L’Archeologia secondo il “Saggio” apre alla memoria e alla storia della Città

Dell’Orto: “esperti di archeologia mettono in evidenza di quale storia millenaria è ricco il nostro territorio”.

Fare cultura creare opportunità di lavoro. Ricercare le proprie radici è ritrovare la propria strada.

Fornaci Romane eboli

EBOLI – La presentazione dell’utimo libro edito da Il Saggio: “Eboli dalla preistoria al medioevo e Studi di archeologia” (G.Barra R.Ciccarone A.Voza) è stata l’occasione per trascorrere una piacevole serata nella cornice suggestiva del giardinetto di San Cosimo… Interventi di esperti e appassionati di archeologia ancora una volta ci hanno evidenziato di quale storia millenaria è ricco il nostro territorio e di come questo nostro amato paese ha infinite potenzialità e possibilità di diventare un punto di riferimento, per la sua centralità, per lo sviluppo di un turismo culturale di qualità …

Sono rimasta molto colpita ed ho chiesto ad Armando Voza, amico carissimo, di inoltrarmi il suo intervento, perchè penso che meriti maggiore diffusione, affinchè sempre più ebolitani prendano consapevolezza di ciò che siamo stati, di ciò che siamo e soprattutto di ciò che potremmo essere se anche chi ci amministra lavorasse in armonia e sintonia con quanti vivono il territorio….

L’ho ricevuto e a mia volta l’ho girato nella speranza che interessi altri come ha interessato me.

Antonella Dell’Orto

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Presentazione del libro sull’archeologia

di Armando Voza

Da anni il CCSS (Centro Culturale Studi Storici di Eboli) è impegnato in questo senso e lo fa continuamente con le sue pubblicazioni o organizzando incontri come questo di stasera nel disperato tentativo di recuperare memorie, documenti o quant’altro che il tempo, la negligenza o l’incuria dell’uomo minaccia di far sparire per sempre e questo con lo scopo di  riannodare il filo che tiene unita la nostra comunità, evitando che si disperda la cosiddetta “memoria collettiva”, valore fondamentale in un momento storico come questo dove la commistione con nuove etnie, pur essendo una ricchezza e non un freno alla crescita, può diluire i valori identitari di una comunità.

Stele eburina Museo Archeologico di Eboli

Il lavoro che presentiamo stasera ha come obiettivo principale quello di focalizzare l’attenzione sulle potenzialità del nostro territorio nella sua funzione di “attrattore turistico e culturale” finalizzando tale sforzo nel tentativo di ampliare l’offerta che ruota intorno al nostro centro antico, al museo e ai siti archeologici presenti sul territorio, oggi solo parzialmente valorizzati.

Gli interventi dei relatori che seguiranno non sono casuali ma entrano a pieno titolo in questo grande sforzo sinergico che intendiamo mettere in piedi.

Saranno loro a spiegarvi quali sono le proposte che intendiamo includere in questa idea di sviluppo che riguarderebbe non solo quest’area ma anche zone della Piana favorendo  iniziative come quelle di Maurizio e Renato Defelitto che in zona Arenosola, sulla strada che porta a Campolongo per intenderci, in un’area che un tempo era di proprietà del duca Doria d’Angri, su 20.000 mq hanno ricreato un ambiente di grande suggestione riportando alla memoria quelli che furono i luoghi dove regnava il cd “Lago Grande” ricostruendo fedelmente e su basi rigorosamente storiche le economie che ruotavano intorno ad esso.

Ma questo sforzo potrebbe non avere senso se, di pari passo, le decisioni politiche non si muovessero verso la stessa direzione.

Il primo segnale che riteniamo di primaria importanza, senza il quale nulla si potrebbe fare, è la tutela e la salvaguardare delle zone ad alto valore paesaggistico.

Centinaia di migliaia di anni fa le pendici delle nostre colline erano costellate di piccoli insediamenti. Oggi l’uomo è ritornato su quelle colline ma lo ha fatto con la prepotenza e l’ignoranza che lo ha sempre lo contraddistinto e se nel primo caso le strutture che li accoglievano erano compatibili con l’ambiente che andavano ad occupare, oggi i nuovi conquistatori, con le loro ville in cemento armato dalle forme e dai colori improponibili hanno colonizzato uno dei luoghi più belli e suggestivi del nostro territorio.

