Il Clima sta cambiando, grandi freddi, gran caldo. I Governi non fanno niente per creare un’opinione verde. Applicano la politica dello Struzzo.
L‘industria dell’eolico, è fiorita quasi soltanto perché fonte di tangenti e di intrallazzi. L’energia dal vento è un imbroglio, in Italia non c’è abbastanza vento per giustificarla.
di Giovanni Sartori
MILANO – Estate rovente o piogge torrenziali, siccità o diluvi un po’ dappertutto. In Italia il caldo è stato soffocante per gran parte di giugno e di luglio. Ed è stato aggravato, nelle grandi città, dall’ozono troposferico, che ha impoverito l’ossigenazione dell’aria che respiriamo. Ma l’estate è stata torrida in tutta Europa, negli Stati Uniti, Cina, Russia. Soprattutto, e per la prima volta, in Russia, colpita da un’ondata di calore mai raggiunta nei 130 anni di registrazioni ufficiali. Gli incendi spontanei dei boschi che lambiscono anche Mosca non hanno precedenti. Altrove, invece, abbiamo avuto alluvioni devastanti, inedite soprattutto in Pakistan.
Allora, è proprio vero che il clima sta cambiando? Io credo di sì; ma di per sé il gran caldo così come i grandi freddi non costituiscono prova sufficiente di niente. Anche se una frequenza crescente di oscillazioni climatiche estreme rafforza i nostri sospetti. Ma molti governi, Italia in testa, non fanno nulla per creare un’opinione «verde» né per affrontare seriamente il problema del collasso ecologico. La crisi economica è e resta grave, ma il problema della crescente invivibilità del nostro pianeta è molto, molto più grave. Eppure da noi è fiorita soltanto l‘industria dell’eolico, dei mulini a vento. Ed è fiorita quasi soltanto perché fonte di tangenti e di intrallazzi. Perché l’energia prodotta dal vento è largamente un imbroglio, visto che la nostra penisola non ha abbastanza vento per giustificarla.
Anni fa il portavoce per eccellenza, di fatto, degli interessi petroliferi e di gran parte della grande industria è stato il danese Bjorn Lomborg, che con il suo molto reclamizzato libro L’ambientalista scettico negava la stessa esistenza del problema ecologico e anche la crescente scarsità delle risorse energetiche e dell’acqua. Ma Lomborg ora dichiara che «il riscaldamento globale esiste, è provocato dall’uomo, e che l’uomo deve fare qualcosa per porvi rimedio». Bene. Alla buon’ora. Lomborg soggiunge, però, che «la tattica consistente nell’incutere timore, per quanto abbia buone intenzioni, non è la soluzione giusta». D’accordo. Ma quale è la soluzione giusta?
Gli scienziati che oggi studiano il clima, la rarefazione delle risorse naturali e, in ultima analisi, il problema della nostra sopravvivenza, sono migliaia. S’intende che possono sbagliare. Ma la scienza procede provando e riprovando. E noi già disponiamo di un enorme patrimonio di dati e di conoscenze che però vengono bellamente ignorate dai più.
Il fatto è che gli esseri umani non si muovono «a freddo» guidati dalle ragioni della ragione. Gli umani si attivano «a caldo», se hanno paura o se mossi da passioni (ivi incluse la passione per il potere e per il denaro). E così la scienza ricorre, per farsi ascoltare, a proiezioni con date ravvicinate di scadenza. Ma noi siamo in grado di prevedere un percorso, dei trends, non il «quando». Dunque predire scadenze è sbagliato; ma non farlo rende la predizione inefficace. Come uscire da questo circolo vizioso? Non lo so. Ma so che la politica dello struzzo dei nostri governanti è la politica peggiore.
16 agosto 2010……………….. … ………………..
Giovanni Sartori, è editorialista del CORRIERE DELLA SERA, è il più noto politologo italiano, uno dei più autorevoli al mondo.
Professore emerito alla Columbia Univerisity e all’Università di Firenze, è accademico dei Lincei ed ha insegnato negli atenei più prestigiosi del mondo (Harvard, Yale, Stanford).
