Vincenzo De Luca sulla Fiat: “E’ tempo di dialogare in modo anche duro ma costruttivo”.
Salari e stipendi in Italia sono i più bassi d’Europa. Industriali e Governo fanno il pelo e il contropelo al lavoro dipendente.
NAPOLI – Le scelte che in questi giorni i lavoratori devono fare vanno in una direzione che avremmo voluto non andassero mai, la scelta del mantenimento del posto di lavoro è l’obbiettivo primario, ma non da arrivare ad una supina accettazione di indirizzi che mirano al ridimensionamento dei diritti dei lavoratori, faticosamente raggiunti e che sono nella carta fondamentale del lavoro “Lo statuto dei lavoratori“.
E’ vero che la congiuntura mondiale impone al mondo dell’impresa di fare scelte coraggiose, ma è altrettanto vero che essi stessi hanno foraggiato scelte industriali in paesi in via di sviluppo, per aumentare i loro utili facendo due errori fondamentali: il primo, quello di contribuire allo smantellamento dell‘industria italiana, all’abbassamento del costo del lavoro, alla realizzazioni di prodotti per quanto similari, ma per niente in linea, sotto il profilo della qualità, rispetto ai mercati europei ed italiani; il secondo, investendo nello sviluppo industriale nei paesi terzi, si è finito per farsi concorrenza da soli e poi hanno preteso e pretendono incentivi, che pure sono indispensabili ma non giustificabili per via delle scelte industriali sbagliate.
E’ inaccettabile assistere continuamente ai piagnistei della grande industria, che quando guadagna guadagna, e quando appena si manifesta la prospettiva di una flessione chiede aiuti e pretende insieme a Governi compiacenti di gravare tutto il peso sui lavoratori, sostenendo che in Italia il costo del lavoro è molto elevato rispetto al resto dei paesi più industrializzati.
La verità è che i salari e gli stipendi in Italia sono i più bassi d’Europa e quindi industriali e Governo fanno il pelo e il contropelo al lavoro dipendente, riducendo o eliminando le garanzie, bloccando le progressioni, le pensioni, abbassando stipendi e salari, congelando le liquidazioni, mortificando gli anziani che stentano a vivere offrendo loro una “carta della povertà” che quasi nessuno ha potuto utilizzarla. Tutti provvedimenti che spingono sempre più in basso il Paese e che contribuiscono ad ampliare ancora di più quella fascia così detta della povertà.
Rispetto a queste considerazioni di carattere generale che toccano noi altri semplici cittadini, e in relazione ai programmi della Fiat per la Campania è intervenuto in una nota Vincenzo De Luca (PD), Sindaco di Salerno e leader dell’opposizione nel Consiglio Regionale della Campania.
“Siamo entrati in una fase decisiva per il futuro degli stabilimenti Fiat e dell’indotto in Campania. Lo scenario economico e produttivo globale – afferma De Luca – impone alle Istituzioni, ai lavoratori ed all’azienda un atteggiamento di condivisa responsabilità che assicuri la salvaguardia dei livelli occupazionali, la tutela dei diritti dei lavoratori, il positivo esito degli investimenti e delle lavorazioni aziendali”.
“Durante la campagna elettorale ho avuto modo di conoscere da vicino – prosegue il leader dell’opposizione in Consiglio Regionale della Campania – le problematiche degli stabilimenti di Pomigliano d’Arco e Pratola Serra, di ascoltare le preoccupazioni dei lavoratori per il futuro loro e delle proprie famiglie. Non è tempo di sterili contrapposizioni ideologiche, non è tempo di muro contro muro, non è tempo di ricatti ed intimidazioni”.
“E’ tempo di dialogare in modo anche duro ma costruttivo, con l’intento reciproco di giungere ad una soluzione positiva che apra una nuova stagione per le produzioni manifatturiere in Campania. I dirigenti ed i lavoratori della Fiat e dell’indotto hanno già dimostrato grandi capacità professionali, flessibilità al cambiamento, capacità di raccogliere la sfida della competizione globale con un made in Italy di qualità a prezzi concorrenziali. La valorizzazione di questo patrimonio umano e professionale – conclude De Luca – ritengo sia la migliore garanzia per gli investimenti della Fiat ed il futuro del sistema Italia”.
Cosa ci aspetteremmo: Un rigurgito di orgoglio di quella pattuglia di deputati e senatori liberali e democratici, che ancora si spera ci siano in Parlamento nella fila della maggioranza e dell’opposizione per evitare questo sterminio di principi e conquiste democratiche, vadano definitivamente seppelliti, e che difendano la dignità degli uomini che faticosamente si conquista anche attraverso il lavoro.
