Giornali e TV sempre più controllati
L’82% degli italiani usa internet come mezzo di informazione, seguono le TV, la Radio e poi i quotidiani.
La libertà d’informazione vola su internet.
ROMA – Più passa il tempo e più il web prende quota. Il motivo è che la Società è sempre più frenetica, i lavori sempre più statici, il tempo che abbiamo a disposizione è sempre più ridotto ed è sempre di meno il tempo che noi usiamo per informarci, nel senso classico della parola.
In Italia Gruppi Editoriali controllano la totalità dell’informazione di tipo tradizionale, Carta stampata, Televisione, Radio. Se Silvio Berlusconi è l’uomo che al momento concentra nelle sue mani la maggior parte dell’informazione (TV, quotidiani, mensili, settimanali, rotocalchi e altro), gli altri, gruppo Rizzoli-Corriere della Sera e Gruppo Espresso, non scherzano. Per avere un’informazione completa, si dovrebbe leggere almeno 5 quotidiani ed avere una capacità criptica di codificare l’informazione raccontata per poi tirarne le conseguenze. Troppo faticoso e troppo costoso.
Ma non basta avere a disposizione un certo numero di giornali per avere la certezza di essere informati, ma bisogna soprattutto avere notizie che meritano di essere pubblicate. Questa è una delle ragioni per cui l’informazione vola sul web.
A rivelare questi dati è una ricerca diffusa dall’Ordine dei Giornalisti della Lombardia e realizzata da Astra Ricerche – “Gli internauti italiani e il consumo di informazioni tramite i media tradizionali e i new media”. I dati molto bene elaborati, sono stati presentati nel corso di un convegno “Il futuro del giornalismo”, che si è tenuto all’Università Statale di Milano, con una platea tra il preoccupato e l’interessato e con la presenza di rappresentanti del giornalismo italiano, dell’editoria e dell’avertising.
La ricerca è stata effettuata questa estate su un campione di circa 16.2 milioni di italiani. Campione che rappresenta circa la metà della popolazione che utilizza Internet che va dai 15 ai 55 anni. Da qui è emerso, con grande stupore degli osservatori, che l’82% degli italiani sceglie internet per informarsi. Seguono a ruota: televisione (63% reti nazionali, 32% locali); Radio con il 48,3%; cellulari con il 48%; la stampa (i quotidiani con il 36% di cui 22%nazionali, 23% locali, 11% specializzati). Un vero e proprio allarme per la carta stampata.
E’ interessante conoscere anche i dati che analizzano il ricorso ai servizi online a pagamento: Circa 700.000 italiani hanno un abbonamento e altrettanti sono gli iscritti che inviano news a pagamento come sms o email, e sono 2,3 milioni di italiani che pagano per un contenuto singolo. E così, anche la pubblicità avanza nel web, e se in Inghilterra per la prima volta la pubblicità su internet ha superato quella televisiva: 23,5% del totale rispetto al 21,9% della TV; in Italia le cose anche se vanno più lentamente, nel giro di poco più di un anno succederà la stessa cosa, da qui ne deriva che tutte le testate stanno potenziando il loro quotidiano on line.
Lo IAB l‘Internet Advertising Bureau, ha rilevato che la pubblicità online ha ancora dei grandi margini di crescita e il settore può arrivare al 30% della raccolta, con un giro di affari di 2/3 miliardi di euro. Quindi i dati affidati alla rete sono il 4,6% in più dell’anno scorso; la pubblicità online è del 6,8% sempre nello stesso anno di riferimento.
E’ evidente che questi dati preoccupano alcuni, specie quelli della carta stampata, rappresentano pur sempre una evoluzione della informazione e nello stesso tempo un nuova occasione di realizzare un business e quindi bisogna adeguarsi. Ma Internet ospita anche una serie di blogger, che sono dei concorrenti agguerritissimi dell’informazione tradizionale.
Allora un monito, che non porti a fare come il Governo italiano che cerca di fare una legge per far tacere i blog, ma puntare su una migliore informazione, su un’informazione di qualità, pagare meglio i giornalisti e rendendoli anche più liberi.
Sono d’ accordo sui risultati del sondaggio. Anhe per me internet è la fonte d’ informazione + usata..
Peccato che eistano ancora molti “analfabeti” del web.
Uno degli strumenti per alzare il livello dei Paesi terzi e quarti del mondo è’ internet.
Tra i diritti fondamentali dell’ Uomo di oggi metterei senz’ altro l’ uso della rete.
Per Angela.
Il Prof. Becchetti, ordinario di Economia Politica di Tor Vergata, Presidente del Comitato Etico di Banca Etica, sostenitore del microcredito e teorico della felicità sostenibile, nel mio Master, ormai dieci anni fa, presentò un modello per misurare l’impatto del “digital divide” nei paesi meno sviluppati.
Il modello mirava a dimostrare quanto pesa il mancato accesso ad Internet e, in generale, alle tecnologie digitali, nelle economie di quei paesi.
Se ti interessa approfondire prova a linkare il suo nome sui motori di ricerca. Troverai centinaia di spunti molto interessanti.
Condivido la tua posizione sull’importanza di assumere tra i nuovi diritti fondamentali dell’uomo anche l’accesso libero ad Internet.
C’è un nesso inscindibile tra diritti ed economia, perchè il livello di benessere di un popolo è direttamente proporzionale al libero esercizio di ogni diritto individuale/collettivo, e, correlativamente, all’adempimento dei propri doveri.
Saper coniugare questi temi nel nostro tempo è la sfida della sinistra che, purtroppo, non mi pare interessata all’argomento in nessuna delle sue attuali sigle.
X Salvatore Marisei
Sì, m’ interessa l’ argomento ed ho trovato diversi spunti:
Quello che mi è piaciuto di più è il concetto di “felicità sostenibile”.
Coniugare certi temi su sviluppo/economia/accesso alle informazioni/informatizzazione/internet non è solo una sfida della sinistra ma una necessità globale, perchè, per me, la felicità è tale solo se è condivisa.. E poi, i termini sinistra/destra/centro mi appaiono così superati, primitivi, settari, limitati e limitanti, in quest’ epoca in cui , non il paese, ma la Terra tutta è nostra madre,
Grazie dell’ attenzione.