Il PD tiene in “sospeso” Melchionda, mentre Conte pare dialoghi con Caldoro.
Nel Centrodestra Busillo è “frenato” da Cardiello.
EBOLI – Candidature in alto mare. Si naviga a vista e più passa il tempo e più l’approdo è incerto. I due poli sono bloccati da scontri interni, tatticismi, rese di conti e veti. Il quadro politico che si presenta è simile in entrambi gli schieramenti, i due partiti maggiori sono fermi al palo e non riescono a far emergere la propria identità ed imprimere un svolta e ad affermare una loro leadership.
I partiti satelliti vuoi per evitare di essere travolti da decisioni verticistiche, vuoi perché non vogliono fare da comparse, hanno pensato bene di organizzarsi e far valere le loro ragioni. A sinistra Massimo Cariello e Gerardo Rosania hanno già iniziato la loro campagna elettorale impostata da entrambi, in aperta contrapposizione a Melchionda ed al PD. A destra è Cosimo Pio Di Benedetto e Franco Cardiello a tirale la volata, nel frattempo il PdL in attesa di “ordini” dall’alto, non riesce a decidere ed imprimere una strategia politica. Mentre il primo è appoggiato dal nuovo Psi e lavora per aggregare altre Liste, il secondo raccoglie una serie di Liste che vanno dall’MpA alla Lega Sud, da Azione Sociale alla Destra e tenta di strappare la nomination agli altri concorrenti, adducendo come valutazione anche quella, che tutto sommato tra Vecchio e Busillo, è quello che ha perso di meno.
Al Centrodestra non è servito l’ultimo incontro tenuto a Salerno con il Coordinatore Provinciale Antonio Mauro Russo, per cercare una semplificazione che non c’è stata, alla fine i candidati sono rimasti sempre gli stessi (Fausto Vecchio, Vito Busillo e l’On. Franco Cardiello, oltre la società civile con Giovanni Clemente, Armando D’Aniello, Gaetano Aita), anche se poi voci insistenti danno per certo che alla fine si convergerà su Vito Busillo. In effetti il coordinatore provinciale non ha nessun potere e anche lui non sa che pesci prendere, trovandosi in piena guerra tra il Presidente della Provincia Edmondo Cirielli e il Ministro Mara Carfagna.
Cariello in un primo momento sembrava avesse riunito intorno alla sua candidatura alcuni Partiti come l’Italia dei Valori e l’MpA, ma poi i rispettivi quadri provinciali hanno operato una correzione di rotta e al momento è costretto a continua nel suo progetto che sembra assumere sempre più i caratteri di una aggregazione di civiche. Rosania invece, pur avendo una fronda nel suo partito che non riconosce una sua candidatura, sembra aver puntato tutto sul programma e continua i suoi incontri, ivi compreso con il PD, dichiarando di essere disponibile ad una accordo e ad un suo passo indietro, ma a condizione che anche Melchionda lo faccia.
Con queste premesse e questa confusione, per il momento non ci si aspetta gran che, le trattative sono ancora in corso e ancora non si riescono a delineare accordi e schieramenti. Gli incontri continuano e nonostante tutto non si scava un ragno dal buco. I due poli sembrano essere fermi, prigionieri di un’assenza di identità politica. Nel Centrosinistra tolte le posizioni di Cariello e Rosania, resta sempre il nodo Melchionda.
La questione Melchionda ormai è legata a vere e proprie quotazioni, una sorta di “borsino” del candidato che a seconda del mercato sale o scende. Per il Sindaco uscente sembrava fatta, soprattutto dopo un Direttivo, che sia pure esprimendo delle critiche, si era espresso favorevolmente ad una sua riconferma, cercando di lavorare anche a ricostruire il il centrosinistra. Un direttivo seguito da altri incontri, giocati tutti di “fioretto” da parte delle varie componenti interne.
In effetti poiché a muovere le maggiori critiche al Sindaco e all’Amministrazione era l’On. Antonio Cuomo e i suoi uomini, Mauro Vastola, Remo Mastrolia e Gaetano Cuomo, si aspettava che gli stessi avessero dato la spallata decisiva per abbattere il primo cittadino e sostituirlo con un altro candidato, senza per questo disturbare l’azione amministrative che invece vede gli stessi soggeti (i contiani) molto attivi e solidali con la giunta Melchionda. Si aspettava insomma che gli altri facessero il lavoro sporco per poi trovare altre soluzioni.