Due dei problemi cruciali che sono emersi nello scontro sono problemi noti da anni. Primo, l’esigenza di garantire una rappresentanza unica sindacale in contrattazioni come quella svoltasi a Pomigliano. Il costo della conflittualitá (anche di una piccola minoranza dei lavoratori) è altissimo quando si intraprende un investimento come quello che FIAT progetta con la produzione della nuova Panda a Pomigliano. Non si può quindi arrivare ad un tavolo con una molteplicità di sigle sindacali contrapposte. Ci ricordano i numeri, che la riforma della contrattazione salariale è argomento di cui si dibatte da anni senza che si sia ancora approdati a nulla di concreto. Secondo, l’esigenza di legare i salari alla produttivitá nell’ambito della contrattazione collettiva nazionale. Se questo principio fosse stato fatto proprio da una politica seria del lavoro non assisteremmo oggi allo scontro frontale sulle clausole contrattuali FIAT per limitare l’assenteismo e incrementare la produttività a Pomigliano. Anche in questo caso, sono anni che si discute della esigenza di legare le remunerazioni salariali alla produttività . Boeri proponeva: “la regola potrebbe consistere nell’aumentare i salari in proporzione al 50 per cento dell’incremento del reddito lordo operativo pro-capite, al netto dell’inflazione”. Tra l’altro è noto che se la bassa produttivitá e il tasso di assenteismo dello stabilimento di Pomigliano sono un caso estremo, la bassa produttività del lavoro è da tempo uno dei mali che affligge il nostro sistema produttivo e che impedisce di coniugare aumenti dei redditi da lavoro con competitività delle imprese.C’è un grande assente a Pomigliano: la Politica.Di seguito,I salari italiani sono tra i più bassi nella classifica dei Paesi Ocse. L’Italia si colloca per gli stipendi al ventitreesimo posto, con guadagni inferiori al 16,5% rispetto alla media dei trenta dell’organizzazione di Parigi. Il peso di tasse e contributi sui salari, il cosiddetto cuneo fiscale che calcola la differenza tra quanto pagato dal datore di lavoro e quanto effettivamente finisce in tasca al lavoratore, rivela sempre l’Ocse, è in Italia al 46,5%. Nella classifica dei maggiori trenta Paesi, aggiornata al 2009, l’Italia è al sesto posto per peso fiscale sugli stipendi.
Ma chi vuoi più che difenda gli operai? Ma chi vuoi più che ha un lavoro? Ma chi più lo riesce a mantenere? Ti prendi una laurea e ti abbuffano di 800 euro, ma mica tutti, solo chi lecca. Questo Governo è il peggiore che c’è.
Dopo la cogente e cocente sconfitta elettorale, il Ducetto di Salerno (alias Vincenzino il Betoniero), mette il naso fuori dalla “Cortina di Cemento Armato”per parlare di Fiat e Pomigliano, con frasi già fatte e senza alcun contributo tangibile alla soluzione del problema degli Stabilimenti Fiat della Campania e di tutto il Meridione. La verità va ricercata nel passato strapotere dei capi della FIOM – Cgil, che abusando della delega, data loro dalle Maestranze, invece di collaborare con l’Azienda, hanno pensato agli interessi personali ed alla Politica Catto Comunista (attenzione a chiamarli Compagni). Le Corporazioni, in Democrazia, sono solo deleterie e ben hanno fatto Cisl, Uil ed altre sigle Sindacali a discostarsi dalla spadroneggiante Cgil, la quale farebbe bene a ritornarsene nelle sue roccaforti della Toscana e dell’Emilia Romagna per continuare a creare Municipalizzate, Consorzi ed apparati vari per assistere e sistemare i relativi cittadini.
Con l’avvicinarsi della Campagna elettorale, per il rinnovo dell’Amministrazione Comunale di Salerno, avvertendo un’altra sonora sconfitta, Vincenzino il Betoniero, fingendo d’ignora i danni prodotti all’Italia dalla sua CGIL, ora riappare sulla scena del Palcoscenico Politico, con articoli sul servile quotidiano “Il Mattino”, per parlare di cose che non ha mai compreso, stando chiuso dietro le fortificazioni della Città di Salerno.
L’ingenuo “ORLANDO”, accusa il Governo Centrale, ignorando che per 20 anni siamo stati Governati da Bassolino, da Valiante, da De Luca, da Presidenti Provinciali Catto Comunisti, da Rosania e da Melchionda.
Il Socialista “Prigioniero Politico”
Se fossimo un Paese in cui si opera per obiettivi e strategie e non per emergenze, si potrebbe cogliere l’occasione della vicenda di Pomigliano per dare inizio ad una semplice quanto fondamentale discussione politica. Cosa va fatto per riportare in Italia la produzione di beni che in questi anni è stata delocalizzata in altri paesi con manodopera più economica? Quale prezzo siamo disposti a pagare per riappropriarci di quei processi produttivi? La vicenda di Pomigliano non andrebbe chiusa con un accordo al ribasso ma con una idea che possa rapidamente essere colta e recepita da altre realtà industriali italiane che in questi anni hanno delocalizzato. Effettivamente l’assenza della politica su questa vicenda dimostra l’inadeguatezza delle nostre classi dirigenti ad affrontare i grandi temi.
Per Un Operaio –
Il tuo commento non è in linea con gli argomenti proposti.
