La lotta al covid e vaccinazioni: Una mammella dai mille capezzoli: Lettera di un infermiere dell’Ospedale di Eboli.
Le professioni del Medico e dell’Infermiere: Da missione a business. Eroi o opportunisti? Ad oggi le vittime da coronavirus sono state 130.697: La popolazione di una Città come Salerno scomparsa in un anno.
da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
EBOLI – Oggi è San Cosimo e San Damiano, una festa religiosa importante per la Città di Eboli e per l’intero comprensorio, e anche se il Santo Patrono della Città è San Vito, i Santi medici Cosma e Damiano sono patroni di fatto, “coopatroni” e diciamocela tutta, se lo sono proprio meritati per aver acompagnato nel corso dei secoli i loro devoti nello straordinario mondo dei miracoli. Quest’anno, come l’anno scorso, la tradizionale Processione accompagnata da migliaia di fedeli con a capo le autorità civili e religiose, non ci sarà. Non ci sarà per evitare assembramenti, chi sa perché gli assembramenti li creano solo gli eventi religiosi, non per gli stadi, i ristoranti, le discoteche, per evitare possibili contagi da covid. Oggi i contagi da coronavirus sono stati 3.099 i morti 44, mentre dall’inizio della pandemia il totale delle vittime è di 130.697, praticamente come se fosse scomparsa in un anno una Città come Salerno.
Eppure per i nostri Santi Medici, abbiamo accettato con una “Santa” rassegnazione qualsiasi cosa, raccomandandoci confidenzialmente sia a Cosimo che a Damiano che ci riservi un anno migliore di quelli che abbiamo passato, e poichè si dice di loro che: “Uno medica e l’altro sana“; speriamo che “medichino” le nostre ferite causate dal momento difficile che il Paese sta attraversando e che “sanino” la rabbia per le ferite che abbiamo ricevuto. Una festa religiosa questa, che ci riporta alla Santa Pasqua. In quel periodo era meno della metà la popolazione italiana ad aver ricevuto la seconda dose di vaccino. Oggi siamo al 75% e da poco più di una decina di giorni si è deciso di somministrare la 3^ dose agli ultrasessantenni. Si dirà: Che c’entrano i SS Cosma e Damiano con la Santa Pasqua? C’entrano, c’entrano, per via del legame alle dosi vaccinali. Infatti in quel tempo un Infermiere ebolitano Angelo Cipriani, prese carta e penna e guidato dalla sua fede religiosa e dalla sua morale oltre che dal suo spirito di servizio e dalla sua sensibilità, ma anche dal clima pasquale, scrisse una lettera, che qui appresso riportiamo integralmente. La scrisse per se stesso e la comunicò a qualche amico più stretto, e nonostante la diffusione confidenziale giunse a Famiglia Cristiana e a noi oggi.
«Credo – scriveva Angelo Cipriani – che in un periodo di emergenza come questo, l’infermiere, il medico e chiunque altro già stipendiato dalla propria Asl debba svolgere e dedicarsi in maniera totalmente gratuita alla somministrazione dei vaccini a tutta la popolazione, sia essa autonoma e capace di recarsi nei centri vaccinali, sia quella bloccata in casa per qualsiasi altro impedimento: i fragili e i non autonomi.
È Venerdì Santo della Pasqua 2021. – E potremmo dire oggi 27 settembre 2021 nel giorno della festa dei Santi Medici Cosma e Damiano – Pur vivendo in un periodo di forti limitazioni, la vita scorre con il solito traffico nelle vie del paese. Piccoli gruppi di tre, quattro persone, chi con e chi senza mascherina, si soffermano raccontandosi le cose loro, cosi incuriositi ed attenti ai racconti da far dimenticare i divieti in atto.
Io sono un infermiere di un nosocomio della provincia di Salerno e mi sto recando in ufficio postale. Sono le 10 passate del mattino. La giornata è bella, il sentimento della Passione di Cristo è vivo nel mio cuore, con il rammarico di non poterlo vivere con le solite tradizioni cristiane. L’atmosfera è carica di nostalgia ma anche di speranza: torneremo presto alla normalità. – Prosegue Cipriani nella sua cronaca attenta, minuziosa, scorrevole – La normalità, si… proprio cosi, la normalità della nostra quotidianità: è ciò che manca ad ognuno di noi. Per ottenere questo, come è già avvenuto in altri paesi del mondo, l’unica soluzione è vaccinare chiunque, nel piu rapido tempo possibile 24/h su 24, 7 giorni su 7.
