Campolongo esiste! Gridano i lavoratori dall’Assemblea della Piana del Sele

Per chi non vuole vederli per convenienza, dall’assemblea dei lavoratori della Piana del Sele, si leva il grido “Campolongo esiste!”

Una frase con cui i lavoratori della Piana del Sele, quelli “invisibili”, hanno aperto l’assemblea del 1° luglio scorso presso la Casina Rossa a Campolongo di Eboli nell’ambito del “Metis Fest – Festival di intersezione di popoli e culture”, per sottolineare quanto invece siano visibili.

Assemblea Lavoratori Piana del Sele

POLITICAdeMENTE

EBOLI – “Campolongo esiste è la frase con cui i lavoratori della Piana del Sele hanno aperto l’assemblea svoltasi il 1° luglio scorso presso la “Casina Rossa” di Campolongo (Eboli) nell’ambito del “Metis Fest – Festival di intersezione di popoli e culture”. E campolongo esiste e come, e oltre al degrado, all’abbandono al quale noi siamo abituati a descivere quel luogo (Fascia litoranea) legandolo alla prostituzione, alla delinquenza, allo spaccio di droga, esistono anche centinaia di persone che vivono in abitazioni di fortuna, di case malandate, capanne e giacigli improvvisati, “invisibili” per comodo, ma facenti parte della stessa partita che da una parte è visibilmente interpretata dalla delinquenza e dall’altra è invisibilmente vissuta dallo sfruttamento. 

Era solo 15 anni fa quando prima da un quotidiano locale e poi dal sito POLITICAdeMENTE ho denunciato questa cecità istituzionale che ha voluto di volta in volta ignorare un problema che da allora ad oggi non ha visto purtroppo nessun progresso se non una cinica e discostante abitudine che porta tutti a non voler ammettere che questo fenomeno dello sfruttamento è di pari passo legato alla ricchezza della Piana del sele e ad una emersione di un nuovo latifondismo. Coniai allora il termine “invisibili” riferendomi alle circa mille persone che vivevano nell‘ex Mercato Ortofrutticolo di San Nicola Varco ricordandolo alle autorità politiche e Istituzionali e alle stesse Forze dell’Ordine che quotidianamente vi passavano e puntualmente, in quel luogo, giravano lo sguardo da un’altra parte. Invisibili che improvvidamente “emersero” solo nella circostanza della realizzazione del Cilento Outlet Village: coincidenza o calcolo? Fatto sta che furono sgomberati con una maxi operazione guidata dal Prefetto di allora e tutte le Forze dell’Ordine.

Nessuno si è mai chiesto dove sono finite tutte quelle persone che vivevano in quel rudere.

E proprio in quel tempo che l’allora Procuratore della Repubblica di Salerno Franco Roberti, poi divenuto Procuratore Nazionale Antimafia, lanciava l’allarme di una forte presenza camorristico-imprenditoriale che nella Piana mirava ad accaparrarsi terreni, legando il fenomeno all’usura. Terreni magari gestiti sempre dai proprietari sotto strozzo o da teste di pezza. Anche il Senatore locale Franco Cardiello ne trasse una interrogazione parlamentare, ma nulla di fatto. Intanto ancora oggi non si è capaci di sapere con esattezza quanti siano i lavoratori comunitari ed extracomunitari utilizzati nei campi e sotto serra questi ultimi prevalentemente irregolari, clandestini, tutti sotto gli occhi strabici di chi fa finta di vedere e dei peggiori ciechi che si rifiutano di vedere. Intanto il tempo passa le ricchezze si gonfiano e le povertà si aggravano come le diseguaglianze e l’odio delle persone residenti, accresciuto dalle difficoltà economiche generali e sospinto da campagne orchestrate da populismi vari in cerca di consensi e di “italianità” si gonfia.

Tornando all’Assemblea dei lavoratori della Piana del Sele e al grido “Campolongo esiste” ne prendiamo atto, sperando che lo faccia anche chi ha responsabilità e colpe ricordando loro che quella moneta che da una parte vede delinquenza e sfruttento, e dall’altra ricchezza e sfruttamento, e se ricchezza e delinquenza sono gli sfruttatori, gli sfruttati hanno la pellenera, olivastra e bianca, e quella frase pronunciata più volte nel corso dell’assemblea ce lo ha ricordato.

Assemble lavoratori della Piana del Sele

Un modo per rivendicare una presenza che va oltre il lavoro, la presenza di corpi che ogni giorno vivono e attraversano lo spazio pubblico e in esso giocano le loro esistenze. Un modo di raccontare e di raccontarsi. Sono stati tantissimi i punti di discussione e i racconti di vita che hanno caratterizzato l’assemblea. La casa, i trasporti, i servizi all’infanzia, la salute, l’istruzione sono stati i temi più discussi oltre alle problematiche relative al permesso di soggiorno, al ricongiungimento familiare, allo sfruttamento lavorativo.

Il tema della regolarizzazione è stato sollevato a più riprese “ciò che è più difficile in questo momento è rimanere regolari sul territorio e ottenere un permesso di soggiorno che ci possa permettere di portare le nostre famiglie in Italia. In primis perché – come affermato dai braccianti – non essendo garantito l’accesso ad abitazioni a norma, non possono essere fatte le giuste documentazioni di idoneità alloggiativa e residenzialità utili per il rinnovo dei permessi e l’accesso a strumenti come quello della sanatoria“.

Un ragazzo marocchino ha tenuto a precisare che: “buona parte di loro è costretto a sfiancarsi senza poter ottenere un regolare contratto. Questo toglie la forza di contrattare con i datori di lavoro che troppo spesso tendono a mettere in busta paga meno delle giornate lavorative effettive, o, più giornate rispetto a ciò che viene dato in modo da poter pagare le spese di trasporto dei caporali“. Un giovane maliano ha proseguito raccontando: “del costante sfruttamento in termini di paga e orari di lavoro da parte di chi sa che l’altro, non avendo i documenti, non può opporsi, e dell’impossibilità di accedere, per via della mancanza dei permessi, ai servizi territoriali che garantiscono diritti in termini di salute e istruzione“.   

Un momento importante in cui i lavoratori della Piana del Sele hanno mostrato non solo grande consapevolezza e capacità di analisi della situazione ma anche la volontà di organizzarsi per migliorare ciò che li circonda. Come ha affermato un lavoratore maliano alla fine dell’assemblea “solo uniti possiamo veramente migliorare le nostre condizioni di vita e quelle dei tanti non presenti oggi. Italiani e stranieri“. 

Eboli, 11 luglio 2022

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