La collina di Santa Maria del Carmine (dove ricordiamo è presente un’antica struttura religiosa realizzata verso la metà del ‘500, semidiroccata, di proprietà del Comune ed oggi inglobata in una proprietà privata) poteva subire sorte migliore se fosse stata utilizzata in maniera più intelligente ma qualche buontempone, che circa 30 anni fa amministrava il nostro paese, decise di vendere l’intera area ad una cooperativa che da allora, lentamente ma inesorabilmente, continua la sua opera di devastazione: basta alzare gli occhi da qualsiasi punto della città per rendersene conto.

Eppure l’allarme era stato già lanciato nella relazione al PRG, richiamato integralmente nella relazione di presentazione dell’attuale Piano Strategico Comunale eppure lo scempio continua ancora oggi.

La tutela e la conservazione del paesaggio, del patrimonio storico ed artistico della Nazione, è un valore di notevole e strategica importanza.

I beni ambientali sono definiti dal cd. “Codice Urbani”, la normativa più attuale che ha ridisciplinato il settore, come “la testimonianza significativa dell’ambiente nei suoi valori naturali e culturali” e il paesaggio come “una parte omogenea del territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana e dalle reciproche interrelazioni”.

Fornaci Romane sito eboli

Tra i beni ambientali soggetti a tutela sono comprese, tra gli altri, anche le bellezze panoramiche come lo sono quelle della nostra S. Maria del Carmine.

In tali aree, dice la norma, è vietata la distruzione e l’alterazione delle bellezze naturali (non dimentichiamo che siamo in pieno Parco dei Picentini e che all’Ermice il cd “Belvedere” ne è la porta di accesso).

Si chiede di fermare questo scempio e che si applichino le leggi vigenti in materia o se ne vigili il rispetto, disponendo maggiori controlli sulle licenze rilasciate, sui materiali e colori utilizzati, imponendo ai privati  la messa a dimora di piante che eliminino alla vista quegli osceni muraglioni di contenimento in cemento armato e la vista di quelle sconce facciate dei palazzoni e questo prima che intervengano gli organi di polizia con risultati che potrebbero non essere piacevoli.

Maggiore attenzione occorrerà porla anche al mantenimento dei luoghi che dovranno fare da scenario a questo progetto che intendiamo sottoporvi stasera per cui occorrerà assicurare una maggiore informazione e coinvolgimento dei residenti del centro antico con il puntuale rispetto del regolamento attualmente in vigore, una maggiore cura degli scorci più suggestivi, un più decoroso arredamento urbano, favorire l’insediamento di attività artigianali ed una più frequente pulizia delle strade.

Senza una maggiore attenzione per tutte queste cose ogni sforzo verso il rilancio del nostro territorio non avrà alcun senso e quelle di stasera suoneranno solo come parole vuote.

Ed è per questo che accogliamo positivamente l’intenzione dell’attuale assessore alla cultura di impegnarsi fattivamente per riportare ad Eboli le opere trafugate e poi ritrovate, oggi esposte in altri luoghi. Allo stesso assessore suggerirei, inoltre, di organizzare un censimento degli archivi documentali, utili per chi ha ancora intenzione di scrivere sulla storia di questo paese, oggi dispersi in vari locali a rischio di trafugamento, lasciati macerare nell’umidità o divenuti cibo per topi.

Sappiamo bene come funzionano certi meccanismi in politica per cui per ottenere un immediato consenso è più facile asfaltare o ripulire una strada, illuminare un quartiere, organizzare una festa di piazza o promettere qualche posto di lavoro invece che investire su un bene immateriale com’è quello della cultura, nell’accezione più ampia del termine (includendovi la musica, il teatro, lo sport).

Acquedotto_romano Eboli

Puntare su un obiettivo come questo significa investire su qualcosa che potrebbe vedere i propri frutti ben oltre un mandato elettorale ma quando arrivano provocherebbero una  rivoluzione senza precedenti.

Se uscissimo fuori dalla logica del “poco e subito” e fossimo guidati dalla lungimirante idea che le scelte di oggi sono solo un tassello che va ad aggiungersi al grande progetto di rilancio del territorio, se riuscissimo a svincolarci dall’idea che un progetto deve nascere e morire con noi anziché immaginarci partecipi di un progetto di crescita di più ampio respiro, forse potremmo vincere questa battaglia.