Mi arriva una telefonata di un collega, mi chiede di recarmi in un punto vaccinale perché ci sono i vaccini ma manca l’infermiere a inoculare. Senza pensarci due volte confermo immediatamente la mia disponibilità per essere coinvolto in questa emergenza quotidiana lì dove necessita la mia professionalità. Mi affianco alla responsabile del centro vaccinale, capace di aver organizzato qualcosa che funziona nonostante il fermento emergenziale, tutto in pochi giorni, e che laute menti ai vertici del nostro paese faticano a ottenere gli stessi risultati. – Continua ancora il suo racconto Angelo Cipriani e sebbene non fa nomi, con qualche indagine e qualche domanda abbiamo capito si tratti della Dott.ssa Annamaria Nobile, Dirigente dell’UO della Prevenzione Collettiva di Eboli indefessa lavoratrice a capo di una struttura con pochissimi medici ed infermieri ma che nonostante tutto si è organizzata sul territorio somministrando decine e decine di migliaia di vaccini e lavorando ordinariamente ogni giorno della settimana, aggiungendovi in questa emergenza straordinariamente anche la domenica – Arrivo da lei. Mi stava aspettando. Mi affida un camice. Prendo tutto l’occorrente e necessario per la missione che da li a poco iniziamo. Saliti su una ambulanza della CRI partiamo per le vie del paese per raggiungere quei pazienti fragili impossibilitati a raggiungere i punti vaccinali: portiamo noi i vaccini a domicilio.
È la mia prima esperienza, quella di recarmi al cospetto di chi è in un letto ed aspetta la mano tesa degli operatori sanitari per ottenere l’immunizzazione. Ho sentito in me una forte spinta e in un attimo mi son calato nel mio lavoro senza che nulla mi impedisse di farmi accogliere in case private e di infondere la giusta serenità per ciò che stavamo facendo. Entriamo in un primo palazzo del centro abitato. Saliamo al primo piano e lì entriamo in un appartamento dove ci stavano aspettando. La prima paziente è una anziana signora in un letto, inconsapevole di ciò che stava accadendo. I suoi familiari accogliendoci felici per l’attesa finita, hanno scoperto il braccio dove io un attimo dopo ho inoculato il vaccino. Lei era lí immobile che dormiva, distesa nel suo letto circondata di presidi necessari per alleviare le sue sofferenze.
Ho visto in lei il volto di Gesù, in questo giorno della Sua Passione, perché in ogni ammalato c’è il volto di Cristo.
Aspettiamo qualche minuto per prevenire eventuali reazioni inaspettate e andiamo via. La missione prosegue e ci rechiamo alll’indirizzo di un altro ammalato, di un altro volto di Cristo che aspetta la sua dose. In ogni casa sembra che il tempo sia fermo. Abitazioni di anziani, ex maestri, ex avvocati, persone comuni, che hanno avuto una lunga vita e che da mesi sono prigionieri tra le loro mura. Mura sulle quali c’erano tante foto di bambini, loro nipoti, che attenuano la sofferenza distraendoli dalle loro limitazioni.
Bambini che non abbiamo incontrato in quelle case, ma che erano, in qualche modo, vicini e presenti nelle foto a sorridere per i loro nonni. Quel sorriso dava loro speranza: grazie al vaccino un giorno e presto torneranno ad abbracciarsi. – Conclude la lettera di Angelo Cipriani, lettera, per come ha portato avanti il racconto, che fa invidia al miglior cronista – Siamo in guerra, una guerra per far vincere gli abbracci dei bambini con i loro nonni».
