Primarie Pd, con il 53,8% dei voti Elly Schlein è segretaria del Pd, batte Bonaccini che riconosce la vittoria e si dichiara disponibile a collaborare.
Sono stati circa 1,2 milioni gli elettori che grazie ad oltre 22mila volontari nei 5.500 gazebo allestiti in tutta Italia hanno partecipato al voto e per la prima volta ha eletto una donna. La Schlein ha ribaltato le previsioni della vigilia, ma il cambiamento resta ancora un miraggio.
POLITICAdeMENTE
ROMA – Primarie Pd, alle 20:00 si sono chiuse le urne e man mano che arrivavano i risultati si consolidava il vantaggio e si allargava la forbice tra i due sfidanti fino a che non si poteva più sperare in nessun tipo di recupero e così con il 53,8% dei voti Elly Schlein è segretaria del PD, ed ha battuto, ribaltando tutte le previsioni della vigilia Stefano Bonaccini, il quale a sua volta ha immediatamente riconosciuto la vittoria, si è reso subito disponibile a collaborare e ha dichiarato: “Elly è stata più brava di me ad interpretare la necessità del cambiamento”. Dal canto suo la neo segretaria del Pd Schlein, nella sede del suo comitato elettorale romano ha ringraziato gli elettori e dopo aver ringraziato anche Bonaccini ha tracciato in linea di massima il percorso politico che intenderà portare avanti aggiungendo: «È un mandato chiaro a cambiare davvero» e alla Meloni «Saremo un bel problema per il Governo Meloni».
Una grande prova di democrazia hanno sottolineato i vari coordinatori delle due mozioni, infatti alle 20:00 quando si sono chiuse le urne sono stati circa 1,2 milioni gli elettori che grazie ad oltre 22mila volontari nei 5.500 gazebo allestiti in tutta Italia hanno partecipato al voto, ma ben lontani dagli oltre 3milioni e mezzo di elettori delle primarie del 2007 che elessero Walter Veltroni. e di oltre 1milione e 600mila di Nicola Zingaretti.
Una prova di grande mobilitazione politica del popolo dei democratici che cerca di darsi coraggio e riempire quei vuoti che ormai da anni si sono clamorosamente avvertiti. Vuoti colmati da gruppi di potere che poco per volta hanno occupato il Partito e reso asfittico un dibattito incentrato più dall’ossessione di dover necessariamete governare per evitare alla destra “ignorante” di assurgere al potere che sui temi reali del Paese.
Una mobilitazione che comunque, nonostante i circa 1milione e 200mila elettori, sono sempre pochi rispetto agli altri confronti interni. In queste primarie si è percepito vi fosse più uno scontro di due potentati diversi e simili allo stesso tempo, che una voglia di cambiamento, sebbene si volesse dimostrare in tutta fretta di voler cambiare proponendosi, dopo essersi autoassolti, come portatori di un cambiamento più che necessario, e invocando un immediato confronto democratico attraverso le primarie piuttosto che parlare di quei temi per i quali sono stati abbandonati dai propri elettori hanno solo letto alcuni “titoli” evitando accuratamente quelli nevralgici.
Insomma un cambiamento che si è invocato ma non c’è stato perché a sostenere i portatori del cambiamento sono stati quegli stessi che al contrario si sarebbe dovuto cambiare e se con il Governatore dell’Emilia e Romagna Stefano Bonaccini primeggiavano i suoi colleghi governatori della Campania e della Puglia Governatori Vincenzo De Luca, Michele Emiliano, il Sindaco di Firenze Dario Nardella, con la Schlein vi erano gli ex segretari Nicola Zingaretti e Dario Franceschini, gli ex ministri Peppe Provenzano e Francesco Boccia, Misiani, Scotto, e tanti paracadutati alle ultime elezioni politiche nei collegi sicuri.
Tutto sommato quel che resta del PD ha avuto il suo segretario e per la prima volta ha eletto una donna, per il cambiamento c’è tempo. Ci vorrà un bel po’ per convincere gli elettori che lo hanno abbandonato che fanno sul serio.
Roma, 27 febbraio 2023