S. Vito Patrono di Eboli: Salta la Festa ma rimane la Devozione

Salta la Festa, rimane la Devozione per il patrono S. Vito, martirizzato nel IV sec. nelle campagne di Eboli per volere di Diocleziano

Fedeli delusi dalla mancata processione  causa restrizioni anti-covid, ma la millenaria devozione verso il santo patrono, martire e protettore dei cani, dei danzatori e di tante umane specie, venerato in tutta Europa e non solo, rimane intatta, e mai più di oggi il suo motto: “Eboli è mia ed io la difendo”; ci fa pensare che ne abbiamo proprio bisogno. 

San Vito Martire chiesa madre di S Maria Eboli1

di Marco Naponiello per  POLITICAdeMENTE il Blog di Massimo Del Mese

EBOLI – Questo è il secondo “San Vito”, festa patronale nella millenaria città di Eboli, soggiogata dalle disposizioni dettate a causa emergenza pandemica da covid-19, quelle astruse quante irritanti regole di profilassi che permettono la frequentazione di luoghi al chiuso come i centri commerciali, ma vietano peregrinamente la celebrazione di tradizionali cerimonie di spontanea Fede Popolare, come le processioni cattoliche. Purtroppo dobbiamo constatare che anche quest’anno, il martire ragazzino venerato in tutta Europa addirittura patrono della città di Praga nella Repubblica Ceca, della regione della Sassonia in Germania ammesso al culto dei santi in tutte le Chiese cristiane che riconoscono tali figure ieratiche, non potrà essere celebrato il rito pubblico all’aperto.

Ogni anno il santo patrono aveva un doppio prologo: ci riferiamo all’incantevole Infiorata per  il “Corpus Domini”,  una tradizione bellissima che nella città di Eboli vede come proscenio stabile Piazza Borgo, grazie all’opera indefessa del comitato di quartiere e di alcuni artisti, si materializzava in  uno spettacolo unico, incantevole, che con il suo caleidoscopio cromatico, costituito di composizioni floreali, godeva di una strameritata ridondanza mediatica nazionale.

San Vito Martire Patrono di Eboli

E che dire ancora della vigilia della festa, Il 14 giugno a metà strada tra l’amatissimo Sant’Antonio e appunto San Vito, con la  tenera benedizione dei cani che quest’anno per volontà di don Michele Marra reggente di Santa Maria della Pietà, Chiesa Madre o Collegiata a seconda di come la si voglia identificare, si è svolta non all’esterno l’unzione degli amici a quattro zampe, ma bensì all’interno della chiesa, un complesso in stile neo barocco le cui origini risalgono al lontano XII secolo.

Del resto il rapporto del Santo giovinetto, che le agiografie vogliono nato in quel di Mazara in Sicilia da padre pagano e convertitosi successivamente alla Fede della Croce, con gli amici a 4 zampe per eccellenza e con tutte le creature solcanti la verde terra di Dio, è speciale. La leggenda narra che gli salvò dalla “rabbia” la figlia dell’Imperatore Diocleziano guarendo taumaturgicamente il cane che aveva morso la fanciullina (il virus della rabbia era letale sino al secolo scorso) e fu ripagato in maniera diametralmente opposta dal sovrano. Questi a cagione del fatto che Vito, il ragazzo dalle doti sanifiche,  non volle abiurare la nuova fede abbracciata in nome di Gesù Cristo, pagò con la decapitazione la sua scelta coraggiosa, proprio in territorio ebolitano, nel 303 d.c. lì dove sorge l’odierna Santa Cecilia, ed una sede parrocchiale che ricorda il suo estremo sacrificio.

10 Infiorata Eboli

Oramai sembra passato un tempo immemore da quando all’uscita della processione, il santo in lignea rappresentazione, campeggiava dalla porta secondaria (un tempo la principale della Collegiata), accolto da un colpo a salve e da un “bagno” di petali di rosa che venivano effusi dai fedeli stanzianti sulle balconate finitime al luogo di culto; in una cornice di musica, rulli di tamburi fuochi d’artificio. Ma specialmente, durante tutto l’accorsato percorso urbano, da tanta sentita devozione, che si traduceva in oranti suppliche accompagnava il torpedone umano in onore del Patrono insieme al suo vice, quel San Berniero mistico ed asceta medievale, il quale anche lui forestiero, proveniente  dalla remota Spagna, trovò una seconda patria nell’antica Evoli.

Ma purtroppo le necessità contingenti del Covid-19 hanno precluso tale testimonianza di autentica Fede. La nobile città, capofila storica del comprensorio del Sele, ha pagato con ben 45 suoi figli deceduti a causa di questo capzioso quanto invisibile nemico e la prudenza normativa impone delle restrizioni, che vengono sentite a mo’ di una ulteriore beffa del destino, come testé suaccennato, per mezzo delle balzane prescrizioni legislative nazionali. Ci preme qui però rinfrescare il moto degli ultimi eventi, ossia che nel momento più buio della crisi pandemica, la primavera 2020 ricalcante quasi pedissequamente i tetri ricordi delle pestilenze secolari, don Michele Marra, sempre lui, il “Rettore” della Collegiata, sede del tabernacolo ove si custodisce la santa effige, abbia fortemente voluto l’ostensione solenne del panno del santo protettore, all’esterno della facciata principale di Santa Maria della Pietà (a guisa di esorcismo contro il morbo), che con il suo motto indelebile inscrittovi “Eboli è mia ed io la difendo”, ricordava antichi riti reiteratisi nei momenti più bui della storia eburina. Dunque un messaggio di speranza commovente quanto forte, per una città che oltre a piangere i suoi morti, deve fare i conti con una crisi sociale, economica e forse anche identitaria, che da diversi decenni pensava viepiù appartenesse ad altri periodi della propria memoria.

10 Infiorata Eboli

Di certo questo 2021 ha visto un evento religioso in tono minore, che si è consumato esclusivamente nella celebrazione delle sante messe, cadenzate quasi ora per ora, è che hanno registrato in quella canonica delle 19.00, come tralaticiamente accade, la celebrazione eucaristica principale ed anche la più seguita.

Eboli si, è stata privata dell’atto laico della Festa, fatto di bancarelle rutilanti, concerti, e in specie della gente che affollava, la piazza della Repubblica ed il viale Amendola, gremiti di tanti bambini, famiglie del comprensorio che scendevano come ogni anno per il doppio appuntamento, terminante a tarda sera con i giochi pirotecnici. Ma disgraziatamente quel che ci manca in maniera quasi parossistica, è il contatto umano, il quale sembra oramai quasi diventato un ricordo di altri tempi, una sorta di zavorra psicologica che per un popolo latino è davvero un duro dazio da ottemperare, in due anni di seguito. Ma di contro ci conforta constatare come il sentimento della tradizione, pur nella difficoltà, si rinnova, anzi forse nella ambasce, si fortifica, sulla base di quella sofferenza-scoramento triste compagna morale, che rende tramite le dure prove giornaliere ascritteci, ogni essere umano forgiato come il duro metallo nella rovente fucina dell’esistenza.

San Vito Martire Patrono di Eboli

Eboli 16 giugno 2021

2 commenti su “S. Vito Patrono di Eboli: Salta la Festa ma rimane la Devozione”

  1. Solo per precisione,un refluo senz’altro,mori nel 303 d.C.non 330 d.Cristo.Trucidato mediante il metodo della “catasta” secondo alcune scritture, e di certo secondo la passio.Presso le sponde del fiume Sileo,oggi Sele!

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