5, 6, 7 febbraio, 3 giorni di mobilitazione e appello alla Politica di ACLI Salerno per salvare 75 anni di prossimità e tutele.
La Presidenza provinciale venerdì 5 p.v. con inizio alle ore 17,00 promuove un confronto in videoconferenza, a cui prenderà parte il Presidente nazionale, Roberto Rossini, per presentare ai consiglieri regionali eletti in provincia l’Appello alla mobilitazione, gli emendamenti proposti dal Forum del Terzo Settore così da individuare possibili azioni legislative.
da POLITICAdeMENTE il blog di Massimo Del Mese
SALERNO – Facciamo appello alla politica, affinché la Regione Campania si renda promotrice di azioni e provvedimenti concreti, così da consentirci, per quanto rappresentiamo, di continuare ad esserci. La Presidenza provinciale venerdì 5 p.v. con inizio alle ore 17,00 promuove una occasione di confronto in videoconferenza – a cui prenderà parte il Presidente nazionale, Roberto Rossini – per presentare ai consiglieri regionali eletti in provincia l’Appello alla mobilitazione, gli emendamenti proposti dal Forum del Terzo Settore così da individuare possibili azioni legislative.
Tre giornate di mobilitazione, previste nei giorni dal 5 al 7 febbraio, per promuovere e dare forma alle richieste che le ACLI ed ARCI nazionali, hanno rivolto alla politica ed al Governo nazionale affinché i Circoli, nel rispetto delle norme di sicurezza, possano riaprire e continuare a svolgere la loro attività di promozione sociale, educativa e di presidio dei diritti e tutele delle comunità.
«Siamo consapevoli – afferma il Presidente delle ACLI salernitane Daniele Manzolillo – della necessità di tutelare e garantire la salute pubblica, scelta preordinata a qualsiasi altra urgenza. Riteniamo, però, che il perdurante periodo di emergenza ed incertezza esponga le nostre comunità a nuovi rischi di crescita delle disuguaglianze, fragilità e del disagio; ulteriori limitazioni nei confronti delle nostre attività non solo indeboliscono la nostra realtà sui territori, ma penalizzeranno quelle comunità nelle quali si concretizza quotidianamente l’impegno sociale, civile e solidale delle nostre strutture, luoghi di prossimità che anche in questa fase si sono dimostrati capaci di rispondere in maniera efficace ai bisogni della popolazione».
La situazione dei nostri circoli è gravissima e non possiamo più restare a guardare; non comprendendo appieno le ragioni, chiediamo con forza che ci sia consentito di aprire ed eliminare le discriminazioni oggi in essere, permettendoci di poter svolgere le nostre attività sociali di educazione, prossimità e di somministrazione riservate ai soci, con gli stessi limiti, condizioni e modalità consentite alle analoghe attività commerciali, peraltro destinatarie di Ristori. – prosegue la nots dell’ACLI provinciale – Non accettiamo più l’idea che, a parità di regole di sicurezza, le attività che si svolgono nelle strutture di base, vengano considerate più nocive di quelle realizzate nelle strutture commerciali. Tutte le nostre attività sono chiuse da marzo, con l’eccezione di un paio di mesi in estate; circostanza che ci impose di adeguare gli spazi sociali con le norme ed i protocolli di prevenzione e contrasto Covid; parafiati, bande distanziamento, igienizzanti, spazi triage, misuratori temperatura e registri tracciamento. A questo si aggiungano i protocolli di sicurezza e gli step formativi certificati, per i propri dirigenti e soci volontari non occasionali.
Per questo riteniamo che le Istituzioni, in primis il Governo, dovevano e debbano ancor più oggi, sentire l’obbligo di assicurare con atti concreti, la sopravvivenza dei nostri insostituibili presidi, ma purtroppo registriamo silenzi ed indifferenza. Tutti a parole ci dicono bravi, pochi nei fatti dimostrano la loro solidarietà al Terzo Settore. – aggiunge ancora la nota ACLI – Oggi con le entrate azzerate e l’accumulo di fitti ed utenze, la sostenibilità economica delle nostre realtà, che vivono di autofinanziamento, viene a mancare. Si consideri che gli adeguamenti a cui abbiamo responsabilmente dato forma, sono frutto di autofinanziamento dei Soci che hanno generosamente contribuito a garantire con limitazioni e in sicurezza la funzione di cerniera sociale nelle nostre comunità, con particolare attenzione alle persone più bisognose e vulnerabili.
«Oggi siamo solo noi a pagare un prezzo altissimo, noi che spesso rappresentiamo l’unico luogo di prossimità oltre che presidio sociale in tante piccole realtà della provincia. Riteniamo – conclude Manzolillo – che sia necessario intervenire urgentemente per non mettere fine alla lunga storia dei 75 anni delle nostre esperienze di base».
Salerno, 4 febbraio 2021