L’Italia si incarta nella “semplificazione digitale”, e in nome della transizione esclude gli ultrasettantenni.
La transizione digitale a “pane e puparuoli”, raccontata su “In Eboli” il foglio ideato e stampato da Marco Naponiello e Marco Forlenza, che taglia fuori milioni di italiani. Nascono gli Infocenterponit per la terza età, e dalla burocrazia cartacea si è passati a quella informatica. Fermate il Mondo, voglio scendere.
da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
EBOLI – Ho accettato di dare il mio contributo al Foglio “In Eboli“, un contenitore di notizie, di informazioni e di fatti di cronaca che sarà distribuito gratuitamente nei prossimi giorni, per affetto nei confronti di Marco Naponiello e di amicizia per Marco Forlenza, che lo hanno immaginato e realizzato, ma anche per sostenere tutte le iniziative editoriali libere e plurali, così come ho sempre fatto nel tempo per altre iniziative. “In Eboli” è stato distribuito gratuitamente in oltre 5mila copie e la distribuzione è avvenuta nella settimana pasquale. Per questo ho proposto un articolo che vuole mettere al centro tutti i problemi che si stanno creando ai cittadini a seguito degli effetti della transizione digitale che taglia fuori decine di milioni di italiani. Una transizione avvertita in maniera prepotente tanto che incominciano a sorgere gli Infocenterpoint per i servizi digitali.
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C’è poco da fare, non sembra vero ma nel nostro Paese anche le cose più semplici si complicano. Chi lo avrebbe mai detto che un popolo come quello italiano di artisti, viaggiatori, inventori geniali, pratici e soprattutto intelligenti si facesse prigioniero da solo, vittima di una burocrazia imperante fino ad incartarsi da solo con leggi e regolamenti attuativi fino ad essere additati come il Paese tra i più complicati, sebbene facente parte di quel club economico più esclusivo e più avanzato del mondo dei “G7“. Immaginiamo per un attimo cosa sarebbe stato questo paese se avesse avuto la praticità tipica degli inglesi, il rigore dei tedeschi e la grander dei francesi. Non ce ne sarebbe stato per nessuno.
Invece oggi, il tempo necessario per avviare una nuova piccola o media impresa in tutto il Mondo si è ridotto a una media di 20 giorni, in Italia invece dipende dal caso e dalle circostanze ma anche dal “burocrate” di turno che non si da per vinto e chiede e richiede cose che magari servono solo a ritardare un risultato ed accrescere il proprio potere, così come a seguito del burocratismo l’Italia occupa la 46esima posizione nel ranking internazionale secondo il Doing Business una posizione veramente molto arretrata rispetto ai benchmark europei.
E che dire della libertà di stampa? L’Italia, secondo la classifica rilevata sul sito https://rsf.org/en/ranking_table, è attualmente al 41° posto nel Mondo, appena sotto il Brurkina Faso, il Botswana e l’Andorra. Non si aggiunge nessun commento. Si capisce come sia trattata l’informazione in Italia ed il valore che ha la Stampa nel racconto delle vicende quotidiane. Basta pensare i servizi in questi due anni di Covid, basta pensare ancora ai soliti salotti televisivi laddove appaiono i soloni del giornalismo italiano con alle spalle tanto di scritta del proprio Giornale che ormai nessuno più legge. Basta pensare ai tanti silenzi ai quali ci hanno abituato e tra questi le difficoltà che quotidianamente bisogna superare per fare qualsiasi cosa nel più totale silenzio delle varie Autorità Garanti (sic) (garanti solo degli interessi delle lobbyes): Un contratto telefonico, di servizi vari, idrici, elettrici, del Gas, e ora l’Anagrafe Nazionale, l’ID, lo SPID, o le innumerevoli pasword richieste per accedere a qualsiasi cosa, compreso l’INPS che cambia di continuo (immaginiamo un ultra settantacinquenne o un ultra ottantacinquenne alle prese oltre che con tutte le medicine della giornata, deve ricordare anche tutte le password). Insomma una digitalizzazione dei servizi selvaggia, complicata e spesso irraggiungibile, tanto irraggiungibile che oltre ai famosi nativi digitali, tutti gli altri dai 60 anni in poi e anche prima, sono tagliati fuori, non avendo un buon rapporto con le nuove modalità di accesso ai servizi.
