È arrivata l’estate e si riparla di mare, spiagge, lidi, del caro ombrellone e delle concessioni demaniali, sempre più mare “lorum”.
Per circa 6mila concessioni balneari al costo medio di circa 5mila euro, lo Stato incassa circa 100 milioni a fronte di un volume di affari di 15 miliardi di euro. E tra i richiami dell’UE per la mancata applicazione della Direttiva Bolkestein il Governo predisporrà le gare e già si parla di indennizzi per i concessionari che sarebberro esclusi. E le spiagge libere: un miraggio. Il contributo di POLITICAdeMENTE su “ineboli”.
POLITICAdeMENTE
EBOLI – L’estate ormai, con il caldo degli ultimi giorni, sembra essere iniziata. Con l’estate ci avviamo anche a lasciarci (per legge) la pandemia alle spalle, sostituita dagli effetti nefasti della Guerra assurda in Ucraina imposta dal primitivo Putin. Insomma non ci facciamo mancare niente, e come al solito sono tutti effetti a catena che hanno annullato e stanno annullando ogni ripresa. E come tutte le abitudini italiote nel mentre la crisi internazionale si è mangiato tutto il possibile aumento del Pil fino a far registrare una Inflazione media attuale (2022) pari al 5,7%, nel 2021 è stata dell’1,9%., nel 2020 del -0,1%. Quella reale fa contare numeri stratosferici, anche perché i prezzi al consumo sono tutta un’altra cosa, infatti per la spesa familiare sono aumentati fino al 25%, aumenti che si aggiungono a quelli dell‘energia elettrica e del riscaldamento, letteralmente schizzati su senza controllo, sebbene ci assicurano che sono solo speculazioni, niente di piu! (sic).
Abbiamo scoperto anche che l’Italia è il fanalino di coda per i salari e gli stipendi, infatti in Europa mentre gli aumenti altrove sono stati fino al 270%, da noi in 30 anni sono addirittura diminuiti di circa il -2.5%. Che scialoni. E c’è anche chi come Visco avverte: “Non si faccia la corsa agli aumenti salariali altrimenti si innesca una spirale pericolosa“. Che buono. Almeno non aumentino il burro così sarà meno costosa la sodomizzazione per attenuare il dolore. Vergogna.
Ma c’è la Guerra e noi per l’affermazione della Democrazia e delle libertà siamo capaci e siamo disposti a tutto anche a sopportare le speculazioni sul petrolio, quelle sui prezzi per la spesa e quelli di prendere stipendi e salari da fame, non parliamo delle pensioni poi. E vaiii.
Le cose non finiscono qui, con l’estate ci troviamo di fronte ad un’altra questione: Quella delle Concessioni Demaniali e della mancata applicazione della Direttiva europea Bolkestein che dal 2006 ci procura una serie di infrazioni da parte dell’UE, ma che ci fa comprendere come ogni cosa viene recepita ad “Usum Delphini” per tentare di aggirarla. Quando si parla di concessioni, si parla di mare, di spiagge, di lidi, e stringendo il focus sulle nostre vicende locali, la marina di Eboli con più di 8 km di litorale ne è pienamente coinvolta, così come ricade, e non solo sugli ebolitani il costo di una giornata a mare, mediamente stimata intorno ai 25 euro, tra l’altro in un contesto di abbandono spaventoso, di degrado, di squallore, al quale non possiamo che rassegnarci, atteso che non se ne frega nessuno, i Balneatori, titolati delle concessioni, pensano solo alla loro striscia di litorale, le amministrazioni pensano ad altro e semmai da 50 anni immaginano grandi progetti trascurado quotidianamente l’intera litoranea e l’intera pineta, i bagnanti che sono costretti tra prostituzione e abbandono a dover forzatamente utilizzare i lidi balneari, escludendo la spiaggia libera per paura di essere aggrediti ma anche perché non c’è un minimo di servizi.
