro si può rispondere con il rilancio del Polo agro-alimentare di San Nicola Varco, affossato da oltre vent’anni ed in grado, quello sì, di rilanciare le colture della Piana del Sele a livello internazionali con ricadute mille volte superiori a quelle paventate del fotovoltaico. Se lo facciano a casa loro l’impianto e la smettano di andare a disporre a piacimento a casa d’altri. La destinazione dei terreni intorno a San Donato è finalizzata edestinata al valorizzo dell’agricoltuta. Se ne faccia, in quei locali già esistenti una università agraria.
Caro Carmelo, i giovani ti guardano. Non li deludere perché, se è vero che c’è un giorno per la politica, ce n’è anche uno per salvaguardare la dignità della nostra gente.
Buon lavoro. Ritienimi a tua disposizionhe, Francesco.
Non e’ per caso una ripicca personale tra l’assessore e il ministro?