Evidentemente le critiche sono una cosa le responsabilità politiche altre, e quelle di Cuomo in quanto Deputato e massima espressione politica del PD non poteva che essere di responsabilità evitando di creare fratture interne e andare alle elezioni amministrative di primavera abbattendo il suo stesso Sindaco. Questa posizione politica ha spiazzato alcuni, che invece, pur condividendo responsabilità politiche e gestionali essendo organici all’Amministrazione Melchionda e pur rivestendo ruoli politici primari internamente al PD, in più di un’occasione avevano manifestato strategie politiche, che andassero nella direzione della discontinuità rispetto ad una scelta di riconferma del Sindaco uscente, senza curarsi per questo degli effetti disastrosi che ne derivassero.
Le posizioni più critiche e rigide rispetto ad una ricandidatura di Melchionda sono quelle dell’ex Ministro Carmelo Conte dell’area Bassolino-Valiante, di Damiano Capaccio dell’area De Luca, di Enzo Consalvo dell’Area Letta. Posizioni che sembrano essere simili e pare che gli stessi abbiano trovato un punto di incontro in un documento che sostanzialmente frenerebbe la corsa di Melchionda e aprirebbe, secondo loro, nuove prospettive.
Le motivazioni politiche che muovono i tre sono quelle di insistere prima nella ricomposizione di un’alleanza, possibilmente ricostruendo un quadro politico di centro-sinistra, poi di individuare un programma e successivamente decidere chi deve essere il candidato, sottintendendo per questo una candidatura diversa da quella del Sindaco. Posizioni che risultano strumentali poiché i due partiti della sinistra alternativa, inopinatamente hanno preso le distanze dall’alleanza candidando i loro uomini di spicco Cariello e Rosania, i quali non hanno nessuna intenzione di rivedere una loro posizione se non speculare al ritiro di Melchionda.
Conte, Capaccio e Consalvo per il momento sono riusciti a far saltare una manifestazione che sarebbe stata l’apertura Ufficiale della campagna elettorale di Martino Melchionda, ma alla fine non si assumeranno la responsabilità politica di “abbattere” Melchionda e spaccare il Partito Democratico, specie dopo l’intervento, qualche settimana fa, del neo Segretario Regionale Enzo Amendola a sostegno del Sindaco.
Per come stanno le cose, resta da vedere quali saranno le loro successive mosse, atteso che è praticamente inattuabile una soluzione che non riconfermi la Candidatura di Martino Melchionda. Voci sempre più insistenti attribuiscono a queste posizioni altre motivazioni, come per esempio quella di Capaccio, il quale vorrebbe trovare la scusa della coalizione che non è più praticabile per rompere e magari sostenere con una lista Rosania, o come quella di Carmelo Conte che con la stessa motivazione vorrebbe proporsi come alternativa a Melchionda. Pare che quello più determinato sia proprio Conte, del quale tra l’altro, proprio in questi giorni, allorquando si è ufficializzata la Candidatura alla Presidenza della Regione di Stefano Caldoro, sono girate voci circa un suo coinvolgimento diretto o di un suo familiare a sostegno dello stesso. Voci che non sono state smentite, ma che anzi sono state alimentate da alcune dichiarazioni che ne sottolineavano vicinanza e rapporti.
E dire che Melchionda aveva appoggiato il nipote di Conte alle provinciali,invece del dr.. Consalvo, il candidato “naturale” del Partito ed ora vorrebbe la candidatura del PD?: BEN GLI STA’, CONTE PERDE IL PELO….EGLI VUOLE ESSERE LA PRIMADONNA O AL LIMITE UN SUO “MANDATARIO” FAMILIARE, MA PER GLI ALTRI SOLO FUFFA!!! ANCORA NON LO AVETE COMPRESO? AGGIUNGETECI CHE PER CARMELO LA POLITICA E’ UN HOBBY,E IL RESTO VIEN DA SE.
Carmelo hai fatto il tuo corso, stattene in pantofole a casa, anzi perché non ti sei fatto un viaggio ad Hammamet, e magari ci rimanevi, per participare alla “beatificazione” del tuo amico latitante… ops esule Bettino Craxi?
I socialisti veri non si mischiano con la destra e non si vendono per una candidatura. Si vuole far passare come se fosse una marea di gente, questa marea è solo di colonnelli che sono sempre pronti a vendersi e a salire sul carro di chi percepiscono possa vincere. Questa volta state prendendo un abbaglio, perché se è De Luca il Candidato della sinistra non c’è spazio per nessuno, ma fortunatamente ci siamo liberati di questi finti socialisti pronti a vendersi al migliore offerente.
