La Polisportiva San Vito del Presidente Iorio vince il torneo.
Due giornate di sport agonistico e di grande partecipazione: Il calcetto come momento di integrazione.
EBOLI – Grande successo per il terzo memorial “Massimo D’Amato”. Un torneo di calcetto che ha visto impegnate varie scuole calcio della Piana del Sele. Organizzato dalla Polisportiva San Vito di Santa Cecilia il torneo ha visto scontrarsi squadre come la Nuova Bretani Baratta, la Polisportiva San vito, la Us Contursi Terme 1929 e la Scuola Calcio Aversana.
Due giornate di sport consumatesi ad Eboli e che hanno visto la partecipazione di giovani delle fasce esordienti, giovanissimi e allievi. Grande la partecipazione di pubblico che ha testimoniato la bontà dell’impegno del presidente della Polisportiva San Vito, Vito Iorio, nell’organizzare una kermesse che, in primo luogo, si è tradotta come incontro tra giovani, socializzazione e rispetto reciproco all’insegna dei sani principi che sottendono lo sport agonistico e non.
La premiazione della squadra vincitrice si è tenuta domenica 27 giugno presso il centro sportivo Spartacus di Santa Cecilia di Eboli. Vincitrice è risultata essere la squadra locale, premiata dal consigliere provinciale Massimo Cariello in una cerimonia che ha visto la presenza, inoltre, del consigliere comunale Massimiliano Atrigna, degli sponsor (Luigi Cavaliere e Giannino Infante) e dei rappresentanti dell’associazione “l’Astronave a Pedali”, partner del torneo ed impegnata da sempre nell’opera di recupero dal disagio per i minori dei ceti meno abbienti.
Lo sport come esperienza sociale, è stato il tema portante della manifestazione. Socializzazione ma anche supporto per giovani che riscontrano difficoltà d’integrazione nella società. In tal senso l’azione della Polisportiva organizzatrice risulta concentrarsi sui ragazzi residenti nei quartieri disagiati del vasto territorio ebolitano. «Il torneo è un esempio di come lo sport, il calcio in questa cocasione, conservi in se messaggi forti, mantenga (a questi livelli in modo particolare) quella vocazione alla socializzazione che si traduce in educazione al rispetto delle regole, delle idee altrui, dell’avversario (da non intendere come nemico)», ha commentato Cariello. Oltre l’agonismo in senso stretto, dunque, perché tramite la pratica sportiva, ha concluso il presidente Iorio, «i ragazzi imparino a rispettare se stessi, gli altri, la natura intorno e la vita».