Non andrebbe aggiunto niente se non fossero successe tante altre cose, ma come si dice: Il Diavolo ci mette la coda; E la coda ha uno strascico ma ci consente anche di fare una riflessione sull’intera fase della Pandemia. Si ricorderà agli inizi, al famoso paziente 1, a fine gennaio del 2020. Da allora ne passata tanta di acqua sotto i ponti. La cronaca di allora ci raccontava di migliaia di persone contagiate, di tutti i posti di Terapia intensiva occupati, di centinaia di morti al giorno, fino a quelle bruttissime immagini di Bergamo. Il vaccino non c’era e i medici italiani misero in atto tutta la loro bravura applicando metodiche che salvarono migliaia e migliaia di persone. Scoprimmo le falle della Sanità in alcune Regioni, specie quelle che avevano puntato sulla Sanità Privata e su quella di elezione a scapito di quella pubblica, ambulatoriale e di base che nel resto del Paese, nonostante tuttte le limitazioni resse. Si ricorderà quei volti di infermieri tumefatti dall’uso di ore e ore di lavoro con le mascherine. Ricordiamo i morti tra gli operatori sanitati. Chiamammo i Medici e gli Infermieri eroi. Conoscemmo infettivologi e epidemiologi nel corso dei giorni divenuti vere e proprie Star, dicevano tutto ed il contratio di tutto. E la missione con il passare dei giorni e dei mesi si trasformò in calcolo, in business.
E così torniamo all’infermiere Angelo Cipriani, il quale nel suo slancio solidale aveva ritenuto, fermamente convinto, di offrire i suoi servigi senza nessun compenso, atteso che si trattava di una circostanza eccezionale, paragonabile ad una guerra, ma quando egli quotidianamente svolgeva le sue prestazioni per 6/8 ore di lavoro fuori dal suo orario canonico, dopo mesi, gli venne suggerito di chiedere un compenso, tra l’altro previsto. Sebbene recalcitrante e convinto dai suoi colleghi si trattasse di una funzione accessoria presentò istanza, istanza tra l’altro mai evasa dagli uffici amministrativi dell’Ospedale di Eboli. Forse è stata proprio quella lettera l’ostacolo?
Intanto tutti, ma proprio tutti ricevono cifre orarie che per alcuni sono di circa 28 euro, per altri di 48 euro. E così abbiamo scoperto che con quella ordinarietà non abbiamo più a che fare con eroi, e non si tratta più di una missione, ma di un vero e proprio tornaconto e un vero e proprio business. E in questo non vogliamo ricordare i salti di fila per le vaccinazioni, o quelle fatte a figli, a mogli, ad amici e tutte le relative conseguenze, raccontate in tanti articoli su POLITICAdeMENTE nei primi giorni di vaccinazioni sebbene dedicati al personale sanitario. Furberie poi procrastinate nei mesi successivi.
Adesso sarebbe il caso di approfondire e capire se alcuni almeno fanno il loro lavoro ordinario o se l’emergenza ha trasformato anche quello in straordinario percependo sia lo stipendio e sia lo straordinario, e ancora se quei medici che a causa del coronavirus non hanno potuto esercitare l’ordinario perché l’Ospedale era considerato Covid Hospital, hanno poi ottenuto lo straordinario come operatori e somministratori vaccinali. Allo stesso modo quei Medici massimalisti di base che da “volontari” hanno prestato sistematicamente servizio nelle Unità di crisi Covid, percependo quei compensi orari di cui innanzi, immaginando le difficoltà per assistere a oltre 1000 mutuati. Delle due l’una: O si sono fottuti i soldi delle prestazioni emergenziali trascurando i propri pazienti; O al contrario li hanno seguiti di notte.
Insomma tutto questo ha dell’assurdo è come se un pompiere guadagnasse il suo stipendio ordinario ma in caso di incendio oltre quello si pagasse a ore. Lo stesso si può pensare in caso di guerra, che i soldati finché stanno in caserma prendono uno stipendio poi per andare al fronte li pagassimo a ore e magari sarebbe anche facoltativo, ovvero, magari lasciando ai singoli militari la facoltà di andare al fronte e difenderci. Ma chi si fiderebbe di questo esercito? Intanto Cipriani forse grazie a questa lettera non viene pagato, ma di sicuro il suo slacio è da premiare, così come è da bocciare questo “papponismo” sanitario-vaccinale.
Eboli, 27 settembre 2021