In Italia si è pensato bene che l’ambiente, sulla spinta di pseudo ecologisti, si potesse tutelare con l’istituzione di parchi nazionali, regionali, provinciali, comunali, di quartiere e di isolati. E guarda caso alle presidenze di questa miriade di parchi c’è stato sempre o quasi un “ecologista” magari uno di quelli che urlava più degli altri. Ve lo ricordate Pratesi.?!. ha smesso di urlare non appena è stato nominato presidente del Parco Nazionale dell’ Abruzzo ( credo ottimamente remunerato ). Parte del nostro Comune è all’interno del parco regionale dei Monti Picentini, qualcuno se ne è accorto.?! Parlo della zona che va verso Olevano, che discarica era e discarica è. La tutela dell’ambiente è una cosa seria che non può essere lasciata in mano ad apprendisti stregoni che camuffati sotto la parola “ECOLOGISTI” il più delle volte fanno solo gli interessi personali.
I nostri paesaggi deturpati da gente che in combutta con il governo, con l’Enel e speculatori vari fanno affari con l’energia alternativa senza che vi siano benefici diretti per i cittadini.
L’espressione Sviluppo Sostenibile, creata nel 1972 dal Rapporto Bruntland delle Nazioni Unite, è stata assunta da tutti gli organismi internazionali e dalle politiche governative in tutto il mondo.
Dall’inizio tuttavia, l’espressione prestò il fianco a critiche dovute alla contraddizione dei suoi termini. La categoria sviluppo proviene dall’economia realmente esistente — quella capitalista –, organizzata dai mercati, che oggi hanno articolazione globale. La logica interna di questa economia è lo sfruttamento sistematico ed illimitato di tutte le risorse terrestri per raggiungere tre obiettivi fondamentali: aumentare la produzione, espandere i consumi, e generare ricchezza.
Questa logica implica un lento ma progressivo esaurimento delle risorse naturali, la devastazione degli ecosistemi e una considerevole estinzione delle specie, nell’ordine delle 3.000 ogni anno, dieci volte più del normale processo evolutivo. In termini sociali crea disuguaglianze crescenti poiché sostituisce la cooperazione e la solidarietà con una feroce competizione. Più della metà dell’umanità vive in povertà.
Questo modello presuppone la credenza in due assiomi. Il primo presume che la Terra possegga illimitate risorse. Il secondo, che la crescita economica può essere infinita. I due assiomi sono illusori. La Terra non è infinita perché è un piccolo pianeta, con risorse limitate, molte delle quali non rinnovabili. E se volessimo universalizzare questo tipo di crescita avremmo bisogno del triplo delle risorse contenute nel nostro pianeta. Oggi sappiamo che il pianeta già non sopporta la voracità e la violenza di questo modo di produzione e consumo.
A dispetto delle critiche, il concetto di Sviluppo Sostenibile può essere utile per qualificare un tipo di sviluppo in regione delimitate e in ecosistemi definiti. Postula la possibilità di preservare il capitale naturale, dare priorità all’uso razionale delle risorse e mantenere la capacità di rigenerazione di tutto il sistema. E’ possibile, per esempio, un utilizzo delle ricchezze naturali della foresta amazzonica in maniera che conservi la sua integrità e permanga aperta alle esigenze delle generazioni presenti e future.
Ma in termini di strategie globali che abbraccino tutto il pianeta con i suoi ecosistemi il paradigma utilitaristico imperante, devastatore e consumista, produce un tasso di iniquità ecologica e sociale insopportabile per la Terra. La soluzione va cercata in un nuovo paradigma di convivenza tra Natura, Terra ed Umanità, che dia centralità alla vita, mantenga la sua diversità naturale e culturale e garantisca il sostrato fisico-chimico-ecologico per la sua perpetuazione ed ulteriore co-evoluzione.
E’ qui che ci si imbatte nella questione dell’etica. Oggi, come mai prima nella storia del pensiero, la parola ethos nella sua accezione originale, ha acquisito attualità. Ethos in greco significa abitazione umana, lo spazio della natura che riserviamo, organizziamo, e curiamo per convertirlo nel nostro habitat. Ma oggi ethos non è solo la casa in cui abitiamo, la città nella quale viviamo, o la nazione alla quale apparteniamo. Ethos è la Casa Comune, il pianeta Terra. Di conseguenza, abbiamo bisogno di un ethos planetario.Il risultato di questa etica è ciò che cerchiamo in questi tempi: la pace. Nella definizione della Carta, la pace è la “pienezza creata mediante relazioni corrette con se stessi, con altre persone, con altre culture, con altre vite, con la Terra e con il grande Tutto di cui siamo parte”. L’umanità deve camminare verso questo nuovo tipo di futuro; la situazione attuale è di crisi e non di tragedia e sicuramente, come altre volte, saprà trovare le nuove condizioni per la realizzazione della vita e del suo destino.