Ho letto gli ultimi sondaggi e i socialisti hanno una percentuale pari allo 0,03%, Federico, immagina le folle di socialisti che si accalcano d’avanti alla porta di Stefano Caldoro. Corace è stato il più veloce, Carmelo Conte ho letto sul mattino che è turbato, e sta trovando la scusa per accalcarsi in quella folla. Troverà poche persone a trattenerlo, nemmeno il Valiante.
Secondo me se va a bussare alla porta di Caldoro continuerà a non guadagnarci niente perché tanto nessuno lo voterà lo stesso, ormai abbiamo capito il gioco che fa.
Se se ne andasse ad Hammamet… un domani potrebbero dedicargli un vicolo.
Bravo Fernando gli eredi di Matteotti non possono coesistere con quelli di Mussolini! E’ una contraddizione in termini, e poi CALDORO, non penso faccia rallegrare i supporters!!!
Coraggio ancora qualche ora e poi finisce questo ricatto continuo di carmelo conte, sta trattando con caldoro. Lui vuole rompere tutto.
CARMELO VUOL FARE PESARE I SUOI 2500 VOTI COME SE FOSSERO IL DECUPLICO, MA ANDASSE DOVE VUOLE TANTO CAMBIA POCO O NIENTE!
Fonti attendibili parlano della ferma volontà di Carmelo Conte di effettuare il salto della quaglia. Sembra però che non tutta la famiglia sia d’accordo. Sembra anche che ci sia qualche veto nel centrodestra
Antonio ,può fare tutti i salti che vuole, nessuno gi salterà dietro,son maggiori le antipatie che attira col suo seguito che le preferenze!!! Ci sarà un possibile scaricabarile tra i polli, per una questioni di IMMAGINE! La gente e’ stufa dei soliti teatini della politica doppiogiochista, i nervi sono a fior di pelle grazie all’economia in recessioni, dunque tirate voi le somme!
errata corrige:poli -teatrini
L’addio di Craxi: «Mi hanno condannato a morte»
di Paolo Beltramin
EMOZIONI «È difficile che io senta l’amarezza, più facile che venga preso dall’autocritica»
«Questa non è una sconfitta politica. È una forma di rogo. Io sono condannato all’ergastolo, ho una pena a vita, perché a una certa età un carico di questo tipo equivale all’ergastolo, la mia libertà equivale alla mia vita, nessuno mi può toccare, se mi tocca io muoio». Una pausa più lunga, tra parole scandite così lentamente che sembrano dettate a un bambino. «Sono condannato all’ergastolo e a morte, punto e basta».
La registrazione ha i colori troppo accesi e le immagini un po’ sgranate dei filmini delle vacanze. In basso, la lucina rossa lampeggiante e la scritta «rec» confermano che la videocamera amatoriale sta registrando. Anche se quelle immagini non verranno mai trasmesse in pubblico, per oltre un decennio. Anche se quelle immagini non raccontano settimane di vacanza ma anni di latitanza, secondo il tribunale, o di esilio, come ripete lui ogni volta che trova qualcuno disposto ancora ad ascoltarlo. Bettino Craxi ha 63 anni e già una grave forma di diabete, in quel 1997 ad Hammamet. Vive in Tunisia dalla primavera di tre anni prima e ci resterà fino alla morte, il 19 gennaio del 2000.
Ieri pomeriggio, 3 gennaio 2010, nel programma In 1/2 ora su Raitre, Lucia Annunziata ha trasmesso alcuni passaggi di questa intervista inedita. Seduti davanti alla tv ci saranno stati alcuni dei molti che la sera del 30 aprile del 1993 davanti all’hotel Raphael gli gettarono addosso una pioggia di monetine. Sicuramente c’erano migliaia e migliaia di ex elettori, iscritti, tifosi del Partito socialista. O meglio del «Psi di Craxi». Chi l’ha amato, chi l’ha odiato, e soprattutto chi l’ha prima amato e poi odiato per preferire infine dimenticarlo. Tutti si sono trovati di fronte a un Craxi lontano dall’iconografia ufficiale. Rispetto ai fastosi congressi di «nani e ballerine» (ma oggi diremmo soltanto: «all’americana») sembra passata un’era geologica. In quel volto, in quella voce non c’è nulla degli orgogliosi trionfi degli anni Ottanta, e nulla dell’orgogliosa rabbia dell’ultimo discorso alla Camera, quando invitò ad alzarsi in piedi i deputati che non sapevano del finanziamento illecito ai partiti. E nessuno si alzò.