E la conseguenza? La conseguenza è il terrore di sbagliare e compromettere il risultato, ma è anche l’eccessiva complicanza dell’utilizzo dei percorsi che impongono i programmi che aderisco al così detto “cambiamento” che condurrebbe il nostro Paese nella tanto agognata “Era digitale”. Insomma bisognava avere a tutti i costi come obiettivo la digitalizzazione? E cosi sia. Poi poco importa se un bel po’ di persone ne restano fuori. E c’è chi magari si rivolge ad un call center e dopo che ha parlato con uno che risponde dalla Tunisia o dalla Bulgaria ecc., e a stento parla italiano ma non sa darti risposte, ecco che ci rinuncia e magari si rivolge a un nipote o al figlio di un vicino, o ai negozi di telefonini e al buon cuore di qualche giovane che lo gestisce, a rischio di essere violati della loro identità digitale, ed ecco che oltre ad avvertire il peso della sua età prende atto anche della sua incapacità e si sente espulso dalla società, perché purtroppo anche per vedere la Tv deve rivolgersi a qualcuno per farsi risintonizzate i canali, perché la transizione digitale si è occupata anche delle nuove forme di comunicazioni e molti devono ricomprare una Televisione nuova, per vedere i Travaglio, gli Scanzi, i Feltri, i Sallusti, i Belpietro, i Fontana, i Giannini e via di seguito, che dissertano su tutto.
E ti rendi conto come sei fregato e come continuano a fregarti dal momento in cui si è passati dalla burocrazia cartacea alla burocrazia digitale e informatica quella che per effettuare un:
- Pagamento di Mav/Rav,
- Pago PA (Pubblica Amministrazione),
- Creazione e Rinnovo PEC,
- Creazione e Rinnovo SPID,
- Creazione Firma Digitale,
- Ricariche PIN e via di seguito;
Ci si deve rassegnare, e in nome di una presunta semplificazione ci si rende conto che al contrario vi sono altri tipi di ostacoli e così per sbrigare determinate pratiche o servizi, ci si deve affidare ad altri soggetti intermediari che ti aiutano a risolverli, ovviamente, tutti a pagamento, a partire da circa 1 euro fino a 15 euro, cifre da sborsare a carico del cittadino, oltre le normalissime commisioni, questo solo perché i cittadini di una certa fascia di età non sono in grado di poterli sbrigare da soli grazie alla digitalizzazione. E comiciano a sorgere gli Infocenterponit per la terza età come quello che da poco è apero in via Nobile.
Una sconfitta colossale della Pubblica Amministrazione,
ma anche la conferma che una grandissima fetta della popolazione italiana boccia questo sistema e preferisce il contatto fisico, personale, quello al quale puoi spiegare a voce il tuo problema piuttosto che affidarlo ad una, tastiera, ad un sistema, ad una voce che ti dice di “premere il tasto 1, 2, 3, 4“ e arrivato a 9 ti dice “se volete parlare con un operatore restate in linea” e tu attendi e dopo un bel po in compagnia di una musichetta cade la linea e sei punto e a capo.
Tutte cose che ci complicano la vita e che però, man mano che passa il tempo, ti fanno convincere che questo è il futuro digitale e devi solo rassegnarti, tanto ti rimane ancora poco da vivere, e poi tutto sommato sono cazzi loro, di quelli che restano, sicuri che di qui a poco ci saranno altre innovazioni e pure quelli che oggi sembrano essere favoriti come i così detti nativi digitali, non sapranno più come fare e si sentiranno anche loro inutili e magari qualcuno capirà dove si va a parare e riuscirà a riumanizzare la società. Che tristezza.
Intanto, fermate questo Mondo, io voglio scendere.
Eboli, 16 aprile 2022