Accogliamo positivamente la notizia della nascita dell’associazione ASSUD che dovrebbe accogliere al proprio interno tutte quelle attualmente operative sul territorio al fine di programmarne le iniziative: il futuro di questo progetto è nelle mani dei responsabili delle singole associazioni che dovranno rinunciare ad un po’ della loro autonomia in vista di un interesse superiore.

Ma, come dicevo, possiamo vincere questa scommessa solo credendoci ed è davvero da stolti pensare che non si possa puntare su questa opportunità, affermazione che è ancora più vera in un momento difficile come quello attuale dove la certezza e la stabilità del lavoro sta’ diventando una vera chimera: altre comunità lo hanno fatto ed hanno ottenuto  risultati di tutto rispetto così che se oggi molti dei nostri amministratori e concittadini possono godersi le meritate vacanze in qualche suggestivo borgo medioevale umbro o toscano, passeggiando in una paesaggio incontaminato, se possono assistere a spettacoli di respiro nazionale ed internazionale nella nostra provincia è perché c’è stata gente lungimirante che ha creduto nelle potenzialità del proprio territorio e dei propri progetti favorendo opportunità di lavoro (anche se temporaneo) e l’arrivo di finanziamenti (ricordo che per il Giffoni Film Festival ogni anno arrivano finanziamenti per alcuni milioni di euro movimentando, per diversi giorni, l’economia dell’intero paese e tutto questo grazie alla tenacia e alla capacità degli organizzatori).

In questi ultimi tempi l’attenzione dei nostri amministratori è tutta concentrata sul tentativo di risolvere problemi  che potrebbero avere in futuro riflessi negativi sui bilanci familiari ma è in questi momenti di crisi che, con uno scatto d’orgoglio, bisogna avere la capacità di osare, immaginando nuove vie da percorrere e non lasciarsi trascinare dalla corrente. Non è detto che queste proposte potranno portare alla soluzione dei problemi ma almeno si potrà dire di averci provato!

Il territorio ebolitano è ricco di siti archeologici, la mappa allegata al libro che presentiamo stasera lo dimostra pienamente, ed è naturale ipotizzare nelle stesse aree la presenza di altri siti non ancora scoperti.

Il materiale archeologico che oggi è esposto nel museo, e tanto altro ancora conservato nei magazzini, è frutto di rinvenimenti casuali avvenuti durante scavi d’emergenza e di tutela e mai (tranne per un  breve periodo negli anni ’70) provengono da scavi programmati.

Vi lascio solo immaginare cosa potrebbe accadere nel nostro Comune se, attingendo a fondi idonei, qualora esistessero, si riuscisse a stipulare un protocollo d’intesa con l’Università organizzando periodiche campagne di scavo: il nostro territorio potrebbe diventare un punto di riferimento per ricercatori, archeologi, studenti con ricadute di immagine ma anche economiche di grande importanza.

Ma l’attenzione per questa materia è svilita da alcune notizie apparse ultimamente sui giornali: questo Governo ha intenzione di varare un condono per favorire tombaroli e proprietari di materiale archeologico che, autodenunciandosi e pagando una cifra risibile, potrebbero regolarizzare la loro insana passione.

La nostra non è una provocazione dettata da motivi ideologici ma è un grido di dolore, un grido di allarme che lanciamo utilizzando certamente toni  “non politicamente corretti” ma che derivano da anni di battaglie senza aver visto nascere e consolidarsi nessun vero progetto di rilancio del territorio e quelle che esistono lo si deve solo ed esclusivamente alla capacità e alla caparbia delle associazioni e dei loro componenti che le hanno volute.

Quella di questa sera non vuole essere in nessun modo una vetrina per dimostrare quanto siamo bravi né ci interessa ridurre il tutto alla mera presentazione di un ennesimo libro, ma vogliamo che sia un momento di riflessione collettivo, capire se esistono persone che hanno veramente a cuore le sorti di questi luoghi perché decidere del futuro di questo paese significa decidere del futuro dei nostri figli: il mio pensiero va ai figli di quei poveri disgraziati che domani, non avendo alternative perché non sono figli di professionisti, di imprenditori o di maneggioni del sottobosco della politica, o decidono di rimanere, barcamenandosi tra lavoretti sottopagati e rigorosamente a nero, o emigrano.

fornaci_romane_Eburum_

Nessuno ha la bacchetta magica per creare posti di lavoro ma la politica ha il dovere sacrosanto di sfruttare ogni occasione per crearlo e la nostra è una di quelle.