Ad Hammamet, davanti alla videocamera, Craxi torna su quegli istanti, e sui quei volti. «Vedo dei comunisti che parlano come se il comunismo non ci fosse mai stato, come se non vi avessero partecipato. Io, verso questo tipo di compagni che si camuffano ho un senso di disprezzo. Si può cambiare e correggere, senza per questo il bisogno di diventare prigionieri della menzogna». I comunisti, certo. Gli avversari di sempre. Ma i «compagni socialisti»? «La gran parte di loro mi ha voltato le spalle: se la parola traditori ha senso in tempo di pace, allora una parte di loro sono dei traditori. Altri, invece, hanno solo paura o sono alla ricerca di un loro ruolo». Il leader malato poi si ferma su alcune foto: Oscar Luigi Scalfaro presidente della Repubblica e poi animatore dei girotondi; Mino Martinazzoli ultimo segretario della Dc e fondatore di quel Ppi che diventerà poi Margherita e infine parte del Pd; Ottaviano Del Turco ultimo segretario del Psi destinato un quindicennio più tardi a una strana sorta di nemesi. «Ci sono dei becchini, ma non sono molto importanti – dice Craxi scuotendo la testa -. Sono gli affossatori dei loro partiti, hanno contribuito potentemente all’affossamento dei loro partiti e alla loro liquidazione».
La lucina rossa continua a lampeggiare mentre Craxi racconta un altro tradimento, quello di Lionel Jospin. Quando la malattia del vecchio leader italiano si aggrava, il premier socialista francese preferisce lasciare al suo portavoce il compito di annunciare che «l’arrivo di Craxi in Francia non è desiderabile». La voce che parla è sempre tesa, lenta, inconfondibile. Solo per un istante le labbra abbozzano un sorriso, quando racconta le misure di sicurezza imposte dal governo tunisino attorno alla villa: «Sono protetto come se fossi esposto a un grande rischio, a un grande pericolo. Ma non credo… Non sono Trotskij…». Uno stacco e arriva al commiato, improvviso: «È difficile che io venga preso da un rimpianto, più facile che venga preso da quella che si chiama autocritica».
In studio con la Annunziata c’è la figlia Stefania. «Che nel nostro Paese sia in atto uno scontro tra politica e magistratura non se lo sono inventato né Craxi, né Berlusconi, è sotto gli occhi di tutti gli italiani», attacca. Però, aggiunge, tra questi due capitoli vicini e lontani della storia italiana una differenza c’è: «Gli italiani allora non credettero a mio padre ma a Berlusconi, oggi, credono».
COMUNICATO
Ho riscontrato che alcuni si sono lasciati un poco andare. E’ il caso di evitare che le cose peggiorino.
I forum che si aprono su ogni singolo argomento devono essere trattati con la serietà e la correttezza che non manca a nessuno di voi.
E’ opportuno che gli interventi siano attinenti alle discussioni, che non siano offensivi, oltraggiosi, ingiuriosi, minacciosi e quanto altro possa procurare disagio a chicchessia. SE DOVESSE PERDURARE UN SIMILE ATTEGGIAMENTO, MI DISSOCIO IMMEDIATAMENTE E SARO’ COSTRETTO A FAR INTERVENIRE LA POLIZIA POSTALE.
SE SI VUOLE FARE DELLE DENUNCE SPECIFICHE, E’ OPPORTUNO DOCUMENTARLE, MA NON INTENDO FARLE VEICOLARE ATTRAVERSO POLITICAdeMENTE. OGNUNO SI ASSUMA LE SUE RESPONSABILITA’
Se POI, INVECE VOLETE FARE UNA DENUNCIA ALLORA DOVETE USCIRE DALL’ANONIMATO, MA E’ TUTTO UN’ALTRA COSA.
IN OGNI CASO OCCORRE VI SIANO PROVE CERTE ED INEQUIVOCABOLI.
Cardiello candidato…? no grazie…ci ha già fatto perdere una volta.
214.000,00 euro di parcelle per cause perse ( come avvocato del comune ) …. un comune alla bancarotta ed il sindaco ha il coraggio di ripresentarsi ….. al peggio non c’è mai fine ….