Stabilizzazione e tutela degli infermieri precari nel SSN è stato il tema discusso Federazione delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere.
Cosimo Cicia (FNOPI): “Per l’emergenza è stato concesso alle Regioni di immettere negli organici anche infermieri stranieri senza alcuna verifica: niente sanatorie, per la loro stabilizzazione è indispensabile verificare la qualità della loro formazione”.
da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
SALERNO – «Gli infermieri sono la categoria più coinvolta nel precariato sia prima che durante la pandemia, proprio per il loro ruolo di prossimità alla persona che, in ospedale come sul territorio, li rende figure necessarie in gran numero per un’assistenza di qualità. – scrive il Presidente Provinciale e vice Presidente Nazionale dell’Ordine delle Professioni infermieristiche Cosimo Cicia – La stabilizzazione è indispensabile per l’assistenza e non solo dei precari-Covid, ma di tutti quelli oggi presenti nel Ssn, senza dimenticare che ci sono vincitori di regolari concorsi ancora in stand by pronti a entrare nel Ssn anche per colmare le carenze e che la stabilizzazione non può e non deve trasformarsi in una sanatoria rispetto agli infermieri provenienti dall’estero, autorizzati nella pandemia a esercitare in Italia senza quei controlli che di norma garantiscono qualità professionale e una formazione all’altezza dei nostri professionisti».
Non ha dubbi Cosimo Cicia, vicepresidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) e presidente dell’ordine di Salerno, intervenuto in rappresentanza della FNOPI alla conferenza stampa promossa da Fiaso, la Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere, a cui hanno aderito tutte le Federazioni dei professionisti della sanità.
«La pandemia – spiega Cicia – ha reso necessaria una forte integrazione, ancora insufficiente tuttavia per garantire assistenza territoriale, di forza lavoro rispetto alle professionalità che si sono trovate in prima linea a far fronte all’emergenza. Ma la loro immissione nel Ssn è avvenuta con contratti flessibili che scadono a fine 2021: i precari secondo la legge andrebbero tutti stabilizzati e ora questa azione si rende ancor più necessaria per non “perdere” i professionisti che durante le fasi peggiori della pandemia, ma ancora oggi, sono in prima linea per tutelare la salute dei cittadini”.
Per loro si possono immaginare percorsi come quelli descritti nella proposta Fiaso “ma vanno tutelati (e stabilizzati) – ha proseguito Cicia – anche gli altri precari e, vista la carenza in particolare di personale infermieristico, riconosciuta a livello internazionale, vanno riattivate le graduatorie concorsuali già compilate e riaperti i termini dei concorsi per nuove assunzioni. Questo per risolvere la mancanza di organici che nel caso degli infermieri (ma anche delle altre professionalità secondo le proprie competenze) rischia di generare gravi danni all’assistenza e quindi alla salute dei cittadini. E tutto questo sarebbe ben realizzabile considerato l’aumento previsto anche grazie al PNRR di circa due miliardi l’anno per le risorse della Sanità”.
Attenzione però, è l’altolà che Cicia ribadisce: “Per l’emergenza è stato concesso alle Regioni di immettere negli organici anche infermieri stranieri senza alcuna verifica: niente sanatorie, per la loro stabilizzazione è indispensabile verificare la qualità della loro formazione. Questo per evitare che si introducano negli organici forze lavoro non in grado di garantire e mantenere il livello della qualità dell’assistenza fin qui assicurato. Inoltre, l’immissione in organico dei precari, non deve far dimenticare la necessità di implementare i concorsi per l’acceso al Ssn e di rispettare anche le graduatorie già formate e da tempo ormai in stand by”.
La proposta della Fiaso prevede due ipotesi di emendamento all’articolo 20 del Dlgs 75/2017: la prima prevede che possa essere assunto a tempo indeterminato chi abbia maturato, al 31 dicembre 2022, alle dipendenze dell’azienda o dell’ente del Servizio Sanitario Nazionale, almeno dodici mesi di servizio; la seconda, invece, coinvolge chi abbia maturato, al 31 dicembre 2024, alle dipendenze dell’azienda o dell’ente del Servizio Sanitario Nazionale, almeno trentasei mesi di servizio».
Salerno, 25 ottobre 2021