La partita continua e continua con le persone che hanno voglia di discutere non di disturbare.
AL PEGGIO NON VI E’ MAI FINE:L’ULTIMA DEL MANAGER IMPULLOVERATO,AMMIRATO DA RENZI.
Fiat-Chrysler,SEDE in Olanda e tasse in Uk: “S
nuovo “FCA”. E la stampa tedesca GERMANICA “Arrivederci Italia!”
gli americani la quoteranno in borsa, perché hanno un mercato libero
– gli inglesi incasseranno le tasse, perché hanno un basso regime fiscale
– gli olandesi la dirigeranno, perché hanno una burocrazia snella
– i polacchi la costruiranno, perché hanno un costo del lavoro più basso
– i cinesi la compreranno, perché sono pieni di soldi
– gli italiani,posti di lavoro in vari Paesi del mondo e disoccupati in Italia,ma la cassa integrazione a carico dello stato italiano.
p.s.Tasse e burocrazia impediscono alle imprese di lavorare e produrre ricchezza.
Risultato: le imprese se ne vanno e pagano le tasse altrove.
LA POLEMICA DELLA VALLE ELKANN STA TENENDO I GIORNALI IN FIBRILLAZIONE,certamente il rampollo Agnelli se ne uscito in maniera infelice definendo i giovani italiani come mammoni pantofolai,che preferiscono fare i mantenuti,cosi che,l’imprenditore marchigiano ha preso la palla al balzo e si è vendicato di qualche antica ruggine,definendolo un “imbecille la cui famiglia ha rovinato migliaia di giovani,grazie ad una politica industriale errata”.
Le affermazione del giovane Jaki,sono un inno allo snobismo amorale che circonda molta imprenditorialità italiana.
Lo scialbo giovanotto che ha l’unico merito di essere nato in una famiglia potentissima,che dallo Stato ha avuto miliardi di €,sotto forma di finanziamenti per nuovi opifici,cassa integrazione,incentivi,e sino agli anni 80,inizio 90,un vergognoso e reiterato protezionismo di Stato,per non far entrare,tetto max 20%,altri marchi nel mercato,danneggiando cosi i consumatori,con prodotti quasi sempre inferiori ai concorrenti di gamma.
Elkann,ha mai lavorato in vita sua? ha mai inviato un solo curriculum? gli son mai stati proposti stipendi ridicoli e imbarazzanti? non credo proprio,che stesse zitto.
Della Valle non mi sta particolarmente simpatico, ma stavolta ha ragione in pieno. Gli Agnelli sono una disgrazia per questo paese.
Un’imprenditore che non le manda a dire con la solita falsa diplomazia a un ”rampollo”viziato (Anche dalla politica)dove l’umiltà è sotto le suole delle scarpe,lo stimo(nel mio piccolo)e penso che sia l’oppinione di tanta gente.Forse assomiglia ad un’altro grande imprenditore o manager della stessa regione Enrico Mattei!
Suo nonno ha ricevuto miliardi e miliardi dallo Stato,ma quantomeno tra Fiat ed indotto lavoravano migliaia di italiani.
la Fiat restituisca tutti i finanziamenti avuti dallo stato italiano, cioè dai genitori/nonni/bisnonni dei giovani attualmente disoccupati.
Questo rampollo in collaborazione con Marchionne ha de localizzato anche la sede fiscale ! L’ Italia dovrebbe chiedere il rimborso di molto denaro dei cittadini versati per casse integrazione ed agevolazioni varie alla Fiat ! E’ uno scandalo e Dalla Valle ha ragione !
In Italia c’è il 38% di disoccupati tra i giovani .. e che son tutti poco ambiziosi ? tutti con poca voglia di lavorare e/o spostarsi lontano da casa ? Io non credo, ci srà un 5% fisiologico di persone poco inclini al sacrificio ma da qua a generalizzare mi sembra una uscita da sprovveduto ed incompetente. Aspettiamo comunque la grande Fiat-Crysler-Automobiles per avere nuovi posti di lavoro per i giovani …..
Un plauso a Dieguito, non è la prima volta che spara a zero su Marchionne e combriccola !
Scommetto che Elkann è convinto che il posto che occupa se lo sia guadagnato e non ereditato e che la Fiat non abbia mai ricevuto aiuti dallo stato. Visto che si sono trasferiti se fossi un primo ministro assegnato chiederei tutti i soldi regalati con gli interessi a questi grandi magnati che si sono arricchiti sulle spalle di operai facendo auto che hanno fatto morti e rovinato vite e famiglie. “stanno a casa perché non hanno voglia di lavorare…” questi la società non la conoscono perché non ci vivono ma si permettono di giudicare. Gli artefici della rovina di questo stato.
p.s. ricorda molto l’altra cima italiana Michel Martone il sottosegretario della funerea Fornero,Elkan pensiero
perché se io sono ricco e i giovani non hanno voglia di lavorare io che non ho mai lavorato, insomma non è colpa mia!