Ed è per questo che stasera chiediamo una risposta non formale a questo nostro appello che vada oltre i mille sterili convegni che si organizzano periodicamente in questo paese e che porti in tempi brevi alla nascita di un gruppo di lavoro che, con cognizione e professionalità, porti avanti un progetto di sviluppo complessivo che accolga le proposte migliori riesumando quella famosa “Consulta della cultura e dello sport” messa in piedi tempo fa e naufragata per volontà dello stesso pseudo illuminato propositore: l’associazione ASSUD della quale parlavamo prima potrebbe essere sicuramente un buon inizio.

Siamo fermamente convinti che fare cultura può creare opportunità di lavoro, fare cultura può contribuire a mettere il piatto in tavola: negare questa palmare evidenza sarebbe una cosa inaccettabile … così come lo è stato fino ad ora.

Non perseguire questa strada può significare solo due cose: o sull’argomento c’è un disinteresse assoluto perché è un settore che non crea consenso elettorale o, come diceva qualcuno, diffondere troppa cultura, favorire il dibattito ed il confronto è pericoloso perché si rischia di avere troppa gente che pensa e di questi tempi non è cosa buona.

La politica ha il dovere di far crescere moralmente la propria comunità anche solo per il fatto di riuscire ad avere cittadini migliori e più rispettosi delle regole e del vivere civile.

Leggevo qualche giorno fa su un quotidiano che una rivista specializzata ha individuato le caratteristiche perché una città possa definirsi “vivibile”: verde, colta, soleggiata, tollerante, attenta alla nuova architettura e alle energie rinnovabili. Eboli ha tutti i requisiti perché in futuro possa rientrarci ma è inutile dire che nella classifica stilata nessuna delle città individuate è italiana e tanto meno del Sud.

Ed è per questo che noi sogniamo una Eboli che ritorni ad essere fucina di idee, promotrice di progetti,  generatrice di cultura, come lo è sempre stata nella sua millenaria storia e se altre comunità, molto più concrete di noi, sono riuscite in tale proposito ridando ossigeno alla loro asfittica economia, creando opportunità di guadagno per i giovani, vuol dire che quello che da anni andiamo dicendo con fastidiosa insistenza non è del tutto campata in aria.

E non ci si può salvare l’anima nascondendosi dietro il paravento del “Non ci sono soldi!!” perché esistono fondi sovracomunali a cui poter attingere e basterebbe solo che qualche funzionario un po’ più sveglio e motivato fosse capace di istruire bene le pratiche senza farsele rigettare perché mal redatte o incomplete.

Il ruolo che ci siamo ritagliati questa sera è quello di semplici proponenti ma amiamo essere anche “provocatori a fin di bene” perché questo fa parte del gioco dei ruoli.

Sarebbe da stupidi fermarsi a giudicare le cose per come vengono dette rifiutandosi di guardare alla sostanza di quello che invece si dice.

Siamo e vogliamo continuare ad essere dei cittadini partecipi della vita collettiva, liberi di esprimere il proprio pensiero e le proprie perplessità quando si presentano; il nostro quotidiano impegno và verso questa direzione ed altre associazioni, quelle serie, tra tanti sacrifici, stanno facendo la stessa cosa.

Non spetta a noi riuscire a governare questo grande magma che è il mondo associazionistico e racchiuderlo in un unico progetto generale di vero rilancio e sviluppo del territorio: anche se, diciamoci la verità, l’attenzione verso queste problematiche non è mai stata alta, è pur vero che l’argomento “cultura” è stato inserito tra i punti del programma elettorale che ha riportato alla vittoria l’attuale amministrazione comunale.

Non è per nulla fuori luogo, quindi, chiedere agli amministratori di mantenere fede agli impegni assunti.

Eboli è un paese di chiacchieroni e di inconcludenti” mi ha detto un vecchio amministratore che conosce molto bene gli ebolitani: poniamo fine a questa che sembra essere una vera condanna.

Un filosofo indiano diceva “Chi non sa ricordare il passato è condannato a ripeterlo”, io nel mio piccolo, invece, parafrasando il fisico Oppenheimer, dico che se qualche nostrano ottimista vuole farci credere che Eboli, oggi, sia il migliore dei paesi possibili io, da pessimista, penso che sia proprio così.

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