Un passo indietro generale, una nuova ripartenza e un nuovo patto, la soluzione per “sbloccare” l’empasse politico della Città.
Vincenzo Caputo: “Occorre, ora più che mai, un “passo indietro” generale che generi un’unione politica nuova. Occorre un modello di sviluppo integrale. Occorre l’impegno delle risorse migliori per riconciliare le tensioni e dare una speranza agli ebolitani.
da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
EBOLI – Gli orizzonti politici in città non si schiariscono, il numero dei candidati a Sindaco aumenta, per il momento hanno ufficializzato la loro intenzione in ordine di tempo: Giancarlo Presutto in forza al PSI: Cosimo Pio Di Benedetto che ragguppa intorno a se quella parte che si sente di continuare l’esperienza programmatica dell’amministrazione Cariello; Mario Conte che ripropone il progetto della Città del Sele; Damiano Cardiello con una coalizione civica in attesa di essere sostenuto del Centrodestra; Alfonso Del Vecchio sostenuto dal PCI; Resta ancora da chiarire il candidato del Centrosinistra conteso tra Luigi Morena, Antonio Cuomo, Luca Sgroia e lo stesso Presutto, Cosa farà il Centrodestra, i Riformisti e Democratici, e quante saranno le altre aggregazioni civiche oltre l’associazione “100 Firme” che propone la candidatura di Alessandro La Monica.
Ed è qui che si inserisce l’intervento di Vincenzo Caputo, già candidato a Sindaco nel 2015 con la Lista “Il Momento è adesso” che raggiunse il 3,59% dei voti e nessun consigliere contro Cariello, e nelle elezioni scorse coordinatore della Lista “Eboli al Centro” in appoggio alla candidatura di Cariello, il quale suggerisce a tutti di fare un passo indietro per modo da consentire una ripresa del dialogo.
«Eboli 2021: convergenze in tempo di pandemia. In politica le crisi sono sempre fisiologiche e mai patologiche. Per affrontarle occorre distinguere il merito, il metodo e le intenzioni che le nutrono. – scrive in una nota Vincenzo Caputo già candidato Sindaco e coordinatore alle ultime elezioni della Lista “Eboli al Centro” per Cariello – Al netto delle indagini in corso, un dato è certo: Eboli è una cittadina ripiegata su se stessa. Inerme e china davanti ad un plotone di esecuzione. Accuse, dubbi, impropri, trame nascoste. Occorre, ora più che mai, un “passo indietro” generale che generi un’unione politica nuova. Occorre un modello di sviluppo integrale. Occorre l’impegno delle risorse migliori per riconciliare le tensioni e dare una speranza agli ebolitani.
Il filosofo danese Kierkegaard paragonava la crisi di una civiltà a una nave in cui chi comanda è il cuoco di bordo e le parole che questi trasmette dal megafono del comandante non riguardano più la rotta ma il menù del giorno. Si preferisce ascoltare il cuoco per sopravvivere al quotidiano anziché sforzarsi insieme di ritrovare la rotta: una dinamica sociale che genera solo incertezza.
I valori e i sogni, i beni comuni e la cooperazione nascono dalla costruzione di legami di fiducia nelle istituzioni e non dalla competizione del tutti contro tutti, come ahimè stiamo assistendo. Ma dove sono finiti i luoghi di discussione di una volta. Dove si fa la sintesi? Sul Viale Amendola, nello studio professionale di qualche buontempone? – conclude Vincenzo Caputo – Nel 1959 Moro parlava di “convergenze parallele”: un ossimoro per dire che due o più partiti convergono su alcuni punti di programma, mantenendo una distanza nella linea politica. Potrebbe essere una traccia di lavoro anche per Eboli. O Chissà».
Eboli, 10 marzo 2021