Di qui val la pena di comprenderne le cose e capire che cosa sono le concessioni balneari. Ebbene innanzi tutto va detto che in Italia le spiagge fanno parte del demanio, cioè l’insieme di beni che sono di proprietà dello Stato, che in nessun caso possono essere venduti o ceduti, riservandosi la facoltà di permetterne l’uso tramite lo strumento della concessione. Istituto che permette, attraverso un bando di gara pubblico di disporre del bene per un certo periodo di tempo a fronte del pagamento di un canone, e come un contratto di affitto, allo scadere del quale, lo Stato dovrebbe indire una nuova gara. Dovrebbe appunto, il condizionale è d’obbligo, poiché spesso si è ricorso a proroghe che hanno prolungato i tempi di “affitto”, l’ultima è stata quelle del 2019 che le prorogava al 2033, e di proroghe in proroghe queste concessioni sono divenute da oltre un 50antennio simili a vere e proprie “proprietà”, spesso passate da padre in figlio secondo se gestite a carattere familiare. Un decennale problema che ha portato il nostro Paese allo scontro con l’Unione Europea proprio perché le concessioni balneari di fatto non vengono mai messe a gara. E qui entra in campo la Direttiva Bolkestein che dal 2006 attende di essere applicata per portare ordine nella materia che prevede in tutti i Paesi Ue l’assegnazione di concessioni e servizi pubblici a privati solo tramite gare pubbliche aperte a ogni operatore europeo.
Un ordine che è difficile “ordinare”, poiché parte da dati spesso contrastanti i quali dicono che il costo di una concessione balneare mediamente si aggira intorno ai 5mila euro, partendo in taluni casi da 2mila-2mila e 500 €, fino a raggiungere circa 10mila euro, basti pensare che pure Flavio Briatore (anche lui concessionario di un lido, ha sostenuto che le tariffe sono ridicole a fronte del business che si genera. Business che mette in campo numeri importanti che mettono sul tavolo le cifre ipoteticamente fruttate allo Stato che negli ultimi anni hanno sfiorato i 100milioni di euro, ma di fatto si è incassato poco più della metà, cifre bassissime considerati i guadagni del settore e il rinnovo senza gara delle concessioni, a fronte del valore del giro d’affari degli stabilimenti balneari, che complessivamente, è stato stimato intorno ai 15 miliardi di euro, secondo uno studio di Nomisma che Legambiente cita nel suo ultimo rapporto. Per i balneatori invece il volume di affari è di 1milardo di euro che significherebbe, che i circa 6mila stabilimenti balneari dichiarebbero al fisco un fatturato annuo complessivo mediamente di 159.000 euro per azienda. Sappiamo tutti che così non è, ma sappiamo anche che spesso gli stessi balneatori sono lasciati praticamente soli dalle Amministrazioni e spesso hanno rappresentato un baluardo presenziale in aree del tutto abbandonate.
Intanto, questa storia delle Concessioni demaniali marittime viene considerata una prepotenza, un sopruso, atteso che i posti più esclusivi e naturalistici sono stati completamente colonizzati dai balneatori. E se a Paestum negli oltre 65 stabilimenti balneari, che hanno lasciato pochissimo spazio alle spiagge libere poco attrezzate e senza servizi, un ombrellone costa mediamente 30 euro, nella spiaggetta di Trentova ad Agropoli, un ombrellone costa 50 euro oltre il parcheggio, la pipi si fa in acqua, di questo passo si arriverà all’asta per accaparrarsi un lettino e un ombrellone. Non di meno accade sulla litoranea di Eboli e Battipaglia laddove si trova lo stabilimento che ti offre un abbonamento stagionale a 500 euro ma in altri si arriva anche a 2000, e le fatture? Quelle le fanno solo i maghi.
Va da se che questa materia deve regolamentarsi e per evitare verdetti spiacevoli da parte delll’Europa, il Governo dovrà affrontare l’iter parlamentare. Iter che, nonostante l’intesa siglata, potrebbe essere complicato e lo scioglimento dell’ultimo nodo, nel caso in cui entro il 2023 o 2024 si dovesse giungere alle gare, si preannuncia una battaglia per definire degli indennizzi per le aziende che dopo anni di attività non ottengono il rinnovo della concessione. Di questo se ne occuperà il Governo entro fine anno con i decreti attuativi dei ministeri dello Sviluppo economico e del Turismo. Ma se qualcuno pensa che in seguito il singolo cittadino ne ricaverà un minimo beneficio, quel qualcuno si sbaglia, è bene convincersi e mettarsi il cuore in pace non ce ne saranno, perché il mare nostrum sara sempre più mare “lorum”.
Eboli, 12 giugno 2022